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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: ...ANCORA NON LO SO...
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: nuvy-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 19/07/2002 16:29:17 (ultimo inserimento: 21/07/02)

ho preso spunto da un totdi serie. sonon così tante che neanche me le ricordo. cmq è anche genere sentimentale^^
 
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LA PIETRA
- Capitolo 1° -

Ehi!! Ciao, sono nuova di qui, ma spero che la mia ff vi piaccia. Qui sotto vi scrivo l'età e le parentele dei personaggi, xkè sono così tanti che sfido chiunque a capirci qualche cosa senza 1 minimo di spiegazioncina^^:

Hitoshi=17 anni, cugino di Kanata e Kimoto
Rui=16 anni, fratello maggiore di Asai
Kanata=16 anni, fratello maggiore di Kimoto e cugino di Hitoshi
Nami=16 anni, sorella maggiore di Yoichi e Hirohiko
Akane=16 anni, sorella maggiore di Yuki
Miyu=15 anni, sorella maggiore di Shu
Nobuhiro=15 anni
Hirohiko=14 anni, fratellino di Nami e fratello maggiore di Yoichi
Shu=14 anni, sorellina di Miyu
Asai=13 anni, sorellina di Rui
Kimoto=13 anni, fratello minore di Kanata e cugino di Hitoshi
Yoichi=13 anni, fratello minore di Nami e Hirohiko
Yuki=13 anni, sorellina di Akane

Ok, avete letto? Allora...SI COMINCIA!!

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
Rui entrò in casa ansimando. Era tornato da scuola facendo tutta la strada di corsa, sotto la pioggia a catinelle. Ora era inzuppato fino alle ossa. I folti capelli castani erano impregnati completamente, il cappotto blu si era inscurito nella sua parte alta e i pantaloni erano madidi d'acqua fino quasi le ginocchia.
Rui si tolse il soprabito e lo ripose sull'attaccapanni a fianco. Dalla porta della cucina fece capolino il viso di sua madre, che gli rivolse un ampio sorriso allegro dicendo: <Oh, ciao tesoro. Sei tornato finalmente. Vatti a mettere dei panni asciutti che tra poco si mangia>.
Rui le allargò un sorriso di rimando e entrò in camera sua. Si cambiò gli indumenti fradici e corse in cucina. Seduta a tavola c'era Asai, ancora un po' pallida per colpa della febbre.
<Ehi Asai, come va oggi?> le domandò premuroso il fratello.
<Oh, molto meglio, grazie!> esclamò lei allegramente.
Dal suo tono di voce sembrava veramente guarita, ma dal pallore del suo volto si capiva che l'influenza non se n'era ancora andata del tutto. I corti capelli biondo scuro della ragazza, solitamente ben pettinati e tenuti in ordine da forcine colorate, ora erano scompigliati disordinatamente. Rui sedette a tavola e spostò lo sguardo verso la finestra.
Fuori pioveva come non mai, e l'acqua scorreva a fiotti lungo la parete levigata del vetro.
Ci fu un tuono, seguito immancabilmente da un lampo. Fu proprio in quel momento che Rui intravide la figura di un animale rassomigliante a un lupo dal manto bianco saltare sul palazzo di fronte al loro. La bestia si voltò verso la finestra e lo fissò. Portava al collo una catenina d'argento dalla quale pendeva una pietra di cristallo circondata da un anello d'argento inciso da strani simboli. Vide tutto questo in una frazione di secondo, poi più nulla. Quello che lo colpì di più fu la sensazione d'angoscia che aveva carpito in quella figura. Sembrava che l'animale fosse avvolto da una forte pena.
Il ragazzo si voltò di scatto verso la sorellina e capì immediatamente che non era stato l'unico a vedere la bestia. Asai aveva un'espressione stupita e preoccupata insieme. Il suo sguardo passò incredulo dalla finestra a Rui, che la guardava con la medesima espressione.
La cosa più strana era che la mamma dei due ragazzi non si era accorta di nulla, sebbene si trovasse davanti alla finestra proprio quando la bestia era apparsa, avvolta in quella luce abbagliante.
I due ragazzi non sapevano ancora che quella creatura non era comparsa in quel luogo solo per caso.
Gli aveva cercati, come avrebbe fatto anche con tutti gli altri, e si era fatta vedere appositamente.

