torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Il Signore degli Anelli (The lord of the rings)
Titolo Fanfic: ... COME L`ACQUA, L`ARIA E LA TERRA
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: hansaburo galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 21/06/2004 19:01:08 (ultimo inserimento: 12/10/04)

e se babe-maialino-coraggioso arivasse nella tdm accompagnato da un triplice potere più antico di arda?leggete!
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   

- Capitolo 1° -


Ciao a tutti! Io sono Han e questa è in assoluto la mia prima FanFic e per questo vi chiedo cortesemente di mandarmi qualsiasi tipo di commento. So che la maggior parte di chi scrive dice così e io non brillo certo di fantasia in questo...ma è la verità!!! E poi le critiche negative sono costruttive(ovviamente risponderò con la stessa enfasi dei messaggi).
Cambiando argomento,non voglio forviarvi nell'interpretazione del messaggio promozionale della mia fanfic. Non è il Babe originale a comparire nella storia ma un altro "porcellino". Ho preso spunto dall'omonimo film perché all'inizio ero partita con l'idea di far vedere tutta la vicenda attraverso gli occhi del cucciolo ma poi scrivendo a grande linee la trama le cose sono un po' cambiate e se avrete la costanza di seguire i capitoli scoprirete il perché e quale nuovo ruolo ricoprirà.
Bene se non vi siete annoiati e vi ho un po' incuriosito allora vi auguro buona lettura !!!!!!


CAPITOLO I - A GRAN BURRONE GENTE CHE VIENE E ...NON SE NE VA'


Un cavallo bianco comparve all'orizzonte correndo come il vento mentre altri nove cavalli scuri gli stavano alle calcagna. Ma il cavaliere del primo spronò ancora di più l'animale mentre con una mano teneva stretto a se forse quello che sembrava un bambino malato.
Poi gli zoccoli di quello bianco attraversarono il letto di un fiume fermandosi sulla riva opposta e l'Elfo sguainando la spada sfidò gli spettri neri a seguirlo se n'avevano il coraggio. Questi come temendo l'acqua da prima temporeggiarono ma poi il capo spinse la sua bestia innanzi violando così l'ultima difesa che rimaneva all'Elfo e al bambino.
Debolmente il piccoletto cercò di brandire la sua spada ma questa si frantumò al comando del capo degli spettri, allora tutto intorno a lui fu avvolto nell'oscurità e il panico gli strinse il cuore facendogli creder che ormai era giunta la sua ora. Ma poi come un fiume in piena l'acqua si avventò sui cavalieri neri travolgendoli nelle sue onde modellate a mo' di purosangue, trascinandoli lontano da quel luogo.
I Valar vollero che quel luogo ancora non fosse violato dal lordume dell'oscuro Signore, ma niente ancora avevano fatto per salvare la vita del piccolo uomo che stremato dalla paura e il veleno stava velocemente abbandonando questo mondo.
Chiuse gli occhi e il buio l'avvolse per molto tempo.



Un rombo tremendo si propagò velocemente nella valle come se onde gigantesche si infrangevano prepotentemente contro le pareti della gola. Nelle aule di Gran Burrone tutti si allarmarono a quel rumore e si affacciarono dalle balconate. Anche occhi scuri appartenenti a qualcuno che non aveva le orecchie a punta cercarono di scrutare nell'opaca luce del crepuscolo ma, oltre a qualche lampo di luce e piccoli puntini rossi, non riuscì a vedere gran che. Gli occhi cerulei di un paffutello porcellino invece sembravano vederci benissimo tanto che l'animaletto usci dalla stanza non appena l'acqua travolse i Nazgùl e grugnendo fece segno al compagno di seguirlo e quando i due giunsero ai piedi della scalinata che portava al cortile, un gruppetto di Elfi armati di archi e lanterne oltrepasso le mura portando con loro uno strano ometto che sembrava quasi morto per quanto era pallido e trasparente. I suoi capelli scuri e ricciuti erano bagnati di sudore sulla fronte e la sua pelle così bianca metteva in risalto le labbra quasi violacee. Gli occhi poi erano due pallidi cieli primaverili, di quelli che presagiscono ancora qualche temporale, ma ora erano chiusi e sarebbero risultati vitrei se qualcuno li avesse aperti. A farlo fu Elrond che poggiando una mano sulla fronte del malato cercò di valutare il suo stato di salute.
<<Il male si è insinuato velocemente dentro di lui e corre verso il cuore facendo sbiadire la sede del suo spirito, ma se forte è stato il suo coraggio fino a ora, temo che non lo sia stata altrettanto la sua mortalità >> sentenziò l'alto Signore elfico quando lo stregone grigio giunse sul luogo. Il silenzio calò su tutti mentre lo sguardo atterrito del vecchio si posava sul piccolo corpo svenuto e lentamente reclino il capo.
<< Frodo...>>
Quasi come un sussurro questo nome spezza il silenzio facendo convergere l'attenzione di tutti i presenti sulla persona dagli occhi scuri che s'imbarazzò un po'.
<< Tu conosci quest'Hobbit ? >> chiese Elrond al quanto stupito perché quella strana creatura fino a quel momento si era rivelata una sorpresa continua e temeva che in futuro le cose non sarebbero cambiate.
<< Si...cioè no! >> rispose l'altra cominciando a sentirsi in forte disagio.
<< Ma hai menzionato il suo nome senza che nessuno lo pronunciasse prima di ora >> insistette l'Elfo.
<< Io ...non so come spiegarlo ma... è strano...>> lei cominciò a torcersi le mani nervosamente sentendosi sotto interrogatorio e il padrone di casa era un diventato alto e minaccioso sovrastandola (il che era abbastanza facile visto che era una persona minuta).
Poi il grugnito del maialino fece svanire la tensione e lo stregone che fino a quel momento sembrava alienato dal contesto di scatto rizzò il capo e nei suoi occhi brillava una tenue luce.
<< Il male sembra invincibile non bisogna arrendersi perché c'è sempre una piccola speranza se si vuole confidare in lei >> e dicendo così Gandalf ritrovò il suo temperamento. Prese Frodo tra le braccia e lo trasportò dentro. Elond colpito dal repentino ambio d'umore gli andava dietro e quando passò accanto alla creatura che ancora aveva negli occhi un po' di timore per lui, la esortò a seguirlo.
L'Hobbit fu deposto su un lettino al centro di una stanza con il soffitto a cupola dal quale si potevano intravedere le stelle tra gli intrecci architettonici. Alcuni Elfi stavano preparando un impasto medicinale mentre il loro Signore stava pronunciando parole arcaiche passando le mano sulla sua ferita. A quel contatto gli occhi di Frodo si mossero da sotto le palpebre e ci fu un sussulto lungo il corpo, ma poi il gelo cominciò a insinuarsi nelle ossa.
<< Le sue condizioni sono critiche ...troppo critiche per un mortale. E lui forse non lo è più...>>
<< I Mezzuomini sono duri a morire e nascondono risorse inaspettate >> gli rispose Gandalf più rincuorando se stesso che l'altro.
<< Ma anche loro hanno bisogno di aiuto e questo avvolte proviene da cosa meno te lo aspetti >> e dicendo così l'uomo fece cenno alla strana persona di uscire da dietro la colonna dove si era nascosta e avvicinarsi.
Ella allora si accovacciò accanto all'Hobbit accarezzandogli il pallido volto. A quel contatto però in lei si trasferì tutto il dolore di Frodo e istintivamente si portò la mano al braccio come se una vecchia ferita si fosse riaperta. Guardò lo Stregone e poi l'Elfo come a voler comunicare mentalmente la sua impotenza in quella situazione ma loro continuavano a fissarla fiduciosi, soprattutto il primo riponeva grandi speranze in lei. Ritornò con lo sguardo su l'omino disperata, assillata dal senso di colpa per essere solo una chimera, perché non sapeva assolutamente cosa fare oltre a tamponare la ferita e...piangere.
