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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Weiss Kreuz
Titolo Fanfic: BLUE DIAMONDS
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: earwen galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 08/09/2004 21:58:45

due splendide spie sconvolgeranno l`esistenza di quattro spietati assassini.
 
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MISSION 1 - ENEMIES OR ALLIES?
- Capitolo 1° -

Questa è la prima fic che ho scritto a quattro mani con la mia amica nemes, nonché l'unica che abbiamo completato, dopo lunga e penosa malattia!! Fateci sapere chi preferite: quell'isterica di Saeki o quella paranoica di May? That's all folks...

****************

Erano appena passate le nove di una calda, afosa mattina di luglio, e al 'Koneko no Sumu Ie' quattro giovani fiorai si stavano concedendo un attimo di respiro dopo il normale assalto mattutino delle studentesse che frequentavano le scuole del quartiere.
Omi era piantato davanti al PC per completare l'inventario, mentre Ken, Aya e Yoji erano seduti attorno al tavolo della piccola cucina nel retro, e sorseggiavano una bibita fresca.
"Quelle ragazze saranno la causa della mia prematura scomparsa..." si lamentò il 'povero' donnaiolo, sventolandosi con un foglio.
L'afa però non se ne andava mica!
Ken accennò una risata.
"È una novità che Yoji si lamenti di essere circondato da belle ragazze!"
"Evidentemente il caldo deve avergli dato alla testa", commentò Omi, assorto nel suo lavoro.
Aya era l'unico che sembrava non soffrire la situazione. Sedeva pensieroso, in disparte, lo sguardo perso tra i cubetti di ghiaccio della sua coca cola.
Yoji cominciò a scuotere il pezzo di carta più energicamente, ma questo non servì a fargli passare la voglia di buttarsi in una vasca piena di ghiaccio.
"Che razza di caldo!"
"Chissà quando verranno a riparare il condizionatore", sospirò Ken, afflosciandosi sul tavolo. "Se tarderanno ancora rischio di sciogliermi!"
Il tintinnio del campanello appeso alla porta non fece che aumentare il loro stato di prostrazione.
"Ma non finiscono proprio mai!!" protestò Yoji, che si stava crogiolando sul suo divano preferito.
"Vai ad accogliere gli ospiti ", ordinò Aya, con un tono che non ammetteva repliche. "E' il tuo turno."
"Non è vero! L'ultima volta ci sono andato io!!"
"Guarda che è toccato a me", appuntò Omi, senza smettere di digitare sulla sua tastiera.
"Ok, ok", si arrese il Casanova. "Vorrà dire che sarà la sorte a decidere", continuò, mentre estraeva dalla tasca del grembiule quattro stecchini di diversa lunghezza. "Chi pesca il più corto va di là."
Gli altri tre, consapevoli che per Yoji il detto 'sfortunato al gioco, fortunato in amore' valeva più che per qualsiasi altra persona sulla terra, accettarono la sfida.
Infatti toccò proprio al bello del gruppo lasciare il retrobottega per andare ad accogliere il tecnico che già da qualche giorno avrebbe dovuto aggiustare il loro condizionatore, e la sua predisposizione d'animo non era decisamente delle migliori... ma dovette ricredersi quando vide che, davanti al bancone, lo aspettavano due belle ragazze straniere -eh sì, di giapponese non dovevano avere neanche il televisore- splendide e praticamente perfette.
