IL POTERE PARTE 1°
- Capitolo 1° -
Switch stava sdraiata a pancia in giù sul letto, sfogliando un giornalino di "Dylan Dog" stravecchio e pensando all'interrogazione di storia. Non aveva aperto libro durante la settimana e ora si trovava con dodici pagine da studiare per il giorno seguente, ed erano già le sette e mezza di sera. Sua madre non avrebbe accettato l'idea che la figlia le portasse a casa un'altra C.
La ragazza si tirò su dal letto facendo leva sulle mani e andò ad aprire l'anta destra dell'armadietto di scuro legno - che fungeva da piccola libreria - dove lei teneva tutte le sue cose. Prese il libro di testo di storia (ormai completamente sfasciato poiché era passato anche nelle mani del fratello 17enne Vincent) e richiuse l'anta dello scaffale, il cui vetro tremò quando l'imposta andò a sbattere contro il corrispondente stipite.
Switch tornò a sedersi sul letto e cominciò a sfogliare il grosso volume, soprappensiero.
Trovata la pagina giusta, la ragazza cominciò a leggere velocemente i minuti caratteri neri del paragrafo numero 3, cercando di capire ciò che leggeva e organizzandosi un discorso da esporre durante l'interrogazione dell'indomani.
Era ormai sopra le pagine del libro da mezz'ora quando i piccoli caratteri cominciarono ad ingrossarsi e a perdere la loro forma da lettera, assumendo le sembianze di nere e spesse righe sagomate dalle quali, pian piano, Switch vide colar via lunghi rivoli di inchiostro scuro e denso che, lentamente, cominciarono ad imbrattare tutta la pagina.
Switch sentì gli occhi appesantirsi e fu in quel momento che suo fratello Vincent irruppe rumorosamente nella stanza.
<Senti, Switch, ho bisogno di...> cominciò lui, ma subito si fermò, accorgendosi del pallore del volto della sorella. Il ragazzo assunse di botto un'aria preoccupata e si avvicinò alla ragazza, chiedendole se stava bene.
<Tutto ok,> rispose lei flebilmente <mi gira solo un po' la testa>. Si buttò sul letto e chiuse gli occhi. Poi si ricordò che Vincent aveva bisogno di qualche cosa e gli chiese, senza aprire le palpebre: <Che volevi?>.
<Oh, nulla> rispose lui <Non importa>. Così dicendo se ne andò e socchiuse la porta.
Switch rimase in quella posizione per qualche minuto, poi aprì gli occhi e raccolse il libro di storia da terra, dove le era caduto, e ne scrutò le pagine con occhi stanchi. Tutto era tornato come prima. Era successo di nuovo: Switch aveva avuto un'altra allucinazione. Le capitava sempre quando era stanca. La mamma diceva che era normale e suo padre conveniva con lei.
La ragazza buttò nuovamente il libro sul letto e vi si accasciò accanto, chiudendo gli occhi.
Era troppo stanca por continuare a studiare. Si sarebbe inventata qualche cosa il giorno dopo.
E, mentre si assopiva, Switch non si accorse di aver macchiato il cuscino appoggiandoci sopra il polpastrello bagnato di nero inchiostro.
*
Erano le sette quando la rotonda sveglia rossa cominciò a suonare. Switch si portò il cuscino sopra la testa, cercando di ignorare quel rumore irritante e persistente.
Tenne duro meno di un minuto, dopodiché si alzò di malavoglia e andò a spegnere la sveglia.
Già che c'era andò in bagno a lavarsi.
Rimase lì dentro un quarto d'ora (era sorprendente quanto potesse essere lenta la ragazza di prima mattina, forse perché la sua mente era ancora immersa in un profondo sonno), e quando uscì trovò il fratello che stava aspettando il suo turno fuori dalla porta della toilette, i capelli castani trasformati in lunghe ed aggrovigliatissime ciocche rasta ancora più scombinati del solito.
<Ah, sei uscita finalmente!! Mi dici come fai a diventare più lenta di una lumaca la mattina? E poi non ho ancora capito perché devi essere sempre tu ad andare al gabinetto per prima!!> esclamò lui un po' irritato, non appena la vide uscire dal bagno.
<Bèh,> rispose lei in tono assonnato <non è certo colpa mia se sono più mattiniera di te!>.
Così dicendo tornò in camera sua e, dopo aver chiuso la porta, si tolse il largo pigiama di cotone grigio. Guardò l'orologio e sussultò. Erano le sette e venti. Si vestì in fretta e furia, indossando quello che le capitava sotto mano, e si precipitò giù in cucina. Sua madre indossava un tailler blu scuro, troppo elegante per suoi gusti. Probabilmente si sarebbe dovuta presentare in tribunale proprio quella mattina, e sicuramente non le avrebbe potuto dare un passaggio fino alla scuola. Switch volse allora lo sguardo verso il papà. Niente divisa da lavoro e niente valigetta porta documenti in vista. Perfetto.
<Buongiorno a tutti!> esclamò la ragazza raggiante entrando in cucina.
<Oh, ciao tesoro. Dormito bene?> domandò sua madre, indaffarata a preparare tutte le carte necessarie per la causa del giorno.
<Sì, grazie> rispose Switch, allargando un ampio sorriso. Poi si rivolse al padre e disse: <Ciao, papà!! Senti, mi accompagneresti a scuola? Sono in un tremendo ritardo!>. suo padre le sorrise e disse: <Certo tesoro. Sbrigati a fare colazione che partiamo> e così dicendo chiuse il giornale.
In quel momento Vincent si precipitò rapidamente già per la rampa di scale, scavalcando gli ultimi due gradini con un balzo.
<Papà, devi accompagnare anche me questa mattina>.
La mamma gli lanciò un'occhiataccia. Era chiaro che non gradiva le dimensioni spropositate delle braghe che il ragazzo indossava, quanto meno la lunghezza delle maniche della camicia slacciata che quest'ultimo portava sopra ad una maglietta grigia.
<Non si saluta?> disse la donna, guardandolo torvo.
<Ciao mamma> disse il ragazzo, alzando gli occhi al cielo.
È la mia 1° ff. siate buoni^-^<
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