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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: SPIRITO DI SACRIFICO
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: shayka galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 16/08/2004 10:44:01

se il male fà parte di te, mai e poi mai potrai liberartene...
 
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- Capitolo 1° -

Era coricata al fianco della madre, nel grande letto della stanza dei suoi genitori. Davanti a lei si scagliava la robusta e scura sagoma del grande armadio appoggiato al muro. La luce del pomeriggio entrava attraverso le bianche tende, illuminando l’intera stanza.
Cercava di nascondersi, di non vederla. Ma era impossibile. Era ovunque. Dentro, e fuori della sua testa. Era un’altra lei, il suo riflesso opposto, che continuava a darle la caccia, non la mollava mai. “Sei cattiva!” le diceva “Sei cattiva!”. E lei in cuor suo sapeva che ciò che quella bambina stava dicendo era falso, però ci credeva. E questo la faceva sentire male. Ma perché era così cattiva con lei, perché la torturava sempre? Perché non se ne andava? Non voleva più vederla! “Vattene!" le disse. E quella, dopo aver detto altre cattiverie, se ne andò. Le parve che fu l’ultima volta che la vide. Ma da quel giorno gli incubi continuarono a non lasciarla dormire. Immaginava un demonio che veniva e la prendeva. Sempre lo stesso, identico, sogno.
Anche da grande gli incubi continuarono a torturarla, ma della bambina ormai non ricordava più niente. L’orma che quelle visioni le lasciarono nell’interiorità, si mostrava soprattutto nel suo carattere. Era indecisa, timida, nervosa… e perché no, anche lunatica. Aveva paura di fidarsi degli altri, perché magari erano persone malvagie. Aveva paura di offendere e di sembrare maleducata. Era, insomma, quel che si è soliti chiamare un’associale. Ma la verità era che aveva paura di se stessa. Aveva paura di cadere nel peccato, di divenire malvagia. Nonostante non si ricordasse più la bimba, le sue parole continuavano a girarle per la testa.
Ma il vero problema per lei erano i ragazzi. Ormai era grande, laureata, la sua carriera andava a gonfie vele, ma in amore aveva ancora zero. Non trovava mai un ragazzo che le andasse bene, riusciva a criticarli nei modi più assurdi, e i poveretti che le andavano dietro gettavano ben presto la spugna, capendo che con lei poteva nascere solo una bella amicizia. Nei suoi sogni poi i ragazzi si trasformavano in brutti demoni appena si avvicinavano a lei. Oppure sognava che il suo bambino sarebbe diventato malvagio, cattivo. E così incominciò a pensare che sarebbe stato meglio per tutti che lei rimanesse da sola.
Durante un’uscita con i colleghi le fu presentato un ragazzo. Era alto, capelli neri e occhi verdi, attirava molto gli sguardi delle donne, ma onestamente a lei non parve un gran che, e dopo averlo salutato non gli rivolse nemmeno più la parola. La notte, stranamente, lo sognò. Al contrario di tutti gli altri ragazzi che aveva sognato, le appariva come un angelo che porta luce nella notte. La volta dopo che s’incontrarono, rimase tutta la sera insieme con lui, e così riuscì a conoscerlo meglio. Era il più bravo ragazzo che mai avesse conosciuto. Allegro, gentile, modesto, simpatico, responsabile… e sì, dai, non era poi nemmeno così male.
Ormai si vedevano molto spesso, e i sentimenti verso di lui si erano assai approfonditi. Purtroppo però, ironia della sorte, ogni volta, in sua presenza, lei faceva una gaf megagalattica, degna di essere posta nel libro dei primati.
Ma che mi succede? Non faceva altro che chiedersi. Si era auto-convinta di essere una stupida, di non riuscir a fare altro che guai, e lentamente incominciava a rinunciare a lui. Anche perché per lei era assolutamente impensabile che una creatura così perfetta si potesse interessare minimamente di lei. Gli era amica, molto amica, e questo le bastava.
Non riuscì mai a spiegarsi il perché, ma fu proprio in questo periodo che le ritornò alla mente la bambina, e tutte le malvagità che diceva. E il pensiero di essere cattiva, e di far male alle persone, ritornò a farsi luce nella sua mente. E allora cominciò a stare lontana il più possibile da lui. Lo evitava in tutti i modi. Non lo salutava; se sapeva che ad una festa prendeva parte anche lui, non ci andava; se lo incontrava per strada, faceva finta di non conoscerlo e cambiava subito via; una volta, a sua insaputa, lui prese parte ad una festa dove lei era stata invitata. Quando, entrata nella sala, lo vide, salutò in gran fretta l’amica con cui era venuta, e tirando fuori la scusa di sentirsi male, se ne ritornò a casa.
