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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: ALL`ACCADEMIA NINJA
Genere: Comico
Rating: Per Tutte le età
Autore: itachi87 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 03/08/2004 17:23:17

il delirio fatto fan fiction!!!!!!!!!!!!!!
 
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- Capitolo 1° -

All'Accademia Ninja

Un giorno come gli altri all’accademia ninja…

Ora di matematica con…Ibiki Morino.

Quella mattina era più incazzato del solito. Entrò in classe con passo marziale e sbatté la porta con rabbia. I ragazzi erano tutti inquieti: chi pregava di non essere beccato, chi, ateo, si riconvertiva e chiedeva immenso perdono per aver abbandonato la luce della fede (parole testuali di Shino), chi scappava in bagno sperando che facendo finta di sentirsi male venisse graziato, chi invece era assolutamente tranquillo perché tanto era destino che gli andasse bene (ma chi sarà questo? La risposta dopo la pubblicità…no vabbè, lo dico per chi non ha capito: trattasi di Neji Hyuga…), chi invece faceva casino per farsi prendere perché aveva studiato come un matto il giorno prima (Rock Lee). Ranma Shizuka pregava che non beccasse né lei né Ino perché, con la scusa di trovarsi insieme per studiare, il giorno prima non avevano fatto un bel niente, anzi, avevano chiacchierato tutto il giorno di Sasuke (a dire il vero Ino parlava e Ranma dormiva…ehm, ascoltava…), il quale se ne stava con la sua solita aria da “Sò bello solo io” e se ne fregava di ciò che gli succedeva intorno, e nel frattempo Shikamaru si stava ponendo una domanda esistenziale di vitale importanza come: “Ma con tutti i fulmini che si perdono nel cielo, uno non potrebbe cadere in testa a questo grandissimo stronzo?!?”. Finalmente la bestiaccia parlò, sempre con quel tono amabile da leone col mal di gola: “Spazzatura, oggi non interrogo…”. Una sensazione di sollievo serpeggiò tra i banchi, subito interrotta dalla fine della frase: “…c’è il compito a sorpresa!”. La gioia si ghiacciò subito e tutti, compresi Neji e Sasuke, avevano una faccia delusa e spaesata. Compito a sorpresa di matematica = un due assicurato per tutti! Il pomeriggio prima persino Neji si era allenato come un pazzo e Sasuke…no, lui aveva sonno e ha dormito tutto il giorno. Beato lui.

È inutile dire che tutti, o quasi (togliamo Lee, Sakura e Neji) hanno consegnato in bianco, con certe facce che toccavano letteralmente terra…Kiba aveva borbottato delle parole di significato arcano che dopo qualche secondo hanno prodotto il simpatico effetto di incrinare i vetri delle finestre e far crollare dai muri tocchi di intonaco grossi come le palle di Gaara, che quella mattina aveva voglia di fare tutto fuorché il compito di matematica. Tra le altre cose quella mattina aveva frugato nella giara alla ricerca dei bigliettini, ma aveva trovato molte altre cose che cercava da taaaaanto tempo: i bigliettini di inglese, il libro di letteratura, le mollette a forma di farfalline di sua sorella Temari, i biglietti dell’autobus che Kankuro usava come filtri per le canne e che non riusciva più a trovare da diversi giorni, in cui era stato costretto a fumarsi delle plebeissime sigarette, i fumetti di Ranma mezzi spiegazzati (“prepariamoci a una scarica di botte…la ragazza è notoriamente instabile…”), eccetera eccetera. Frugava con una foga tale che il prof Morino gli chiese: “Cosa hai in quella giara? Cerchi i bigliettini per copiare?” e lui gli rispose distrattamente: “Sì, ma mica solo quelli! Ho le carte, gli scacchi, le cartine per quel cretino di Kankuro, il cerone, sempre di mio fratello, che poi metti che gli sfa il trucco…poi ci sono i fermagli per la pettinatura impossibile di mia sorella, il gel, sempre di Temari…fanno portare tutto a me, ‘sti infami! Questa non è una giara, sono i mutandoni di Eta Beta in incognito!”

“Bene Eta Beta, consegnami il tuo compito! È un bel due sai?”

“Noooo! Ma perché?”

“E me lo chiedi anche?!? Frugavi palesemente nella giara per cercare i bigliettini con cui copiare il compito! Idiota!”

“Ehi, moderiamo i termini, prof!”

“Chi ti credi di essere per dirmi così?”

“Basta, adesso mi ha stufato…”. Gaara aveva lo sguardo allucinato, da assassino.

“Prof, non prosegua o la uccid…”. Temari si rese conto che volendo poteva anche starsene zitta, tanto se continuava così il prof avrebbe fatto la fine che si meritava.

L’ira di Gaara si placò allorquando si udì un urlo disumano: “AAAARGH! I MIEI FUMETTI! GAARA IO TI UCCIDO E TI FACCIO A PEZZETTINI COSÍ PICCOLI CHE I TUOI DUE ADORABILI FRATELLINI PIUTTOSTO CHE RICOMPORTI PREFERIRANNO BUTTARTI NEL CESSO INTASATO DI QUESTA CAZZO DI SCUOLA DI MERDA!”

“Oh, cazzo, se n’è accorta…ed è anche entrata in una delle sue crisi di personalità…ora siamo nella merda, prof, ed è tutta colpa sua!” disse Gaara con gli occhi di fuori dallo stupore, prima di finire tra le amorevoli fauci di Ranma. Solo lei era capace di tenergli testa…figuriamoci quindi che caratterino, anzi, che caratterini, doveva avere…

Al di là di questo incidente, anche abbastanza comico, l’ora di matematica fu disastrosa. L’ora dopo si sarebbero rifatti con la lezione di arte del prof Kakashi.

