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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: IL REGNO DI KIYORION
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: leone5 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/06/2004 23:26:26

molto caria, contiene un po` di tt, comico, romantico ecc...leggete e commentate plz!!
 
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TUTTO NELLA SFERA
- Capitolo 1° -

Capitolo 1: Tutto nella Sfera





Un’ombra oscura sfiorava leggera e silenziosa il freddo pavimento di pietra. Una figura alta e slanciata percorreva a passi lenti un corridoiocupo, senza porte nè finestre, completamente spoglio di quadri o decorazioni, neanche le rare torce erano accese. Eppure, davanti alla figura incappucciata, il cui mantello frusciava piacevolmente sul pavimento, illuminava il cammino una piccola stella di luce, come galleggiante a mezz’aria. L’uomo la guardava intensamente, ma guardava anche il corridoio davanti a sè. La stella sembrava essere prodotta dagli stessi occhi dell’uomo. Monotone torce spente si affacciavano ogni tanto sul cammino dell’uomo, che le ignorava completamente. Sembrava profondamente assorto nei suoi pensieri.
Dopo quella che sembrò un’ora, l’uomo non era più tanto pensoso, e cominciò a contare annoiato le torce.
Una torcia, due torce, tre torce, quattro torce, cinque torce, sei torce, sett...
Ma un rumore metallico, come di una monetina che cade, fece sussultare l’uomo.
“Finalmente...” borbottò in un sussurro, mentre si voltava verso la torcia.
“Iass...” disse con voce stranamente remota, e la lucina che aveva davanti all’altezza dell’ombelico si alzò fino a sfiorargli la punta del naso. L’uomo si allontanò un poco, poi mise la mano attorno alla torcia e la guardò intensamente, come guardava un’ora prima la stella di luce mentre ancora si stava accendendo.
La mano dell’uomo sembrava come avvolta da un fumo grigio. Lo stesso fumo grigio inondò la torcia, che in un guizzo di luce durato forse meno di un decimo di secondo, si trasformò in una grossa chiave d’oro, che cadde lentameente nella mano dell’uomo.
“Haap...” borbottò l’uomo, sempre con la stessa voce remota, puntando la chiave verso il muro come se fosse il biglietto di una nave porto al bigliettaio.
Guizzi di polvere si levarono dal muro, formando quello che sembrava una porticina rettangolare incisa nel muro. Sempre con lo stesso brevissimo lampo di luce, quella che sembrava una porta divenne una vera e propria entrata. L’uomo mise la cchiave nella serratura nera, come tutto il resto della porta. Ci fu uno scatto immediato, e la porta si aprì. L’uomo entrò, e la porta si chiuse alle sue spalle.
Si trovava in uno stanzino circolare, dove altre figure incappucciate lo aspettavano. Alla sua entrata, una figura alta, curvilinea magrissima, si abbassò il cappuccio. Era una bella donna dai capelli rosso scuro.
“Alla buon’ora, Phidelious!” esclamò divertita la voce della donna, molto seducente.
“Ho avuto un contrattempo, Arkhen” borbottò l’uomo abbassandosi il cappuccio. Il volto era magro, con un bel pizzetto aguzzo e degli occhi gelidi, freddi.
“Oh, come se fosse la prima volta!” esclamò Arkhen stizzita, ma sempre con la sua voce calda e seducente. “I nostri incontri sono più importanti di qualsiasi contrattempo! O credi forse che...”
“I Signori dell’Ombra possano tornare da soli!” interruppe Phielious completando nervoso la frase di Arkhen.. “La so la ramanzina!”.
“Bè, non sembrerebbe!” esclamò Arkhen.
“Basta con i litigi!” ringhiò una voce simile a un ruggito, in fondo alla stanza. Un ometto basso, con i capelli arruffati, piuttosto vecchio, si fece avanti. Aveva un mento sporgente a un’aria arcigna.
“Abbiamo cose più importanti a cui pensare!”
“Lo sappiamo, Petronilis, grazie!” disse Arkhen ancora arrabbiata sbattendo le palpebre.
