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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: L`ANGELO DELLA VENDETTA
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: xxxsanjixxx galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 04/09/2004 17:07:01 (ultimo inserimento: 02/06/05)

(anche sentimentale) un ragazzo e una ragazza, i loro sogni e una guerra millenaria che sconvolge le loro vite...
 
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DEATH
- Capitolo 1° -

L’autunno era arrivato in fretta quell’anno: erano ancora i primi di settembre ma un freddo vento scuoteva le cime degli alberi di tutta Casalecchio, già si potevano vedere qua e là le persone uscire con la giacca a vento e appena il sole tramontava tutti correvano in casa perché la notte portava un gelo surreale, sinistro, quasi innaturale…
E proprio durante quelle terse nottate, quei pochi che si avventuravano per le strade della città venivano percorsi da brividi lungo tutta la schiena spaventati da sussurri che la luna portava con se.
Ma non a tutti questo clima aveva portato angoscia; Cristian e Caterina erano seduti al tavolo del loro locale preferito: il Cupido; proprio in quel locale si erano visti per la prima volta, così di sfuggita quella calda sera di luglio dell’anno prima e fu proprio in quel locale era sbocciato il loro amore.
Lei era seduta ad un tavolo con le sue due amiche Valentina e Michela, portava un lungo abito da sera nero in tinta coi suoi lunghissimi capelli raccolti in una miriade di treccine che le incorniciavano quel bel viso color ambra con incastonati due occhi color smeraldo.
Lui era entrato in quel locale per caso con tutta la sua compagnia d’amici per chiedere informazioni e alla fine si erano fermati per cenare proprio al tavolo di fronte a quello di Caterina; la ragazza aveva subito notato Cristian, così diverso da tutti i suoi amici: alto e muscoloso, con grandi occhi marrone scuro e dalla folta cresta color notte.
I due si scambiarono occhiate per tutta la serata, ma fu solo quando Caterina e le sue amiche si avviarono alla cassa che Cristian raccolse tutto il suo coraggio, si alzò e la raggiunse fuori; era passato più di un anno da allora: in quel lasso di tempo avevano iniziato a frequentarsi, dapprima come amici, poi, quasi senza rendersene conto come fidanzati e ancora una volta, quello stesso locale, avrebbe segnato per loro una svolta….

