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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: The Slayers
Titolo Fanfic: I GEMELLI VENUTI DAL FREDDO
Genere: Commedia, Avventura, Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, What if? (E se...)
Autore: eternal-fantasy galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/07/2004 17:40:23

il delirio di un`autrice in una giornata decisamente troppo calda...
 
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- Capitolo 1° -

I Gemelli venuti dal Freddo
Scritto da Eternal Fantasy


Caldo, caldissimo pomeriggio di luglio.
L’autrice è sdraiata sul proprio letto, tapparella abbassata nella vana speranza di chiudere fuori la canicola; sono le prime ore del pomeriggio, le più roventi… non che le altre siano molto meglio. Nonostante tutte le contromisure però lei si ritrova in un autentico bagno di sudore; ad un tratto pensa che se avesse la forza di alzarsi potrebbe infilarsi sotto la doccia e lavar via in un getto d’acqua fresca il torpore quasi doloroso che le provoca l’eccessiva temperatura. Ma una volta asciutta, il tormento ricomincerebbe.
Una voce gentile sussurra nella semioscurità: “Ti va un bicchiere di the freddo?”
Sulle labbra riarse della ragazza compare un sorriso di puro piacere: “Sei un sogno.”
Una risata: “Si, è vero.”
Eternal, resuscitata miracolosamente dalla voce di un angelo, si alza grazie alla pura forza di volontà e si reca in cucina fermandosi davanti al frigorifero che appare promettente quanto la Caverna delle Meraviglie di Aladino: “Apriti Sesamo!”
E una piacevolissima nuvoletta di frescura si sprigiona dalla magica porta, accompagnata da una parolaccia dell’autrice: “Accidenti! Quella traditrice si è scolata tutto il the!”
La sorella minore ha colpito di nuovo.
Battuta sul tempo, Eternal si accascia su una sedia.
“Non fare così, MK.” è l’unico a cui lei permetta di chiamarla così. La sua voce è come una pioggerellina di primavera fresca e delicata che sfiora la pelle, che ha il potere di far germogliare un candido fiore di cactus nell’arido deserto del cuore di lei.
“Cosa posso fare, Pat?” e lei è l’unica a cui lui permetta di chiamarlo così. Perché soltanto in sua compagnia lei osa rivelare i lati più sensibili del proprio animo.
“Che ne dici di aprire il freezer?”
“Temo non servirebbe a molto, se non a farmi sgridare da mia madre perché si scongelano i surgelati.” Sospira scoraggiata.
“Se lo dici tu… credo di aver visto una vaschetta di gelato alla menta e cioccolato, dentro.”
A quelle parole il viso di Eternal s’illumina tanto da far apparire scialbo il sole all’esterno e si lancia a recuperare il fresco tesoro. Poi, impegnata a godersi sino all’ultimo cucchiaino di un bicchiere stracolmo di morbida crema gelida, decide: “Non si può andare avanti così. Devo fare qualcosa.”
Lui sorride in modo lievemente canzonatorio; gli piace quando fa così, ma non lo dice perché preferisce continuare il gioco: “Temo che neppure tu possa fare molto per modificare le leggi che regolano l’universo, MK; d’estate fa caldo, è sempre stato così.”
Sospira di sconforto: “Se fossimo in uno dei miei racconti…”
“A dire il vero noi *siamo* in uno dei tuoi racconti, te ne sei dimenticata?” suggerisce.
Eternal sbatte le palpebre: cavoli, era così contenta di essere con lui che se n’è davvero dimenticata! “Allora il problema non esiste! So già a chi rivolgermi! Se qualcuno può porre rimedio a questo caldo, non può essere che lui; lo chiamo subito!”
“Di chi stai parlando?”
“Di Sua Glaciale Maestà Dynast Graushella, Re dei Ghiacci Eterni.”
La sua espressione si fa più seria; possibile che sia… geloso? Questo la lusinga e l’intenerisce: i suoi timori sono privi di fondamento, naturalmente. Per quanto il Signore del Nord sia algidamente bello, non potrebbe mai prendere il posto di Pat nel cuore di lei.
“Tu…” chiede con seria gravità “… hai il suo numero di telefono?”
L’autrice cade a terra con un gocciolone sul capo: “Ma che dici! Da quando i Demoni Superiori si chiamano col telefono?” si rialza sorridendo a trentadue denti: “Ho il suo indirizzo e-mail!”
Stavolta tocca a lui cadere a terra con molti capelli fuori posto.