Aveva appena chiuso la porta dell’appartamento, che qualcuno bussò. Gettò il cappotto su una sedia, e andò ad aprire. Dopo essere rimasta cinque secondi a guardarlo con occhi sbalorditi e sognanti, gli chiuse letteralmente la porta in faccia. Ma perché era venuto?! Che cosa voleva da lei?! Chiuse la porta a chiave in modo che non potesse entrare, e poi andò a coricarsi, bagnando il cuscino con le lacrime. Ma perché la obbligava a comportarsi così?! Possibile che non avesse ancora capito che non voleva vederlo?!
Un’ora dopo qualcuno aprì la porta, e poi la richiuse. Si alzò immediatamente per andare incontro all’amica che abitava insieme con lei, e scusarsi per il suo comportamento. Si bloccò sulla soglia della stanza da letto, vedendolo avanzare verso di lei.
“Carmen mi ha dato le chiavi, gliel’ho chiesto io.” Disse, mostrandole le chiavi di casa. Non l’aveva mai visto così serio, così preoccupato. Si sedette nel divano, e invitò lei a fare altrettanto. Rimasero in silenzio a lungo, fin quando lui le chiese come stava, come andava il lavoro, e altre domande che di solito si fanno ad una persona che non si vede da parecchio tempo. Poi arrivò la domanda fatidica, quella che lei aspettava e temeva. “Cosa c’è? Cosa ti ho fatto? Perché ti comporti così? Dove ho sbagliato?!” Chiese lui, con un sol fiato.
All’inizio si ridusse a dirgli che era meglio che non si vedessero più, ma poiché lui non ne voleva assolutamente sapere di ciò, e continuava a tempestarla di perché, con le lacrime agli occhi gli disse la verità. Tutta quanta, dal principio, alla fine…
Quella sera stessa si misero assieme. Lui era riuscito a convincerla a non dare ascolto a quei pensieri, che erano tutte frottole, e lei alla fine gli diede retta. Ormai era impossibile vederli lontani. Erano sempre insieme, ed erano quella che si può definire “la coppia più bella del mondo”. Dopo due anni di fidanzamento, fissarono la data del matrimonio. Si sarebbero sposati in chiesa, l’otto dicembre, il giorno dell’assunzione in cielo della Vergine Maria.
Quel giorno lui le aveva fatto vedere il suo regalo di matrimonio, anche se in anticipo. Diceva di esserne troppo fiero, e non ce l’avrebbe più fatta a tenerglielo nascosto. La portò in campagna, in una bellissima zona verdeggiante, piena di alberi secolari. Fu grande il suo stupore quando lui fermò la macchina di fronte ad un piccola, graziosa villa, con un meraviglioso parco intorno ricco di giardini fioriti. “Questo è il mio regalo.” Le disse “La casa dove vivremo”. Era riuscito a realizzare ogni suo sogno. Quel momento fu uno dei più felici della sua vita, nel quale fu più che certa che lui non era un uomo, ma un vero e proprio angelo disceso in terra.
Era tardi quando ripresero la strada verso casa. I loro volti erano ancora sorridenti, e in macchina non facevano che parlare del futuro.
L’unica cosa che ricordò poi fu un grande botto, urla, e il suo risveglio incastrata nella macchina capovolta, tutta dolorante e con il viso coperto di sangue. Si era voltata immediatamente per vedere come lui stava, e lo aveva visto con la testa incrinata in avanti, senza nemmeno un graffio o una goccia di sangue che potesse far intendere che stava male. Convinta che fosse svenuto, lo aveva scosso più volte, senza alcun risultato. Alla fine, tremando, gli toccò il cuore che più non batteva. Gli alzò il viso, e lo vide sorridente, sereno, come se tutto ciò che appariva a lei, non fosse vero per lui.
Fu seppellito due giorni dopo, perché dovevano accertarsi dei motivi della sua morte.
La polizia le disse poi che si erano scontrati con un’altra macchina, con cinque giovani a bordo, che correvano come pazzi a fari spenti in quella strada priva di luci, per andare in discoteca. Tre erano morti sul corpo, uno era in prognosi riservata, e l’altro sarebbe rimasto paralizzato per il resto della sua vita.
E’ inutile dire che quell’episodio segnò definitivamente la sua vita. Convinta di fare del male alle persone, specie a quelle che più le stavano al cuore, divenne una monaca di clausura. All’inizio il dolore di averlo perduto e soprattutto quello di essere stata lei la causa della sua morte, fu grande, e nella sua cella non faceva altro che piangerlo. Una notte però lo sognò felice, in Paradiso, fra gli angeli. E da quel giorno sentì sempre la sua presenza protettrice al suo fianco. Era proprio vero allora, lui era un angelo, il suo angelo custode.
Invasa dal coraggio e da una voglia di aiutare il prossimo, pregava Iddio affinché il Male si allontanasse dal mondo, e tutti potessero vivere serenamente la loro vita sulla Terra.




 
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