Si tenevano per mano mentre aspettavano che la cena arrivasse ma Cristian sembrava nervoso: si guardava spesso intorno e piccole gocce di sudore facevano capolino di tanto in tanto sulla sua fronte pensierosa; quel comportamento anormale non sfuggì a Caterina.
<< Cristian…>> chiese titubante la ragazza << …che hai stasera? Sei diverso dal solito, è successo qualcosa? >>
<< No, no tesoro, va tutto bene >> rispose lui accennando un breve sorriso
La cena proseguì tranquilla, quello strano comportamento di Cristian sembrava scomparso e i due ragazzi parlottavano allegramente, ma, arrivati al dessert, quell’ombra sul viso del ragazzo riapparvero.
<< Cristian, tu mi devi dire qualcosa, te lo leggo negli occhi, che è successo ?>> domandò ancora una volta la ragazza con un pizzico di alterazione nella voce.
Cristian trasse un respiro profondo, per quasi tutta la sera era riuscito a nascondere i suoi pensieri alla compagna ma ora doveva rivelarsi…
<< Hai ragione Cate…sono pensieroso stasera…devo farti un discorso molto serio però non so da dove cominciare…>>.
<< Prova dal principio…>> continuò lei.
<< Beh Cate, ormai è un anno che stiamo assieme e sino ad ora ci siamo trovati bene l’uno con l’altra, abbiamo passato momenti stupendi assieme…>>.
Mentre Cristian parlava il cuore di Caterina cominciava a battere aritmicamente, il dubbio che il suo ragazzo la volesse abbandonare la invase sino all’anima.
<<… ma e’ arrivato secondo me di fare una scelta, di dare una svolta a noi…>>.
Il ragazzo trasse un profondo respiro mentre di nascosto tirava fuori della tasca una piccola scatolina nera.
<<Cate, sono cosciente che sia presto per dirtelo però e’ una cosa che non mi posso più tenere dentro…Caterina, vuoi diventare mia moglie? >>.
E così dicendo, aprì il pacchetto contenente un bellissimo anello d’oro bianco; il viso della ragazza, che era rimasto muto e teso fino a quel momento si schiuse in un larghissimo sorriso e con le lacrime agli occhi si gettò tra le sue braccia.
<< Ma certo che lo voglio sciocco, sai, per un attimo credevo mi volessi lasciare…ti amo Cris, ti amo con tutto il mio cuore >>
Le lacrime le scendevano copiose dal viso, lui le asciugò dolcemente poi la baciò profondamente sussurrandogli tutto il suo amore.
Finirono di cenare velocemente e si diressero verso il parco di Casalecchio Lido; le nuvole si fecero più dense in cielo e ben presto coprirono la luna togliendo anche quella flebile luce, un freddo vento si levò lesto spazzando l’erba del prato dove i due ragazzi si erano seduti.
<< Fa freddo Cristian, non sarebbe meglio rientrare a casa?>> domandò Caterina stringendosi contro il petto del compagno.
<< Scaldati contro di me stellina, restiamo un po’ qui…io e te…soli…>>.
Lei non rispose ma lo baciò profondamente in segno di assenso; d’un tratto qualcosa attirò l’attenzione dei due, qualcosa di impercettibile…un sussurro freddo lungo tutta la schiena…una sensazione che non lasciava presagire nulla di buono; i due ragazzi si alzarono intimoriti poi Cristian con tono deciso prese in mano la situazione.
<< Andiamo a casa Cate, c’è qualcosa che non mi convince>>.
Quello che accadde dopo fu veloce come un battito d’ali: mentre si stavano allontanando con passo svelto una figura nera e indistinta si materializzò alle spalle di Cristian e lo colpì violentemente alla testa facendolo cadere sull’erba umida priva di sensi.
<< Cris, Cris rispondi amore mio come stai?>> urlò Caterina gettandosi al suo fianco.
<< Povero mortale, ringrazia il tuo Dio che stasera ho mangiato a sazietà >> disse la voce sibilante della figura.
L’uomo incappucciato si girò poi verso la ragazza e tendendo una mano per afferrarla aggiunse.
<< E poi non era lui che cercavo, ma te!>>.
A quelle parole Caterina si alzò di scatto e si mise a correre in preda al panico, corse fra gli alberi del parco senza mai girarsi indietro, finché il fiato glielo permise, poi si rifugiò dietro un grosso cespuglio e li aspettò.
*Forse sono riuscita a seminarlo* pensò Caterina con un filo di sollievo, sollievo che subito dopo sparì quando la sua mente tornò al suo ragazzo abbandonato privo di sensi su un prato poco lontano.
<< Mi dispiace averti abbandonato Cris, perdonami se puoi>> disse sottovoce mentre le lacrime cominciavano a rigarle il viso.
All’improvviso una mano si materializzò dal nulla e afferrò la ragazza al collo, qualsiasi parola, qualsiasi grido gli si smorzò in gola mentre la risata diabolica del suo aggressore riecheggiava per tutto il parco.
<< Ah, ah, ah, finalmente ti ho trovata Milena, per venti lunghi anni ho atteso il momento giusto per tornare da te e questo momento finalmente è arrivato…>>.
<< Io non mi chiamo Milena…>> disse la ragazza piangendo <<…io mi chiamo Caterina, che vuoi da me? Ti prego, non farmi del male>>.
<< E’ naturale che tu non ricordi il tuo nome divino, perché sei ancora rinchiusa in queste spoglie mortali, ma non temere mi adorata, dopo stanotte…al sorgere della nuova Luna… tutto ti sarà più chiaro >>.
Detto questo, con un rapido gesto, la figura incappucciata, afferrò meglio Caterina: con una mano le teneva strette le braccia dietro la schiena, con l’altra le incurvava un poco di lato la testa lasciando scoperto il collo vellutato.
<< Che, che mi vuoi fare?>> Caterina ormai era nel panico più totale, il suo fidanzato giaceva senza sensi poco più in la, una persona di cui non conosceva nemmeno il viso e il nome l’aveva catturata e le sue intenzioni sembravano tutt’altro che buone.
Lui non rispose, il suo respiro si fece più pesante e una bocca emerse da sotto quel buio cappuccio, la ragazza sentì un dolore acuto provenire dal suo collo, come due grossi aghi che si conficcavano nella sua pelle; poi i suoi sensi cominciarono a scemare via: i suoni si fecero più fiochi fino a diventare impercettibili, il dolore era ormai un ricordo, non si accorse nemmeno di essere caduta per terra: non sentiva più niente; per ultima anche la vista cominciò ad annebbiarsi, l’ultima cosa che la ragazza vide furono due grandi occhi compiaciuti color sangue che la scrutavano immersi nell’oscurità, in quella stessa oscurità in cui anche lei stava precipitando.
Le nuvole che prima si erano addensate ora coprivano completamente il cielo e grossi goccioloni iniziarono a cadere copiosamente; rivoli d’acqua iniziarono a scendere anche sul viso di Cristian che di scatto si riprese: la testa gli doleva tremendamente e i pensieri erano confusi, chi era stato a colpirlo alle spalle e che voleva da lui? Ma poi un pensiero terribile gli attraversò la mente con lo stesso effetto devastante di un fulmine in mezzo ad una tempesta.
<< Caterina…>> disse con un filo di voce mentre si lanciava come un matto alla sua ricerca.
Non sapeva per quanto tempo era rimasto svenuto, ma una bruttissima sensazione gli attagliava il cuore; era ormai passata una mezzora da quando si era messo a cercarla: le gambe e la testa gli dolevano tremendamente, il completo che si era messo per l’occasione era bagnato fradicio e sporco di fango ma questo non gli interessava, ora il suo unico desiderio era ritrovare la sua amata mentre quella terribile sensazione si faceva sempre più largo nella sua anima; poi infine la trovò riversa a terra sotto un albero: morta.
Cristian non riusciva a crederci: Caterina era stesa in posizione innaturale, i lunghi capelli mori incrostati di fango scomposti sulla distesa d’erba, nei suoi occhi verdi il ragazzo vide l’espressione di terrore dei suoi ultimi momenti di vita, la sua pelle dorata era diventata di un bianco pallido e sul collo vi erano i segni di un morso profondo da cui era sgorgata la linfa della vita.
<< Cate…che ti hanno fatto…mi dispiace…mi dispiace non esserti stato vicino quando più hai avuto bisogno di me >> dal volto del ragazzo le lacrime copiose si mescolavano con la pioggia, poche ore prima si erano dichiarati il loro amore e tutti quei progetti che avevano fatto per scherzo nei mesi che erano passati stavano per prendere forma concreta; ora però tutto era finito: non ci sarebbe stato nessun matrimonio, niente di ciò che avevano progettato si sarebbe mai avverato…per Cristian questo era troppo, si accasciò sul cadavere del suo amore e perse di nuovo conoscenza.

