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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Il Principe del Tennis (Tennis no Oujisama)
Titolo Fanfic: TEZUKA`S REVENGE
Genere: Comico
Rating: Per Tutte le età
Autore: tomy-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/09/2004 19:03:44

cos asuccede quando tezuka si stufa di essere sempre sottomesso?
 
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ONE-SHOT
- Capitolo 1° -


leggeremnte shoene ai, non elggete se non vi apcie il genere
Titolo: Tezuka’s Revenge
Autore: Tommy-chan
Serie: Tenipuri
Parte: 1/1
Pairing: Fuji\Tezuka
Rating: PG (più o meno)
Note: i pg non sono ancora miei, ma il mandato di cattura è stato spedito e presto dovrebbero essere tutti disponibili nel mio harem
Noticina 2: poor Kikko...pur essendo il mio puccino preferito in questa fic l’ho trattato maluccio...perdono...

“Seigaku, Fight! Seigaku, Fight!”

La squadra di tennis del Seishun Gakuen era al top, pronta e con la carica al massimo per l’inizio degli allenamenti. Lo stesso non si poteva dire, però, del suo capitano.
Tezuka ignorò con indifferenza le occhiate preoccupate del vice-capitano e impartì gli esercizi alle nuove reclute con la solita efficienza. Non che qualcosa nella sua consueta espressione scolpita nel ghiaccio potesse lasciar trasparire qualche turbamento, però quel giorno era decisamente troppo fredda, anche se apparteneva a Tezuka. E, stranamente, l’onnipresente sorriso stampato sulla faccia di Fuji era ancora più largo del solito, come notò Kikumaru.
“Fuji!! Che cos’è successo ? Hai vinto alla lotteria? Hai avuto una bella notizia? Ti hanno regalato un dentifricio nuovo?” (é Kikumaru, dopotutto...^_^)
Il ragazzo dai capelli castani si limitò a sorridere, battendo un colpetto sulla testa dell’amico. “Qualcosa di molto meglio, Eiji. Quando sarai più grande te lo racconterò”
“Ehi!!! Ma noi abbiamo la stessa età!”
“20 giri di campo” intervenne fulmineo Tezuka con tono perentorio.
“Ma...stavamo solo parlando!” protestò incredulo il ragazzino dai capelli rossi.
“Trenta giri di campo. Parlare è uno spreco di energie” ribatté il capitano dispensando al popolo la sua filosofia di vita.
I due iniziarono a correre, mentre un irritato Eiji continuava a supplicare il compagno di spiegargli il perché di tanta gioia.
Il capitano sospirò. Il pericolo, per il momento, era scongiurato. Dispose i doppi e osservò l’allenamento dei compagni, insieme alla nipote dell’allenatrice e della sua migliore amica che, ormai, in quanto a informazioni in possesso su Ryoma, avrebbero tranquillamente potuto competere con Inui.
“Qualcosa non va, Tezuka?” gli chiese l’allenatrice senza staccare gli occhi dal campo “Mandare qualcuno a fare trenta giri di corsa senza che siano passati neanche cinque minuti dall’inizio dell’allenamento è qualcosa d’insolito anche per te”
