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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: L`EMOZIONE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: lilyevans galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 21/07/2004 00:32:53

piccola mia biografia, ma mia più grande emozione...
 
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L`EMOZIONE
- Capitolo 1° -

L’EMOZIONE

Un’emozione grande, è questo quello che proverò ora a descrivere…
La mia emozione più grande…
Sapete quand’è stata?
Qualche mese fa, quando io, per la prima volta, sono salita su di un palcoscenico.
Potrò sembrarvi scocco, forse anche stupido da parte mia, ma l’emozione che ti può dare una semplice struttura come un palco, è indescrivibile.
Quando lo osservi da sotto, pensi che gli occhi di tutti saranno puntati lì, pronti a giudicare i tuoi errori, le tue mancanze, le tue imperfezioni. Sembra l’inferno, poi sali il primo gradino della scaletta, e senti il ritmo del tuo cuore, sali il secondo gradino, e le gambe tremano, sali il terzo e contemporaneamente ti volti verso il pubblico, realizzi di essere lì. Sali il quarto gradino, e la tua mente si svuota. Sali il quinto, e la tua mente è piena solo di quello che deve sapere, battute, tempi da rispettare, controscena, volume…tutto.
Metti un piede sul palco, e non realizzi che la gente ti stà guardando, in verità, non realizzi più niente,non pensi, agisci. Non ti crogioli in stupide domande tipo:starò bene con i capelli? Mi andrà bene questa maglietta?
No.
In quel momento entri nel personaggio.
Tu non sei niente, a parte quello che hai imparato ad essere in lunghi mesi di prove, dopo lunghi mesi di sbagli.
Quando io sono salita sul palco, il 4 giugno 2004, ho trovato la mia emozione più bella.
Ho mosso i primi passi con decisione, andando avanti, dicendo la prima battuta, la seconda, poi la terza, poi la quarta…
Ho abbinato le mie frasi a gesti, movimenti fisici e facciali.
In quel luogo, c’ero io, la persona con cui dovevo recitare, i riflettori, la musica, il sipario…
Ma non la gente…
Per me gli spettatori non esistevano.
Quando sono salita su quel palco, la mia intenzione, non è stata più quella di non fare brutta figura, la mia intenzione, è diventata quella di dare il meglio di me stessa, e divertirmi.
Rammento benissimo quello che successe in quei mesi, io ero nuova di quel gruppo, sono entrata tramite un amico ed un fidanzato là dentro.
Un gruppo, lo erano già da un anno, anzi, per precisione lo erano da sempre. Tutto quel gruppo, non era altro che una combriccola di amici, che si conoscevano da talmente tanti anni, da non poterli contare su dieci dita.
Io ero lì, con quelle due sole compagnie. Compagnie che però avevano i loro amici. Mi ritrovai a conoscere una decina di persone del tutto sconosciute a me. Non ho felicitato di certo le cose a loro. Ho fatto molti sbagli, ho giudicato delle persone prima che le potessi giudicare, anche se l’ho fatto solo per una pazza gelosia nei confronti del mio ragazzo, sono stata piuttosto infantile. Mi sono chiarita, mi sono integrata di più, sono diventata per loro forse, una persona accettabile, non ho mai preteso una gran considerazione, visto che io sono la prima a sminuirmi, e non mi è mai passato per la testa per un solo istante, di poter far parte di loro completamente. Non ho mai avuto un gruppo, ma spero che col temo questo diventi anche il MIO gruppo. Un gruppo di cui io spero di fare parte.
Abbiamo riso, scherzato, litigato, pianto, ci siamo arrabbiati, ci siamo sentiti delusi avvolte, ma è sempre stato insieme. Come un vero gruppo, un gruppo che ama salire su quel palco, quel palco che da giù può sembrare un orribile incubo. Noi ci siamo saliti sopra, abbiamo domato la paura, affrontandola.
Rammento benissimo, che il nostro maestro, diceva sempre, che nel fare controscena, dovevamo ridere, ridere sempre, durante le canzoni, mentre recitavamo, dovevamo ridere.
Quel giorno, non ci fu bisogno una sola volta che ce lo dicesse. Quando salimmo su quel palco, abbandonammo le nostre paure del tutto. Diventò un bellissimo gioco, spontaneo, fummo naturali e semplici come bambini di cinque anni.
Il nostro gruppo, trasmise le emozioni alla gente che ci guardava, come se noi avessi sparso il virus di una bellissima malattia di felicità. Anzi, li abbiamo anche fatti piangere, mostrandogli tramite la lettura di un racconto, la verità della guerra.
Vi confesso, che arrivammo alla fine del musical, sapete quando si chiama i nomi di chi ha recitato e quelli fanno l’inchino? Ecco lì!
Mentre il mio maestro si inchinava, io mi ero guardata attorno, e mi ero accorta che era quasi finito. Battendo le mani a tempo di musica, la mia mente rivise tutti quegli attimi stupendi.
Era stata l’emozione più bella che avessi provato, ed avrei ricominciato si, si, io lo avrei volentieri rifatto. Ora è passato del tempo, ma ricordo le emozioni e quegli attimi come se fossero appena passati, ricordo tutto, perfino il numero dei battiti del mio cuore. Prossimamente ci dovrò risalire, chissà, forse quelle paure mi assaliranno di nuovo per poi sparire di nuovo d’incanto, chi lo sa! Di una cosa sono sicura, che salirò su quel palco, con un’arma in più…
Sapendo che quella struttura di legno, è mia amica.
Tornando al passato, quei gradini su cui avevo lasciato le mie emozioni peggiori, anche quando tornai a varcarli non mi rilanciarono addosso niente. Rimasero lì, oppure, scomparvero, non lo so. Stà di fatto, che ogni volta che ci risalgo per delle prove, risento il profumo di quell’emozione. Voi direte, com’è possibile sentire il profumo di un’emozione?
Io l’ho sentito, chissà, forse perché lì sopra, tutto diventa possibile!

 
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