"A quanto pare ho proprio vinto io..." si lasciò scappare, avvicinandosi alle clienti. "Posso esservi utile?" domandò, e sfoderò uno dei suoi sorrisi più sensuali.
"Avremmo bisogno di un po' di fiori per il nostro negozio", spiegò la più alta delle due, mentre gli porgeva una lista.
"Inaugurate oggi? Non vi ho mai viste prima", chiese Yoji. "E, credetemi, mi ricorderei sicuramente delle bellezze simili..."
La ragazza sorrise per il complimento, e scosse i suoi lucenti capelli biondi dalle punte rosate. La sua amica invece lanciò al fioraio un grigio sguardo gelido, che però fece di tutto tranne che scoraggiarlo.
"Sì. Il centro è qui accanto."
"Il 'Blue Diamonds'? Se promettete di fare diventare le vostre clienti come voi farete sicuramente affari d'oro!" Il fioraio diede una rapida occhiata all'elenco che gli era stato dato e poi si guardò attorno. "Siete fortunate. Abbiamo tutto quello che vi serve, oggi."
"Ma noi vogliamo solo rose bianche", intervenne per la prima volta l'altra. "La lista può anche non leggerla."
"Io non addobberò il negozio solamente con quei fiori!" si lamentò la biondina dai capelli corti, ma lei non le prestava il minimo ascolto. "Senta", si rivolse subito dopo al povero commesso, "confezioni quello che c'è scritto sul foglio, per favore."
"Quei fiori puzzolenti non entreranno mai nel mio negozio", ribadì l'altra, altera bellezza, mentre una lunghissima cortina di seta color caramello sfiorava delicatamente il vetro del bancone, investendo Yoji di un profumo di vaniglia intenso ed inebriante.
"Guarda che le tue rose sono già inserite nella lista!"
"Sono troppo poche."
"Ma se bastano ed avanzano per la tua parte!"
Intanto gli altri ragazzi, incuriositi dal chiasso che era venuto a crearsi, erano andati a vedere cosa stesse succedendo: quasi non credevano che lì dentro ci fossero solo due clienti... possibile che fossero loro la causa di quel fracasso?
"Yoji, si può sapere che succede?" chiese Ken.
Yoji non aveva la forza di rispondere. Era vero, tutte quelle donne lo stavano distruggendo...
"Guarda tu stesso..."
"IL CENTRO NON È SOLO TUO!" insisteva Saeki.
"E NEANCHE TUO, PER CUI NON PUOI DECIDERE PER TUTTE E DUE!" replicava May, sollevando i talloni per poterla guardare dritto negli occhi.
"SÌ, MA IO ALMENO HO TENUTO CONTO DEI TUOI GUSTI!"
"CON CENTO MISERE ROSE?"
"'CENTO MISERE ROSE'? DÌ UN PO', HAI IDEA DI QUANTE SIANO, ALMENO?"
"LO SO, COME SO ANCHE CHE ERAVAMO D'ACCORDO CHE AVREMMO PRESO SOLO QUELLE!"
"ERAVAMO PER UN ONESTO FIFTY FIFTY, APPENA PRIMA DI ENTRARE QUA!"
"QUESTO E' QUELLO CHE TI RICORDI TU... POI IO HO DETTO 'SOLO ROSE'? E TU NON HAI RISPOSTO! CHI TACE ACCONSENTE, MA CHERIE!"
"HO TACIUTO PERCHE' TU L'HAI SUSSURRATO APPOSTA! NON E' LEALE!"
"ALLORA SAI CHE TI DICO? TORNIAMO DI LÀ E TRACCIAMO UNA LINEA FRA LA MIA PARTE E LA TUA, E GUAI A OLTREPASSARLA! SARA' LA MIA ROMA!!"
