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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: TRUE LOVE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: joji87 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 20/09/2004 21:10:52

hasegawa/mitsui! l`inizio della loro storia d`amore... commentate!!!^-^
 
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- Capitolo 1° -

P.o.v Hisashi Mitsui

Nella mia vita non mi ero mai profondamente innamorato, fino a quando una sera non scoprì cos’era veramente l’amore.
* True Love *

Era da poco iniziato il mio terzo anno da ripetente, quando Akagi e Kogure mi proposero di andare a cena da loro per una rimpatriata da “veterani”. La prima cosa che pensai fu che non era una cattiva idea. Avevo proprio bisogno di una serata per staccare la spina e parlare con persone serie. Infatti, da quando Sakuragi e Rukawa erano presi con le loro “attività”, il primo con la fisioterapia per la schiena e l’altro con la nazionale juniores, l’unico che mi era rimasto in squadra era Miyagi, ma era insopportabile da quando era diventato capitano! Non faceva altro, durante gli allenamenti, che ripetere che era lui a comandare e lui a decidere. A dir poco stressante!! Così, la serata in questione, mi recai all’appartamento dei due. Si, i ragazzi aveva affittato un appartamento insieme vicino all’università che frequentavano. Appena arrivato davanti alla loro porta suonai con disinvoltura, aspettando la risposta di uno dei due. Ma ci rimasi quasi secco quando mi apri la porta l’ex capitano del Kainan, Shin’ichi Maki. <<Oh, ciao Mitsui! Sei un po’ in ritardo, sono arrivati già tutti>>. Mi disse. Io confuso com’ero riuscì a spiccicare a malapena un “ciao”, per poi riflettere sulle parole che mi aveva rivolto. Chi erano “i tutti” già arrivati?! Fu la prima domanda che mi passò per la testa, per poi essere seguita da una seconda. Perché il gorilla non mi aveva specificato che non eravamo solo in tre alla cena?! In uno stato confusionale entrai nella casa, guidato da un Maki un po’ troppo amichevole per i miei gusti. Entrato in salotto mi ritrovai all’inferno. Seduti comodamente sul divano c’erano Fujima, ex capitano e allenatore dello Shoyo, Akagi e Uozumi, ex capitano del Ryonan. Vicino ad un mobile, invece, c’erano Kogure e Hanagata di certo presi su una conversazione riguardante l’arredamento casalingo, visto come indicavano i vari oggetti e mobili collocati nella stanza. In pochi secondi tutti si accorsero della mia presenza e mi accennarono un saluto. Akagi si alzò e m’invitò a servirmi come volevo sul tavolo imbandito a mo’ di buffè, poi si congedò tornando a conversare con gli altri sul divano, ai quali si era anche aggiunto Maki. Mi guardai un po’ intorno, mentre nel frattempo mi versavo da bere. Girandomi verso gli altri notai che entrambe le conversazioni non erano molto interessanti, visto che Akagi parlava degli obblighi universitari e della sua nuova squadra, mentre Kogure intratteneva Hanagata con una discussione sui detersivi migliori.
Conoscendomi, pensai subito che la prima discussione mi avrebbe infastidito per il fatto che mi avevano bocciato, la seconda era assolutamente da eliminare visto che per il prossimo futuro non avevo intenzione di diventare una mogliettina tutta casa e supermercato. Quindi notando la finestra del terrazzo aperta me la svignai fuori. In quel momento stavo maledicendo il fatto di essere venuto in questo covo di “veterani”, quando notai una persona appoggiata alla ringhiera del balcone. Anche questa si accorse della mia presenza e si voltò. Nel suo viso riconobbi Kazushi Hasegawa, ex guardia dello Shoyo. Una persona che non avevo mai scacciato completamente dai miei ricordi. Anche lui mi riconobbe e mi lanciò un timido saluto. Io gli risposi a mia volta e mi avvicinai. Una volta appoggiato alla ringhiera cominciai a scrutare il paesaggio, mentre lui fissava un punto indefinito nel vuoto. Questo suo modo di guardare senza veramente vedere, m’affascinò. E fu così che decisi di rivolgergli parola: <<Allora, Hasegawa, come ti va la vita?! Il primo anno d’università deve essere molto duro, vero?!>>. Gli dissi voltandomi a guardarlo.
