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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Saiyuki
Titolo Fanfic: GAIDEN
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: xiyouji galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 15/08/2004 22:40:29

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CAPITOLO 2
- Capitolo 1° -

Ciao a tutti... che dire? Leggete e soprattutto commentate! Altrimenti non aggiorniamo... :P

CAPITOLO 2
I due generali erano appena arrivati al solito giardino dei ciliegi. Per tutta la strada, non avevano fatto altro che scherzare, come al solito. Maya amava la compagnia dell’amico proprio per quel motivo: per quanto Gojuin non ne pensasse per niente bene, Kenren era una persona meravigliosa e con pochi altri riusciva a sentirsi tanto a suo agio. In più con lui era impossibile non divertirsi. E questa era una cosa non da poco, trattandosi di un abitante del mondo celeste! Fu per questo che, quando lui le fece questa domanda, Maya si ritrovò presa completamente alla sprovvista.
“Uffa… quando mi avevi detto che con me si parla bene, credevo che dicessi sul serio…” aveva sbottato lui all’improvviso.
“Ma che cosa dici? Certo che ero seria!” aveva protestato lei, “Kenren, sei già ubriaco prima di cominciare?”
“Avanti, a chi la vuoi raccontare? È da quando è finita quella perdita di tempo della valutazione che aspetto che tu mi racconti che cos’hai…” continuò il generale, ignorando la sua risposta.
“Che cosa vuoi che abbia? Sono stanca, sono annoiata e ho voglia di un po’ di sakè…” replicò Maya, “… il solito, insomma… tutto sommato ci sono state giornate peggiori!”
“Però?” la incalzò lui.
“Però… chi ti dice che ci sia un però?” domandò lei, leggermente sulla difensiva. Non voleva allarmarlo, soprattutto perché, se Kenren avesse saputo dei suoi timori, sarebbe finito dritto a spifferare tutto a Tenpou. E quella era l’ultima cosa che Maya desiderava, visto che poi avrebbe dovuto fornire molte altre spiegazioni.
“Avanti… ti conosco troppo bene! Che cosa c’è che non va?” continuò l’altro, ignorando l’innocenza calcolata con la quale la donna lo stava fissando. Accidenti a lui e al suo sesto senso! Talvolta avrebbe davvero preferito che Kenren fosse esattamente quello che sembrava in apparenza: uno sbruffone con la testa persa in pensieri inutili. Invece era tutto il contrario!
Maya stava già preparandosi ad eludere alla meglio le attenzioni del giovane dio, quando giunse un’inaspettata e semplice via di fuga. Kazue. Camminava al fianco di un bambino, avvicinandosi con un portamento aggraziato e composto e un sorriso radioso. Tutti attributi che la distinguevano immancabilmente da Maya. In effetti, pur essendo amiche fin dall’infanzia, le due donne non potevano essere più diverse: Maya sembrava nata per essere una guerriera, eretta, fiera e indomabile, con una grazia tutta propria e letale; un’andatura priva di incertezze e uno sguardo indagatore. Ad una prima impressione sarebbe saltata agli occhi la sua somiglianza con un felino predatore, pur avendo dei tratti fini ed aggraziati.
Kazue era in apparenza la quintessenza della grazia tradizionale e dell’autocontrollo. Nulla sembrava scalfire quel suo sorriso e quel suo sguardo imperturbabili. Se Maya poteva essere paragonata ad un felino, Kazue non poteva essere altro che un rapace: un falco, libero da ogni costrizione e al quale nulla sfugge.
“Maya!” salutò la donna. Aveva un modo strano di sorridere: non mostrava mai i denti. Eppure, quello che in qualsiasi altra persona sarebbe parso come un sorriso forzato o poco spontaneo, faceva tutt’altra impressione su quella giovane.
“Kazue! Non mi aspettavo di vederti!” disse allegramente l’altra, andandole incontro e spostando la sua curiosità sul giovanissimo accompagnatore dell’amica. Dietro di lei, Kenren la seguì.
“Fratellino Ken!” esclamò il bambino, correndo verso l’uomo, afferrandogli un lembo della divisa.
“Goku! Che ci fai qui?” domandò sorpreso il giovane generale, scompigliando la folta capigliatura del piccolo in un gesto scherzoso. Il bambino si voltò in direzione delle due donne, che erano rimaste in silenzio a contemplare la scena.
