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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Fruits Basket
Titolo Fanfic: SILENT
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: tohruhonda galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 14/09/2004 23:54:50

ciò che si nascondeva dietro il silenzio di tohru, in un particolare momento della sua vita.
 
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- Capitolo 1° -

Ecco un'altra fan fiction su Furuba, scritta questo pomeriggio...è un flusso di pensiero. A "parlare" è Tohru bambina; ho cercato di descrivere quelli che possono essere stati i suoi pensieri nei capitoli 92-93, alla notizia della morte del padre, nel momento in cui sua madre se n'era andata. Abbiamo visto solo una Tohru dallo sguardo spento, muta, ma sappiamo che quei momenti sono stati difficilissimi per lei (la famosa scena in cui Kyoko, uscendo, le sbatte la porta in faccia, è ricorrente in diversi flash back, in cui viene sottolineata la sua paura di stare da sola); per cui, ecco quello che mi è venuto fuori.....


C’era tanta gente, quel giorno, in casa.
Volti nuovi, che mi erano del tutto sconosciuti.
Non erano mai venute così tante persone in casa nostra, mai tante come quel giorno.
Erano così alte, imponenti…………quasi non riuscivo nemmeno a scorgere il loro volto.
Questo perché, sebbene molte di loro mi parlassero, nessuna si chinava per guardarmi.
Mamma e papà mi guardavano sempre, invece, quando mi parlavano; si inginnocchiavano di fronte a me e mi scrutavano con i loro occhi tanto dolci. Oppure mi prendevano in braccio, e a me piaceva tanto…………mi sembrava di volare.

Mentre, adesso, io ero rimasta sulla terra. Nessuno mi dava quelle ali che la mamma e papà mi mettevano sempre sulla schiena.

Così, tiravo la gonna ad una donna in kimono, sperando che scendesse giù.
Non scendeva.
Diceva soltanto che ero una “povera bambina”, stringendomi la mano. Una mano che non era calda come quella della mamma.
La mamma…………………dov’era finita?
Dov’è la mamma?
E papà?
Lo chiesi alla signora che mi stava prendendo per mano.
E quella scoppiò a piangere.
Perché?
Le tirai ancora la gonna, sperando che mi guardasse.
Stavolta lo fece.
Oh, ma erano così diversi i suoi occhi, da quelli di papà e mamma.

Li rivoglio indietro.

Voglio vedere di nuovo quegli occhi.
Dove sono finiti?
La donna, allora, mi mise una mana sulla spalla. E mi disse che papà era andato in un posto bellissimo, tanto bello che non sarebbe più tornato indietro, dove eravamo noi, in un posto tanto brutto.
Capii subito che era una bugia.
Se papà fosse andato in un bel posto, avrebbe di sicuro portato con sé me e la mamma.
Papà non ci avrebbe mai lasciato sole.
Non mi avrebbe mai lasciata in un posto pieno di persone alte e senza volto…….di persone fredde, che non hanno le ali per volare.
E, allora……………dov’era andato papà?
Papà?
Dov’era?
……………non tornava?
Perché?

No……….certo che tornava.
Papà mi aveva promesso che mi avrebbe portato in un posto dove c’erano delle sedioline che volavano. Non mi ricordavo il nome.
Forse perché io volevo volare solo in braccia a mamma e papà.
Non m’importava che ci fossero altri modi per salire in cielo.
Però……….ero stata tanto contenta quando papà mi aveva fatto quella promessa.
Perché così si sarebbe alzato da quel letto. Da quando si era sdraiato in quel letto, non mi avevano più permesso di andare ad abbracciarlo.
Per questo io volevo, volevo davvero che si alzasse………ero così impaziente.
Se si fosse alzato, avrebbe potuto venirmi incontro, abbracciarmi forte forte. Mi sentivo così al sicuro, tra le braccia di papà; perché, anche se fosse arrivata una strega cattiva, o un lupo che mangiava i bambini……….lui mi avrebbe protetta.

Però………se era andato in un posto, doveva per forza essersi alzato.
La mamma……lei sapeva di certo dov’era andato papà.
Così, staccai la mano dalla gonna di quella donna e camminai verso la stanza dove prima riposava papà.
Ecco, sentivo la voce della mamma.
Però……
………era strana.
Mi avvicinai alla porta, piano piano.
Guardai all’interno della stanza.
C’era la mamma, davvero.
E c’era anche papà.
Dormiva.
Non mi ricordavo di aver mai visto il mio papà dormire. Perché io mi addormentavo sempre prima di lui, fra le sue braccia, o quelle della mamma.
Era così bello papà, mentre dormiva…
E allora, perché la mamma stava piangendo?
Era bello, no?
Non era andato via, era rimasto con noi………quella che mi aveva detto la donna era davvero una bugia.
Io lo sapevo.
Lo sapevo che papà non ci avrebbe mai abbandonato qui.
E allora, mamma, non piangere.
Siamo ancora tutti insieme.
Non se ne lascerà mai, papà.
Adesso tutte quelle persone se ne andranno, e papà ci porterà nel luogo dove si trovano le sedioline che volano.
Dobbiamo solo aspettare che si svegli.
Mi sedetti per terra.
Sarei rimasta lì ad aspettare, vicino alla mamma.