Il tema del giorno era: “il nudo nell’arte (soprattutto nelle foto di Kurenai che sono riuscito a reperire per puro caso e che quel bastardo di Iruka mi ha fatto pagare un occhio della testa” (e chi se lo aspettava che anche Iruka fosse così porcello? I miei miti crollano uno dopo l’altro…). Come tema di riserva c’era (e la cosa interessava molto a Kankuro): “come fare alla perfezione il filtro con il biglietto dell’autobus, mi raccomando, già obliterato, sennò siete veramente un branco di imbecilli!”

L’ora d’arte era anche l’unica in cui potevano farsi le canne col permesso del professore, che ogni tanto tirava anche lui: infatti nell’aula di arte c’era un puzzo di ganja impossibile. A Shikamaru, che poteva benissimo sembrare uno che si fumava anche le mattonelle fraciche del bagno, appena la gente iniziava a fumare vicino a lui, spuntavano una serie di sfoghi cutanei sul viso e le braccia, per cui era costretto a scappare via, al bar davanti scuola a bersi un sakè, dove tutti lo guardavano male perché aveva la faccia combinata peggio di quella di un rospo. In compenso, anche se odiava fumare, ci dava dentro coi funghetti allucinogeni, e spesso era più fuori lui di Kankuro, il cannato ufficiale di classe.

Gaara ormai non ci badava più, perché tra Kankuro e Temari la loro, più che una casa, sembrava una fumeria d’oppio di quelle indiane, e infatti anche lui, per non essere da meno, si stava fumando un calumet grosso come la fronte di Sakura. Ranma tirava e tirava ancora, quando si accorse che si era rollata una pagina del suo fumetto preferito, proprio dove il protagonista faceva il mazzo a tarallo al cattivo di turno. Allora si scatenò il finimondo: solo un’altra canna passatale da Naruto riuscì a calmarla. Quel cretino, però, aveva sempre voglia di scherzare, e ci aveva messo dentro una specie di botto, che scoppiò quasi in faccia alla ragazza, che spense lo spinello proprio sul palmo della mano del ragazzo.

Ormai tutti deliravano: con la scusa di andarsene da quel delirio, Sakura, che era incazzatissima per quel paragone tra la sua fronte e il calumet di Gaara, andò in bagno a pettinarsi, Ino a rifarsi il trucco, Hinata a tossire come una Panda quando viene accesa, assistita da Tenten perché quel bastardo di suo cugino Neji le aveva fatto fumare una canna a tradimento, pur sapendo che la poveretta a ogni tiro tossiva più del prof Hayate, che vai a sapere che robaccia si fumava per stare sempre combinato in quel modo. Probabilmente la sequestrava a Kankuro, e poi se la fumava e non la reggeva, perché quel bestione era notoriamente uno che fumava forte, tanto che le Marlboro rosse non gli facevano nemmeno il solletico alla gola.

Sul versante maschietti, Shino vomitava come un pozzo di petrolio in un angolo dell’aula, e i suoi insetti con lui, Sasuke era in bagno a rifarsi il naso (Il che è tutto dire, perché andare a respirare una boccata d’aria nel bagno equivaleva al suicidio), Lee era completamente andato, e aveva solo respirato il fumo passivo, Choji si stava letteralmente fagocitando le canne, e non mostrava il minimo segno di alterazione mentale, ma anzi diceva: “Hm, mica male questi involtini…chissà che c’è di ripieno…devo farmi dare la ricetta da Kakashi e poi passarla ad Asuma, la carne ai ferri è buona, ma questa roba è meglio!”. Neji era perfettamente lucido: era al bar con Shikamaru e lo stava fissando con l’aria orripilata, lui, che aveva avuto come dono del destino di nascere bello e senza difetti, mentre il povero Nara era di aspetto normale e si copriva di bolle con niente.

“Sì, ma almeno tengo bene l’alcol e ho un quoziente intellettivo più alto del tuo, borioso!” gli rispondeva piccato. Lo aveva punto sul vivo, perché Neji, come Lee, appena beveva un goccio, o mangiava le scaloppine al marsala della mensa scolastica, andava di fuori come un treno. Lui guardò la sua coca cola e disse solo: “Tsk, alcolizzato”, tanto ormai ci era abituato: era destinato a rimanere un genio incompreso.

Kakashi si era rollato tutta la saga del Paradiso della Pomiciata, con grande disappunto del sommo eremita porcello Jiraiya, che lo aveva scritto con tanto impegno e dedizione, rischiando di farsi beccare mentre spiava nei bagni femminili.

Kiba fumava tranquillo con Naruto, quando gli si avvicinò Akamaru con gli occhi a palla e che camminava come Neji dopo le famigerate scaloppine al marsala. Allora prese di peso il povero cagnolino e lo portò in bagno, lo mollò a Sasuke e gli disse: “Tò, fagli prendere un po’ d’aria…tieni, c’è anche il guinzaglio, anche se è un bravo cane mettiglielo perché dopo che s’è respirato tutto quel fumo c’è caso che vada per i cazzi suoi ad annusare anche le gatte, e lì sì che sarebbero problemi…”

“Lo potrebbero graffiare, o picchiare, visto che è piccino?”