“Mi ha portato Kazue! Ha detto che mi voleva far conoscere un’amica!” spiegò il bimbetto.
“Ah! È così che si dice adesso, vero piccolo? Circondato da donne bellissime… e non avere neanche la possibilità di apprezzarle come si conviene!” constatò il moro, le cui labbra si erano piegate in un sorriso che non lasciava alcun dubbio su dove volesse andare a parare.
“Generale Kenren… le sembra questo il modo di parlare ad un bambino così piccolo?” lo rimproverò Kazue, rivolgendosi al giovane dio con il “lei”, cosa che accadeva non di rado con lui per sottolineare la sua assoluta disapprovazione. Dal canto proprio, Maya era fin troppo avvezza a quel genere di comportamento per risentirsene o per apparire scandalizzata, quindi continuò a sorridere.
“Aah! Kazue! Smettila di darmi del lei! Mi fai sentire vecchio!” protestò vivamente l’altro, “E poi, che male c’è! Ho detto solo la verità e tu dovresti sentirti lusingata dalle mie parole!”.
Lo sguardo della donna non cambiò, “Non puoi immaginare quanto!”.
“Del resto è vero anche che, ormai, non sei più un ragazzino, caro Ken!” lo pizzicò Maya, ridendo.
“Cos… che cavolo dici?” protestò quello, punto nel vivo, “Io sono giovane! Giovanissimo! Sono nel fiore degli anni, nel pieno delle forze! E sono pronto a dimostrarlo a tutte e due, se volete…”
A quel punto Goku, stanco di sentirsi ignorato, richiamò l’attenzione su di sé: “Ehi Kazue… è questa l’amica di cui mi parlavi?”.
“Sì, Goku. Lei è la mia amica Maya. Quanto a questo depravato, mi pare che tu lo conosca già, quindi non ho bisogno di presentartelo!”.
“Ehi, carina! Vacci piano con le parole! Inoltre, vorrei ricordarti che, se la smettessi di darti tante arie, potresti anche trovarmi piacevole!” s’intromise Kenren, ammiccando.
“Senza alcun dubbio…” commentò la donna.
Intanto, Maya e Goku avevano deciso di lasciare i due litiganti ai loro motteggi.
“Allora, piccolo! Come mai sei qui? Non ti ho mai visto prima!”.
“Beh, sono qui da poco tempo.” Affermò il bambino, “Comunque il mio nome è Goku!”.
“Tanto piacere, Goku! Spero che diventeremo amici!”.
“Perché ‘speri’? Non lo siamo già?”.
A quelle parole così inaspettate, Maya intuì all’istante cosa Kazue avesse trovato in quell’esserino, a parte i due grandi occhi dorati. Quel bambino assomigliava fin troppo a Nataku e la donna sapeva cosa il giovane dio della guerra rappresentasse per l’amica.

Non troppo lontano da lì, con la fronte corrugata e lo sguardo perennemente imbronciato, il biondo nipote di Kanzeon Bosatzu passeggiava al fianco del vecchio amico Tenpou.
“Ma dove si sarà andata a cacciare quella stupida scimmia?!” bofonchiò, aumentando l’andatura. Era sempre particolarmente nervoso quando Goku spariva in quel modo.
“Calmati! Rilassati un po’ Konzen, altrimenti il tuo bel faccino finirà per riempirsi di rughe!” lo consigliò l’altro.
“Che fai… adesso ti ci metti anche tu?” lo rimproverò il biondo, voltandosi a guardarlo.
“Lungi da me prendermi gioco di te… il mio era un consiglio da amico! Senza contare che Goku sarà sicuramente qui da qualche parte! Non ti dimenticare che è un bambino… sarà andato in esplorazione!” spiegò Tenpou, con la sua solita calma.
“E’ proprio questo che mi disturba! L’ultima volta che era in ‘esplorazione’ è finito in camera di Nataku!” sbraitò Konzen, “Questa volta, per quanto ne sappiamo, potrebbe anche entrare nella sala delle udienze! Te lo immagini che cosa accadrebbe?”.