Ma in quell'attimo una piccola luce rossa si formò nel palmo della sua mano e come una lingua di fuoco si ramificò velocemente nelle vene.Frodo di colpo sussultò di nuovo e man mano che il veleno veniva incenerito cominciò a respirare sempre più velocemente finché quando la luce rossa esplose in una piccola scintilla a pochi millimetri dal suo cuore, spalancò gli occhi fissandoli sul soffitto come se si era risvegliato di colpo da un incubo e un dolce calore lo stesse avvolgendo. Lentamente spostò lo sguardo su di lei come a volersi imprimere nella memoria quel volto ma le pupille erano solo due puntini neri e presto le forze gli mancarono di nuovo.
Si riaddormentò coperto di sudore, ancora dolorante per la ferita ma il suo respiro era rallentato e lentamente stava tornando regolare segno che ormai il peggio era passato.
<< Tu sei proprio una creatura misteriosa >> le disse da dietro Elrond tenendo in mano una medicina elfica << Ma grazie a te il destino di tutti noi è ancora da decidere>>
Lei non lo sentì neanche perché ancora stava rivivendo alla velocità della luce ogni giorno di martirio dell'Hobbit e come un residuo mentale si massaggiava la spalla mentre un po' affaticata usciva dalla stanza seguita dal porcellino. Questo che aveva assistito a tutta la scena senza fiatare ora stava tentando di attirare l'attenzione su di se e con scarsi risultati visto che la creatura lo ignorava totalmente.
<< Sgruf Sgruf >>
<< Non ti voglio sentire >>
<< Sgruf Sgruf Sgruf !>>
<< Non ho niente da dire e sono stanca ora!>>
<< Sgruf Sgruf Sgruf Sgruf!!>>
<< Non posso spiegarti come ci sono riuscita perché sfugge alla mia stessa comprensione! >> e dicendo ciò accelerò il passo tentando si seminarlo ...quando << AAHI! Ma sei impazzito?! >> urlò mentre agguantava il cucciolo allontanandolo dal suo polpaccio ove lui aveva posato molto delicatamente i dentini.
<< Stupido porcello elfico! Non so se i tuoi simili siano vegetariani, ma nel mio mondo ora ti troveresti in un forno, legato come un salame e con una bella mela in bocca!! >>
<<SGRUF>> gli rispose lui per niente intimorito.
Lei lo fissò con occhi furenti, come se valutasse seriamente di concretizzare quello che aveva detto, tanto più che si avvicinava l'ora del desinare e visto che fino a quel momento aveva seguito una dieta rigorosamente elfica, cosa c'èra di più succulento e saporito di quel batuffolo rosa cotto a puntino con tante tate per variare? Un rivolo di bava uscì dalle labbra mentre uno strano luccichio assassino degno del più feroce squalo bianco si accese nei suoi occhi.
<< IIIIIIIIIIIH!>> strillò l'animale temendo per la sua vita alla vista di venti centimetri di canini corredati da mascella ultra snodata avvicinarsi pericolosamente... ma poi... poi...
<< Stavo scherzando!>> gli disse lei tornando calma e con la solita faccia tondeggiante. << In questi ultimi tempi mi sono successe un sacco di cose, tutte insieme che ancora adesso faccio fatica a comprendere e Frodo è solo l'ultima della lunga serie.>> dirigendosi al balcone.
<< Bilbo mi aveva parlato di lui e nella mia mente si era formata una vaga immagine. Ma quando lo vidi fui scossa da una scarica elettrica e in un attimo ho visto scorrere davanti ai miei occhi tutto il suo viaggio per giungere qui.>>
<< Io l' ho visto nella vecchia foresta ai confini con la terra di Buck ; alla locanda di Brea ove incontrò Granpasso ;ho sentito la lama avvelenata conficcarsi nella carne a Colle Vento e poi ho avvertito il terrore ai guadi. >>
<< Il cuore si è fermato anche a me quando l' ho sfiorato mentre il buio mi inghiottiva con lui. Pian piano un bagliore rosso si accese intorno a noi come a intrappolarci in un cerchio di fuoco che aumentava sempre di più fino a sovrastarci e il perimetro si ristringeva velocemente tanto che io mi senti in trappola e pensai di bruciare per davvero. Il corpo di Frodo era così freddo... io non potevo fare nulla... e poi quella luce bianca... e noi...>>.Lei fissò il cielo stellato e tacque come se facesse fatica a ricordare quello che era successo dopo ...e forse per il momento era meglio che non lo sapesse. Il cucciolo che le stava in braccio comprese il suo stato d'animo e senza insistere ancora infilò il suo muso tra l'incavo del braccio accoccolandosi.
La creatura allora ridestandosi dal suo momentaneo isolamento lo accarezzò dolcemente e sospirando si avviò verso la sua stanza.



Il resto della compagnia giunse a notte inoltrata e quando furono messi al corrente delle condizioni di Frodo tutti all'unisono tirarono un sospiro di sollievo. Poi lo golosità tipica degli Hobbit riaffiorò e nel salone principale si sentirono canti e risate finché sulla tavola c'erano portate da mangiare, e credeteci fu una lunga cena.
Solo due piccoletti invece non riuscirono a mandar giù un boccone nonostante sapessero che il peggio era passato: Sam che non voleva schiodarsi dal capezzale del suo padrone e Bilbo che, oltre all'amore per il nipote, era diventato velocemente vecchio per reggere quei ritmi.Infatti ciondolava su un piattino di pane e formaggio, sprofondato su una poltrona che gli avevano sistemato apposta nella stanza, ogni tanto si svegliava per farfugliare qualcosa e appurando che non era successo niente ritornava a sonnecchiare.
Il giardiniere invece ora stava sentendo i morsi della fame ma in quel labirinto di stanze chissà dove si trovavano le dispense e cosa ci avrebbe trovato? Nella sua vita Sam aveva sempre fantasticato sugli Elfi provando una sorta di adorazione per loro che erano così belli, nobili, eterei, sostenuti solo dal loro spirito e l'aria che respiravano tanto che si domandava se effettivamente avevano il bisogno di nutrirsi. Ma lui era un Hobbit e la prospettiva di poter finalmente mangiare un pasto decente dopo quel periglioso viaggio di stenti (sempre secondo le loro abitudini ), stava risvegliando la sua parte più audace.
Sam gatto gattoni scivolò fuori dalla stanza e con la silenziosità della sua razza, cominciò a percorrere i lunghi corridoi che ora erano solo illuminati dalla pallida luce della luna. E quasi provava timore a camminare in quell'edificio dove i raggi argentei si posavano delicati tra i ricami intricati delle volte e quelli che venivano formati delle ombre proiettate delle foglie sulle pareti quasi a volersi fondere in un unico sogno lunare. I suoi occhi si incantarono a seguire le ramificazioni delle cascate sulle pareti a strapiombo pensando che quel posto era magico e per un attimo desiderò ardentemente che il tempo si congelasse in quel momento.
Ma poi un brontolio molto sonoro del suo stomaco lo riportò bruscamente ala realtà dissolvendo l'incanto. A malincuore volse i suoi piedi verso l'interno per riprendere la sua ricerca quando una sagoma nera si mosse furtiva stagliandosi netta contro le pareti di fondo.
Subito si appiattì contro la colonna al quale era appoggiato e sempre guardandosi attorno tentò a tastoni di tornare indietro.
"Samvise Gamgee sei proprio uno stupido!" si disse mentalmente mentre con la schiena rivolta al muro stava ripercorrendo a ritroso il suo percorso. "Gli Elfi hanno un udito formidabile per non parlare della loro vista. E tu sciocco Hobbit perché gironzoli come un ladro?".
Di nuovo la sagoma si mosse e lui come se camminasse sulle spine accelerò il passo cercando almeno di trovarsi un rifugio se non riusciva a seminarla; non voleva perdere la faccia con i suoi adorati elfi, non certo per la sua ingordigia.