“No, no…le metterebbe incinte e partorirebbero dei gatti che abbaiano e scodinzolano…non sarebbe una bella pensata…non puoi immaginare che cane infoiato sia…”. Sasuke rimase una mezz’ora tenendo il cane come si porta un vassoio di bignè e guardandolo come si guarda una cacca per strada, dopodiché lo scaraventò a terra, lo prese per il guinzaglio e gli fece fare il giro del bagno, perché non aveva voglia di uscire di lì. Il problema gatte era risolto, direte voi…sì, ma se ne ripresentò un altro: a un certo punto una zoccola di fogna grossa come il culo di Choji (credetemi: non poco…) emerse dalla tazza del cesso vicino a loro. Akamaru la scambiò per un chihuahua ipervitaminizzato e se la fece all’istante, anzi, se lo fece. Il povero topastro era letteralmente sconvolto: da quel giorno lo hanno visto girare per i bagni in minigonna, tacchi a spillo e smalto rosso sulle unghie. Una visione inquietante.

Ma finalmente anche l’ora di arte era finita: Kakashi si era dimenticato di spiegare il nudo nell’arte, con somma disapprovazione di tutti i maschi, meno che quel secchione di Neji (l’unico che, se avesse voluto, l’avrebbe potuta spiare sotto la doccia e mentre spiegava…appunto…se avesse voluto…quel secchione di merda…) e quel misantropo di Shikamaru, che sarebbe stato disposto a vedere solo Ranma nuda, ma lei non era consenziente in quel momento (tra qualche anno magari sì…). Stranamente anche Sasuke era abbastanza ingrifato quel giorno all’idea di vedere la prof Kurenai Yuuhi nuda come mamma l’aveva fatta (e come Kakashi sperava di farsela, come aveva confessato in piena crisi da fumo), ma si consolò subito perché la prossima ora l’avrebbe vista dal vivo, anche se vestita…poco, ma vestita!

E infatti eccola entrare in classe con uno dei suoi vestitini corti, diciamo a giropassera, di un bel bianco trasparente. I maschi pregavano in ginocchio le compagne di cedere loro i posti in prima fila, ma loro rispondevano: “Sì, ma poi ci rimanete anche le altre ore…” e allora Gaara minacciò di aprire la giara e investirle del suo contenuto (che non starò a ripetere…dico solo che anche i panni da lavare erano miracolosamente finiti lì…calzini, mutande…devo proprio continuare? Bene, vi ho convinto! Tronco qui…). Le ragazze cedettero volentieri i posti, memori di quel giorno in cui avevano ignorato la minaccia del ragazzino dai capelli rossi ed era successo il finimondo: nella giara ci erano finiti, non si sa come, i preservativi usati di Kankuro, gli assorbenti di ricambio di Temari e i rospi allucinogeni che Ranma e Shikamaru si leccavano a ricreazione e che facevano tenere a quel povero cristo perché se li scoprivano a casa finivano col mazzo a tarallo entrambi. Gaara sbroccò di testa perché, come diceva nel colmo del suo delirio di incazzatura: “Passino i rospi di quei due, che ogni tanto dovranno drogarsi un po’ anche loro, passino gli assorbenti nuovi di Temari che c’ha le sue cose, ma cazzo, Kankuro, ANCHE I TUOI PRESERVATIVI USATI? QUESTA GIARA NON É UNA PATTUMIERA, OH!”

“E poi, scusami, non vorrei sembrare una che non si fa gli affari suoi, ma a te chi cazzo ti piglia?” chiese Ino con la sua solita parlata da scaricatore di porto.

“E a te che t’importa? È molto più carina di te, brutta racchia!” e via a picchiarsi come ricci. A Gaara toccò disinfestare e disinfettare la giara, mentre Shikamaru e Ranma trovarono un modo ingegnoso per non farsi sgamare i rospi: quando avevano bisogno di sballare un po’, chiedevano a Naruto di evocarli con la tecnica del richiamo, almeno così non li avrebbero mai scoperti…ma li scoprirono uguale: Ranma un giorno tornò a casa con la lingua verde e hai voglia a dire alla sorella che aveva mangiato i broccoli a mensa, che di questi tempi era l’unica cosa mangiabile lì. Quella ti scopriva subito, soprattutto se sapeva a memoria i tuoi piatti preferiti (e i broccoli non ne facevano parte…) e sentiva che, nella casa accanto, Shikamaru aveva mangiato i broccoli anche lui e aveva la lingua verdina anche lui. Il padre gli faceva: “Hm, non me la racconti giusta, i broccoli qui a casa non li mangi mai, perché ti fanno venire le bolle…i funghi lo stesso…e poi ti scopro a cogliere i funghetti nel campetto qui dietro casa e a mangiarteli crudi e che mangi i broccoli a scuola…”

“Sì ma quelli che cucina mamma fanno veramente onco, pà!” (che bello che è Shikamaru che parla livornese!)

“Non è vero…dimmi la verità, figliolo…”

“EH…”

“Ma tu…hai normalmente la lingua verde a chiazze gialle?”

“Sì, lo ammetto…dannato rospo…stinge pure…”

“Non mi parlare così! Non sono mica un tuo amico!”

“Scusa, rospo non era per te…”

“E chi è allora? Il tuo spacciatore di fiducia?”

