PERDONAMI,
- Capitolo 1° -
A soli 3 anni ho scoperto di essere diversa dagli altri, di non essere una bambina normale. Mi spuntò una coda.
Da allora crebbi con quella anomalia ed avendo le prove della mia diversità. Pensavo ad un luogo e mi ritrovavo lì.
Spostavo gli oggetti con il pensiero. Una volta caddi dall’ultimo piano di un palazzo e mi ritrovai sospesa nell’aria.
Gli altri bambini mi colpivano e si facevano male loro. Poi crescendo cercai di capire cosa mi succedeva. Un bel
giorno mi piombò la risposta davanti. Un certo dottor Gelo mi spiegò che ero stata creata per distruggere.
Ma qualcosa per lui era andato storto. Non avevo sete di distruzione, al contrario mi dimostravo protettiva verso
chi aveva bisogno di aiuto. Non volevo far male a nessuno. Mi dissero che ero l’unione dei geni di due Super
Sayan puri, assieme a quelli di mia madre e mio padre. Quello di mamma era stato un normale parto, ma qualcuno
prima gli impiantò i geni dei SuperSayan in quello che poi sarebbe stato il mio DNA. Poi i miei genitori mi
regalarono una sorellina, Jennifer, che ha ereditato una piccola parte del mio DNA. Diciamo che è una mezzosangue,
una sayan a metà. Una sorella a cui voglio un gran bene nonostante il suo carattere, ehm, troppo estroverso e la
sua tendenza a passare per un donna di facili costumi... Più avanti ho scoperto che in me non scorreva solo il
sangue puro dei sayan , ma anche qualcos’altro. La coda era di una tigre, non di una scimmia come tutti i Sayan.
Con la luna piena mi trasformavo in una tigre bianca, non in un super gorilla. E poi ebbi il piacere di scontrarmi
con Kazuya Mishima, che a sua volta mi disse che possedevo il gene dell’angelo e cercò di uccidermi. Quel gene a
fatto si che non diventassi una macchina di distruzione e dolore. Grazie ad esso sono una ragazza dall’aspetto
“normale”. Ma a volte non ce la faccio. Non riesco a tenere sotto controllo i poteri che dormono dentro me. A volte
qualcuno si spegne, l’altro si sveglia, uno va in letargo. Insomma non riesco più a controllarli facilmente. E a volte piango.
Ho paura di essere un mostro.
Ora che ho trovato il coraggio di dirti tutto, spero che capirai perché sono così strana, Hwoarang.
Tua,
Alexia Phoenix Lee Jones
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