Ma l'ombra continuava a seguirlo e all'ora lui si mise a correre non preoccupandosi più di sembrare silenzioso anche perché dietro la nera figura spariva e ricompariva dietro le colonne. In cuor suo sorse il dubbio che non si trattava di un Elfo e forse il male era arrivato fin lì. Poi la massa nera scomparve e non sgusciò subito fuori lasciando dietro di se solo un silenzio innaturale la delicata penombra della luna ammantata dalle nuvole.
L'Hobbit si irrigidì come pietra e il suo sguardo si perse nel buio. Lentamente cercò a tastoni la parete alle sue spalle come a cercare la concretezza dell'edificio ma, quando infine giunse alla sua meta, non trovò la freddezza della materia ma una mano tremante come la sua. Come se si muovesse a rallentatore girò la sua testa verso destra e incrociò sguardo spaurito di due occhi più cupi della notte appartenenti alla creatura più strana che avesse mai visto inconsapevole che anche questa stava provando le stesse emozioni. All'unisono stavano per gridare terrorizzati com'èrano ma poi il rumore di qualcosa che cadeva, un suono metallico, fece loro istintivamente portare le mani sulle rispettive bocche per evitare qualsiasi emissione di suoni e, dopo che si furono fissati per un attimo, volsero i loro sguardi di lato posandoli sulla strana forma distesa per terra che gli stava facendo battere i cuori all'impazzata. Nessuno dei due pensava di poter resistere ancora dal fuggire a gambe levate o peggio ancora dallo svenire seduta stante ma poi la luna si scoprì inondando il pavimento di luce fino a smascherare la cosa nera e... e...
<< PIPINO!! >>
<< Shsss... Non gridare! >> sussurrò Merry sbucando da sotto l'amico. << Vuoi che tutti ti sentano? >>
<< Ma cosa state facendo? >> chiese Sam corrucciando lo sguardo.
<< Non si vede Mastro Sam? >> rispose Pipino raccogliendo una cesta di frutta. << Stiamo procurandoci lo spuntino di Mezzanotte. >> concluse l'altro.
<< Ma se avete finito di cenare neanche un'ora fa!!! >> esclamò Sam incollerito per la sfrontatezza dei due e per aver pensato che lui era "ingordo". <<Insomma! Avete partecipato a un suntuoso banchetto in compagnia degli Elfi, GLI ELFI! Che sicuramente non si saranno risparmiati nell'accontentarvi. >>
<< Avete proprio ragione. >> interloquì Merry rievocando nella testa la cena di poco prima. << Non credo che in vita mia avrò più la possibilità di assaggiare pietanze più buone e fragranti. Ogni portata era un piccolo capolavoro di arte culinaria e non ne avrei mai voluto vedere la fine per quanto ti appagavano...aahhhhh... il paradiso della cucina...>>
<< Per non parlare del vino che scorreva a fiumi! >> aggiunse Pipino << O Sam che ti sei perso! Gli Elfi si che sanno come accoglierti e trattarti con gentilezza...>>
<< Appunto sanno come essere ospitai e voi due proprio non capite che state un tantino abusando della loro cortesia!? >>
<< Dici? >> domandò Pipino
<< DICO! >> rimbeccò il giardiniere. << Padron Frodo e stato guarito ma ancora non si risveglia e temo che quei brutti dei Cavalieri Neri che lo hanno ferito siano solo l'inizio di qualcosa che è molto più grande di quello che si immagina. Granpasso ci ha guidati fin qui tra numerosi pericoli ma ora è misteriosamente scomparso lasciandoci in questo luogo confortevole e magico ma sicuramente molto al disopra delle nostre reali esigenze. >>
<< Bhe in effetti...>> si impensierì Merry.
<< E la Contea? Io ne sento la mancanza in ogni momento e ho come un presentimento, forse mi sbaglio, ma sento che dovremo partire al più presto ...>> e nel dire ciò si incupì pensando per la prima volta al peggio...<< E invece voi che cosa fate? Come al solito pensate sempre e solo al CIBO! >>.
I due amici rimasero ammutoliti sentendosi terribilmente in colpa per il loro comportamento così superficiale tanto che l'altro dentro di se stava gongolando per la sua incredibile presa di coscienza fino a quando un sonoro brontolio proveniente dal suo stomaco non fece sfatare all'istante la sua soddisfazione. Merry e Pipino lo fulminarono con lo sguardo mentre questo si faceva piccino piccino e rosso nel tentativo di giustificarsi pensando a una immediata vendetta quando un altro brontolio di stomaco proveniente dietro a loro non li distrasse. I tre spostarono allora l'attenzione sull'altra persona che fino a quel momento era rimasta in silenzio. Di nuovo silenzio. Merry e Sam guardarono increduli quello che forse poteva essere un Elfo un po' particolare, incapaci di qualsiasi facoltà di parlare divisi come erano dal prostrarsi per terra in segno di scusa o scappare a gambe levate.
<< E tu chi sei? >> chiese infine Pipino con tutta tranquillità per niente toccato dal dramma che stavano provando invece gli altri. E proprio non riusciva a capire la loro agitazione tanto che si beccò una bella gomitata da Merry dando così inizio a un nuovo battibecco talmente comico che l'altra persona non poter trattenersi dal ridere.
<< Chi sono? >> fece lei catturando di nuovo l'attenzione. << Solo una persona affamata come voi >> mostrando un cestino con della frutta e del pane.
Loro la guardarono, poi si guardarono tra essi e ritornando su di lei, tutti e quattro infine scoppiarono in una fragorosa risata. Rinfrancati si dimenticarono velocemente le spiacevoli sensazioni di prima decidendo di festeggiare il nuovo incontro con un piccola abbuffata.



Erano passati alcuni giorni da quella piccola festicciola notturna e i visitatori della Contea poterono ammirare con tutta tranquillità i suggestivi scenari del posto completamente dimentichi del fatto che nel resto delle terre libere una minaccia si stava espandendo a macchia d'olio. Elrond poteva sentirlo nell'aria e anche se dal suo comportamento non traspariva niente di insolito, instancabilmente guardava verso l'arco d'entrata aspettando che giungessero tutti quelli convocati per il gran Consiglio.
<< Elrond buon giorno! >> disse pacato Gandalf spuntando dalla scala che conduceva alla balconata più alta del palazzo.
<< Mtrhrandir >> rispose lui voltandosi << Che i Valar ti siano sempre benevoli ...e ti guidino sempre nelle tue scelte. >> concluse lentamente come se soppesasse ogni parola.
Lo stregone corrucciò un po' lo sguardo ma non replicò niente e la conversazione sarebbe finita lì se all'improvviso l'Elfo non vide di sfuggita il ramingo dirigersi verso quell'ala della costruzione ove giacevano i frammenti di Narsil. Allora nel cuore del secondo si risvegliò il senso paterno che sciolse il suo contegno e lo fece vacillare.
<< Il male si è destato dal suo torpore e nell'ombra trama per estendere il suo dominio sul Mondo con l'aiuto dell'Unico >> proruppe il Grigio anticipandolo << ...E temo che il tuo popolo non può occultare per sempre quest'oggetto... non ne avrebbe le forze.>>
A quelle parole lo Gnomo strinse i pugni consapevole che l'altro aveva centrato i suoi timori. Per un attimo gli balenò nella testa l'idea di scappare, rifugiarsi in qualche antro della Terra e lì con in dosso l'Unico avrebbe combattuto e vinto l'oscuro Signore o uno ancora più antico finché, debellata ogni sorta di male, lui si sarebbe eretto a Padrone assoluto per sua figlia, per la sua gente, per tutte le razze della Terra di Mezzo e tutte le sue creature. Si, solo lui si poteva addossare quel compito...lui ne aveva il potere e...
Ma poi le la tensione si sciolse e lui riprese tutto il suo autocontrollo.
<< L'Unico deve essere gettato nelle fiamme dell'Orodruin, lì dove è stato forgiato può anche essere distrutto.>> e nel dire ciò il suo sguardo tornò limpido e saggio. E la tentazione aveva abbandonato il suo cuore.