“Sì, cioè no, cioè…è un rospo proprio…”. Shikamaru proprio non ce la faceva a dire le balle, e così raccontò tutto a suo padre e Tsubame, che non si faceva mai i cazzi suoi, aveva origliato tutta la discussione e, visto che quei due erano sempre azzeccati come due cozze, fece due più due. Così a lui toccò smettere di farsi anche i funghetti, mentre a lei rimanevano sempre le canne, purché riuscisse a comprarsi le cartine o a fregarle a Kankuro, perché non ne poteva più di bruciare i suoi amati fumetti in quel modo…ma tanto, come si dice sempre in queste circostanze, avrebbe smesso di fumarsi anche i fischioni, sennò a Shika venivano le bolle, e il suo interesse per lui scemava vertiginosamente in quelle fasi…

Dunque torniamo all’ora di inglese: tutti i maschi in pole position, Shika che dormiva in ultima fila, le ragazze sparse qua e là per la classe che cercavano di seguire (Tenten e Ranma però si stavano fronteggiando in una lotta all’ultima briscola, e nel frattempo Ranma riusciva anche a seguire, disegnare e tirare le palle di carta al pigrone per farlo svegliare…che intelligenza sopraffina!), mentre Kankuro, che l’unica cosa di sesso femminile che amava, a parte la sua misteriosa ragazza (leggende metropolitane narravano che somigliasse vagamente al famigerato gurzo del Borneo meridionale…), era la ganja, si era imboscato in bagno a fumarsi una cannetta di rosmarino che gli aveva passato Ranma, lasciando in classe al suo posto il fido Karasu, il suo burattino.

I ragazzi sembravano molto interessati alle lezioni di Kurenai, soprattutto Shino, che dietro ai suoi occhiali aveva gli occhi che sbrilluccicavano, tanta era la grazia a cui stava assistendo. Ecco perché il prof Kakashi voleva farsela sopra, sotto, di qua, di là, intorno e anche di più, pensava. L’ora di inglese trascorse in un baleno, con sommo disappunto dei maschietti, mentre le ragazze si stiravano pigramente e andavano a riprendere possesso dei loro posti. Dopo la ricreazione sarebbe stato il loro turno: c’era l’ora di letteratura (zzz…) del prof Iruka (yep!).

La ricreazione fu il momento più impegnato di tutta la mattinata: Choji era posteggiato alla macchinetta delle merende già dalle prime ore dell’alba e se ne era staccato solo all’ora d’arte e di inglese. Dieci minuti prima che suonasse la campanella, però, si autocostrinse a rinunciare a quella vista paradisiaca che erano le gambe di Kurenai e chiese il permesso per comprare la colazione, “Sennò trovo traffico…”. Fece bene, perché allo scoccare dell’ora fatidica…la piena del Po. Un mare di ragazzi sciamò dalle classi e si gettò sulle merende. Dopo cinque minuti non rimase più niente. Choji aveva fatto una discreta scorta e ora tutto contento si dirigeva in classe con una quintalata di sacchetti di patatine e schifezze varie. Ino e Sakura, a dieta ormai da tempo immemorabile, tirarono fuori la prima un piatto di insalata scondita, la seconda due mandarini piccini piccini, e iniziarono a mangiare con gusto. Hinata mangiava lentamente il suo panino, mentre Tenten sgranocchiava contenta i cracker davanti a Ranma, che si stava fagocitando una torta alle erbe non meglio precisate (…) fatta da lei medesima. Sasuke e Naruto facevano a gara a chi mangiava più Kinder Cereali in meno tempo, mentre Shino e Kiba se ne stavano in disparte a mangiare la pizza più farcita del mondo: cipolle di Tropea sott’aceto, wurstel, pomodoro pachino, mozzarella di bufala, prosciutto di Parma, carciofi ripieni, melanzane a scarpone, funghi fritti, gamberetti congelati, peperoncini di Soverato, uova sode d’annata e altre porcherie del genere che anche al grande Choji Akimichi sarebbe venuto un collasso a mangiarla. Gaara si era portato un piatto d’impepata di cozze, talmente fresche che c’era ancora un mare di sabbia dentro, e lui andava matto per la sabbia nelle cozze, Temari tre carote e un gambo di sedano, Kankuro l’insalata di polpo con la maria al posto del prezzemolo, mentre Shikamaru, che aveva già un principio di sfogo al naso appena sentito l’odore della pizza di quei due pazzi, scese ancora al bar, a bere per dimenticare. Tornò alla fine della ricreazione senza più bolle, ma con una scimmia proverbiale, perché aveva bevuto a stomaco vuoto tre sakè, cinque vodka alla pesca, otto limoncelli e per finire il caffè corretto con la grappa più forte della casa: una bomba. Rock Lee stava bevendo uno di quegli orridi beveroni che gli dava il prof Gai di educazione fisica, di un poco rassicurante color verdastro. Probabilmente era quella la fine che avevano fatto i poveri rospi di Ranma e Shikamaru, perché Lee dopo aver bevuto era ancora più defenestrato di prima. Neji invece non mangiava, ma il suo stomaco implorava pietà, visto che a furia di borbotti stava tenendo un comizio sull’importanza di fare ricreazione: alla fine fu costretto a scendere al bar a prendere un cappuccino con la brioche alla crema, perché a scuola ormai era finito tutto…mentre mangiava fissava il vuoto con lo sguardo vacuo che ha sempre, ma stavolta ancora più vacuo: era soprappensiero…ma il bello è che nemmeno lui sapeva per cosa, così pagò, anzi, per dispetto si fece mettere tutto sul conto di Hinata (ammazza che stronzo…) e tornò furtivamente a scuola.