<<Me la cavo, anche se l’università è dura…>>. Questa fu la sua risposta. Secca, decisa a tal punto da lasciarmi per qualche secondo un po’ perplesso. Capii che non voleva parlare, ma ci fu qualcosa dentro di me che mi spinse a continuare quella discussione che poteva andare soltanto alla deriva.
<<Davvero?! Beh, si vede che sei in gamba…comunque, ora che ci penso, devo ringraziarti Hasegawa…>>.
<<E perché?! Che cosa ho fatto per meritarmi dei ringraziamenti da parte tua?!>>. Mi disse un po’ ironico. Io ignorai l’ironia e prosegui la discussione. <<Beh, durante la nostra ultima partita, l’anno scorso, mi hai provocato al punto giusto, fino a farmi ritrovare la mia passione per il gioco. E se durante il campionato sono arrivato dove sono arrivato, lo devo anche un po’ a te…>>. Lui fece come una risata, poi finalmente rivolse il viso verso di me. Notai subito i suoi occhi neri. Erano vivi, come accesi, e il contrasto che avevano con la notte li rendevano magici. <<Sul serio?!>>. Mi fece.
<<Certo!>>. Risposi subito io, sorridendogli. Lui mi sorrise a sua volta, ma poi il suo sguardo cambio e abbassò il viso verso terra. <<…Sai, Mitsui, in quella partita mi sono comportato in quel modo perché mi sentivo ferito…>>.
Non ne compresi la motivazione, in quel momento, ma mi fece male il fatto di averlo ferito.
<<…Vedi, dopo il nostro primo scontro, durante le medie, io mi ero allenato duramente nell’attesa di rincontrarti sul campo… ma poi un giorno ti rividi dall’altra parte della strada. Rimasi scioccato da ciò che vidi. Portavi i capelli lunghi e frequentavi un gruppo di teppisti e fumatori. Per lo shock rimasi fisso a guardarti, e quando tu ti accorgesti della mia presenza m’insultasti senza riserve…>>. Mi sentii un verme, ricordando quello che ero stato, ma poi mi sentii una merda quando lui continuò a parlare. <<…Ero molto deluso da te…non voglio giudicarti, ma mettiti un attimo nei miei panni…ti alleni senza riserve, nell’attesa di rincontrare quello che consideri il tuo più diretto rivale e ti ritrovi a scoprire che è diventato solo un teppista da quattro soldi…>>. La verità sulla macchia che mi sono lasciato alle spalle mi ha sempre fatto un po’ male, ma mai come quella volta. <<…poi quando seppi che eri ritornato a giocare m’impuntai sul fatto che non avevi neanche il diritto di giocare, visto come avevi gettato via il tuo talento. Per questo ero deciso a sconfiggerti, ma alla fine fui di nuovo sconfitto…Già, perché davanti a me non mi si era parato contro il teppista, ma il fuoriclasse…>>. Questo suo ultimo complimento mi rincuorò un po’. <<Mi dispiace di essere stato così franco…>>.
<<No, no. Non dispiacerti, Hasegawa. Hai detto tutte cose molto vere, e poi sono stato io a voler toccare l’argomento, no?!>>. Feci un sorriso forzato. La palla che mi aveva lanciato mi aveva fatto male.
Calò il silenzio e per svariati minuti fui tentato di rientrare in casa, ma poi fu lui ad attaccare di nuovo bottone.
<<Per me, sarà molto dura l’università, ma per te sarà altrettanto duro sottostare ad uno del secondo, no?!>>.
<<Si, hai proprio ragione…>>. Gli dissi un po’ sorpreso, non capivo come lo sapesse.
<<Ti stai chiedendo come faccio a saperlo, vero?!>>.
<<Infatti…>>. Risposi.
<<Me ne ha parlato prima Kogure…Pensi che, anche se sei ripetente, il preside ti farà giocare le partite?!>>.
<<Penso, dipenda tutto dai miei voti…>>. Gli risposi riprendendo a guardare il cielo.
<<Se ti serve una mano, non fare complimenti, chiamami…>>. La sua proposta mi fece voltare di scatto. Lui rimase un po’ spiazzato, come imbarazzato. Poi continuo dicendo: <<Si, se ti serve una spiegazione su qualche argomento, puoi sempre passare alla mia università…è l’istituto Miwa, non è molto lontano dallo Shohoku…>>.
E lì qualcosa mi spinse a dire: <<Lo terrò a mente>>. E fu così che per la prima volta vidi Hasegawa rivolgermi un dolcissimo sorriso.