Nel punto più a Nord dell’estremo Nord, nella terra dell’inverno perenne dove il ghiaccio e la neve dominano incontrastati dall’inizio del Tempo, dove le creature figlie del Gelo vivono sotto la legge inflessibile del loro Signore, sorge il leggendario Palazzo dei Ghiacci Eterni, mai visto da occhio umano eppur decantata dimora dell’Ha-Ou, il Re Supremo primogenito del Maou Shabranigdu.
Quali parole della lingua mortale possono rendere l’imponenza di quella struttura? Un tempio scaturito dal cuore dei ghiacci, il simbolo che declama la sovranità di colui che, generato dal freddo siderale dello spazio cosmico, regna in quelle lande immutabili.
In questo momento ci è dato assistere a uno spettacolo straordinario: la notte polare durata sei mesi cede il passo alla luce esitante di un pallido sole, che si affaccia sbirciando oltre l’orizzonte sapendo che non potrà mai scaldare con i suoi raggi quelle terre. Eppure quando un timido raggio sfiora le mura del Palazzo, esso risplende come un prisma incantato sfolgorante di tutti i colori dell’iride.
Al centro di esso, assiso sul proprio trono, Dynast Graushella apre i suoi occhi, nelle cui sfaccettature cristalline si concentra per un attimo l’intero caleidoscopio della luce. Quando li richiude, il palazzo torna alla sua limpida trasparenza sfumata di bianco e azzurro.
Le sue labbra sottili si muovono appena, senza emettere suono, ma a quel tacito richiamo due figure compaiono genuflesse ai piedi dei gradini che conducono alla mirabile struttura di cristalli di ghiaccio ove siede il loro Sovrano.
La doppia immagine riflessa dal pavimento lucido come uno specchio potrebbe sembrare una sola: due fanciulli di forse dieci anni, abbigliati di identiche tuniche dall’ampio panneggio bianco e blu, gemelli in ogni tratto del viso infantile fine e delicato e nello sguardo algido e imperscrutabile di occhi azzurri che hanno visto trascorrere i millenni. L’unico particolare che distingue i due priest è il colore dei capelli: bianchi come la neve per il primo, neri come la notte per il secondo.
“Grau. Nost. Ho una missione da affidarvi.”
Gli occhi dei due subordinati s’alzano con reverenza ad incontrare quelli del loro creatore e alle loro menti è concesso di divenire tutt’uno con la sua. Un istante dopo, s’inchinano nuovamente e, ottenuto il congedo, partono. Per la prima volta il loro Signore li ha inviati oltre i confini del loro Regno… in un altro mondo.