<< E allora andrà a Mordor >> lo stregone rise sotto i baffi.
<< Nella terra del Male, ma chi ce lo porterà? Ricordati che il Portatore è ancora Frodo >>
<< Certo che è lui! E nessun altro temo si caricherà di questo incarico. >>. Aveva colto nella voce dell'altro una nota di scetticismo
<<Tanto è più grande il potere che uno possiede interno a se tanto più grande può essere la forza distruttrice che si può scatenare attraverso di lui. >>
<< Sarà un Hobbit allora a reggere le sorti del Mondo >>sottolineando parola per parola.
<< Una creatura così piccola e indifferente a tutti questi intricati giochi di potere che tanto piacciono ai potenti >>
<<Ma sempre una creatura di questo mondo >>
Per la seconda volta Gandalf avvertì quella nota di scetticismo e corrucciando di nuovo lo sguardo decise che doveva chiarire la faccenda. Discussero molto e a lungo fino a giorno inoltrato.
Ne frattempo la nuova creatura"amica" dei Mezz'uomini se ne stava comodamente adagiata alla finestra della stanza di Frodo con occhi sognanti mentre Bilbo e Sam vegliavano sul loro beneamato.
Questi allegri ometti amavano molto le storie quasi quanto lei e passavano volentieri intere giornate a raccontare ogni più piccola notizia sulla loro amata patria con sorprendente novizia di particolari. Nei giorni precedenti alla loro venuta ella aveva ascoltato volentieri i racconti di Bilbo meravigliandosi del suo singolare modo di interpretare le vicende della Terra di Mezzo e aveva poi trovato molto comico le imitazioni dei due Tuk e Brandibuck. Sam poi anche se non aveva la stessa parlantina dei suoi amici e si impicciava quando descriveva le piante, era anche quello con cui gradiva stare di più in compagnia perché le sue parole sembravano solleticarle la fantasia. Sfortunatamente per lei non erano state molto le occasioni per una piacevole conversazione dal momento che il giardiniere restava sempre presso il suo padrone e stranamente avvolte la vista dell'Unico le istillava sensazioni tetre.
Per esempio in quel momento lei si stava perdendo con aria sognante sui racconti di Sam sulla strada di Saccoforino e dalle bifore della stanza i suoi occhi non scorsero più gli alberi del luogo elfico, ma quelli più lontani della Contea come se si trovasse lì. Immersa nel verde e dimentica di tutto, desiderò ardentemente poter scendere dalla nuvoletta nella sua testa e mettendo un piede sul sentiero andare a passeggio per i campi...ma c'era qualcosa che stonava, come un brusio in sottofondo che pia piano diventava sempre più forte, finché non coprì ogni altro suono costringendola a tapparsi le orecchie.
La visione scomparve, gli occhi scuri si riaprirono più volte confusi vagando distrattamente sui vari punti della stanza finché non si posarono sul petto di Frodo dove tra le pieghe della casacca si intravedeva l'anello.
Svelta uscì dalla stanza sentendo all'improvviso mancargli l'aria non curante della perplessità suscitata nei due restanti. Di corsa si diresse alla balconata che dava sul cortile d'entrata e lì sentendosi abbastanza lontana, si appoggiò alla staccionata facendo dei lunghi respiri profondi mentre il sangue ancora ribolliva nelle vene per quel ronzio. Poi però il brusio pian piano si acquietò e la voce della natura circostante lo sostituì. La tremolante voce dell'acqua unita alle frusciante parole delle foglie con il cinguettio del cielo rallentarono il respiro facendogli ritrovare quella calma e serenità più consona al luogo.
Così ripresasi dalla paura di prima la strana creatura stava per ritornare dentro, cercando di prepararsi una scusa plausibile ma dopo aver fatto un passo si fermò come pietrificata: il ritmo della natura era cambiato. Era diventato più euforico come se gli alberi, i fiori, l'erba e la terra stessa avvertissero la venuta di qualcosa o qualcuno a loro molto caro. Come guidata da quella gioia che scorreva nella linfa delle foglie, lei tornò alla balconata in attesa che quel qualcosa,anzi quel qualcuno comparisse perché ora sentiva distintamente uno scalpitio di zoccoli avvicinarsi sempre di più.
E infine quando i suoi occhi lo videro, quel qualcuno fece la sua comparsa come un principe delle fiabe, bello come il sole, a cavallo del suo destriero bianco, con il mantello mosso dal vento ove i suoi capelli dorati contrastavano illuminati dai raggi obliqui. Qualche ciocca ribelle sfuggiva delle treccine laterali andando a spezzare i suoi lineamenti così dolci, quasi effimeri, adagiandosi sul suo volto dalla pelle diafana, dove occhi luminosi e chiari come il cielo in Autunno brillavano come stelle mentre si disegnava il sorriso più dolce che avesse mai visto.
Lei rimase paralizzata come stregata da quell'Elfo, dalla sua aurea così serena e rassicurante che in quell'istante la stava facendo sentire fuori dalla realtà e nel profondo del suo cuore si stava quasi concretizzando l'illusione che lui fosse lì solo per lei.
<< Sgruf! Sgruf! >> urlò il porcellino tra i rami intrecciati della balconata nel tentativo di saltare direttamente da là verso quella creatura mistica.
Per l'altra creatura quel grugnito spezzò l'incantesimo riportandola bruscamente alla realtà. Una realtà dove lei sapeva benissimo che quelle di prima erano solo congetture fantastiche...
...Però l'Elfo continuava a guardare in quella direzione...
<< Sgruf Sgruf Sgruf! >>
<< E inutile che ti agiti! Tanto non puoi saltare da qui. >>
<< Sgruf Sgruf Sgruf Sgruf! >>
<< Cosa? Ti sei incastrato!! >>disse lei indecisa come era tra l'intervenire a liberare l'animale o seguire con lo sguardo l'Elfo che si stava dirigendo verso la sua postazione sempre continuando a fissarla.
<< Sgruf ! Sgruf! Sgruf! >>. L'Elfo era ai piedi della scalinata.
<< SGRUF >> Guai il maiale visto che il suo soccorritore non accennava ad aiutarlo << Sgruf sgruf sgruf! >>
<< No, non mi sono incantata... adesso ...vengo...>> ma i suoi piedi non si spostavano di un millimetro mentre quelli elfici si trovavano gia a metà scalinata.
<< SGRUF SGRUF SGR...IIIIHH!!>>
<< Haldir!>>
L'ultimo urlo del porcellino l'aveva ridestato dal suo ipnotismo. Lui nel tentativo di liberarsi aveva ripetutamente strattonato la struttura così forte che si era scheggiata e ora le punte lo punzecchiavano. Finalmente sentì qualcuno avvicinarsi, afferrarlo delicatamente e con una voce calda, bassa, maschile, parlargki in elfico per calmarlo mentre lo liberava dalla trappola. Poi sempre sussurrandogli l'aveva affidato alle cure della strana persona e da questa visuale poté finalmente scoprire l'identità del suo salvatore. E quando lo riconobbe guaiti di gioia sgorgarono dalla sua gola.
<< Grazie tante! Io stavo per intervenire ma voi siete stato più veloce di me. E sicuramente lui non ne avrà sofferto più di tanto data la vostra delicatezza. >>
<< Di niente. Però la prossima volta stai più attento nel vigilare su lui o altrimenti si caccerà in guai ben più grossi. >> rispose l'uomo con un sorriso appena accennato mentre con la mano accarezzava ancora una volta il paffutello cucciolo. Ma questo non voleva proprio saperne di starsene tranquillo.
<< Insomma Haldir vuoi calmarti? >> disse lei mentre l'animale le sgusciava dalle mani facendo le feste come un cane al suo salvatore.