Finita la ricreazione, i ragazzi si posizionarono ai loro posti ed entrò Iruka con una pila di libri sotto il braccio. Le ragazze, soprattutto Tenten e Ranma, sbavavano sul banco dando vita a un mini torrente che scendeva sulle loro gambe. Quando se ne accorsero ormai era troppo tardi: la figura di merda era già compiuta, perché grazie alla loro intelligenza adesso sembrava che si fossero pisciate addosso. Fortunatamente Iruka era troppo rincoglionito per accorgersene, così si mise a sedere e fece l’appello.

“Ragazzi, vi dispiace se oggi interrogo?”. Un mormorio di protesta si levò dagli spalti…ehm, dai banchi, così Iruka, che era veramente tocco, disse risoluto: “hm, allora va bene per l’interrogazione…dunque, chi chiamo…Aburame Shino!”. Shino non aveva fatto niente il giorno prima e quindi stava incazzato come un cobra. Pronunciò a bassa voce delle bestemmie così atroci che i vetri già incrinati da Kiba si sbriciolarono completamente, il muro fu messo seriamente in predicato e Cristo chiese la pensione anticipata, mentre la sua croce si incenerì in cinque secondi netti, cronometrati da Sakura.

“Però non lo vorrei lasciare da solo…” e ci fu una gran frugata da parte dei maschi e preghiere da parte delle ragazze.

“Chiamerei anche…Nara!”

“Hm? Mi ha chiamato qualcuno?”. In quel momento Shikamaru si era risvegliato dalla sbronza infernale, con certe borse sotto gli occhi che per non inciamparci mentre camminava se le sarebbe dovute arrotolare come tappeti. Ino lo sgomitava e gli diceva sottovoce: “Ti vuole interrogare, imbecille!”

“Ah sì? Hm…ma perché io?!” chiese sbadigliando a bocca aperta.

“Perché il tuo ultimo voto risale ad ottobre! E siamo ad aprile!”

“Ma perché, i voti da quando in qua scadono?”

“Non fare storie e vieni qua!”. Il ragazzo mugolò come un vecchietto senza dentiera, poi si alzò e iniziò a camminare ondeggiando come le piante di ganja a casa di Kankuro quando c’è vento. Si reggeva in piedi per una legge della fisica che ancora non era stata scoperta, così Iruka, impietosito dallo stato del ragazzo lo graziò e lo fece tornare a posto: “Al suo posto interrogo…hm, chi potrei prendere…Naruto! Alla cattedra!”

“Ma dai Iruka non sono preparato!”

“Non importa, vieni lo stesso…ti farò domande facili…”

“Poi però se vado bene mi offri il ramen per pranzo?”

“Sì…va bene…”. Tanto lo sapeva che sarebbe andato da schifo.

Paradossalmente andò divinamente, mentre Shino fece praticamente scena muta. Ma andò di lusso per due fattori fondamentali: primo, Shino non sapeva veramente niente di niente; secondo, Ino sapeva la lezione a memoria e usò la tecnica di possessione per suggerire a Naruto tutte le risposte. Direte voi, ma perché non ha aiutato anche Shino? Era ovvio, le stava sulle balle da morire!!

Iruka aveva gli occhi di fuori, così fu costretto a offrirgli il ramen per pranzo, con sommo dispiacere del portafoglio, perché Naruto se ne era fatti fuori una decina circa, più un’altra decina di nikuman…della serie, al povero prof conveniva di più che andasse male il suo caro volpacchiotto…ma torniamo indietro…all’ultima ora prima di pranzo, quella della professoressa Anko Mitarashi, che insegnava musica. Inutile dire che tutti i maschi, e sottolineo tutti, sapevano la musica meglio di lei…Shikamaru no, però, e qui c’era veramente da chiedersi se fosse un finocchio o volesse farsi prete…viste le bestemmie che tirava, sulla seconda avrei qualche dubbio…però nemmeno era finocchio perché ogni giorno si finiva di seghe pensando alla sua Ranma che non gliela voleva dare nemmeno da visionare a domicilio e poi pagare in comode rate, come le pentole…solo che dopo un po’ gli toccava smettere perché gli sudava la mano…un giorno suo padre lo portò di peso dal dottore perché non si spiegava per quale arcano motivo tutti i suoi amici avessero una gran fame di gnocca e lui no…nemmeno il doc era riuscito a cavare un ragno dal buco, così lo liquidò con un sintetico: “Soffre di misoginia acuta, mi dispiace signor Nara…lo tenga per una settimana con questa cura: un film porno al giorno, una mezz’oretta di raspe la sera prima di andare a dormire e la mattina presto un frullato di ormoni…ah, mi raccomando, non esageri con le dosi di ormoni, sennò invece di un figlio sbarbatello si ritroverà uno yeti in casa…”

“Va bene dottore, grazie mille…” ma la situazione non migliorò neanche di una virgola, così il povero Nara senior a quel punto si convinse seriamente di avere il figlio finocchio.