“Beh, se fossi in te, smetterei di preoccuparmi…” disse infine il giovane con il camice bianco, guardando dritto davanti a sé, “Se non sbaglio… quelli sono Kenren e Maya… e quel piccoletto dev’essere senz’altro Goku!”.
A poca distanza dai due, erano riuniti entrambi i generali, mentre Goku sembrava fare le feste a qualcuno di non meglio identificabile, che in quel momento stava dando loro le spalle.
“Goku! Goku!” lo richiamò imperiosamente Konzen, attirando l’attenzione dei presenti, sconosciuto compreso.
Il bambino balzò con uno scatto degno del più agile dei primati cui veniva sempre paragonato, mentre la terza persona si alzò da terra e si voltò, rivelando la sua identità.
“Kazue!” esclamò Tenpou, meravigliato. Era da mesi che non la vedeva a corte e non si aspettava affatto di vederla lì, in quel momento.
“Tenpou! Che piacere vederti! Sarei passata a salutarti, ma sono contenta di essere stata preceduta!” fece lei, rassettandosi la veste. “E guarda un po’ chi abbiamo qui… niente meno che l’impegnatissimo Konzen Douji! Quale cataclisma si è verificato per farti uscire dal tuo studio?” proseguì la giovane, spostando i suoi imperturbabili occhi chiari sull’altro uomo. Quest’ultimo rimase per qualche istante senza spiaccicare parola: quella sì che era una sorpresa! L’ultima volta che aveva visto Kazue era stata in occasione di una convocazione ufficiale a palazzo e non si erano scambiati molto più che un saluto di cortesia, nonostante si conoscessero da anni.
La donna non attese la risposta dell’altro e continuò a parlare. “Sembra che questo piccolo birbante sia stato affidato a te… un’altra originale idea di tua zia, immagino.”.
“Originale?? Di pure inopportuna! Non avevo già abbastanza lavoro da fare…! E comunque, io non sono il suo tutore! Sono il suo padrone!” puntualizzò Konzen, mentre continuava a tenere gli occhi fissi sul piccolo Goku, attaccato al fianco di Kazue.
“Padrone hai detto? Stai parlando di un animale o cosa?” domandò la giovane, sollevando il sopracciglio. Non le era mai piaciuto quel lato di Konzen! Inoltre era sempre freddo e costantemente scontento, come se tutto il resto del mondo non avesse di meglio da fare che tormentarlo. Una persona veramente impossibile se ci si soffermava alle apparenze!
“Ah… lasciamo perdere… tanto ho già capito che sei sempre il solito, vecchio reprobo!” tagliò corto la ragazza, non lasciandogli il tempo di ribattere.
“Neanche tu sembri tanto cambiata…” insinuò Konzen, “E poi, chi sarebbe il reprobo?”.
Lei sorrise e questo lasciò ancora una volta il giovane del tutto privo di argomenti.
“Perché non facciamo una camminata tutti insieme?” propose a quel punto Maya. Era una giornata splendida e sarebbe stato un vero peccato sprecarla stando chiusi da qualche parte.
“Ottima idea!” commentò Kenren, mentre Tenpou annuiva in segno di approvazione.
“Sì! Dai! Sarebbe bellissimo!” cominciò a trillare Goku. Quella compagnia così stranamente assortita cominciava a piacergli.
“Non se ne parla nemmeno!” sbottò Konzen, “Tu! Vieni qui, razza di scimmia stupida e piantagrane!”.
A quelle parole, il piccolo si nascose ancora di più dietro Kazue.
“Oh, dai! Konzen, non mi dirai che hai qualcosa di più divertente da fare!” fece Kenren, dandogli una pacca sulla spalla che il biondo non gradì.
“Dai, Konzen! Ti prego! Andiamo con loro a fare una passeggiata!” lo supplicò il bambino.
Il giovane dio scrutò le espressioni dipinte sui volti dei compagni: cinque contro uno. Anche se avesse voluto tornare alle sue mansioni – cosa che non voleva – gli altri avrebbero di certo insistito per portare Goku con loro. Stando così le cose, tanto valeva assecondarli e unirsi a loro.

“Scusa Tenpou, com’è che oggi hai deciso di uscire dalla tua tana?” domandò improvvisamente Kenren. Non avevano fatto che qualche decina di metri, quando il generale era stato come folgorato dall’insolita presenza del suo superiore. In effetti, era piuttosto raro che Tenpou si allontanasse da quella che Kenren aveva definito come “la sua tana” e quando avveniva, era sempre per un motivo ben preciso.