"BENE!"
"BENE!"
"TANTO LA CASSA È DALLA MIA PARTE!"
"SAI QUANTO ME NE FREGA! NON HO CERTO BISOGNO DI UN DIABOLICO MARCHINGEGNO PER FARE QUATTRO CONTI IN CROCE! MICA DISCONOSCO LA MATEMATICA ELEMENTARE COME TE, IO!!"
"E CON I SOLDI DI QUALI CLIENTI? ANCHE LA PORTA D'INGRESSO E' DALLA MIA PARTE!"
"ME NE FACCIO UNA MIA!"
"E DOVE, DI GRAZIA? ATTRAVERSO UN ALTRO NEGOZIO?"
"A COSTO DI DISTRUGGERE QUESTO!"
La situazione era diventata insostenibile: quelle due avvenenti bombe ad orologeria rischiavano di allontanare la loro clientela per i secoli dei secoli.
Ken decise di intervenire.
"Su, smettetela, vedrete che si può trovare una soluzione!"
"TU STANNE FUORI! NON TI HA INTERPELLATO NESSUNO!" gli gridarono però le due straniere, zittendolo all'istante.
Mentre tutti restavano a guardare in silenzio, indecisi se contattare la polizia o il manicomio, Aya si mise a ridere.
"MIRACOLO!" urlò allora Ken, sovrastando completamente le loro voci. "UN CERO! DOBBIAMO ACCENDERE UN CERO!!"
Yoji intanto si era avvicinato al ragazzo dai capelli di mogano e lo scrutò pensieroso.
"TU NON SEI AYA! SU AVANTI, PARLA!" lo minacciò, brandendo lo spruzzino. "DICCI IMMEDIATAMENTE DOVE LO HAI NASCOSTO!"
"Ragazzi", disse Omi, inforcando i suoi occhialini da intellettuale, "qui c'è solo una spiegazione: Aya è posseduto. DOBBIAMO SALVARLO! AYA! SE CI SEI, BATTI UN COLPO! SE NON CI SEI, BATTINE DUE!!"
"Questo si dice durante le sedute spiritiche", lo corresse lui, ritornato alla sua naturale apatia.
La sua mente però era da tutt'altra parte, a domandarsi perché quando aveva furtivamente incontrato quegli occhi di ghiaccio il suo cuore aveva cessato di battere, come ibernato da una dolce malinconia. Si sentiva a disagio... ed allo stesso tempo non si era mai sentito più sereno. Che gli stava succedendo?
Le due ragazze, intanto, avevano smesso di beccarsi, e cercavano disperatamente di capire cosa stesse succedendo.
"Avete compiuto un vero miracolo!" esultò Yoji. "Chiunque riesca a far ridere Aya è il benvenuto!"
Solo allora le giovani estetiste si accorsero che avevano dato spettacolo davanti ad altre tre persone. Saeki li salutò con un sorriso, mentre May non poté evitare di portarsi una mano alla fronte per la vergogna.
"Questa me la paghi", le sibilò, cercando un qualsiasi motivo per fiondarsi fuori da quel negozio e non entrarci più.
Ma presto qualcosa, o meglio, qualcuno, le fece cambiare idea. Quando vide la figura di Aya, in disparte, appoggiato al muro con le braccia conserte, con lo sguardo perso nel vuoto, la voglia di lasciare il negozio di fiori svanì immediatamente, e sentì le membra sciogliersi come neve al sole.
"May?" la chiamò Saeki, sfregandosi le mani. "I fiori della lista vanno bene, no?"
"...c... certo..." rispose la ragazza, completamente assorbita dai profondi occhi scuri del fioraio.
"I fiori della lista vanno bene", riferì allora Saeki, e Yoji iniziò immediatamente a confezionare i fiori che May tanto detestava senza che lei se ne accorgesse nemmeno.