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

<Diavolo!> esclamò Yoichi, tirandosi la giacca sulla testa per ripararsi dalla pioggia <Proprio adesso doveva venire a piovere?>.
<Non lamentarti! Fortuna che siamo quasi a casa!> gli disse in risposta Hirohiko, correndo sotto il balcone del primo piano.
<Uff-. Salvi> disse Yoichi, sospirando. I due fratelli salirono le scale di corsa. Ad aprire loro la porta fu la sorella maggiore Nami, che li squadrò un secondo e poi scoppiò a ridere.
<E ora che c'è!?> domandò Yoichi un po' irritato.
<Hihihihihi...siete...(hahahaha)...siete tutti bagnati!>.
Hirohiko la squadrò senza capire, poi le chiese: <Che c'è di così divertente. Poi tu non hai preso la pioggia?>. Nami scosse il capo, sogghignando ancora. poi continuò: <Dovreste vedervi!!>.
I due ragazzi si scrutarono a vicenda, poi entrambi scoppiarono in una fragorosa risata. Entrati in casa si tolsero le scarpe e infilarono le pantofole.
<Abbiamo ospiti?> domandò Hirohiko, notando un paio di scarpe in più sistemate contro il muro del corridoio.
<Ah, già. C'è Miyu ospite da noi per pranzo> rispose Nami, portandosi una ciocca dei capelli castani chiari tagliati a caschetto dietro l'orecchio destro.
<Ciao!!> la ragazza era sbucata da dietro la porta della camera di Nami, e ora stava sorridendo educatamente ai due ragazzi.
Miyu e Nami si conoscevano da sempre ed erano inseparabili, pur avendo un anno di differenza.
Yoichi salutò la ragazza con un la mano, mentre Hirohiko fece un lieve movimento con la testa in direzione della ragazza, sorridendo.
<Ah, un' altra cosa> disse Nami, mentre si dirigeva verso l'amica <Oggi la mamma torna tardi. Conto su uno di voi per il pranzo, ok?>. Così dicendo corse verso camera sua ridendo e afferrando Miyu per un polso, in modo che la seguisse.
<Che cosa!?> gridò Yoichi dietro alla sorella, incredulo.
<Non ci posso credere!!> esclamò poi, lasciandosi cadere a peso morto sul divano.
<E dai, non ci ha chiesto la luna, infondo!> disse Hirohiko, ridendo.
<A, no?>. Yoichi si tirò su in piedi ed entrò in cucina.
<Ok, diamoci da fare>.

Fuori dalla finestra la pioggia aveva cessato di battere violentemente contro il vetro, e ora il suo era solo un lieve e ritmico picchiettare.
Yoichi era sdraiato sul divano, guardando il soffitto. Anche se fuori la pioggia non era più violenta come prima, stava pur sempre piovendo. Il ragazzo sbuffò, tirandosi su a sedere. Era alquanto scocciato. Odiava quelle giornate così uggiose, non sapeva mai come passare il tempo. Nami stava in camera sua a chiacchierare con l'amica Miyu, mentre Hirohiko faceva avanti e indietro passando dal computer alla televisione e viceversa.
Yoichi andò in cucina e si versò un po' di latte dentro ad un bicchiere. Lo mando giù tutto d'un colpo, poi si passò una mano sulla bocca.
<Uffa, che noia!!> esclamò poi.
<Che c'è? Non hai neanche un compito da fare?> domandò il fratello, sbucandogli da dietro.
<E tu? Tu ce li hai i compiti da fare?> rispose Yoichi, un po' stizzito.
Hirohiko rise, poi disse: <Li ho finiti. Comunque non ti devi preoccupare ancora per molto. Guarda, sta spiovendo>.
Così dicendo il ragazzo puntò il dito verso la finestra.
Yoichi si voltò e in quell'istante ci fu una luce bianca che pervase la stanza attraverso la finestra.
I due ragazzi si coprirono gli occhi con le braccia. La luce si attenuò e una creatura dalle lunghe ali bianche e i capelli color di sole prese forma nel punto stesso da dove pareva venisse irradiata la luce. Era un angelo, e aveva una grande macchia rossa al centro del petto, in coincidenza con uno strappo alla veste nivea. Dagli occhi chiusi sgorgavano lacrime, e in mano stringeva un frammento di puro cristallo, cinto da un anello d'argento sulla cui superficie erano scolpiti stani simboli dalla natura arcana. Scomparve così velocemente che i due ragazzi non riuscirono a capire se avevano visto veramente quello che avevano pensato var scorto.
Si guardarono l'uno negli occhi dell'altro, con occhiate interrogativa.
La porta della camera di Nami si aprì sbattendo e le due ragazze vennero fuori dalla stanza correndo.
<Avete visto?> domandò Miyu in un mormorio. I due ragazzi annuirono. <Non poteva essere reale> disse Nami in un sibilare così incredulo da diventare rauco.
<Ti sbagli, invece lo era> disse l'amica, chinando il capo <Io l'ho già visto>. Tutti e tre si voltarono verso di lei, increduli.