“Allora” disse un uomo di media statura, piuttosto robusto, tirando giù una vecchia pergamena su una specie di lavagnetta, “Sedetevi, prima di tutto”.
Un forte rumoee di sedie spostate riempì la saletta. Dopo pochi secondi, tutti erano seduti.
“Dicevo” disse l’uomo robusto, “Come avevo accennato la volta scorsa, le pressioni dell’Esercito di Gulvalan...”
“Xered” disse Phidelious, “l’Esercito di Gulvalan non è comandato da Troll rossi!”
“E che cosa vorresti dire con questo, Phid?” disse brusco Xered.
“Voglio dire” rispose risoluto, “che forse ddovresti parlarci dell’Esercito di Esmerayon, piuttosto che di...”
“Phidelious, so benissimo di cosa voglio e devo parlarvi oggi! Se dopo vorrai aaggiungere qualcosa, ce lo farai sapere’ d’accordo? Ora non voglio perdere altro tempo”.
“Dicevo: le pressioni che sta facendo l’Esercito di Gulvalan stanno sempre più velocemente” e qui segnò una striscia con una piuma d’acquila, di quelle ad inchiostro, da un pezzo all’altro della pergamena, “spostando Esmerayon verso l’interno... e se continua così, Esmerayon si troverà a confinare con Iriddion, e se Iriodion ed Esmerayon confinano, significa che Sacro Smeraldo e Sacro Diamante andranno a cozzare, sprigionando una tale energia chee per noi sarà impossibile impossessarsi dello Smeraldo e tantomeno del Diamante!”.
“Xered, posso interromperti un attimo?” disse Arkhen alzandosi. “Vorrei farti notare” e qui aveva preso possesso della penna e si trovava davanti alla pergamena, “che Esmerayon è molto forte: non hai preso in considerazione il fatto che Esmerayon possa... battere, Gulvalan?”
“Cioè tu mi stai dicendo” risspose Xered accigliato, “che secondo te Gulvalan potrebbe eswwsere sconfitto da Esmerayon? Gulvalan sconfitto da Esmerayon? Ma sei pazza?”
“Bè” ribattè Arkhen, “del resto le ultime conquiste di Esmerayon sul territorio dei Glibeous ha apportato un notevole cambiamento all’esercito Esmerayano... Ci sono troll, fate, elfi, quelle specie di insetti, creature d’ogni genere! Sono potenti! Ho visto una lotta recente tra Esmerayon e Gulvalan, appena un soldato si feriva accorreva una fatina e in quattro e quattr’otto era guarito! E dato che gli elfi mentre combattono pregano, i soldati non morivano! Solo che quando i Gulvalaniani hanno ucciso gran parte degli elfi, le preghiere non bastavano e gli elfi si sono ritirati: non sono molto forti in guerra, stanno lì solo per pregare mentre aiutano un po’, ma stanno molto sulla difensiva... Per quanto riguarda i troll si sono messi in cinque ad ammazzarne uno e se solo gli elfi avessero finito le mloro Preghiere d’Intelligenza i troll avrebbero vinto, sono molto forti ma stupidi e...
“Basta così!” interruppe Xered. “Descriveremo le potenzialità dei singoli eserciti nei prossimi incontri, Arkhen!”
“Ah, e va bene... capo!” rispose Arkhen aggiungendo una perfettamente udibile nora ironica sull’ultima parola.
Xered le scoccò uno sguardo torvo prima di tornare al suo posto davantti alla pergamena, che voltò.
“Ora” continuò Xered; “Se noi consideriamo che Esmerayon sconfiggesse Gulvalan, cosa di cui sinceramente dubito...”
“Esmerayon ha mille possibilità di sconfiggere Gulvalan!” esclamò Arkhen.
“Stavo dicendo” riprese Xered con decisione, a denti stretti, “che nel caso in cui Esmerayon sconfiggesse Gulvalan, ci troveremmo davanti la situazione inziale: Esmerayon è un Regno pacifico, e una volta sconfitto Gulvalan firmerebbe il solito Trattato di Pace e tutto si sitemerebbe” e qui fece vedere Gulvalan, Esmerayon e Iridion distanziati nella pergamena.