I Gemelli venuti dal Freddo compaiono nel mezzo di una distesa innevata, non dissimile dalle zone limitrofe al confine dei Ghiacci Eterni; ma si rendono immediatamente conto di non poter essere in un luogo più diverso dalla loro casa. La differenza è percepibile nell’aria stessa che li circonda: non c’è magia su quel pianeta, o comunque tanto poca da non consentire la normale sopravvivenza di creature magiche come i demoni. Fortunatamente entrambi appartengono ai più alti gradi della gerarchia, quindi la loro energia intrinseca è sufficiente a garantire loro l’autonomia. Ma nonostante l’indifferenza ostentata dai Demoni dei Ghiacci quel luogo non aggrada loro neanche un po’, quindi le loro menti costantemente in perfetta sintonia si confermano a vicenda l’intenzione di svolgere la missione al più presto.
“Come localizziamo l’obiettivo?” Nost pone il problema principale. Non sono mai stati in questo mondo e poiché la persona che cercano non è un demone (ci mancherebbe altro! NdA) non hanno modo di localizzarne l’aura magica.
“Date le circostanze temo che dovremo chiedere informazioni agli esseri umani.” Propone Grau.
Il gemello concorda e i due si teletrasportano in prossimità del gruppo di esseri umani più vicino, che si rivela essere una squadra di ragazzini intenti a giocare ad hockey. La comparsa dei due priest stupisce non poco i giocatori, che interrompono la partita e si avvicinano colmi di curiosità; le loro domande divertite vertono a partire da dove vengono fino a se stanno girando un film in costume. I due, poiché non comprendono tali domande, si limitano a ignorarle: non appena i ragazzini, davanti al loro silenzio indifferente, tacciono, Grau chiede notizie sul luogo in cui abita l’autrice della presente fanfiction.
Il capitano, deciso a smontare l’atteggiamento di superiorità dei due stranieri, li sfida: daranno loro le informazioni che vogliono se vinceranno una partita di hockey contro la loro squadra.
I due gemelli si guardano ponderando la proposta, e sulle loro labbra si dipinge lentamente un lieve sorriso appena accennato.
“Andiamo a radunare la nostra squadra.”
“Tenetevi pronti.”
Quando un demone dei ghiacci arriva al punto di sorridere, non è mai una buona notizia.
I due priest si ritirano dietro una collina innevata; tracciano sulla candida coltre il simbolo dell’Ha-Ou, evocandone il potere che domina sulle energie fredde. Intonano una lenta melodia, le loro voci tanto simili da sembrare una sola sembrano creare un mulinello nell’aria; la neve si alza da terra in lenti vortici di vapore ghiacciato, muovendosi a spirale, concentrandosi, aggregandosi fino a creare delle forme sempre più distinte… Quando l’incantesimo si conclude, attorno al simbolo che risplende sul terreno vi sono alcuni Mephit del Ghiaccio. Grau e Nost spiegano rapidamente alle creature elementali cosa dovranno fare.
Come previsto dai Gemelli, gli esseri umani non possono competere con i Mephit e nel giro di pochi minuti si arrendono umiliati davanti all’irraggiungibile disinvoltura dei Figli del Ghiaccio sul loro stesso elemento. Tuttavia, quando i due demoni chiedono al capitano di onorare l’accordo, sulle labbra del ragazzo compare un sogghigno malevolo:
“E chi la conosce questa persona? Se v’interessa tanto, andate da Babbo Natale, lui conosce l’indirizzo di tutti!” e scoppia a ridere.
I volti di Grau e Nost non danno segno dell’irritazione che provano per aver perso tempo con quegli inutili individui; serissimi, decidono di rintracciare questo ‘Babbo’ e costringerlo a parlare.

Un insistente bussare alla porta interrompe Babbo Natale mentre prepara la valigia per la consueta partenza estiva verso le isole dei tropici; uno dei motivi per cui ama il suo lavoro è proprio perché gli garantisce 364 giorni all’anno di vacanza. Depone i bermuda a fiori e va ad aprire la porta: davanti ai suoi occhi compaiono due dei suoi elfi semiassiderati, con le orecchie a punta blu per il freddo, che crollano sul pavimento incapaci di reggersi in piedi.
Dietro di loro si trovano i responsabili di tutto questo: Grau e Nost gli puntano contro due bacchette di cristallo azzurro, la cui punta scintilla di un letale bagliore.
“Dove si trova Eternal Fantasy?” intima Grau senza mezzi termini.
La prima reazione del bonario vecchio, dopo un primo momento di shock, sarebbe di protestare contro un atteggiamento così coercitivo, ma un solo sguardo a quegli occhi senz’ombra di pietà gli provoca un brivido lungo la spina dorsale; conscio che ogni tentativo di compromesso sarebbe vano, accetta di consultare il proprio archivio universale.
Quegli occhi che non si distolgono da lui gli appaiono ancor più spaventosi delle micidiali bacchette, provocandogli i sudori freddi e un intenso riacutizzarsi dei reumatismi: così in tutta fretta scribacchia l’indirizzo su un biglietto e lo consegna ai due demoni. “Ora ve ne andrete, vero?”
Nost bada bene a non far trasparire la loro moderata soddisfazione: “Come arriviamo nel luogo che ci hai indicato?”
“A dire il vero non saprei… sono le mie renne a conoscere la strada…” balbetta, indicando la celebre slitta posteggiata fuori dalla finestra.
Gli occhi dei gemelli, con agghiacciante coordinazione, si spostano in successione a guardare le renne, la slitta, l’uno verso l’altro e infine l’uomo vestito di rosso:
“Signore, ci vediamo costretti a requisire il vostro mezzo di trasporto.”
“Ma io sono Babbo Natale!” reclama con gli occhi che sembrano schizzare dalle orbite.
“E noi i priest Graushella. Grau...” “...E Nost” “Graushella.” Concludono simultaneamente.
“Spiacenti, Signor Natale. Ordini superiori. Consegni immediatamente la slitta.”