Dopo quella sera il viso sorridente di Hasegawa non mi ha più abbandonato, neanche per un istante. E poi, più di una volta sono andato a chiedergli qualche aiuto e lui si è sempre dimostrato disponibile e gentile. A volte mi capitava di tornare a casa passando proprio davanti alla sua università. Volevo vederlo, anche solo per salutarlo. Dentro di me speravo che il mio desiderio di vederlo coincidesse con il suo. Poi d’un tratto, capii cos’era che mi legava a lui.

Era l’ennesimo giorno che per tornare a casa passavo davanti alla sua università. Non ci speravo proprio di vederlo anche perché era un po’ tardi per le lezioni pomeridiane, ma allo stesso tempo poteva essere andato agli allenamenti della sua squadra e uscire proprio in quel momento. Il destino volle che lo scorsi lungo il viale della sua scuola, mentre si dirigeva verso di me. Anche se la distanza era poca, non ero sotto la luce, e quindi lui non poteva vedermi. Ed era per questo che stavo per muovermi verso la luce del lampione, ma le mie gambe rimasero paralizzate da ciò che videro.
Un suo compagno di squadra, penso, lo aveva raggiunto e fermato dicendogli qualcosa. Ma la cosa che più mi sconvolse nel profondo fu che quel ragazzo abbracciò Hasegawa, e quest’ultimo lo ricambiò. Quella scena mi ferì e fece crescere in me un sentimento tra l’ira e la tristezza. Mi voltai di scatto e cominciai a correre più forte che potevo, mentre i mie occhi, dopo tanto tempo, si riempivano di lacrime.

Solo più tardi, nel buoi della mia stanza, compresi che quel sentimento misto tra l’ira e la tristezza, non era che semplice gelosia. E poi, quel sentimento senza nome che provavo per Hasegawa, sapeva benissimo com’essere chiamato. Amore. Il fatto d’essere gay non m’impaurì più di quanto mi terrorizzò la possibilità d’essere rifiutato. Fu per questo che per più di un anno evitai di vederlo, se non da lontano, in disparte, o a quelle rimpatriate che ogni tanto riorganizzavano Akagi e Kogure, ma anche in quei casi rimanevo un po’ sulle mie, evitando un contatto troppo lungo da solo con lui.

E con questo comportamento da fuggitivo arriviamo fino ad oggi. Sono passati quasi due anni da quella sera sul balcone d’Akagi e tante cose sono cambiate. Per cominciare ho finito la scuola, ho trovato un lavoro come fotografo per il giornale di Kanagawa e vivo in un appartamentino alla periferia della città. Recentemente ho scoperto anche un nuovo talento in me, oltre il basket e la fotografia, il disegno. Ho cominciato anche a frequentare un piccolo corso serale, per affinare un po’ le mie capacità. E quindi se è vero che le cose cambiano, e sono cambiate, è anche vero che i sentimenti restano. Non ho mai smesso di pensare a lui e non mi sono mai buttato nelle braccia di qualcun altro per dimenticarlo. Il mio amore, per tutta la durata di questi quasi due anni, mi ha condizionato moltissimo. Mi ha fatto prendere la decisione di diventare una persona migliore, per essere giusto per lui. E così alla fine mi sono deciso. Con l’aiuto di Kogure, l’ho fatto invitare ad una rimpatriata, ma stavolta a casa mia, dove non ci sarà nessun altro, a parte noi. Sono abbastanza uomo da esprimere i miei sentimenti, e in caso andasse male, accettare il rifiuto.