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

Akane bevve un lungo sorso di the verde con gelsomino che aveva preparato il giorno prima, e tirò un lungo sospiro. Erano le tre di notte, e lei si era appena destata da un sonno tormentato da incubi. Ora si trovava nel grande cortile del tempio in cui abitava, guardando il cielo. L'aveva sognato di nuovo. Erano ormai settimane che faceva lo stesso, identico incubo.
Sorseggiò nuovamente la bevanda fredda, lentamente.
Il volto di quella bambina non la lasciava in pace. Ormai lo vedeva ovunque quel viso, quell'espressione intrisa di lacrime e disperazione che Akane non riusciva a scacciare via dalla propria testa. La ragazza si passò una mano tra i capelli fulvi legati in sottilissime e altrettanto fitte treccine, rabbrividendo nell'aria fresca e frizzante della notte. Si strinse ancora di più nella coperta che portava sulle spalle, scrutando le stelle e pensando al suo incubo.
Il giorno prima era piovuto molto, ma l'aria era più calda di quella che si poteva immaginare ci potesse essere dopo un acquazzone del genere.
La ragazza sentì qualche cosa strusciarsi contro la sua gamba. Abbassò lo sguardo e vide un piccolo micio dal manto nero col pancino macchiato di bianco rivolgerle uno sguardo affettuoso, seguito da un tenero miagolio.
Akane si inginocchiò e raccolse il gattino tra le braccia.
<Hai fame Lusu?> chiese mormorando con voce premurosa.
Alzatasi, la fanciulla si diresse verso l'entrata del tempio, stringendo l'animaletto al petto, riparandolo così dal vento che si era alzato all'improvviso.
Aprì la porta ed entrò in casa. Raccolse una coppetta di porcellana dal tavolo della cucina e la riempì di latte, che pose in terra a disposizione del gattino.
Akane sbadigliò portandosi una mano alla bocca e si diresse verso la sua camera. Quando passò davanti allo specchio che si trovava in corridoio si bloccò di colpo. Con la bocca spalancata, la ragazza voltò lentamente la testa verso la specchiera. Sbiancò di colpo. Davanti a lei appariva la figura minuta di una bambina avvolta in innumerevoli e sfarzosissimi veli di seta bianca, che volteggiavano come se si trovassero immersi nell'acqua, lasciando vedere solo il viso e le mani della bimba.
Il pallore del suo volto faceva capire quanto quest'ultima fosse malata, e le lacrime che scendevano a fiotti dagli occhi cerulei rivelavano l'angoscia che la fanciulla serbava in cuore. La bambina guardò Akane con occhi imploranti e allungo le braccia verso di lei. La ragazza stava quasi per toccare la superficie liscia dello specchio quando le sue gambe cedettero, la testa le girò, gli occhi verdi le si appannarono e la fanciulla cadde per terra svenuta.