"Io sono Saeki Bauer", si presentò lei, invitandoli ad entrare in negozio. "La mia collega si chiama May Ross."
"Ken Hidaka", si presentò il ragazzo che aveva inutilmente cercato di sedare la loro lite. "E questo piccoletto qui è Omi Tsukiyono", continuò.
"Guarda che so presentarmi anche da solo", gli fece notare lui, arricciando il naso.
"Il losco figuro che vi ha accolte in negozio si chiama Yoji Kudou", aggiunse, senza porgli troppa attenzione. "E il nostro leader spirituale è Aya Fujimiya."
May, Aya e Yoji arrivarono pochi istanti dopo, e trovarono quei tre intenti a sistemare negli angoli più disparati quelle composizioni enormi.
"Vedo che Ken e Omi si sono già dati da fare", osservò Yoji, divertito. "Cos'è, una sfida?"
"Potrebbe anche esserlo, perché no?" lo stuzzicò Ken.
"Bene! Adesso io ed Aya ci occupiamo della parte dell'altra signorina, e poi vedremo chi lavora meglio!!"

"'Blue Diamond'... e così siete voi a gestire questo centro?" chiese Ken, dando un'occhiata in giro.
Saeki annuì.
"Non so ancora come scusarmi per come ti ho trattato..."
"Figurati! Ormai è acqua passata!" le sorrise lui. "Piuttosto, questi dove li metto?" le domandò indicando un grande cesto di bocche di leone. La ragazza lo guidò in una boutique laterale, piccola e ben arredata, illuminata da abât-jours che emanavano una luce calda e soffusa; le pareti erano tinteggiate di rosso, i mobili erano in tek. "È un posto stupendo! L'hai arredato tu?"
"Sì. Quando ho parlato a May di quello che avevo in mente mi ha guardata malissimo ed è tornata ad affondare il naso nel suo libro."
Ken era rimasto positivamente colpito dal gusto di Saeki, che aveva abbinato colori diversi ad ogni ambiente: la zona dei lavabi, luogo di completo relax, avvolgeva con i suoi toni verdi, mentre gli azzurri ed i blu della zona di trucco e hair dressing, sembravano voler dare proprio una bella sferzata di energia. Anche fiori e musica variavano a seconda del posto in cui ci si trovava. Quel centro avrebbe fatto affari d'oro, ne era praticamente sicuro.
"Io qui ho finito!" disse Omi, e li raggiunse.
"Normalmente non litighiamo, ma quando succede ritorniamo ai tempi dell'asilo... però questo accade molto di rado, anche se siamo in completo disaccordo su ogni cosa."
"Vi conoscete da molto?"
"Quasi sei anni."
"Bauer non è un nome inglese", intervenne Omi.
"Infatti. Mio padre è tedesco; mia madre era per metà giapponese. Saeki era il nome di mia nonna."
"Ecco perché parli la nostra lingua così bene! E ora tua madre dov'è? Vive in Germania con tuo padre?" continuò lui.
Saeki scosse la testa.
"È morta sette anni fa."
"Mi... mi dispiace... io non..." balbettò mortificato Omi, ma lei lo rassicurò sorridendogli dolcemente.
"Non preoccuparti! Forza!" esclamò, balzando immediatamente in piedi. "Andiamo a vedere a che punto sono arrivati gli altri. Conoscendo May non saranno nemmeno a metà del lavoro."

