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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: God Child
Titolo Fanfic: L`ULTIMO ATTO DI UNA TRAGEDIA D`AMORE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: sori-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 31/08/2004 19:27:03

cain decide di raggiungere la persona amata anche nella morte...
 
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- Capitolo 1° -

L’ULTIMO ATTO DI UNA TRAGEDIA D’AMORE

Sei freddo…
Freddo come la pioggia che senza pietà mi sta sferzando il viso,freddo come la nuda terra su cui giaci immobile,freddo come la morsa che crudelmente mi sta straziando il cuore.Una mia mano si attarda ad accarezzare i fini lineamenti del tuo viso che tante volte ho visto ma che solo ora ho imparato ad amare.Il mio viso è bagnato di pioggia e di lacrime:sto piangendo,non vedi? Perché non sei qui a fermare le mie lacrime come hai sempre fatto in tutti questi anni? Chino la testa sul tuo petto e stringo i pugni con tanta forza che le nocche mi diventano bianche,tanta è la sofferenza che provo e che sto tentando inutilmente di reprimere. Dov’è il tuo calore che tanto sapeva confortarmi quando ero triste?
Sei cattivo Riff….perché non mi rispondi?
Un fulmine d’improvviso squarcia il cielo,illuminando per un momento a giorno questo luogo di dolore,traendomi fuori per un istante da questo muto dialogo;mi rannicchio ancora di più sul tuo corpo,in cerca di una sicurezza,di una protezione;una parte di me è ancora aggrappata all’esile convinzione che tutto questo sia solo un orribile incubo,che tu possa svegliarti da un momento all’altro ed accogliermi con uno di quei caldi sorrisi che tanto amavo. Ma la realtà mi appare nella sua nuda crudeltà:per quanto sforzi io faccia per scuoterti e chiamarti,tu continui a rimanere immobile nell’abbraccio della morte.
La maledizione di mio padre ha avuto il suo corso:io morirò solo e disprezzato da tutti perché porto il nome di colui che per primo uccise un suo consanguineo,Cain il peccatore.
Ma su una cosa si sbagliava: in realtà,io non ho mai provato amore per Chouzette o Emelaine,ma solo un vago sentimento di affetto;provavo pena per il loro destino di solitudine imposto da una nascita nobiliare non voluta,esse erano come me,perseguitate da qualcosa di troppo gravoso per le loro giovani spalle. La mia mente e il mio corpo potevano anche appartenere a donne della mia stessa famiglia,ma il mio cuore no.
Il mio cuore è sempre stato tuo,Riff.
Tu sei stato il primo ad accorgersi veramente di me,a vedermi con gli occhi di un essere umano;ero solo,il mio cuore urlava dal dolore per essere invisibile agli altri,con tutte le mie forze mentivo a me stesso di avere un padre che mi amava…agli occhi del quale invece ero solamente il responsabile della pazzia della sua donna,mia madre,mia zia. Sua sorella Augusta.
E poi avevi fatto la tua comparsa:avevi saputo conquistarmi poco a poco,standomi semplicemente vicino con la tua infaticabile presenza,curando non solo le ferite del mio corpo,ma anche quelle del mio cuore con i tuoi caldi sorrisi e i preziosi abbracci in cui mi rifugiavo quando qualcosa non andava.Quando poi cercai di assassinare mio padre,colui che mi aveva dato la vita,non mi giudicasti,ma mi tendesti la mano e mi lasciasti sfogare il mio dolore senza chiedermi nulla,giurandomi poi eterna fedeltà.
Ma non hai rispettato quella promessa,hai preferito sacrificarti per la mia vita,prendendoti in corpo quella pallottola fatale a me destinata.Unica traccia resta ora una piccola macchia rossastra che via via sta svanendo,dilavata dalla pioggia;anche di te resterà così poco Riff,una volta che il tuo corpo si sarà corrotto,anche il tuo ricordo sbiadirà in fretta in una giornata di pioggia come questa?
Non sarò io a perpetrarlo mi dispiace,ho deciso di raggiungerti,non voglio darla vinta ai fantasmi del rimorso che già mi girano attorno come avvoltoi sulla preda morente;so che il tuo sacrificio in questo modo sarà stato vano e imploro il tuo perdono:ma capiscimi,che senso avrebbe per me vivere se tu non sei più al mio fianco?Il mio maniero,già grande prima,ora mi appare come un’immenso labirinto di stanze buie.