Lui preferì non rispondere, limitandosi a mugugnare una delle sue massime preferite sul rigoree l’impegno. Ora, non capiva proprio cosa potesse mai esserci di tanto disdicevole nella disciplina. Lui l’aveva seguita così bene per quindici anni e aveva ottenuto dei buoni voti, un posto da capitano, degli amici. Ed ecco che qualcuno, all’improvviso, aveva deciso di togliergli la sedia da sotto il sedere. Rivolse lo sguardo verso Fuji, che si muoveva leggiadro e felice come se fosse ad una sfilata. Il sorriso da santerellino, i suoi modi sempre così disponibili e gentili, anche la voce così melodiosa...a parte qualche frase che, a volte, faceva gelare il sangue nelle vene al resto della squadra, Fuji sembrava davvero un esempio perfetto di cortesia e gentilezza. Bastava guardarlo mentre era con Kikumaru...ecco, se c’era qualcuno capace di fargli esplodere le vene era proprio quel ragazzetto coi capelli rossi, sempre allegro e pimpante: ma come diavolo faceva ad andare in giro saltellando e abbracciando chiunque avesse avuto la pessima idea di trovarsi sul suo cammino? Quel pensiero lo fece rabbrividire. E l’occhiata ebete-adorante che Oshi stava lanciando al suo partner sarebbe stata capace di ibernarlo all’istante.
“Tezuka, perché non ti togli la giacca con questo caldo? Il sudore è nemico del tennis” disse l’allenatrice, guardando con occhio preoccupato Kaidoh e Momoshiro che, con tutta probabilità, avrebbero tanto voluto darsele di santa ragione
“20 giri di campo!” si limitò a dire Tezuka rivolto ai due, considerando una volta di più che, spesso, essere capitano presentava notevoli vantaggi. Comunque, capitano o meno, a certa gente non importava affatto la carica che lui ricopriva: quando si trovava solo con la piacevole e rilassante compagnia di se stesso a compilare moduli per la squadra, poteva avere la matematica certezza che sarebbe apparso Fuji, che con qualche ottima scusa assolutamente innocua avrebbe colto l’occasione per fargli cose inanerrabili. E se, in nome della decenza, lui avesse tentato di opporre legittima difesa, qualche nuovo livido sarebbe apparso in qualche punto decisamente imbarazzante della sua persona, e generalmente difficile da occultare. Oppure qualche ammaccatura. O magari qualche graffio. Quel ragazzo era veramente seccante. Doveva fargliela pagare. Decisamente. Per la prima volta, la fatale ombra di uno striminzito sorriso aleggiò sulla sua faccia., inducendo le reclute del primo anno a scappare il più lontano possibile e Inui a prendere il suo taccuino.
[nota di Inui: la paresi facciale del capitano sta facendo progressi]
Sì, pensò Tezuka. Mi vendicherò. Si avvicinò alla vittima con il consueto passo noncurante, schiarendosi la voce: “Dopo l’allenamento, ti andrebbe di fare una partita supplementare con me? A causa del braccio temo di aver perso un po’ di elasticità”
“Ma certo” rispose quello, con la sua voce suadente, cadendo in trappola. Perfetto, pensò il capitano, tutto stava procedendo secondo i piani.
“Una partita supplementare??? Veniamo anche noi, vero Oishi??” strillò Kikumaru, al colmo della gioia. Tezuka si trattenne a stento dall’obbligarlo a correre intorno al campo finché non avesse smesso di urlare idiozie, ovvero in eterno.