“Torre di controllo, torre di controllo, qui il volo Alitalia 361 Milano-Londra. Voi non ci crederete mai, ma… abbiamo appena incrociato la slitta di Babbo Natale guidata da due ragazzini!”


Grau tira le redini e l’insolito veicolo si ferma a circa diecimila metri sopra l’afosa Italia.
“Siamo arrivati.”
“Mettiamoci al lavoro.”

L’autrice sta boccheggiando dal caldo; il sudore rende appiccicaticce persino le dita che martellano la tastiera del computer.
“A che punto sei?” chiede Pat, porgendole un bicchiere di the freddo (sottratto miracolosamente alla sorella minore di Eternal).
“Alla fine… quasi.” Sorride lei trionfante. Si alza e lo prende per mano: “Andiamo fuori!”
“Ti ricordo che la temperatura esterna raggiunge il punto di liquefazione dell’asfalto…”
“Ancora per poco!”
I due escono sulla veranda appena in tempo per assistere alla lenta discesa dei primi fiocchi di neve, che si sciolgono posandosi sui loro visi come minuscoli baci.
Restano così a lungo, godendosi la meraviglia di quella nevicata estiva; non potrà durare, ma d’altronde il solo fatto che avvenga è un miracolo.
Infine, tra il candore crescente, si ode il tintinnio di campanelli e una slitta atterra sul vialetto. Lo sguardo impassibile dei Gemelli incontra quello affettuoso di Eternal.
“Ti ritieni soddisfatta del nostro operato?”
“Siete straordinari, ragazzi. Anche se non mi piacciono le smancerie, ammetto che in questo momento vorrei abbracciarvi!”
Le sopracciglia dei due si sollevano in modo allarmante, esprimendo con insolita chiarezza stupore e indignazione, accompagnate dal consueto inflessibile decreto: “Ai Demoni dei Ghiacci non è consono il sentimentalismo!”
Eternal sorride insinuante: “Ai Demoni dei Ghiacci non è consono nemmeno accettare un gelato?”
I due si scambiano un’occhiata piuttosto esitante:
“…Beh, in qualità di pegno simbolico per la buona riuscita della missione…”
“…poiché il protocollo non sanziona nulla in contrario…”
“…riteniamo che sarebbe disonorevole rifiutare l’offerta.”

A questo punto la storia può dirsi conclusa, senonchè l’autrice ha un’ultima curiosità e chiede, infilandosi in bocca un cucchiaino colmo di gelato menta e cioccolato: “Come farete a restituire la slitta?”
“Non la restituiamo.” Risponde Nost con un inedito bagliore nello sguardo che si solleva per un attimo dal gelato, lo stesso luccichio birichino che compare in quello del fratello: “Preda di guerra, Eternal.” E senza aggiungere altro, tornano a concentrarsi sulla morbida crema.
L’autrice ridacchia con un grosso gocciolone dietro la testa: “Mi sa che Babbo Natale quest’anno consegnerà i regali usando una motoslitta…”


FINE




 
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