<< Haldir? ...Che strano nome per un... porcellino...>>
<< Mmmh...forse non gli si addice proprio ... ma voi conoscete di sicuro l'Elfo di Lothòrien che porta questo nome? >>
<< Si è un amico di vecchia data, un Elfo di grande nobiltà e valoroso condottiero. Se i boschi d'oro non sono stati ancora invasi dagli Orchetti lo si deve alla sua strenua difesa. >>
<< Bhe... io non ho avuto il piacere di conoscerlo così a fondo...>> aveva volutamente smorzato la voce mentre con lo sguardo si voltava in basso sul maialino con una punta d'invidia verso il ramingo che parlava dell'Elfo con tanto calore; e tristezza perché per la prima volta si rese conto che lei non lo conosceva affatto.
<< ... in effetti non sono state molte le occasioni per vederlo ... ma non trovate che gli somigli un po'? >> ritornando di nuovo allegra e mostrando il cucciolo a dimostrazione della suo ipotesi.
Il ramingo che si era accorto del mutamento d'umore non sapeva diplomaticamente cosa rispondere ma poi figurandosi lo strano paragone tentò di trattenersi dal ridere, indice che forse anche lui approvava inconsciamente la somiglianza, ma quella strana persona con quel viso tondetto e decorato con un sorriso così buffo in un certo senso gli trasmetteva ilarità. Rise di nuovo ma questa vota di cuore accompagnato anche dall'altra persona fino a quando un elfico viaggiato giungendo sulla balconata non lo distrasse.
I due amici si salutarono alla maniera elfica, senza abbracci ne parole, solo lasciarono che i loro occhi si scrutassero a lungo nelle rispettive anime rendendosi ancora una volta l'uno partecipe della vita dell'altro. E l'espressione del biondino era talmente raggiante che l'altra persona si sentì all'improvviso il terzo incomodo. Quatta quatta stava per allontanarsi quando l'uomo bruno la fermò.
<< OH! Scusami non mi sono neanche presentato...Io sono...>>
<< Non vi dovete scusare perché io so chi siete. >> con un lieve inchino << Voi siete Argon figlio di Arator, l'erede di Isidur. >>. Poi volgendosi verso l'Elfo << E voi siete Legolas del reame Boscoso. >> e di nuovo sul ramingo << Se c'è qualcuno che si deve scusare quello sono io perché voi mi avete aiutato con il mio cucciolo e avete intrattenuto una conversazione senza neanche le mie dovute presentazioni. >>
<< No...non fa niente...non dovete essere così formale >> la quasi riproverò l'uomo che aveva percepito il distacco delle sue parole come se quella persona aveva osato parlargli liberamente ma poi richiamata all'ordine delle classi sociali con rammarico aveva fatto svanire l'allegria di poco fa.
<< A quanto pare la tua permanenza a Gran Burrone ti ha permesso di acquisire abbastanza nozioni su queste terre. E per te che viene dal Sud molte cose ti saranno sembrate strane.>> intervene l'Elfo.
<< Non più di quando apparirebbero a voi se vi trovaste nei miei panni in terra straniera. >> rispose tagliente lei che per l'ennesima volta aveva mutato il suo umore trasformando i suoi occhi in pozzi neri senza fondo, duri come la pietra e innaturali come quelli che la stavano fissando di un tenue color ghiaccio.
Già perché se è vero che gli Elfi riescono a scioglierti con un solo sguardo è altrettanto vero che riescono a trapassarti il cuore come una lama. E Legolas stava facendo esattamente quello, scrutando avidamente nei recessi più nascosti del buio delle sue pupille con uno sguardo che sembrava non lasciava trasparire niente di umano, alieno, forse l'essenza stessa della loro razza così diversa dal resto di Ea; relativamente freddo come il ghiaccio o come il marmo delle tombe che tanto piacciono agli uomini; o forse più simile al freddo siderale che regna nel vuoto, nello spazio, privo di ogni sorta di forma vitale e per questo non intaccato da turbamenti.
Una persona normale, in quella situazione, si sarebbe sentita in forte disagio, ferita mentalmente scappando alla prima occasione. Ma quella persona invece se ne stava muta e ritta davanti al suo esaminatore con uno sguardo di rimando degno anche esso di un Elfo o forse più semplicemente di una creatura aliena che stava combattendo con tutte le sue forze il segreto della sua identità come se solo aprire un solo spiraglio comprometterebbe la sua integrità esistenziale.
Legolas però non sembrava non voler cedere nella sua opera di intrusione mentale e l'altra per quanto coraggiosa stava accusando colpi. Tremante quest'ultima cominciò a corrucciare le sopracciglia, sentendo che il biondino cominciava ad abbattere le sue difese.
Lui se ne accorse e di colpo aumentò il suo potere mentale come se fino a quel momento avesse usato solo una piccola parte delle sue risorse. Le difese dell'altra si sgretolarono all'istante e allora desiderò volentieri dare un pizzicotto al maialino per sciogliere così quel legame telepatico ma il suo corpo era interamente bloccato, soggiogato dagli occhi chiari che la tenevano in trappola scavando sempre più a fondo, sempre di più! E stava risvegliando qualcosa in lei, qualcosa che non doveva essere assolutamente scoperto! Non ora!! Non in quel modo!!!...NOOOOOOOOOO!!!!!!!!!
Poi all'improvviso il contatto mentale si spezzò come se alla fine fu l'Elfo che cedette per primo volgendo il suo sguardo oltre le sue spalle inchinandosi alla presenza del Signore del posto che stava dirigendosi da quella parte con Gandalf.
La strana persona non sapeva cosa era successo negli ultimi istanti, se l'Elfo aveva smesso di torturarla mentalmente per l'intervento dei due saggi o di quella luce che si sprigionava dalle crepa nella parte più nascosta della sua anima. Ciò che sapeva era che riusciva a muoversi di nuovo e che doveva riprendersi al più presto lontano da ogni essere dalle orecchie a punta.
Approfittando della momentanea distrazione dei convenevoli, la persona corse via verso il bosco, scomparendo tra il fogliame fino quando non si fermò con il fiatone presso una grosso pino che affondava le sue radici nella parete a strapiombo della cascata.Con una mano accarezzò la corteccia e come per magia il vento prodotto dai rami gli diedero un po' di sollievo.
<< Per... per un attimo è stato come se il mio corpo venisse trafitto da milioni di lame >> disse ancora ansimando << E ogni ferita che mi procuravano, un pezzo del mio spirito mi veniva strappato.>>
<< Sgruf sgruf sgruf...>>cercando di rincuorarla.
<< Si lo so è passato...ma in quel momento mi sono sentita persa, priva di difese... inutile...come se non fossi mai esistita.>>
A quelle parole le fronde dell'albero frusciarono di nuovo ma in un dolce mormorio come se la pianta e tutte le creature intorno la stavano incoraggiando a non abbattersi e allora lei dimenticò quelle sensazioni nefaste e dopo un lungo respiro tornò con di buon umore. Si appoggiò al tronco, rannicchiandosi tra le sue radici e la sua pelle era scura quasi quanto la corteccia.
<< Legolas mi fa venir i brividi quanto mi guarda così >> disse come scossa da quelli veri << Ma... Argon è diverso >> concluse con un mezzo sorriso sognante.
<< Oggi è stato veramente nobile e gentile nel liberarti da quella trappola e dovresti esserne grado per sempre >> accarezzandolo un po'. Lui tacque.
<< E poi hai visto quante premure si dava per non farti troppo male >>. Ancora silenzio.
<< E le parole in elfico per non terrorizzarti >> ...
<< E le carez... insomma potresti dire qualcosa invece di fare quel muso imbronciato!!! >>
Ma l'animale non cambiò espressione tanto che sulle prime il suo custode stava per lasciar perdere la cosa quando come un fulmine a ciel sereno comprese ne comprese il motivo.
<< Scusa, ma non è che te per caso te la sei presa perché si è messo a ridere quando ti paragonavo a quell'altro Elfo? >>
Sul visino rosa si profuse un bel rosso acceso tipo catarifrangente segno che l'altra aveva colto nel segno.
<< Ma dai! Non te la prendere ...in fin dei conti è come se ti avesse fatto un complimento >> ridendo sotto i beffi.