Kiba era così leccaculo con la profia che era riuscito a insegnare al povero Akamaru, che più che un cane sembrava una cavia da laboratorio, le Quattro Stagioni di Vivaldi, e come le uggiolava lui non lo sapeva fare nessuno…

Gaara stava malissimo: si ricordò improvvisamente che a lui piaceva la sabbia nelle cozze, ma le cozze le lasciava sempre, perché gli rimanevano pesanti e gli si rinfacciavano per circa tre giorni di fila…preso dai morsi della fame, però, si era mangiato anche quelle a ricreazione, così ora la sua faccia aveva un colorito che variava tra il giallo ittero e il verde mal-di-mare, gli occhi a palla e si piegava in due dal dolore: pareva una vacca che stava per partorire. La profia si accorse del suo vistoso malessere (come?, direte voi…se uno va al bagno, e appena rimette piede in classe scappa via per tornare in quel luogo proibito dall’ASL, in cui nessuno osa ritornare più di una volta, il tutto per circa dieci volte, ci sarà qualcosa che non va, no? Ma sempre tutto io vi devo spiegare!) e lo lasciò perdere, come se non esistesse. Al bagno trovò suo fratello che, tanto per cambiare, stava fumando non come un turco, di più…anche quel fumo dall’odore dolciastro contribuì al malessere del povero Gaara, che ora era diventato decisamente azzurrognolo. Tra i capelli rosso fuoco, l’altezza piuttosto esigua e il colorito ceruleo, Gaara apparve a Kankuro, già di fuori di suo, come una visione apocalittica: il Grande Puffo che vomitava come un pozzo di petrolio ai suoi piedi. Ma il fratellone non ci badò molto, perché tanto era l’effetto delle canne…poi però, quando rinsavì, e per caso, e sottolineo PER CASO, si guardò i piedi, notò che le sue scarpe da skate nuove, pagate un occhio della testa, erano irrimediabilmente diventate da nere a…boh, quel colore faceva così schifo che gli sembrava di sentirne anche l’odore, che era una vera chiavica…si sentiva come se il grande Puffo gli avesse vomitato addosso anche l’anima (quando si dice che la droga apre le porte della percezione, eh…). Si rese conto che alla fin fine era proprio così, perché quel mostro di suo fratello era ancora lì che si svuotava il pancino…non lo picchiò solo perché ne aveva sempre avuto una fifa blu, come lui…così Gaara non rischiò la vita, in compenso Kankuro girava in pieno inverno con i piedi scalzi, come un asceta indiano. Non era uno spettacolo molto edificante…

Delle ragazze, invece, l’unica che sapeva suonare era Ranma, l’unico problema era che non suonava il flauto come tutti gli altri, ma un basso con tanto di amplificatore grosso come un armadio a quattro ante. Ogni volta che quella ragazza dava saggio della sua bravura, i vetri andavano a farsi benedire e anche il resto dell’aula: era anche per questo che Cristo aveva chiesto la pensione anticipata: perché il giorno che c’era lezione di musica davanti a lui c’era la fila come alla Coop, e infatti c’era anche da rispettare l’ordine dei bigliettini…non ne poteva più di fare gli straordinari, lui doveva solo stare lì, sopra alla lavagna, e lo pagavano solo per quello…così, esasperato da quella situazione, scese dalla sua croce e andò dritto filato nell’ufficio del preside per chiedere almeno un aumento di stipendio: tanto per cambiare (ormai faceva la spola tra quella classe di imbecilli e la presidenza…) non ci trovò nessuno, perché non c’era mai. Alcuni addirittura ritenevano che la scuola fosse retta dal fantasma del preside, altri dicevano che quando il preside si fosse presentato a scuola sarebbe stata la fine, il mondo sarebbe scomparso tra lingue di fuoco e tempeste incredibili (probabilmente l’evento sarebbe coinciso anche con la prima tempesta ormonale di Shikamaru…ancora probabilmente le tempeste incredibili di cui sopra sarebbero potute essere benissimo le sue…). Altri ancora avevano attuato una teoria alquanto originale: il preside altri non era che il signor Sarutobi, altresì detto terzo Hokage, e allora si sarebbero spiegate tante cose, la prima delle quali era: ecco perché uno come Asuma Sarutobi (sottolineiamo SARUTOBI), che sarebbe stato anche troppo fargli fare il bidello, faceva il professore, di scienze, per giunta…e forse era questa la teoria che si reggeva meglio in piedi…ma torniamo alla lezione di musica (con tutte queste divagazioni prima o poi perderò il filo del discorso…aaaargh!) e alla cacofonia che in quel momento si era creata in quella classe: Anko cercava di far suonare a tutti in sintonia la Marcia Turca di Mozart al flauto (meno Ranma, che era totalmente negata e li accompagnava col basso), ma, tra chi confondeva le note, chi si era sbagliato e leggeva le note come se fossero in chiave di basso invece che in chiave di violino, e chi suonava il flauto all’incontrario, ma soprattutto Ranma che quando sbagliava una nota smetteva e ricominciava daccapo, l’esperimento fallì su tutta la linea. Anko non aveva più una capigliatura normale: aveva una moffetta addormentata sulla testa, che a causa di tutto quel bordello si era svegliata e ora si ergeva in tutta la sua statura (per dire, le metafore della vita…).