Il regno di May era diametralmente opposto a quello vivo e spumeggiante di Saeki: il bianco candido regnava sovrano, cedendo raramente, e solo per qualche particolare d'arredamento, il suo scettro fulgido, e creava un'atmosfera ovattata, surreale, quasi magica; un'atmosfera di fiaba, di una meravigliosa fiaba della quale May voleva assolutamente essere l'unica protagonista.
"Sembra di essere nel castello di una bella principessa", commentò estasiato Yoji. "Di una bella principessa che fa massaggi, a quanto vedo!"
A quelle parole Aya sentì come un pugno allo stomaco, intenso e fastidioso.
Non aveva mai provato nulla di simile. Da quando aveva posato lo sguardo su di lei non aveva più voglia di rivolgerlo altrove, perché gli causava una sofferenza immane. Da quando aveva posato lo sguardo su di lei non tollerava che qualcuno facesse altrettanto.
Neanche May era in grado di spiegarsi perché il suo cuore cessasse di battere quando incrociava i freddi occhi di Aya. La sensazione che aveva nel cuore era la stessa che l'aveva riscaldata sei anni prima, quando si era perdutamente innamorata di qualcuno che non doveva, e le conseguenze erano state disastrose. Non voleva commettere lo stesso errore. Saeki non ci sarebbe stata per sempre.
"Queste dove le piazziamo?" riprese Yoji, indicando le rose, splendenti come diamanti.
"Ad essere sinceri non ne ho la più pallida idea", rispose May. "Tu dove le vedi?"
"Ok, ok, sei in buone mani", la rassicurò lui, prima di rimboccarsi le maniche per studiare ogni angolo di quel posto e compiacere la sua bella.
"Lasci fare sempre tutto a lui o questo è un caso?" continuò la ragazza, rivolgendosi ad Aya.
Il modo migliore per farsi passare la cotta era stargli il più vicino possibile: le avrebbe impedito di idealizzarlo troppo e di prendere una seconda, brutta cantonata.
"Yoji se la sa cavare da solo", rispose Aya, soffermandosi sui tratti del suo viso.
"C... così ti chiami Yoji, eh?" balbettò May, scrollandosi immediatamente.
Accidenti, quegli occhi erano calamite!
"Esatto. Lui è Aya. E tu?"
"May."
"Bel nome", si complimentò Yoji, e le porse uno dei suoi fiori.
"Grazie", sospirò lei, nascondendo il naso tra i petali delicati. "Non credevo che dei ragazzi potessero fare un lavoro di questo tipo: dai più non viene reputato... molto virile."
"Anzi!" la contraddisse il biondino. "Il nostro negozio strapullula sempre di bellissime ragazze: è uno dei modi migliori per farsi delle ammiratrici."
May sospirò ancora, e poggiò la mano sul mobile sul quale si era seduta. Non si era affatto accorta che le sue dita stavano sfiorando quelle di Aya.
"Non dovrebbero essercene, però", obiettò allora, ritraendo il braccio all'improvviso. "Spetterebbe agli uomini regalare rose alle belle ragazze."
"Giusto!" rifletté bene Yoji. "I fiori di oggi ve li regaliamo noi!"
"Stai scherzando? Non se ne parla nemmeno."
"Certo che potete", insistette lui. "Ma c'è un piccolo problema..."
"Quale problema?"
"Qui il lavoro sarà più lungo e complicato del previsto... per cui... mi chiedevo se potevamo parlarne a pranzo... o magari a cena!"
"Il pranzo andrà benissimo", rispose May, che iniziava a capire dove quel tipo volesse andare a parare.
"Benone! Adesso andiamo ad ordinarlo al ristorante qui di fronte. Animo, Aya!" esultò Yoji, trascinando il suo amico per il braccio.

Mentre i sei ragazzi pranzavano e chiacchieravano amabilmente nel fresco soggiorno del 'Blue Diamonds', due uomini scesero da una superba Ferrari e si fermarono davanti all'ingresso del centro.
"Ma ne sei proprio sicuro?"
"Sicurissimo."
"Secondo me hai preso un abbaglio", commentò il più giovane dei due, mentre si passava una mano tra i lunghi capelli rossi. "Cosa vuoi trovarci in un centro estetica?" Schuldig restò qualche istante in silenzio, e si voltò di scatto verso il suo collega, puntandolo con l'indice. "Mi hai fatto saltare la siesta per andare a rimorchiare! Vecchio marpione, come hai osato!!"
Brad Crawford tirò un sospiro rassegnato.
"Ti dico che qui dentro c'è qualcosa. Domani sarà aperto", lo freddò, rientrando in auto.
"Domani? DOMANI? NON CREDERE CHE IO DOMANI TI SCARROZZI FINO A QUA PERCHE' VAI IN BIANCO DALLA PRIMA GUERRA PUNICA, CRAWFORD!!"
Schuldig stava per tornare all'automobile, quando si sentì urtare da qualcuno.
"Mi scusi!" gridò Saeki, prima di attraversare di corsa la grande strada deserta.
Come aveva fatto Yoji a scordarsi il pollo fritto?
"Prego", sussurrò lui, sorridendo compiaciuto.
Se era quello il motivo per il quale Crawford voleva tornare l'avrebbe riaccompagnato volentieri.