Sono pronto. Seduto sulla sedia con le braccia incrociate e la testa appoggiate sul tavolo, sono pronto a dire ciò che c’è da dire. Oramai è l’ora, e lui potrebbe essere già qui. Per un secondo chiudo gli occhi e prego, anche se non ne sono degno, che il mio amore sia ricambiato. Il rumore del campanello mi fa trasalire e scattare della sedia, tanto da buttarla a terra.
<<Iniziamo bene, Hisashi>>. Dico tra me e me. Poi rimetto in piedi la sedia e vado alla porta ad aprire. Mi trovo davanti Kazushi Hasegawa, con una camicia leggera, bianca, con i primi due bottoni aperti e un paio di jeans scuri.
<<Ciao, Mitsui! È tanto che non ci si vede, tutto bene?! Gli altri sono già arrivati?!>>. Mi chiede con un morbido sorriso disegnato sulle labbra. Io incapace di spiccicare parola, l’invito con la mano ad accomodarsi. Lui va dritto in salotto, ma non vedendo nessuno nelle stanza si volta chiedendomi: <<Gli altri?! Tutti in ritardo?!>>.
È il momento della verità. <<Vedi, Hasegawa…c’è una cosa che dovrei dirti…>>.
<<Cioè?!>>. Mi fa lui mettendosi dritto di fronte a me.
<<Stasera, oltre a noi due, non ci sarà nessun altro…>>.
<<Perché?! Hanno tutti avuto un impegno dell’ultimo secondo?!>>.
<<No…semplicemente tu sei l’unico invitato…>>. Lui mi guarda confuso.
<<Ma Kogure mi aveva detto…>>.
<<Kogure mi ha aiutato con un pretesto a farti venire qui…>>. Gli dico interrompendo la sua frase a metà. Lui abbassa lo sguardo per qualche secondo, poi di scatto ritorna a guardarmi in pieno viso e i suoi occhi si intrecciano con i miei. Di certo, sta aspettando un vera spiegazione, ed è per questo che senza pensarci un secondo di più, comincio a parlare.
<<Hasegawa…anzi, Kazushi…stasera, con quello sciocco pretesto, ti ho fatto venire qui, nel mio appartamento, per dirti che…io sono innamorato di te…ma non da ieri, o da un mese fa…ti amo da quasi due anni, ormai…ti amo da quella sera sul balcone…o semplicemente ti amo da sempre…>>. Avevo pensato mille modi per dirglielo, e queste sono state le uniche parole che mi sono uscite.
Un po’ per paura ho abbassato il viso, rivolgendolo a terra, ma poi ho continuato pensando che oramai il “peggio” era stato detto. <<…Devi sapere che il mio non è un sentimento buttato lì, a caso, ma è qualcosa di profondo e vorrei tanto che tu provassi a prendermi in considerazione in quel senso e…>>. Mentre pronunciavo queste ultime parole, alzai il viso. Ed ecco che ho Kazushi addosso, nel vero senso della parola. Mi stringe tra le sue braccia accarezzandomi amorevolmente la testa. Poi di scatto, come prima, mi prende il volto tra le mani e imprime un casto bacio sulle mie labbra. Questo gesto non ha bisogno di parole. E mentre il mio cervello fa 2+2, le mie braccia già lo stringono contro il mio corpo, mentre le nostre bocche si chiudono in quello che è il nostro primo bacio.

Da questo momento in poi, so per certo che la mia vita diventerà ancora più bella.
Il mio amore, mi ha reso più forte, più vivo, più onesto con me stesso e con gli altri.
Ringrazio il destino di aver unito le nostre vite e le nostre anime, perché è solo grazie a Kazushi che conosco il vero amore.

* FINE *





 
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