“Non mi dirai che ti sei stufato dei tuoi libri!” lo canzonò, ben sapendo quanto Tenpou tenesse ai suoi preziosi volumi. Ogni volta che entrava nel suo studio sembrava che il loro numero aumentasse. Di quel passo, presto avrebbe dovuto andare lui stesso fuori di casa!
“C’è sempre un motivo valido che giustifichi i miei gesti, caro Kenren!” rispose l’altro generale, con tono retorico.
“Oh, certo… e questo motivo più che valido è lo stesso che ti ha anche CASUALMENTE convinto a tapparti tra quelle quattro mura per tutta la durata dell’esercitazione?” lo prese in giro il giovane dai capelli neri.
“Beh… a me questo sembra un motivo più che valido!” commentò ironicamente Maya, “Anzi, se la prossima volta hai bisogno di una mano…”
“Non ti azzardare a lasciarmi solo come un deficiente, sai! Se dobbiamo soffrire, non voglio essere l’unico!” sbottò Kenren.
Maya gli sorrise con sarcasmo: “Grazie… sapevo che eri un amico…”
“Aah, hai poco da lamentarti visto che il sakè che ci beviamo è sempre il mio!” la rimbeccò l’altro, ricambiando lo stesso sorriso. “A proposito, Ten! Poi avevamo intenzione di bere qualche bicchiere! Che ne dici?”
“Perché no? Tanto offri tu!” rispose l’altro, ammiccando da dietro i suoi occhiali.
“Speravo che avessi perso questa brutta abitudine, Maya…” s’intromise Kazue, guardando l’amica con un certo rimprovero, tale da farla arrossire.
“Ma… non c’è niente di male, ti assicuro!” si giustificò quella, agitando le mani.
“Perché hai questa cattiva opinione del sakè, Kazue?” domandò Tenpou con la sua solita placidità, “È una cosa ottima…aiuta a rilassarsi e a riflettere… basta saperlo prendere con moderazione!”
“Non dargli retta, Kazue! Se non si esagera un po’, che divertimento c’è?” si intromise Kenren, “Anzi, perché non vieni anche tu? Di sakè ce n’è abbastanza per tutti!”
“No, grazie…” declinò la ragazza sorridendo perplessa. Decisamente Kenren non sarebbe mai cambiato…
“Ehy, io ci voglio venire!” esclamò Goku, tirando il giovane generale per il braccio.
“Non dire sciocchezze, stupida scimmia! Non è roba per te!” sbottò immediatamente Konzen, afferrandogli il braccio e allontanandolo da Kenren.
“Ma perché? Ken ha detto che ci si diverte!” protestò il piccolo, cercando di divincolarsi, “Uffa, sei il solito! Con te non si può mai fare niente!”
“Ma perché non lo lasci venire, Konzen? Che male può fargli un gocc…” lo difese il generale, che però ricevette immediatamente un colpo in testa da Maya, che gli camminava accanto: “Ma smettila di dire scemenze! Che cosa gli vuoi mettere in testa?” lo rimproverò quella; poi, rivolta a Goku, con maggiore dolcezza: “Konzen vuole dire che sei un po’ troppo piccolo per berlo, ma questo non significa che non lo potrai fare mai!”
Il bambino rimase un istante a guardarla con gli occhi dorati grandissimi: “E allora lo berremo insieme?”
“Certo! Tutti insieme!” gli sorrise lei, “Devi solo avere un po’ di pazienza! Non far caso a quello che dice questo matto, sono sicura che quella bottiglia che si porta dietro è già mezza vuota… vero Ken?” continuò la ragazza, rivolgendosi con fare sospettoso al suo compagno.
“Ma… Kenren! Non avrai bevuto durante l’esercitazione!” gli domandò allibita Kazue.
“Ehy! Era una cosa penosa!” si difese lui, guardando nervosamente Tenpou, “Dovevo pur fare qualcosa per stare sveglio!”
Tenpou sospirò rassegnato: “Uff… spero solo che nessuno ti abbia visto stavolta… non ho più molti argomenti a disposizione per giustificarti, sai?”