<< Sgruf! Sgruf! Sgruf! >>
<< Come quale sarebbe il complimento? >>cercando di contenersi << Ti ha paragonato a uno degli esseri più belli che esistono su Arda >>
<< SGRUF >> infuriandosi ancora di più.
<< E cosa vuol dire che siete razze diverse? Non ti piacciono forse? >>
<< Sgruf! Sgruf sgruf sgruf ...sgruf.>>
<< Ma come puoi dire di no?! Sono così carini quando ti guardano con i loro occhioni tanto che ti viene voglia di stritolarli abbracciandoli >> imitando comicamente il gesto.
<< Sgruf... sgruf! >>
<< Bhe la razione che suscitano sono diverse da individuo a individuo...ma sicuramente anche tu per i loro canoni di bellezza non sei un gran che >>. Il porcellino non rispose colpito nella sua vanità.
<< Tu puoi pensare tutto quello che vuoi ma lascia che ti dica una cosa. Gli Elfi sono forse le creature più belle e effimeri che esistano...>> e nel dire ciò nella sua mente riaffiorò l'immagine dell'incontro con Legolas. Quando l'aveva visto dal balcone aveva creduto veramente che fosse una creatura fantastica che si librava su questa Terra per deliziare i cuori altrui e forse ciò valeva per tutto il suo popolo. <<...ma ...c'è sempre l'eccezione che conferma la regola! >> concluse guardandolo.
Il maialino la guardò perplesso non riuscendo a capire quello che celavano le parole. Forse gli stava facendo un altro complimento alludendo al fatto che un maiale poteva essere paragonato a un Elfo e viceversa senza offendere i loro rispettivi sensi estetici? O forse che essendo entrambi creature di Eru la questione non sussisteva visto che ai suoi occhi si è tutti uguali? In tal caso significava che lui era talmente grazioso da essere elevato al pari dell'altra razza anche in quella forma!
Il porcellino cominciò a gongolare riprendendo a far ruotare la sua virtuale coda da pavone assumendo un aspetto composto e fiero. Ma...
<< AH! AH! AH! AH!...pfh!...mm...>> scoppiandogli a ridergli in faccia alla vista delle arie che si dava. Fino a quel momento era riuscita quasi a fargliela bere ma la ruota era stato troppo.
Miseramente il castello d'illusione dell'animale crollò facendogli intuire non solo il fatto che per tutto il tempo il suo custode l'aveva spudoratamente preso in giro, ma anche che il vero motivo era che quell'altro Elfo era grasso come un porcellino.
<< SGRUF!SGRUF!SGRUF!>>
<< Lo so AH! AH! A... lo so che anche io non sono certo una bellezza...>> con le lacrime agli occhi << Ma almeno io...non appartengo al tuo popolo!!!! >> e nel dire ciò scoppio di nuovo a ridere.
Haldir (il porcellino) più nero che mai grugnendo ancora qualcosa di incomprensibile con un lessico molto colorito,girò gli zoccoli e si incamminò verso il palazzo, sordo ai richiami di lei che lo pregava di aspettare. Alle sue spalle l'animale ben presto sentì la voce smorzarsi fino a quando non sentì niente. Poi un tonfo.
Probabilmente quell'imbranata era caduta e con le ombre della sera che si andavano ad allungarsi percorrere la strada non era facile. Ma lui non era intenzionato a tornare indietro per controllare né tanto meno condurla sana e salva fuori dal bosco, non dopo il suo comportamento e in fondo pensava che un paio di bernoccoli erano quello che si meritava. Al secondo tonfo accelerò il passo e per quel giorno non la vide più.
La notte tanto cara ai primogeniti venne ad avvolgere la Terra nel suo ampio manto trapuntato di stelle mentre altri lumi venivano accesi nelle aule di Gran Burrone per permettere a tutti gli ospiti sia quelli che già vi alloggiavano che quelli nuovi, di partecipare alla cena collettiva. I quattro piccoli amici, anche se ormai erano diversi giorni che stavano lì, avvolte ancora non riuscivano ad abituarsi a stare tra tutta quella gente alta,desiderando di tornare a casa al più presto o semplicemente di incontrare qualcuno con il quale non c'era bisogno di farsi venire il torcicollo per guardarlo. Ma per il momento l'unico interlocutore con il quale era loro capitato di abbassare il capo era stato il porcellino che ora se ne stava mogio mogio sotto il tavolo, vicino a Pipino aspettando che questo si ricordasse di lui di tanto in tanto e gli desse qualcosa da mangiare.
<< Gnamm ...mmm... o tieni! Un bel contorno di verdure miste! >> gli porse l'Hobbit nel piatto. Ma lui non lo toccò.
<< Mi dispice amico ma per ora è tutto quello che ti posso dare >>
<<Sgruf...>>
<< Non fraintendermi ma non credo gradiresti mangiare una cotoletta di maiale...sai tra simili...>> Lui lo guardò in silenzio.
<<... aspetta forse riesco a trovarti un po' di pane...>> e nel dire ciò afferrò un panino nel cestino che stava passando davanti a lui. L'animale lo annusò leggermente ma scostando il muso continuò a guardare il suo sostituto custode.
<< Cosa c'è? Non lo vuoi? Ma se non hai mangiato niente per tutta la cena!>> disse Pipino provando con l'acqua. L'Hobbit aveva notato che il cucciolo veniva trattato con molto riguardo per un semplice maiale dal suo custode e non solo. E lui di certo non voleva essere da meno nel rispettare le usanze del posto.
<< Sai vorrei che in questo momento ci fosse qui il tuo padrone. Non so come fa ma lui ti capisce sempre quando gli parli...forse un dono speciale >> provando un ultima volta con un a mela. Dispiaciuto per la preoccupazione dell'omino il cucciolo sforzandosi mangiò il frutto.
<< Ohhhhh... finalmente ti è tornato l'appetito!>> esclamò il Tuc tutto contento << Così quando tornerà il tuo padrone vedrà che sei stato in ottime mani e non si preoccuperà >> e gli riempì il piatto di patate al forno,purè di noci, funghi alla spiedo e perfino una fetta di torta al formaggio. Tutto naturalmente in proporzioni Hobbit.
<< Con quello che gli hai messo nel piatto è sicuro che non si sciuperà >> intervenne Merry notando lo sguardo basito dell'animale.<< Anzi il suo padrone lo ritroverà talmente in carne che se vorrà spostarlo da una parte all'altra sarà costretto a farlo rotolare >>.
L'amico non rispose e lui era ritornato tranquillamente a mordere un cosciotto di pollo quando all'improvviso si rese conto di una cosa che fino a quel momento non si era minimamente accorto. Allora ingoiando tutto di un fiato il boccone che aveva nelle fauci disse: << Gia... lui dov'è? >>



Nel bosco vicino la casa di Elrond la quiete regnava sovrano e giusto i canti di grilli riecheggiavano ogni tanto. Le cascate in lontananza produceva una melodia ammaliante,che ti catturavano nei loro giochi d'acqua costringendoti ad ascoltare la loro voce. E gli occhi chiari di una creatura che era stata attirata da quel richiamo stavano ammirando i mulinelli di spuma e le mille gocce che scivolavano sulle rocce con il fiato appena trattenuto e la pesante ascia piantata davanti a se come una sorta di sostegno.
"Ahhhh... che spettacolo della natura! Anche se il sottosuolo è un labirinto di tesori, gioielli e le sue grotte sono delle pure opere d'arte, devo ammettere che quello anche quello che si trova a di sopra di lui è altrettanto bello." Pensò la creatura facendo un altro sospiro tornando a rimirare il panorama, cosa che avrebbe volentieri fatto per tutta la notte, ma una voce gutturale lo richiamò.