Erano passati alcuni giorni da quel tragico fatto, la polizia aveva fatto tutti i suoi accertamenti e Cristian era stato scagionato; quella domenica pomeriggio si sarebbero tenuti i funerali di Caterina nella chiesa del paese natio della ragazza: Vergato.
Cristian era seduto sulla poltrona di casa sua con la testa china tra le gambe, portava lo stesso completo di quella maledetta serata, il suo viso, una volta sereno e abbronzato, era pallido e stanco, i suoi occhi marroni, così vivi e pieni di serenità, erano spenti e vacui; nella sua mente continuavano a scorrere le immagini di ciò che era successo, incolpava se stesso di non essere riuscito a salvare la sua ragazza.
<< Se solo non fossi svenuto a quest’ora Caterina sarebbe ancora viva >> continuava a ripetersi sempre più in preda alla pazzia.
Il suono del campanello di casa riportò il ragazzo alla realtà, si avviò con passo lento alla porta e con tono spento chiese chi era.
<< Sono Francesco Cris, mi apriresti? >>.
Non ci fu risposta, solo il suono del chiavistello che scattava e il cigolio della porta che si apriva; Francesco entrò e rivolgendo uno sguardo di comprensione all’amico gli diede un’affettuosa botta sulla spalla, del resto era il suo migliore amico e nessuno più di lui conosceva la storia di Cristian e Caterina, era, infatti, presente la sera che i due si erano visti la prima volta ed era stato sempre lui a convincerlo a correre dietro a quella ragazza con le treccine, aveva partecipato a molti momenti gioiosi della coppia ed era sempre stato li, pronto a dare una mano, quando uno dei due aveva bisogno.
Francesco aveva vent’anni proprio come Cristian e, come l’amico, aveva lunghi capelli mori tenuti in ordine con una fascia, il fisico atletico di uno che frequenta spesso la palestra, molti dei loro amici dicevano che Cristian e Francesco sembravano fratelli, in effetti l’unica cosa che li differiva di molto erano gli occhi: al contrario di Cristian, Francesco aveva gli occhi blu profondo.
<< Vuoi qualcosa da bere?>> chiese Cristian sempre con tono piatto.
<< No Cris, grazie, ero venuto semplicemente per vedere come stavi…>>.
<< Come credi che stia?>> la voce di Cristian era diventata collerica << la mia ragazza, anzi la mia futura moglie è stata ammazzata e io l’ho trovata morta su un prato, fra due ore andrò al suo funerale e vedrò i suoi genitori, con che faccia mi presenterò a loro? Cosa potrò dirgli? Che ero svenuto mentre loro figlia veniva brutalmente massacrata? Come cazzo pensi che stia?!?>>.
<< Ascolta Cris, so che è un momento orribile per te e che di sicuro non posso capire il tuo stato d’animo, però non puoi fartene una colpa, non potevi farci niente e non voglio che continui a logorati la vita per sempre per una colpa che non hai >>.
<< Senti Cesco, se non ti dispiace dovrei finire di prepararmi, quindi se mi vuoi scusare…>>.
Così dicendo Cristian si avvicinò alla porta e la aprì, dopo che Francesco era uscito il ragazzo fece per richiudere ma l’amico fu più lesto e lo bloccò.
<< Ascolta…>> disse con tono amichevole <<…non so che intenzioni tu abbia però sappi che per qualsiasi cosa conta pure su di me! >>.
Detto questo si allontanò lasciando Cristian di nuovo solo coi suoi pensieri, ma un sussurro gli usci dalle labbra impercettibile.
<< Grazie Cesco…>>.