"Ma guarda tu... due ragazze per bene in giro da sole a quest'ora della notte... anzi, peggio, in un palazzo disabitato!" si lamentava May, mentre si distendeva i guanti di pelle nera. "Che poi ho pure messo la crema prima di uscire... le mani sono tutte attaccaticce, che schifo!"
"Sapevi che saremmo venute qui, quindi potevi anche evitare", commentò Saeki, mentre osservava attraverso un binocolo ad infrarossi la scena che si stava svolgendo poco distante da loro.
"L'essenza di mandorla distende la pelle", appuntò la sua vezzosa collega, e si specchiò nel vetro rotto di una cristalliera.
"Tu non sei normale."
"Travestirci da Diabolik ed Eva Kant non è normale! Non siamo le Charlie's Angels, nel caso in cui quel degenerato di Kramer non se ne fosse accorto!"
"Ci pagano per questo, ti ricordo." May sbuffò e sprofondò nella sedia sgangherata sulla quale si era seduta. "Si sta muovendo qualcuno", la informò Saeki, nascondendosi sotto la grande finestra. "C'è Takatori", continuò, inforcando nuovamente il binocolo. "E' accompagnato da quattro tipi. Tutti maschi."
"Mh", mormorò l'altra, assolutamente disinteressata.
"Abbastanza affascinanti. Tutti e quattr..."
Saeki non ebbe il tempo di finire il suo resoconto che May si era già impossessata del binocolo e l'aveva scaraventata fuori dalla sua visuale.
"Dove?!?"
"A ore 11..." rispose lei, dolorante.
"Cazz... i loro genitori devono essersi impegnati molto!" esclamò May. "Io voglio quello con gli occhiali ed il completo chiaro!"
"Da' qua!" la rimproverò Saeki, occupandole la visuale. "Non vedo Rukawa, però... ah, no, sta arrivando anche lui... è scortato solo da due persone."
"Sai quanto me ne frega!" ribatté May, ferita nell'orgoglio.
"Takatori gli sta consegnando una roba, ma non capisco cosa... ehi, che diavolo succede!?"
"Si è spogliato qualcuno?"
"Qualcuno sta strangolando Rukawa!"
"E perché non interviene nessuno?"
"Perché... c'è solo un lungo filo che viene da chissà dove a stringergli il collo... devi romperlo, May!"
"Ma dai!! C'è qualcuno che fa il lavoro al posto nostro e noi lo interrompiamo? Non è educato!"
"NOI NON DOBBIAMO UCCIDERLO!! MUOVITI!!"
"Che palle..." sbuffò la ragazza, ed estrasse da una tasca della cintura un piccolo una piccolissima balestra di precisione. "Fermo così, bello", sussurrò, prima di prendere la mira e scoccare una freccia. "Rotto il filo di metallo. Ed ora che facciamo?"
"Aspetta, sta arrivando qualcun altro."
"E che è, un'orgia?"
"NO!" sbottò Saeki, che stava iniziando a perdere la pazienza. Perché non la prendeva mai sul serio? "Sono quattro persone... e il filo d'acciaio esce dall'orologio di uno di loro!"
"Ma guarda che copione!" si arrabbiò May. "Era un'idea mia!" protestò.
"La tua è una corda di pianoforte, e ti esce dal collarino..."
"Ah, già."
"Takatori e la sua banda se ne stanno andando via su una BMW nera."
"Allora forse con Rukawa non era poi così amico", rifletté May. "Può darsi che quelli siano killer assoldati dallo stesso Takatori."
"Non credo, sennò non sarebbe scappato in quel modo. Che Rukawa sia scomodo per qualche altra persona?"
"Sì, per me."
"A parte te?"
Nel frattempo, i quattro sconosciuti avevano ucciso le guardie del corpo di Kojiro Rukawa, e sembrava stessero minacciando il capo della polizia di Tokyo.
"Aspetta, forse riusciamo a sentire cosa si dicono", disse May, afferrando una specie di walkman. "Questo gioiellino ha un altissimo potere di risoluzione. Dovrei riuscire ad attenuare i rumori che non ci interessano ed amplificare le voci..."
Ma la ragazza non ebbe neanche il tempo di iniziare l'operazione: Kojiro Rukawa ed i suoi quattro sicari erano spariti come fulmini nel cuore della notte.

 
Continua nel capitolo:


 
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