Yuki si era svegliata quasi all'alba e, quando era andata in cucina per bere un bicchiere d'acqua, aveva trovato la sorella distesa per terra svenuta. Aveva svegliato sua zia e insieme erano riuscite a destare Akane senza difficoltà.
Entrambe avevano domandato alla ragazza se si sentiva bene e per quale motivo pensava d'esser svenuta.
<Ieri sera non ho mangiato> aveva risposto Akane, cercando di dare una spiegazione plausibile per quella situazione. La zia si era preoccupata molto. Da quando avevano cambiato casa (erano tornate al tempio solo da 1 settimana e mezzo, prima avevano vissuto per 3 anni in Irlanda) la ragazza aveva mangiato molto poco e la zia aveva come l'impressione che non si trovasse a suo agio in quel luogo, pur avendo passato i primi 13 anni della sua vita lì, in quel tempio.
<Sei sicura di stare bene? Ricorda che domani hai il tuo primo giorno di scuola qui. Se non ti senti bene non puoi andare a scuola>.
<No, stai tranquilla, zia. Sto benone, davvero>.
La zia si rincuorò un pochino alle parole della ragazza, quindi disse:
<Vado a prepararti una tisana, la vuoi cara?>.
Akane annuì sorridendo. Mentre guardava la zia scomparire dietro la porta, la ragazza si alzò e uscì in cortile, seguita dalla sorella, che le chiese: <L'hai sognata ancora, non è vero?>
<Sì, ma stavolta è stato diverso>.
Yuki la guardò senza capire. Akane le spiegò cosa le era successo e la sorellina la stette ad ascoltare senza fiatare. Alla fine del racconto la sorellina sospirò, guardando il cielo ora limpido e senza neanche una nuvola.
<Anche io l'ho vista> disse poi, chinando il capo <Mi ha parlato. Ha detto che ha paura di qualche cosa, ma non ricordo cosa fosse> fece una breve pausa, lo sguardo fisso nel vuoto <Mi ha fatto vedere una lastra di cristallo. Non era proprio una lastra, era un frammento e...e intorno c'era un cerchio d'argento, credo, con dei segni intagliati sopra. Non ho capito perché me l'abbia fatta vedere>.
Akane guardò Yuki. Aveva un'espressione sempre seria, quasi triste. Anche lei aveva incubi frequenti e ripetitivi, solo che non riusciva a sopportarlo bene come la sorella grande. A volte scoppiava in lacrime, oppure si chiudeva in camera sua e non parlava ne col nonno ne con la zia per tutto il giorno. Quei sogni la spaventavano, e Akane soffriva molto per lei. L'unica cosa che rassicurava Yuki era il fatto che non fosse la sola ad avere quegl'incubi.
<Yuki> disse Akane all'improvviso, rivolgendo un ampio sorriso alla sorellina <Sei pronta per il tuo primo giorno alla nuova scuola?>.
Yuki sorrise e annuì. Non sapeva come, ma Akane aveva sempre la cosa giusta da dire al momento giusto. E questo era quello che la confortava più di tutto il resto.
Akane non disse nulla alla sorella riguardo la pietra di cristallo (che corrispondeva PERFETTAMENTE alla descrizione di Yuki) che aveva trovato quella notte in giardino, poco prima di svenire.

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

Kimoto si vegliò di colpo. Girò lo sguardo verso la sveglia. Erano le 6 si mattina. Aveva sonno, ma era stato svegliato dal ricordo di ciò che aveva visto il giorno prima. Non riusciva a dimenticare la voce di quel vecchio che gli chiedeva aiuto, non riusciva a scacciar via dalla sua testa l'immagine di quegli occhi imploranti e, soprattutto, la figura di quel cristallo racchiuso dall'anello d'argento gli rimaneva incisa come a fuoco nella mente. Aveva cercato di convincersi che fosse solo un'allucinazione, ma non era stato il solo a vedere. Con lui erano presenti anche il cugino Hitoshi e l'amica Shu, e anche loro erano rimasti increduli da ciò che avevano visto e udito.
Il ragazzo si alzò da letto e si avviò trascinando verso il bagno. Passò a fianco al letto del fratello Kanata, che dormiva piegato su un fianco, col viso rivolto verso il muro. 'Beato lui che non ha visto nulla' pensò Kimoto, stiracchiandosi i muscoli indolenziti. Il ragazzo entrò in bagno e si guardò allo specchio. Gli occhi azzurri erano ancora addormentati e io capelli biondi erano tutti spettinati.
Kimoto si tirò una manata d'acqua (N.d.S: scusate l'espressione) sul viso.
Uscì dal bagno dopo dieci minuti, recandosi in cucina per fare colazione. Tirò fuori dalle credenza un pacchetto di biscotti e ne versò una decina in un piatto.
Non riusciva a pensare ad altro che a quello che aveva visto. Aveva voglia di urlare, ma non lo fece. In fondo il fratello dormiva ancora, e forse anche la madre era ancora a letto.
<Uffa...obbiettivamente: non poteva succedere a qualcun altro?> disse tra se e se.