Il cielo era ancora carico di nuvole che minacciavano pioggia quasi volesse ricordare anche lui la tragedia di qualche giorno prima; davanti alla chiesa del piccolo paesino si erano ammassate tantissime persone, uno sciame brulicante di sagome vestite di nero raccolte tutte attorno a due persone di mezza età: i genitori di Caterina.
Cristian si fece strada tra quelle persone che nemmeno conosceva e arrivò davanti a Giancarlo e a Veronica Lanzarini, le uniche persone con cui voleva parlare.
<< Salve Giancarlo, salve Veronica…>> cominciò il ragazzo titubante <<…volevo solo dirvi che…>>.
Ma quel discorso fu bruscamente interrotto da padre di Caterina.
<< Non devi scusarti Cris, sappiamo benissimo che tu non centri niente e che non potevi farci nulla perciò non addossarti colpe che non hai >>.
<< Sappiamo quanto bene volevi a nostra figlia…>> continuò Veronica << …e sappiamo inoltre che volevi chiederle di sposarti…>>.
<< Ma come facevate a saperlo?>> domandò il ragazzo sbalordito.
<< Siamo più vecchi di te e ci siamo già passati…>> sorrise malinconicamente Giancarlo.
<< …ma il punto è che la vita va avanti Cristian e sono sicura che Caterina non avrebbe voluto che tu rimanessi a rimpiangerla per tutta la vita ma che continuassi a vivere anche per lei>>.
<< Lo so avete ragione…>> rispose Cristian a testa bassa <<…però sappiate che non mi darò pace finché non avrò trovato il suo assassino>>.
Pochi minuti dopo quel breve dialogo ebbe inizio il funerale, dentro la chiesa regnava un silenzio irreale interrotto solo dalle preghiere del prete e dal singhiozzare dei famigliari, fuori intanto la pioggia si era messa a cadere lenta; dopo che il prete ebbe finito la cerimonia tutti, a turno, si recarono vicino alla bara di Caterina per darle un ultimo saluto.
Quando Cristian passò vicino alla bara, lasciata aperta sotto disposizione dei genitori, il suo cuore ebbe un sussulto, sapeva che la sua fidanzata non c’era più però in quel momento sembrava che dormisse: era stata tutta lavata e anche le ferite sul collo era due semplici forellini, i capelli profumavano di vaniglia, il suo schampo preferito e al dito portava ancora l’anello d’oro bianco che quella fatidica sera le aveva regalato.
Il ragazzo le passò una mano nei capelli, le sfiorò le labbra e infine, mentre il pianto lo raggiunse strinse la sua mano con quella di Caterina, un ultima volta, quasi a testimoniare che lei sarebbe sempre rimasta nel suo cuore e su quell’anello si vincolò a una promessa.
<< Te lo prometto amore mio…>> disse sottovoce Cristian per non farsi sentire da altri e con la voce ancora rotta dal pianto <<…ti prometto che troverò chi ti ha ridotta così e gliela farò pagare, non avrò pace finché la mia vendetta non sarà compiuta >>.

 
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