“Se invece Iridion dovesse opporre resistenza all’arrivo di Esmerayon...” e qui sfogliò un’altra pagina della lavagnetta, “Ci troveremmo in una guerra a tre, il cui centro sarebbe Esmerayon, e...”
“Se due forze gemmiche si uniscono contro una sola forma gemmica si crea un turbine potentissimo che distrugge la pietra centrale liberando un flusso energetico astrale talmente potente da devastare entrambe le pietre restanti e di devastare l’intero luogo” interruppero completando Phidelious e Arkhen insieme, come se l’uno dipendesse dall’altro, in uno stato di completa trance, da cui si liberarono solo dopo l’ultima parola.
“Questa vostra fusione mentale comincia a darmi sui nervi!” esclamò Xered.
“Dai, non ti arrabbiare, Xered” dissero ancora insieme, e poi scoppiarono in una sonora risata, questa volta divisa in Phidelious e Arkhen.
Xered lanciò loro uno sguardo velenoso e tornò alla sua pergamena.
“In conlusione” disse incalzante, ci sono tre possibilità: uno, Esmerayon si ribella a Gulvalan; conseguenza: tornare alla situazione iniziale; due, Esmerayon va a confinare con Iridion, e conseguenza, noi non prenderemmo nè Diamanate nè Smeraldo. Tre, Gulvalan e Iridion attaccano Esmerayon. Conseguenza: tutte le pietre andranno distrutte”
“C’è anche una quarta possibilità” disse la voce arcigna di Petronilis, e tutti si guaardarono attorno prima di capire che la voce proveniva dall’ometto vecchio e basso che ora camminava come aveva fatto Arkhen verso la lavagnetta, solo che lui non ancheggiava.
“E cioè?” ribattè Xered con fermezza.
“E cioè che Esmerayon si divida in due, uno a destra e uno a sinistra, per fuggire sia da Iridion che da Gulvalan. Così dice la Profezia... L’entità gemmica elfica si taglierà l’esssenza di cui una seguirà l’elfo verde, mentre l’altra passerà alla pura trasparenza del Topazio”.
“Petronilis” disse Xered implorando la pazienza, “Sai benissimo che quella Profezia dice solo ciance invntate da un vecchio baarbuto che non aveva niente da fare, e inoltre sai come la penso su quella traduzione! L’essenza è Kya, che morirà, ma dato che è immortale essendo mezza elfa, il suo corpo rimarrà con gli elfi, ma la sua anima tradirà Esmeraayon e aiuterà Dyliunvel!”
Petronilis scosse la testa e se nee anddò borbottando.
“Bene, per oggi l’incontro è terminato, possiamo tornare a casa” borbottò Xered.
La stanza venne avvolta dalla nebbia bianca, che turbinava sempre di più. Un uomo alto, con una lunga barba bianca candida e i capelli dello stesso colore, gli occhi di un azzurro bellissimo, che trapassava corpo e mente, con in testa una corona argentea con inciso un cerchio con all’interno una stella tempestata di diamanti prese in mano la sfera di cristallo. Era lì dentro che aveva vissto la stanza. Chiuse e riaprì gli occhi, abituato al buio di quella stanza, in moddo che sopportassero l’immensa luce del luogo in cui era seduto in un morbidissimo pouf bianco, davanti a un tavolino dalla tovaglietta ricamata in argento, su cui era poggiata la sfera. Di fronte a lui, sei persone dall’aria ansiosa erano sedute su delle sediole bianche imbottite. A terra giaceva un gatto persiano, sopra a un tappeto con il simbolo sulla corona dell’uomo barbuto. Le pareti erano tappezzate di quadri con varie persone ritratte, ma anche animali, piante, cartine eccetera.
L’uomo alzò lo sguardo con un sospiro. Guardò intensamente gli strani tizi seduti sulle sedie bianche.