<< Figlio siamo ancora lontani dalla cosa dello Gnomo? >> domandò un Nano, un signore a giudicare dalle sue vesti e la lunga barba grigia ben curata e acconciata in un'infinità di nodi e trecce ricadenti sulla cotta ora coperta dal mantello. Alla cintura portava un corto coltello mentre sulle spalle la sua fedele ascia, compagna di mille avventure, gli faceva da copertura. In passato era stato un caparbio condottiero ma ora era vecchio e la minaccia che si avvertiva risorgere andava molto al disopra delle sue forze.
<< Credo che sia quell'edificio che si fonde con la vegetazione circostante >> gli rispose il figlio che era il ritratto del padre solo più giovane e fulvo di pelo. Portava indosso la sua armatura con in più lo zaino delle provviste che ora aveva posato per riprendersi un po' dalle fatiche del viaggio.
<< In linea d'aria non penso che si tanto distante. Forse ancora un paio di o...Shsss... >>. All'improvviso un suono di foglie che venivano spostate e calpestate mise in allarme i suoi sensi.
<< Cosa credi che sia? >> sussurrò il genitore ma lui non gli rispose andando invece a mettersi con la schiena appoggiata a un tronco. L'altro imitandolo estrasse il coltello dal fodero.
Tump,tump,tump...dei passi si avvicinavano in quella direzione.
Tump. La luna si oscurò.
TUMP. Le dita si serrarono sull'impugnatura delle armi.
TUMP!
AAAAAAAAHHHH!!!!! Gridò il Nano rosso lanciandosi all'attacco sferrando per primo un colpo di piatto nello stomaco della figura nera che per tutta risposta gli diete una sonora capocciata piegandosi in avanti e poi un bel calcio da sotto la mascella quando l'urto la sobbalzò all'indietro e fece scivolare lui su una zona di muschio. Caddero all'unisono supini e sfortunatamente il Nano perse la presa dell'ascia.
Il padre vedendo in difficoltà il figlio uscì dall'ombra facendo luccicare in alto la lame ma quando stava per affondarla nella figura stesa per terra, una macchia nera munita di dentini aguzzi si piombò sulla sua mano facendo cadere l'arma. Allora l'anziano ebbe una breve colluttazione con qualcosa che gli dava tanti piccoli morsi fino a quando immobilizzandola non scoprì con stupore, con la luna di nuovo visibile nel cielo, che aveva catturato un porcellino.
<< Lasciatelo! >> gridò debolmente la persona stesa per terra mentre si massaggiava la fronte.<< Lasciatelo...per favore. >> La lama di un'ascia le stava a pochi centimetri dalla gola.
In Nano più giovane dopo essere stato momentaneamente messo fuori combattimento vedendo il padre coinvolto nello scontro tentò di aiutarlo ma l'oscurità gli aveva impedito di distinguere le due sagome. Poi si era risolto tutto in una bolla di sapone e la tensione lo abbandonò, ma bastò un filo di voce proveniente dall'altra figura a fargli rialzare la guardia. << Ti avverto sei sotto il mio tiro, non ti conviene dare ordini. >>
<< Non sto dando ordini, vi sto solo chiedendo gentilmente di lasciarlo libero. E' solo un innocuo cucciolo. >>
<< Innocuo non direi! >>intervenne quello più anziano << è piccolo ma sa già come difendersi.>>
<< E se l'animale è così pericoloso chi sa cosa può fare il suo padrone >> riprese il figlio.
<< Signor Nano se il maialino vi procurato dei disturbi vi prego di perdonarlo ma è stato solo per difendermi. >>
<<... >>
<< E in quanto a me, il fatto che mi avete atterrato così facilmente non prova la mia inoffensività? >>
<< O un trucco per farmi abbassare la guardia >> avvicinando ancora di più la scure << Ho sentito dire che a Sud di Gondor molti uomini neri come la pece si stano spostando dalle loro case invadendo queste terre più fertili. In virtù di ciò non mi sorprenderebbe scovare una spia.>>
<< Capisco i vostri timori ma credetemi non lo sono >> fissandolo. << Altrimenti gli Elfi mi avrebbero già catturato >>
<< Forse non si sono accorti di te >>
<< Non confidate dunque nella loro abilità? >>
<< Non c'è da fidarsi degli "orecchi a punta". Ma con i tempi che corrono penso che si più saggio non fidarsi di quelli come te.>>
<< Non sono una spia >>
<< La tua pelle mente >>
<< Non lo sono! >>
L'umano fissò in Nano con risolutezza e se fino a qualche attimo fa sembrava timoroso,ora era diventato sprezzante facendo vacillare la fermezza del secondo in un silenzio assoluto dove ogni secondo sembrava lungo quanto un'ora. << Forse non sei una spia >> sentenziò infine << Ma comunque ti recherai con noi dagli Elfi >>Allontanando la lama dal collo della persona permettendogli di rialzarsi. Lei aggiustandosi la casacca e togliendosi qualche filo d'erba gli sorrise per ringraziarlo.
<< Mmm.... bhe... muoviamoci adesso >> disse lui un po' imbarazzato.
<< Mi dispiace figlio mio ma temo che il tuo anziano padre non riuscirà a fare un passo di più per adesso >> accasciandosi per terra contro un albero << e credimi devo esserlo veramente tanto se anche un maiale riesce a spossarmi >> e nel dire così si rilassò fino ad addormentarsi. Il figlio comprendendo la situazione mise una coperta sul genitore e avvolgendosi nel suo mantello decise di montare la guardia. Con la sua fedele ascia sempre tra le mani non perdeva d'occhio ogni movimento dell'umano. Questo dopo aver recuperato il suo cucciolo si era seduto su una roccia proprio davanti alla valle in tutta tranquillità ad ammirare le cascate. La sentinella lo seguì ma si sedette a qualche metro di distanza.
<< Emmm.... Non per socializzare ma ... cosa ci fa una persona come voi in questo luogo a quest'ora della notte? >> proruppe dopo un lungo periodo di silenzio abbastanza noioso per il Nano.
Cosa poteva dirgli? Cosa era giusto rivelargli?Che circa molte ore prima dopo lo scontro psicologico con Legolas, quando si era rifugiata in quel bosco all'improvviso si era sentita mancare le forze e la notte l'aveva sorpresa prima di tutti gli altri? Oppure che quando l'oscurità era veramente giunta si era risvegliata circondata da minuscole radici e foglie cadutegli sopra come una coperta? O dello strano sogno che la voleva fluttuante nel vuoto, in completo isolamento,senza nessuna cognizione di niente, solo una leggera crepa nella dimensione da dove fuoriuscivano dei raggi rossi e quell'insopportabile brusio che a ogni minuto che passava diventava sempre più forte?
<< Credo la stessa cosa che vi ha attirato qui >> e nel dire ciò gli sorrise di nuovo.
<< O... si certo queste cascate sono un vero incanto.>> rispose il Nano turbato per la seconda volta << L'acque che per anni hanno fluito su le rocce hanno creato nel tempo dei suggestivi antri...si veramente belli. Ma forse ciò non ti interessa...>> troncando sul nascere il discorso convinto che solo i figli di Aule, spinti dall'amore per il sottosuolo, trovassero interessante l'argomento. Ma lei lo spiazzò dichiarando che gli piacevano in particolar modo le venature sulla pietra. Allora lui incoraggiato incominciò pian piano a declamare la conformazione rocciosa di quel luogo, poi passò alla sua terra natia fino a concludere con l'architettura del suo palazzo. L'alba li sorprese ancora seduti a parlare di volte e grotte mentre i raggi del sole colpendo le gocce d'acqua produceva dei piccoli arcobaleni.
<< I colori di quell'arcobaleno sono come quelli delle gemme che adornano il soffitto e le colonne della mia reggia, un vero capolavoro di ingegneria nanesca apprezzata in tutti i continenti. Forse gli Elfi non approverebbero il paragone ma quando i raggi della luce si riflettono nelle loro numerose facce sembra di mirare un piccolo cielo stellato...già un mondo in miniatura...>> poi voltandosi verso il compagno di veglia sospirò << Le mie parole non bastano a descrivere la bellezza di quell'aule. Vorrei che tu le vedessi...davvero ...lo vorrei >>.