Aspettai.
Si, aspettai.
Tanto Tempo.
Tanto, tanto tempo.
Ma papà non si svegliò.
E, quando la donna di prima mi si avvicinò di nuovo, per farmi indossare un vestitino nero, capii che papà non sarebbe più tornato, sul serio.
Anche se era lì, che dormiva………….non mi avrebbe più guardata.
Non mi avrebbe più messo le ali.
Non mi avrebbe più protetta dalla strega cattiva.
Non…………niente. Più niente.
Non mi avrebbe più stretta forte forte.
Piansi.
Non capii perché.
Non capivo perché, anche se papà era lì, vicino a me, non poteva più svegliarsi.
Perché?
Bastava andargli vicino, chiamarlo per nome……………avrebbe aperto gli occhi e mi avrebbe sorriso, come al solito.
Perché nessuno lo chiamava?
Svegliatelo.
Mamma, ti prego, sveglielo.
Svegliati, papà.
Svegliati.

…………non si svegliò.
Mai più.
Doveva davvero essere andato in qualche posto lontano.
Pregai, pregai con tutte le mie forze, che fosse un bel luogo.
Che mio padre fosse felice.
Che lì dov’era andato continuasse a sorridere.
Pregai, pregai tantissimo.
Non sapevo chi stessi pregando.
Ma continuai a pregare per tutta la sera.
Anche quando mia madre, insieme a molte di quelle persone, uscì fuori.
Con me rimase una donna, anch’essa senza volto, fino a tardi……quando rientrò mia madre. Poi se ne andò anche lei.
Guardai la mia mamma.
La mia mamma tanto bella.
Non piangeva più.
Ma neanche lei mi guardava in viso.
Il suo sguardo era così lontano…….
Chi stai guardando, mamma?
Papà?
E’ nell’aria, il mio papà?
E’ quello, il bel posto dove si trova ora?
Non riuscivo a immaginarlo.
Non riuscivo ad immaginare un posto in cui papà potesse sorridere così come quand’era con noi.
E se non si trovasse in un luogo felice?
Se fosse finito in un posto brutto, cattivo, triste?
Tremai.
E piansi di nuovo, affrettandomi a lasciare la stanza.
La mamma non doveva vedermi piangere.
O avrebbe capito quello che pensavo.
Cioè che papà non era affatto felice, in quel momento.
Papà non era felice, senza di noi.
Non poteva esserlo.
Felice, in un bel posto…………era tutta una bugia.
Papà non poteva essere felice, se io e la mamma eravamo così tristi.
Era impossibile.
Continuai a piangere, senza smettere un secondo di pregare.


Voleva raggiungerlo.
Disse solo questo.
Voleva raggiungere papà.
La mamma voleva andare nello stesso luogo in cui si trovava lui.
No.
No.
Non andare via.
Mamma………
……non andare, per favore.
Mi alzai, mentre la mamma correva verso la porta.
Fermati mamma.
Non mi lasciare qui.
……ti prego, mamma.
Anche se dovessi andare in un bel posto…….
Anche se il luogo dove si trova papà è il più bello e felice del mondo….
Non mi lasciare qui!
Feci un passo.
Mia madre due.
Resta……resta, resta……
Aprì la porta.
Allungai la mano, per afferrarle la gonna.
Mamma!

Sbam.

Uscì fuori, chiudendosi la porta alle spalle.
Ero sola.
La mamma non c’era più.
Papà dormiva ancora.
E io ero da sola, in una casa che in quel momento mi sembrava tanto buia.
Era la casa in cui avevo sempre vissuto con mamma e papà. Una casa tanto allegra e colorata.
Ma solo quando ero con loro.
Adesso era così tanto buia, così tanto grande………………e io avevo così tanta paura.
Paura di rimanere lì, per sempre, da sola.
Paura che anche la mamma si addormentasse, come aveva fatto papà.
Che, così facendo, lo raggiungesse in quel posto.
Che quel posto fosse davvero bello…………e che, trovandosi in un luogo incantevole, la mamma non volesse più tornare qui.
Paura che la mamma si dimenticasse di me.
Che mi abbandonasse lì, che si dimenticasse che ero la sua bambina.
Non dimenticarlo, mamma.
Non dimenticare che io sono tua figlia.
Non dimenticare che io sono qui che ti aspetto.
Non dimenticarlo, ti prego.
Avevo pregato così tanto, in quei giorni……
Avrei continuato a farlo, finchè la mamma non fosse tornata.
Così, mi sedetti di fronte alla porta, con la schiena appoggiata al muro.
Torna presto, mamma.
Ti aspetto qui.


“Sono a casa…………scusami………scusami………sono a casa”.
Piansi.
Per la prima volta, davanti alla mamma.
Grazie.
Grazie per esserti ricordata di me.
Grazie per essere tornata…………per non avermi lasciata sola.
Non lasciarmi mai sola, mamma.
Scusa se sono tanto capricciosa. Ma non lasciarmi, per favore.
Ti voglio bene…………tantissimo, mamma.
Grazie.
Ti voglio bene.

 
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