E L`IDEALE SI SÀ, È LA VIA DI MEZZO.
- Capitolo 1° -
Era da tanto che non lo facevo. Scrivere, dico. Scrivere è come una terapia - almeno per me. Ti rilassa e soprattutto ti libera; per meglio dire, ti svuota. Come svuotare un contenitore per la spazzatura: uguale. Cioè no, uguale non tanto...la spazzatura è robaccia: scrivendo non ti svuoti di robacce; riversi...parole, sì...perle, perle di conoscenza, di esperienza, di dolore anche...di vita. Di tutto. E una volta che inizi...come si dice, sai da dove parti ma non sai dove arriverai. Ora che ci penso è come un viaggio. Come percorrere una strada, di notte, con una lanternina in mano: ti volti indietro, e riesci ancora a distinguere il punto da cui sei partito (o se non lo vedi, comunque lo ricordi dov'è e com'è fatto); ma se guardi avanti, hai la visuale limitata, non sai cosa ti aspetta; puoi utilizzare a tuo favore la tua buona lanternina, e la poca luce che emette ti basta per vedere appena un metro davanti a te. E lì, scopri pian piano, in un gioco di penombre, il cespuglietto, il sassolino, la lucertola che ti vede gli prende un infarto e se la dà a gambe...magari può anche capitarti di incontrare qualcun altro, che fa la tua stessa strada...Beh, come al solito ci stò dando dentro con il fantasticare. Però, la metafora calza a pennello, voglio dire, se la cogli: ecco, la lanternina, per me, è l'intelletto dell'uomo, ciò che lo distingue come specie, e ciò che la lanternina illumina fiocamente sono i pensieri che ad ogni passo riaffiorano alla mente, sopiti in qualche recondito angolino del tuo cervello; infine, la passeggiata, l'atto del percorrere la strada, è lo scrivere.
Che poi, non è mica facile. Anche scrivere un semplice resoconto di una giornata, un diario, o mettere insieme dei pensieri ed ordinarli, è un lavoro veramente arduo. Lasciamo stare la correttezza grammaticale o la ricercatezza linguistica, guardiamo alla pratica: volano, i pensieri, sono fatti di niente, sono come quei corpuscoletti microscopici che si vedono danzare in un fascio di luce: sfido io, come li catturi quelli? Come li catturi i pensieri? E' un attimo, passa l'occasione e via, volati, dimenticati. E se sei così fortunato che riesci a recuperarli in qualche modo, non va bene neanche, non serve, perché ormai la sensazione, la passione (negativa o positiva) del "pensare quei pensieri", l'hai persa. Andata. E' come rifare lo stesso quadro, o comunque ricopiare qualcosa: la seconda non sarà mai come la prima. C'è poco da fare.
E' per questo che a volte vorrei tanto che il mio cervello fosse un computer: penso, i pensieri vengono trascritti, impressi, schiacci un pulsante, tipo robot, ed escono su carta bell'è stampati. E invece no: o prendi un foglietto in fretta, per scrivere, o voli al pc (ma sai il tempo che lo accendi il pc e i pensieri prendono il primo treno per Dimenticalandia), o al limite ti tagli le vene e scrivi col sangue dove ti capita. Scherzi a parte, è una fatica. Ma, come si dice, ne vale la pena.
Che poi, scrivi e scrivi, ma non sai neanche cosa il più delle volte, o almeno è ciò che capita a me. Parti a scrivere ciò che ti passa per primo per la testa, e il resto viene da solo, ma come un fiume in piena, e finisce che non sai che scrivere prima e ti viene una tale confusione! Panico anche, a me capita così: una sensazione di...bah, non si può neanche spiegare, devi provarlo. Cioè, sentire tanta...potenza? No, tanta potenzialità, dentro, e non poterla mettere a frutto, realizzarla, perché è sfuggevole. Non so se rendo l'idea. Mi sa di no. Il guaio mio è che penso troppo. Addirittura spesso penso che sto pensando, e penso che non dovrei pensare così tanto...ed è tutto un pensare! Ok, ti sembrerà un gioco di parole ma è così. Ma d'altronde, è una dote dell'uomo, il pensiero, un pregio: benedetto il pensiero! Pensa...anzi và, immagina, se non si potesse pensare. Cioè, tipo che ti viene da pensare un qualcosa su qualcuno e non puoi tenerlo dentro ma devi dirlo, devi comunicarlo e condividerlo. Immagini che caos! E quanti casini! Litigi! (Anche se da un lato farebbe bene, sfogarsi...abbasso l'ipocrisia!). Meno male che i pensieri posso restare lì, prigionieri eterni della mente, è lì il loro posto, buoni buonini a non crear problemi, anche se la colpa non è loro, ma nostra, perché li pensiamo, loro sono passivi, siamo noi che lì..."evochiamo" (come i ricordi, anche loro sono pensieri, anzi forse sono i prìncipi del pensiero!).
Dicevo, pensare è un bene, ma io penso troppo. Sola o in compagnia, non faccio altro che pensare, parlare con me stessa (e spesso dico "Eh...io stò da Dio solo con me stessa..." certo, io mi parlo, io mi rispondo!); addirittura, spesso, parto col pensiero, guarda, mi faccio di quei viaggi...e non pensare a stupefacenti, è una cosa seria! Mi estraneo...addio mondo e sono già nel mio universo ovattato e rosa. Di me non si può dir certo che sono una ragazza con i piedi per terra...Realismo nada, poco. I sogni, quello è il mio pane. Ed è un'arma a due tagli: è controproducente perché non mi permette di affrontare le cose per come sono, guardarle in faccia; è una salvezza invece quando questa realtà senti che ti stà stretta e vuoi evadere e allora vai al riparo lì, nella tua spiaggetta deserta ma ridente.
Solo che a furia di pensare finisce che non vivi. Che non sei presente a quello che fai. Che la vita è lì ma ti sfugge sempre, ogni tanto la acchiappi per la coda ma ti senti insoddisfatto.
Modus in rebus dicevano gli antichi. E l'ideale, si sa, è sempre la via di mezzo.
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