Konzen scosse la testa con il suo solito piglio, mentre Kazue continuava a guardare i generali incredula: sapeva che cosa si diceva di quei tre, ma ugualmente sentire certe cose uscire dalla loro bocca faceva un certo effetto…
“Uhm… mezza vuota, eh? Spero sia rimasto abbastanza sakè anche per noi…” si chiese Tenpou, mentre tutti avevano ripreso la marcia.
“Quante storie! Con tutto che ve lo sto offrendo!” brontolò Kenren, ficcandosi le mani in tasca.
“Comunque su una cosa Ken ha ragione… l’esercitazione è stata veramente pesante…” disse Maya, mentre Goku la ascoltava stringendo contemporaneamente la mano di Kazue.
“Insostenibile…” rincarò il compagno d’esercitazione.
“Soporifera…”
“Non si poteva guardare…”
“Vedo che vi siete annoiati proprio tanto… mi dispiace…” commentò Tenpou con un sorriso compassionevole.
“Ma di che ti scusi, tu?” ribatté Kenren, dandogli una pacca sulle spalle, “Non è mica colpa tua!”
“Sì, Tenpou, noi brontoliamo e ci lamentiamo solo per non addormentarci…” continuò Maya, reprimendo uno sbadiglio.
“Eh, ragazzi, che cosa dobbiamo farci?” sospirò con flemma Tenpou, “Se non se ne accorge chi di dovere… stavo giusto leggendo che… AH!” si interruppe improvvisamente.
“Che c’è, Ten?” gli chiese sorpreso Kenren.
“Accidenti… me ne stavo dimenticando!” disse l’altro, passandosi una mano tra i capelli, “Mi dispiace, ma temo che dovremo rimandare sia la passeggiata che la bevuta! Ken, Maya… ho bisogno che veniate con me…”
“Adesso?” chiese la ragazza, un po’ delusa.
“Ho proprio paura di sì… ci sono delle carte a cui dovete assolutamente dare un’occhiata!” confermò il generale, “In effetti… era proprio per questo che sono uscito oggi, per chiamare voi due! Solo che poi ho incontrato Konzen intento a cercare Goku…”
“Oooh, ma che strazio! Non abbiamo già dato abbastanza per oggi?” protestò Kenren, “È così urgente?” domandò, sperando che l’amico gli lasciasse comunque il tempo per un po’ di sano svago.
“Avanti, Ken! Lo sai che Tenpou non si scomoderebbe mai se non fosse urgente!” gli fece notare Maya.
Il moretto non protestò ulteriormente e, rassegnato, si congedò da Konzen che intanto era rimasto ad osservare la scena senza proferire parola.
“Tzè! Prima ti costringono ad andare con loro, e poi ti piantano in questo modo!” brontolò il biondo, “Tanto valeva che fossi ritornato nel mio studio!”; ma Goku si era già allontanato parecchio trascinando Kazue con lui e il suo burbero tutore non voleva perderlo di vista un’altra volta.
“Beh, sarà meglio che io insegua quella stupida scimmia, prima che faccia altri danni!” bofonchiò.
“Allora noi andiamo!” gli disse Tenpou, di rimando, mentre si allontanava seguito dai suoi due compagni. Konzen li osservò per qualche istante allontanarsi, poi la voce trillante di Goku attirò nuovamente la sua attenzione. Il piccolo sembrava trovarsi molto a suo agio in compagnia di Kazue e pareva che anche la ragazza ricambiasse quella simpatia. Il giovane non poté fare a meno di chiedersi se quel rapporto non avrebbe finito per danneggiare il suo protetto. Considerando quanto Goku si affezionasse facilmente alle persone, quando la giovane donna se ne fosse andata il piccolo avrebbe finito immancabilmente per soffrirne. Konzen scacciò quel pensiero; il fatto che in passato Kazue si fosse assentata per lunghi periodi non significava necessariamente che lo avrebbe fatto anche questa volta. Contemplò la scena che aveva davanti ancora per alcuni attimi, poi si decise a raggiungere i due. Non valeva certo la pena di fasciarsi la testa prima di rompersela e, nonostante lui fosse un tipo poco incline a fare affidamento sugli altri, non se la sentiva di trattare quella donna come “tutti gli altri”.


 
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