Kanata aveva ascoltato il racconto del fratello, il giorno prima. In principio aveva pensato che Kimoto lo stesse prendendo in giro, ma poi, notando lo sguardo preoccupato del fratello, aveva cominciato a sospettare qualche cosa.
Ora era sveglio nel suo letto, pensando alla notte appena trascorsa. Aveva sentito il fratello alzarsi e soffermarsi a fianco del suo letto, per poi tornare sui suoi passi e andare in bagno.
Kanata aveva sonno. Era stato svegliato alle due da un stridio fortissimo, seguito da un turbinio di luci gialle. Davanti agli occhi increduli del ragazzo era apparso un giovane uomo di circa 25 anni dai capelli neri e occhi inespressivi color notte. Indossava un mantello bianco, dal quale si intravedeva la tunica blu che l'uomo indossava. L'individuo aveva guardato verso Kanata, poi aveva spostato lo sguardo di fronte a se, verso un frammento di vetro (o era cristallo?) che levitava in aria, emanando una luce arcana. La pietra era cinta da una vera d'argento incisa, ed era attaccata a una catenina anch'essa argentea.
Era rimasto sveglio fino ad ora, pensando a cosa potesse essere dovuta quell'allucinazione (SE ERA un'allucinazione). Aveva sentito freddo nello stesso istante in cui aveva visto l'uomo e la pietra.
Pensando a questo, Kanata si alzò da letto e, dopo essere passato dal bagno, raggiunse il fratello in cucina. Kimoto stava sgranocchiando un biscotto, fissando un punto impreciso fuori dalla finestra. Il tempo era straordinariamente bello se si teneva in considerazione l'acquazzone del giorno precedente.
<Buongiorno> disse il ragazzo sedendosi dal capo opposto della tavola rispetto al punto dove si trovava il fratello.
<Ciao> disse Kimoto con tono indifferente.
<Senti Kimoto...> Kanata non sapeva come raccontargli quello che era successo la notte appena trascorsa. Forse non doveva farlo.
Il fratello si voltò verso Kanata, in attesa del seguito della frase: <Sì? Che c'è?>
<Bèh, ecco...> si portò una mano dietro al collo. Non sapeva per quale motivo, ma non si sentiva a suo agio in quella situazione.
<Io...bèh, Kimoto, ho visto anche io la pietra...>.
Il ragazzo sgranò gli occhi. Non poteva crederci.
<C-come?> domandò.
<Ho visto la pietra di cui mi hai parlato ieri. Però non me l'ha mostrata un vecchio canuto. È stato un uomo a indicarmela, questa notte. Bèh...ti chiedo scusa, io non avevo preso molto sul serio quello che mi avevi raccontato...>.
<L-l'hai vista...sul serio?>.
Kanata annuì, abbassando lo sguardo.

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

L'uomo che aveva mostrato il frammento di cristallo a Kanata era passato anche da Nobuhiro, il quale aveva avuto la stessa reazione di Kimoto alla vista del vecchio. Ed era intenzionato a parlarne subito con gli amici, non appena gli avesse incontrati.
Era il tipo di ragazzo che riusciva a trovare una spiegazione logica a tutto, compreso questo genere di cose. Anche Nami, Hitoshi e Rui avevano le stesse intenzioni. L'indomani si sarebbero scambiati opinioni sull'accaduto. Erano un gruppo di amici molto affiatato, pur avendo componenti di varie età. Nessuno di loro, però, aveva pensato che il giorno dopo avrebbero potuto vedere realmente la pietra, che avrebbero trovato due nuova componenti della compagnia e che si sarebbero trovati in una situazione tanto strana.
 
Continua nel capitolo:


 
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