“Retrebhan...” disse un uomo alto, molto grosso, con uno spadone tedesco appeso dietro le spalle in una custodia altrettanto enorme, “che hai visto?”
L’anziano uomo chiamato Retrabhan raccontò alle persone sedute sulle sedie ciò che aveva visto.
“E così ci vogliono fregare le Pietre...” disse l’uomo alto e grosso con lo spadone.
“Questo lo sapevamo già da tempo, Guarbagon...” disse un secondo tizio, molto magro, con capelli grigi, quasi azzurrini, legati in una lunga coda con uno spago rosso. Aveva una scimitarra che pensolava da una gamba. Era vestito all’araba.
“Si, Schizered, intendevo dire che si stanno organizzando a gruppi!” esclamò Guarbagon.
“Guarbagon, stai calmo!” intervenne una donna, biondissima, occhi verde chiaro, con i capelli legati in una specie di coda, che però le ricadeva davanti formando un’acconciatura che ricordava molto una ragazza punk. Aveva due polsini pieni di borchie a forma di spina, una minigonna marrone e degli stivaletti da cow boy dello stesso colore.
“Io sono calmissimo Ynialash!” avvampò Guarbagon, arrossendo.
“Dunque” disse con voce calma e rilassante il vecchio che aveva guaardato nella sfera, Retrebhan, “I nemici sono intelligenti, astuti, approfittano delle difficoltà altrui per favorire il proprio bene! Sicuramente, il fatto che Esmerayon e Gulvalan siano in conflitto li fa felici, e noi dobbiamo scoprire e impedire i loro piani!”
“Ma Retrabhan” intervenne la ragazza bionda chiamata Ynialash, “Non puoi semplicemente guardare nella sfera?”
“Ed è quello che farò, ma per impedire ai loro piani si compiersi dovrete capire cosa li ostacolerebbe, e per fare ciò penso che due di voi, in questo caso mi sembrano adatti... Schizered e Ynialash... per voi va bene?”
“Al suo servizio” disse Schizered inchinandosi lievemente.
“Ovvio, Retrabhan!” disse la ragazza, Ynialash.
“Benissimo!” esclamò Retrabhan sorridendo, mostrando una serie di perfetti denti bianchissimi. “Inoltre penso che farebbero comodo quattro spie, due a Gulvalan e due a Esmerayon! A Gulvalan manderei Guarbagon e Anyrakh” Guarbagon e una ragazza alta, di capelli castani legati in due treccie, con appesa alla spalla una faretra contenente molte freccie e un grosso arco di legno chiaro, con dei pantaloni verdognoli e una specie di grembiulino rosso, e una camicia verde semitrasparente con le maniche stropicciate, si alzarono di scatto.
“Sono pronto!” ruggì Gulvalan, e da in piedi era anche più alto e grosso di quello che poteva sembrare da seduto.
“Il mio coraggio e il mio arco al vostro servizio, Sire!”
“Vi ringrazio!” disse Retrabhan gioviale. “E per Esmerayon consiglierei...”
“Sire, non crede che Anyrakh vada meglio a Esmerayon?” disse Ynialash sorridendo sotto i baffi a Anyrakh, che arrossì di botto.
“Anyrakh, tu vorresti andare a Esmerayon?” chiese Retrabhan.
“Ehm... se... se per voi va... vaa bene... anche io sono... d’accordo...”.
“Retrabhan...” disse Guarbagon, “io posso stare con Anyrakh a Esmerayon? Del resto, sono suo fratello...”
“Ma certamente, Guabagon!” sorrise Retrabhan. “E quindi, a Gulvalan ci vanno Anerh e Liviredh... a voi va bene?” chise poi rivolgendosi alle ultime due figure rimaste.
Uno era vestito con dei jeans a zampa neri e sbiaditi sul ginocchio da cui usciva una catenella d’acciaio e una maglietta bianca aderente, senza maniche.
L’altro aveva i capelli a spazzola biondissimi, due occhioni azzurri, una maglietta a maniche corte azzurra e dei larghi pantaloni rossi.
I due si guardarono sorridendo e annuirono.

 
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