E anche quella mattina la lezione di musica fu un disastro: Naruto e Sasuke si prendevano a pifferate in testa, perché si rinfacciavano a vicenda che l’uno aveva fatto sbagliare le note all’altro e viceversa: Sasuke aveva lasciato da parte la proverbiale freddezza che lo contraddistingueva per suonarle, in tutti i sensi, al volpacchiotto: d’altro canto Naruto era così incazzato che a un certo punto gli venne l’illuminazione: usare il flauto come cerbottana. Tirò addosso al rivale talmente tante di quelle bombette puzzolenti, polverine grattarole e intrugli che facevano starnutire, che alla fine tutti si erano allontanati disgustati da quel massacro. Sasuke, esasperato, prese la prima cosa che gli capitò a tiro: trattavasi del povero Gaara che, già spossato dal problemino gastroenterico di prima, venne acciuffato di peso per il collo e lanciato addosso a Naruto. Giunto a destinazione, il suo colorito tornò sull’azzurrino andante e si risvuotò (anche se ormai era rimasto ben poco) sopra il povero Naruto, che non aveva capito niente di tutta la situazione e si ritrovò la tuta da arancione ad avere lo stesso colore delle furono scarpe di Kankuro. Naruto e Gaara, quando si ripresero, pronunciarono in coro una serie di bestemmie così atroci e variegate che diedero il colpo di grazia alla già agonizzante aula. Sasuke non ebbe scampo: nulla poté il suo Sharingan contro le invettive lanciategli dai due poveri disgraziati, e alla povera Anko, che in quel momento moriva dalla voglia di andarsene in ferie perenni, toccò portarlo di peso in infermeria, non senza averlo prelevato da sotto le macerie. Temari, vista l’aria che tirava, se ne andò da lì e piantò le tende in bagno, da suo fratello Kankuro, che aveva visto bene di levarsi sin dall’inizio della lezione, e insieme fumarono, fumarono e ancora fumarono, fino ad addormentarsi su un’isola deserta, o almeno così credevano…Sakura era paralizzata: il suo povero Sasuke messo al tappeto da quei due bifolchi! Si lanciò così su quei poveri disgraziati, aiutata da Ino, che stava bestemmiando peggio di Shino e Shikamaru messi insieme per come avevano rovinato il suo adorato Sasuke. Gaara e Naruto la scamparono per un pelo, ma la scena a cui assistettero con gli occhi sgranati per lo stupore era semplicemente fuori da ogni logica umana: le due ragazze, che pochi istanti prima li avrebbero bruciati vivi per come avevano trattato l’oggetto dei loro desideri più perversi, si stavano ora accapigliando tra loro, per ovvi motivi di rivalità. I due ragazzi videro bene di andarsene da quel pandemonio, approfittandone per ripulirsi e scappare al bar, dove trovarono Shikamaru, ormai in evidente crisi d’alcolismo, con una bottiglia di vodka nella mano destra e un thermos dell’ormai leggendario caffè corretto, che trangugiava avidamente, nell’altra.

“E voi cosha shi fate quiiii?” chiese strascicando le parole.

“Diciamo che è successo un discreto pandemonio in classe…è tutta sbriciolata, la gente si accapiglia, Kankuro e Temari fumano in bagno come turchi e in tutto il corridoio c’è una nebbia tipo casello di Melegnano, che tocca tirare fuori la pianta della scuola, perché metti che cerchi l’uscita e invece vai a finire nello sgabuzzino degli orrori di quel pazzo del bidello del piano di sotto…se poi ti ci trova dentro è la fine!” disse Naruto tutto di un fiato, padellando anche qualche verbo (non so dove, però…).

“Ah, allora ho fatto bene ad andarmene shubito…”

“Ma scusa, da quanto sei qui?” chiese Gaara.

“Da un po’…ma perché shei coshì blu?”

“Lasciamo perdere…”

“Ah, ho capito…ti shei trashformato nel Grande Puffo…”

“Anche te con ‘sta storia?! Passi mio fratello che si canna tutto il giorno, ma da te non me lo aspettavo!”

“Cicci, a me le canne fanno venire le bolle…mi consolo bevendo un po’…fa bene shai…”

“Mah, a me non sembra…i tuoi funghetti che fine hanno fatto?”

“Pà mi ha shcoperto…mi ha beccato anche il roshpo…che delushione…hanno beccato anche Ranma!”

“Vabbè, dai, torniamo a scuola, è quasi ora di pranzo…” azzardò Naruto, ma gli altri due lo fulminarono con lo sguardo: Gaara ormai ne aveva abbastanza di cibo, mentre Shikamaru era troppo ubriaco per alzarsi e arrivare fino alla mensa scolastica, così decisero di rimanere lì. Il volpacchiotto si avviò verso l’inferno, dove ancora regnava il caos: Choji si stava mangiando tutti i flauti che riusciva a trovare in quel marasma, Hinata cercava di trovare la porta con i Byakugan, Tenten cercava Neji, Neji cercava di scappare e andare a mensa, perché la brioche e il cappuccino gli avevano fatto lo stesso effetto che avrebbe fatto un boccale di birra, bevuto a stomaco pieno, a Shikamaru.

Kiba e Shino soffrivano in silenzio i postumi di quella pizza micidiale che avevano mangiato due ore prima. Ad un certo punto non ce la fecero più e sfrecciarono in infermeria a rubare tutte le scorte di bicarbonato. Dopo un paio di minuti della bianca polverina non c’era più traccia: presi dagli strizzoni, per la fretta, se la erano sniffata tutta come se fosse cocaina, con effetti infausti: gli insetti di Shino ballavano la disco vestiti e pettinati come John Travolta nella Febbre del Sabato sera, mentre Kiba camminava sulle mani e ondeggiava pericolosamente sul povero Akamaru, che pensò bene di levare le tende e andare in infermeria da Sasuke, che ormai considerava padrone putativo e soprattutto più sano di mente di Inuzuka. Ranma cercava di salvare il salvabile: portò in un luogo sicuro il suo basso e i suoi fumetti. Si accorse troppo tardi però che il “luogo sicuro” altro non era che il famigerato sgabuzzino degli orrori del bidello, che, per la serie “le disgrazie non vengono mai sole”, la aveva colta in flagrante e stava per far risvegliare i suoi istinti omicidi. Sennonché Ranma si salvò la vita per miracolo, perché in quel momento sopraggiunse una delle sue crisi di personalità: l’infausto bidello venne investito in pieno dalla furia della ragazza e scappò in bagno, in preda a una cagarella micidiale. Lee era l’unico che non era andato fuori di testa: era lì, che studiava impassibile la Marcia Turca, e alla fine del delir…ehm, dell’ora, la sapeva suonare come suonava il campanello di casa sua. Peccato che nessuno lo ascoltasse…