Non biasimarmi Riff,questa non è vita,ma il preludio di un inferno di sofferenza ed orrore,di demoni pronti a fare scempio delle mie carni,di torture senza fine.
Impazzirei a continuare a vivere così;vorresti davvero questo per me?
Tu che ti sei sempre battuto per assicurarmi il meglio? No,saresti d’accordo con la mia scelta:hai sempre fatto tanto per me,gravandoti di responsabilità non tue che i miei parenti si divertivano ad addossarti nel tentativo di screditarti.Quello che rimpiango è di non averti mai ringraziato quando ne avevo il tempo,ma lo farò quando ti ritroverò in questa vita sicuramente migliore:finalmente solo io e te.
Non so come riesco a sollevarti di un poco,sebbene il tuo corpo si sia fatto ancora più pesante per via della pioggia:è la prima volta che sono io ad abbracciarti Riff,e ciò produce in me una stranissima sensazione,come se solo ora il nostro rapporto si fosse consolidato in quello che lega due amici e non più quello che subordina un maggiordomo ad un padrone. Se l’avessi fatto più spesso in passato…forse ora le cose sarebbero diverse e io non mi ritroverei a piangere sul tuo corpo che via via si fa sempre più rigido e gelido.I sotterranei della casa non sono lontani,passo dopo passo mi trascino nel fango,ansimando,ma non ti lascerò qui solo,voglio che riposi in quella casa che hai servito con fedeltà per tanto tempo.Ti devo almeno questo,anche se so che è ben poco.
Il mio corpo non è muscoloso,la fatica ben presto comincia a farsi sentire,quelle che poco fa mi apparivano poche miglia ora sembrano essere diventate una moltitudine infinita di chilometri:tuttavia,mi impongo di continuare,voglio che ci sia tu accanto a me nell’ultimo viaggio della mia anima. La pioggia continua a cadere,inesorabile,insinuandosi con le sue gelide dita fin dentro le mie ossa,offuscandomi la vita,quasi soffocandomi la gola.
La mia volontà è l’ultimo baluardo che mi sorregge e mi evita di crollare. Finalmente,dopo quello che a me è sembrata un’eternità,a fatica riesco ad aprire la porta del sotterraneo,l’ultima nostra dimora terrena. Dopo essermi chiuso la porta alle spalle,ti depongo con delicatezza a terra e mi inginocchio a mia volta accanto a te,in quest’ultima veglia,prima che io beva l’amaro fiele della morte.
Ti abbraccio ancora,nonostante tu sia freddo,voglio sentire il tuo corpo accanto al mio nell’illusione che la tua presenza sia ancora qui con me e non sia già volata via verso mete dorate dove non esistono né il dolore né la sofferenza. Perché l’hai fatto Riff? Sarebbe stato meglio se fossi morto io,tanto nessuno mi avrebbe pianto,nessuno avrebbe sentito la mia mancanza;sono sempre stato un peso per tutti,dovunque andassi la falce della morte calava inesorabile su vittime innocenti;te invece hai lasciato orfano me,orfano dell’unica persona che mi avesse voluto un po’ di bene. Ti consideravo speciale Riff,per i tuoi modi puri,per la tua sensibilità:forse questa è la punizione di Dio come essere peccaminoso,dove non è arrivato mio padre è arrivato Lui. Forse perché il mio amore si è rivolto a te? Non dovevi essere te a pagare,io,io soltanto sono il colpevole. Sono così stanco Riff,stanco di dovermi nascondere,di vivere una vita non voluta,semplicemente di essere al mondo.
Se tu non fossi mai nato! Improvviso come un fulmine,mi torna in mente il grido rabbioso della mia matrigna,pochi istanti prima di essere uccisa.Già…se io non fossi mai nato,la falce della morte che brandisco ormai da quasi diciotto anni non ti avrebbe strappato alla vita tanto repentinamente. Perché sei venuto a cercarmi Riff? Ho sempre amato questa tua particolare capacità,non te l’ho mai detto,ma ogni volta che scappavo dalla tua vista,anelavo affinché tu mi ritrovassi,per poter passare qualche momento in solitudine con te,lontano dalla presenza di mio padre,lontano dalle soffocanti convenzioni nobiliari,ma mai come ora mi ritrovo ad odiarla con tutto me stesso.Sarei dovuto morire per mano di mio fratello,com’era scritto nel mio destino,e ogni sofferenza sarebbe cessata.