“Che bello, è da tanto che non giochiamo in doppio, eh, Tezuka?” Che scocciatura. La voce ingannevolmente dolce di Fuji faceva sempre un terribile effetto su di lui
“Va bene” si limitò a concedere.


“Perderemo di sicuro” commentò Eiji, una volta a rete “Contro i due più bravi della squadra...siate buoni con noi!” disse sorridendo.

“Come si dice, le ultime parole famose!” considerò Fuji. La Golden Pair aveva vinto per 7 set a uno. Una vittoria schiacciante. La situazione, però, era alquanto tesa, e certamente non aiutava il fatto che Eiji continuasse a saltellare gridando allegramente “Abbiamo battuto Fuji e Tezuka, abbiamo battuto Fuji e Tezuka”
“OH, ACCIDENTI, MI SONO SCORDATO DI DAR DA MANGIARE AI PESCI DEL MIO ACQUARIO!” urlò ad un tratto Oishi, tirando il suo compagno per la manica.
Mentre i due diventavano due puntolini lontani, i due ragazzi rimasti al campo udirono ancora distintamente la frase “Ehi, Oishi, ma non avevamo dato da mangiare ai tuoi pesci subito prima di venire all’allenamento???”
“Ancora non capisco come facciano ad essere tanto bravi” borbottò Tezuka, mentre un sorridente Fuji li salutava con la mano.
“E’ perché sono così affiatati tra di loro. Il loro rapporto è così stretto che basta un cenno perché si capiscano, sono così complici...”
Tezuka lanciò un’occhiata al compagno, e avrebbe giurato che il suo sorriso fosse velato da un alone di tristezza.
In effetti, in campo e fuori, Oshi e Kikumaru chiacchieravano sempre fitto fitto, erano vicini, e si toccavano spesso: mai in modo volgare, ma anche solo per passarsi l’asciugamano, o per festeggiare una vittoria, o si abbracciavano perché erano semplicemente contenti di vedersi, oppure, quando erano convinti che non fosse nessuno nello spogliatoio, arrivavano a scambiarsi anche qualche bacio fugace. Il loro era un contatto continuo, avevano davvero un bel feeling...doveva ammetterlo. Quanto a lui e Fuji...bè, per lo più lui si limitava a stargli alla larga, o a tenerlo alla distanza minima di sicurezza di venticinque metri...Ok, forse aveva capito il problema.
“Il nostro doppio potrebbe migliorare” osservò, avvicinandosi al compagno.
“Di molto” concordò quello, avvicinandosi.
Tezuka sopirò, lasciandosi abbracciare. E baciare. E... “Ehm, Fuji, non qui. E’ un parco, dopotutto”
“Syosuke” si limitò a correggerlo quello, continuando quello che stava facendo come se niente fosse.
“Hem, sì, Fu-Syosuke, non qui...”
“Adoro quando fai il timido, Kunimitsu” gli sussurrò quello all’orecchio, facendolo rabbrividire. La parola vendetta riecheggiò dolcemente all’orecchio del capitano del Seigaku. Era vero che quel bellissimo demonio aveva il potere di paralizzarlo, ma, dopotutto, era pur sempre più basso di lui, e certamente più snello...
“Lascia che ti ricambi, ogni tanto” mormorò con voce roca, abbracciandolo stretto. Molto stretto.

L’allenamento seguente...

Tezuka ignorò alla meglio le occhiate oblique di Oishi, mentre sul profilo personale del capitano, nel quadernetto di Inui, stava prendendo forma una nuova annotazione : [Kunimitsu Tezuka: estrema sensibilità al freddo, divisa completa con giacca e pantaloni lunghi il 19 giugno]

Fuji, invece, sfoggiava un sorriso ancora più radioso di quello del giorno precedente.
“Perché sorridi così, Fuji?” gli chiese curioso Kikumaru, appoggiando le mani sulle spalle del compagno con un’aria da cospiratore. Quando il suo sguardo cadde sul collo dell’amico, però, si riempì d’orrore: “Oh no!!! Un’ape!!! Un’ape enorme ha punto Fuji!!!”
“Dove????” chiese molto interessato Inui acchiappando al volo un retino per le farfalle.
“Non preoccuparti, Eiji, non è una puntura d’insetto” lo rassicurò il ragazzo, battendogli amichevolmente un colpetto sui capelli.
“E allora cos’hai fatto per ridurti così?” gli chiese Eiji con le lacrime agli occhi
“Succhiotto”
“Eh?? Che cos’è un succhiotto???”
“Non lo sai? E’ un morso che un persona a cui vuoi bene ti dà in qualche parte del corpo” gli rispose sorridendo l’infortunato
“Ma perché una persona che ti vuole bene dovrebbe morderti? ”gli chiese dubbioso e vagamente contrariato il ragazzino
“Oh, Eiji, come sei innocente...”
“20 giri di campo!!!”
Kikumaru sospirò scoraggiato “Ad avere a che fare con Fuji finisce sempre così”
“Già”, pensò Tezuka, massaggiandosi il retro del collo.


 
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