E venne infine l’ora di pranzo: il menu del giorno era…scaloppine al marsala e broccoli. Ranma e Neji vennero colti da una crisi di bolle improvvisa e scapparono al bar, dove trovarono anche Gaara e Shikamaru, entrambi ubriachi come spugne (anche il rosso aveva approfittato del thermos di caffè corretto, e se lo era bevuto tutto in un sorso, peggiorando ulteriormente il suo colorito…). Per non finire come loro, si presero le lasagne e stavolta offrì Ranma, sennò la povera Hinata sarebbe andata seriamente fallita.

Choji aveva vuotato il piatto suo e quelli di Ino, Sakura, Kiba e Shino, mentre Kankuro, finito il suo piatto, si avventò come un avvoltoio su quello di Temari, che lo gonfiò di botte e, adombrata giusto un pelino, gli disse piccata: “Lasciami almeno i broccoli!”.

Sasuke non toccò cibo perché la dottoressa dell’infermeria gli aveva portato solo i broccoli, mentre lui aspettava a gloria le scaloppine al marsala. Naruto vuotò il piatto delle scaloppine e lasciò quello dei broccoli, che Kankuro si spazzolò in due secondi (cronometrati sempre da Sakura), perché si sa, le canne mettono appetito…

Hinata e Tenten saltarono il pranzo e mangiarono direttamente il dolce: torta alle fragole. Avevano capito tutto, loro: gli altri erano talmente pieni, o erano al bar, che quando arrivò il dolce, l’unica cosa buona del pranzo, avrebbero tanto voluto mangiarlo, ma purtroppo non avevano più spazio…

Finito il pranzo, anche i fuggitivi tornarono dal bar e rientrarono in classe: ciò che gli si prospettò davanti era qualcosa di molto simile all’apocalisse. Rimisero a posto i banchi, spazzarono i calcinacci e, visto che mancava qualche muro, fecero lezione all’aperto con Hayate…lezione di cosa ancora non l’avevano capito, perché alle sue ore dormivano sempre tutti…una volta Iruka chiese loro come erano le lezioni con gli altri prof, e di Hayate dissero proprio questo…

“Ma come, dormite tutti in classe? Non si dovrebbe fare così…e lui che dice?”

“Niente, dorme anche lui…” rispose Hinata con candore. La voce dell’innocenza…

L’ora di Hayate trascorse rapidissima…l’ora seguente: scienze con Asuma.

Entrò in classe con la solita sigaretta accesa in bocca.

“Bene, oggi spiego…la riproduzione animale!”. Risatine soffocate serpeggiavano tra i banchi, ma lui non ci fece caso e chiamò due volontari che lo aiutassero a spiegare: inutile dire che Sakura e Ino si stavano litigando Sasuke, mentre Naruto sperava di essere preso insieme a Sakura. Tenten voleva a tutti i costi essere chiamata insieme a Neji, ma nessuno venne accontentato perché Asuma chiamò…Ino e Choji. Direi che possiamo anche stendere un velo pietoso su questa lezione nata male e finita ancora peggio, ok? Bene, visto che qui le regole le faccio io, passiamo all’ultima ora del giorno: educazione fisica con Gai…la cosa più atroce che potesse capitare. Lee si trangugiò beveroni spettrali per tutta l’ora, mentre gli altri ragazzi correvano come forsennati perché il prof li controllava…se beccava qualcuno che non correva, costringeva tutta la classe, anche le femmine che stavano beatamente giocando a pallavolo, a fare serie infinite di addominali, dorsali, flessioni, camminata del gambero, della rana, salto degli ostacoli, salto della corda, corsa con i sacchi e altre torture del genere (direte voi: ma come fa in un’ora a fargli fare tutte queste cose? La verità è che non lo so nemmeno io e, visto il soggetto, notoriamente pazzo, non mi vorrei nemmeno soffermare a indagare…).

Lo spogliatoio maschile emanava un odore poco rassicurante: nemmeno le decine di Arbre Magique attaccati al muro miglioravano la situazione. Questo perché le docce erano impraticabili: talmente sporche che anche le verruche camminavano con le ciabatte. I poveretti dovevano correre a casa a lavarsi perché, a forza di aver corso tutta l’ora, anche loro non avevano un odore dei più buoni, e anche l’aspetto s’intonava a meraviglia.

Finita la giornata di scuola, mentre tutti gli altri tornavano a casa, Hinata si fermò al bar a comprare un pacchetto di gomme e una bottiglia d’acqua: “Fanno duecento euro…” fece il barista.

“EEEEH?!”. La piccola Hinata, accompagnata da Ranma (che stava facendo tardi apposta per fare incazzare la sorella, ma anche per fare un piacere all’amica), era sconvolta. Aveva letteralmente gli occhi di fuori…va bene che non andava al bar da secoli, ma non credeva che i prezzi fossero aumentati così tanto…

“Beh, a dire il vero, l’acqua e le gomme verrebbero in tutto un euro e cinquanta, ma qui vedo che hai centonovantotto euri e cinquanta di consumazioni, Hinata…mi sa che era tuo cugino…”

E quindi uscimmo a riveder le stelle (tanto per scomodare il sommo Dante…)…
 
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