Dimmi Riff,avresti pianto per me?
Mi chino su di te ancora una volta,lottando perché le lacrime che tanto mi bruciano negli occhi non sgorghino di nuovo,ma ogni mia volontà cade non appena percepisco la debole traccia del tuo profumo,quel profumo che mi accompagnato negli anni,tanto lieve,eppure così rassicurante. Calde lacrime scivolano sulle mie guance,mentre i singhiozzi mi scuotono il petto.
Sai che sono stato orgoglioso di te?Non potevo manifestarlo apertamente,intrappolato com’ero nella fitta rete delle apparenze che sanno ancora reggere i rapporti tra le casate nobiliari,ma in cuor mio desideravo mostrarti a coloro che potevano dirsi miei fratelli di destino,per dar loro una speranza,la speranza che presto sarebbe arrivato il giorno in cui chi,come te,sarebbe giunto a liberarli dalle tenebre.Chiamami egoista,ma voglio che il mio salvatore sia ancora una volta al mio fianco.
Non sono nulla senza te,Riff;ricordi cosa ti dissi una volta? Tu sei importante come l’aria,e senza l’aria,si sa,non si può vivere. Lascia che io possa tornare a respirare,e così,a vivere.
Lentamente,mi alzò in piedi,abbandonando per un attimo,la tua sicura protezione. E’ giunto il tempo che il mio fato si compia.
Guarda bene Riff,questo è l’ultimo atto di una tragedia d’amore.
Scosto il pesante drappo sanguigno che gelosamente custodisce uno dei miei tesori più segreti,la mia collezione di veleni,vanto e sventura allo stesso tempo.
Potranno essermi utili nella morte dissi in un tempo che ora mi appare così lontano:ed ora quel momento è arrivato.Scorro con gli occhi le file di ampolle ordinatamente riposte sugli scaffali di legno,indugiando di tanto in tanto,scavando nelle mie conoscenze alla ricerca di quello a me più adatto.
Infine,i miei occhi si posano su una piccola ampolla recante un liquido denso color dello smeraldo:l’emerald forest,lo stesso veleno con cui si diede la morte Chouzette.
Il suo colore strega gli occhi,il suo segreto ferma all’istante il cuore.
Apro quasi con religiosità l’ampolla,attento a non versarne nemmeno una goccia,nonostante la dose sia sufficiente per uccidere più di una persona.Mi sembra quasi di star vivendo la tragedia dei due innamorati veronesi tanto cantati da Shakespeare: osteggiati da un destino crudele,trovano nella morte l’unica via per stare assieme;
Ma tu non dormi,la morte ti ha già fatto sua,sebbene la tua pura bellezza sia ancora intatta:forse un pietoso regalo per colui che deve ancora morire.Non tarderò,sto per raggiungerti anch’io.
Dove sei ora Riff?
Potrò ricongiungermi a te,oppure dovrò vagare all’infinito nei meandri bui di un’eternità dannata,io che sono il frutto di un antico peccato?Potrò mai essere libero da queste pesanti catene che avviluppano le mie membra?
E’ tempo di andare:un ultimo bacio d’addio sulle tue labbra fredde,muta testimonianza del profondo affetto che nutro per te.
Appoggio le labbra all’ampolla,lasciando che il suo mortale contenuto si riversi lento nella mia gola,e da lì in tutto il mio corpo.Chiudo gli occhi,e stringo con forza la tua mano:non ho paura,fino all’ultimo ti ho avuto accanto e questo mi basta.
Improvviso,uno spasmo violento mi scuote le membra,trapassandomi da parte a parte come una scarica elettrica;il respiro mi si strozza in gola,lotto invano alla ricerca d’aria.
La mia mente ha però ancora la forza di formare un’ultimo pensiero lucido:il tuo dolce sorriso che fedelmente mi ha accompagnato nel corso di questa mia breve vita.
L’ampolla mi cade dalle mani,frantumandosi al suolo in mille cristalli luccicanti.
Come la mia vita.
Socchiudo gli occhi:la mia vista ha lasciato il posto come ad una cortina fumosa di nebbia londinese,città di decadenza e di piaceri.Il mio respiro muore in gola,i battiti del mio cuore si fanno mano a mano più fievoli.
Riff?
Un dolce sorriso mi si disegna sulle labbra.
Ciao Riff.


 
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