<< ...Ma io le vedo...>> sussurrò l'altro e nel dire così un raggio di sole gli illuminò il viso colorando di oro l'iride color nocciola rendendola riflettente. E per un attimo il Nano credete di scorgere quel soffitto di pietra e minerali come se l'umano si trovasse veramente a miglia e miglia di distanza. Poi lei sbatte le palpebre e la visione scompare.
<< Mio amico dalla pelle scura, se tu fossi lì vedresti un enorme salone riccamente scolpito nella roccia viva con al centro un lungo tavolo ricavato da un unico blocco. Al suo capo mireresti un suntuoso seggio incastonato di pietre preziose incorniciate da legno fossile dove c'e scolpito lo stemma del nostro casto. Solo il sovrano vi si può sedere.>>
<< Allora un giorno toccherà a voi il compito >> e nel dire ciò gli sfuggì un sorriso.
<< Si è ...vero..un giorno..io...e...e...>>
<< ...E ordineresti volentieri di farti portare la colazione >> intervenne il padre che si era svegliato dalle loro chiacchiera, inconsapevole che con quel gesto aveva tolto il figlio dall'imbarazzo.
<< P...padre avete dormito bene? >> gli domandò il figlio aiutandolo a rialzarsi. Lui stiracchiandosi dichiarò di non avere più l'età per fare certe cose e sorseggiando un po' d'acqua si rimise il proprio mantello sulle spalle pronto a partire. Gli altri due imitandolo si avviarono lungo il sentiero seguendolo.
All'incirca verso metà mattinata i viaggiatori arrivarono presso l'entrata delle mura esterne continuando allegramente a conversare tanto che lungo il percorso le sentinelle sentendoli li lasciarono passare indisturbati. Riponendo l'arco i due Elfi stavano per ritornare ai loro posti di pattuglia quando un rumore lontano li allarmò e lesti accertatesi di che cosa si trattasse, comunicarono con altre vedette interne ai palazzi attraverso una serie di suoni.
L'amico dalla pelle scura stava per varcare la soglia quando captò quel segnale e azzittendo il suo compagno si mise in ascolto percependo che qualcuno stava giungendo a cavallo verso quel punto. E anche molto di fretta.
Infatti da un paio di cespugli sbucò un cavallo dal mando bruno,agile e fiero come il suo cavaliere che aveva uno sguardo grigio, il naso aquilino e i tratti somatici che ricordavano vagamente la stirpe degli uomini venuti dal Mare. L'abbigliamento e le armi rivelavano le sue nobili origini e il suo valore in battaglia. Specialmente un grosso corno d'avorio con rifiniture d'oro e d'argento appeso alla sua cintura attirava l'attenzione.
Il nuovo venuto a sua volta si accorse dei Nani e scrutandoli a fondo si stupì nel costatare che molte di quelle che lui credeva creature leggendarie ora si stavano concretizzando davanti ai suoi occhi. Meravigliato sorrise ma quando si accorse dell'altra creatura, quella più alta e più scura, la sua faccia mutò espressione diventando dura e spietata e spronando il cavallo sguainò la spada intenzionato a partire alla carica.
Ma più veloce del suo comando al cavallo una freccia sbucò dagli alberi conficcandosi nel terreno proprio davanti ali zoccoli facendo impennare l'animale. L'uomo tentò di riprendere il controllo e fece girare la sua cavalcatura su se stessa ma quando ritornò nella posizione iniziale si ritrovò due frecce puntate contro, pronte a essere scoccate se solo avanzava di un passo.
<< Chiunque tu sia, non è permesso a nessuno di imbracciare le armi nella casa di Elrond >> sentenziò la sentinella .
<< E ditemi il vostro Signore ha anche la costumanza di accogliere i servitori dell'Ombra se questi si presentano disarmati? >>
<< No, non è mia abitudine accogliere il Male Boromir Capitano di Gondor >>gli rispose l'Alto Elfo comparendo all'improvviso.<< Ma lui non è un suo servitore e qui è mio ospite. >>
<< Ma è un Haradrino!!! >> e in quelle parole lui riversò tutto l'odio che nutriva per quella gente. Odio maturato negli anni a causa delle lotte di frontiera e ora dall'Occhio di Fuoco.
<< No! E' solo un uomo come te.>> rispose secco l'Elfo facendo capire chiaramente che non avrebbe tollerato ulteriormente una disobbedienza alle sue direttive. L'uomo con riluttanza rimise nel fodero la spada e smontando da cavallo segui il gruppo fin dentro la reggia.
<< Benvenuto a te Gloin delle Montagne Azzurre, re tra i tuoi simili.>> fece l'Elfo chinando leggermente il capo cosa che fu ricambiata.
<< E anche a te Gimli, degno erede dei tuoi avi >>. Questo per ricambiarlo si chinò a terra sventolando il cappuccio. Il loro amico notturno rise sotto i baffi a quella forma di cortesia ricordando i racconti di Bilbo su di loro.
<< E infine benvenuto anche a te Boromir figlio di Denethor. Che tu possa trovare ristoro dalle tue fatiche nella mia casa anche se forse non riuscirai a viverci in pace >> Lui si sentì colpiti e un lieve rossore accentuò il suo volto basso mentre di rito rispondeva ai saluti.
In disparte l'oggetto del suo odio giocava tranquillamente con il suo cucciolo aspettando che i formalismi finissero e si potesse accedere liberamente alle cucine. Ma a quanto pare Boromir non aveva nessuna intenzione di lasciar decadere la cosa.
<< Confido nella vostra saggezza nel riporre fiducia a chi vi bussa alla porta, ma di grazia ditemi chi è costui che riesce a ottenere persino la protezione del vostro popolo? >> e cominciò a blaterare di principi orientali o rinnegati, tutte ipotesi che poco la toccavano. Spazientita decise di allontanarsi lasciando a Elrond la patata bollente e stava già salendo il primo scalino quando il suono di una voce diversa da tutte quelle che aveva udito fino a ora la bloccò. <<...Frodo...>> sussurrò come la prima volta che lo vide.
<< Chi sei? >> gli chiese l'Hobbit con la voce ancora affannata per la corsa fatta per raggiungerla fermandosi a pochi metri da lei nel cortile.
<< Quando sono giunto qui la mia mente era annebbiata e in cuor mio non speravo di salvarmi.>> il silenzio fu di rigore.<< Sentivo freddo,troppo freddo e visoni orribili mi tormentavano...Loro nel buio non smettevano mai di chiamarmi...>> e nel dire ciò si toccò la spalla.<< Il dolore poi non smetteva mai di lacerare le mie carni, di avanzare verso il cuore tanto voracemente che desiderai la morte più tosto che quella tortura >>. Ci fu una lunga pausa come se lui cercasse di non urlare dal terrore al ricordo di quei momenti.
<< Ma poi... poi quella scarica di energia, quel fuoco che si ramificò nelle vene incenerendo tutto al suo passaggio...mi diete le forze per resistere al veleno >> con un sorriso appena accennato Frodo aveva mosso dei passi verso la scalinata .
<< Talmente tante che riuscì a aprire gli occhi...>> un passo <<... e quello che vidi furono i tuoi ...così scuri ...>> un altro<< ... ma anche così teneri...>> ancora uno <<... e il gelo mi abbandonò...>> un altro ancora <<...e io allora ho ricominciato a sperare.>> finche non giunse davanti a lei.
<< Qual è il tuo nome? >>
Lei che per tutto il tempo aveva seguito Frodo ora si guardò nervosamente in torno notando che nel cortile intanto si erano riuniti tutti i futuri componenti della Compagnia con gli occhi puntati su di lei aspettando che si pronunciasse, rispondesse a quella domanda che loro non avevano avuto occasione di formulare ma che covava nelle loro menti fin dal primo incontro.
Sentendo il panico crescere con lo sguardo cercò Elrond sperando che l'aiutasse esercitando la sua autorità, ma trovò solo silenzio.Allora si spostò su Gandalf, ma questo più che ricambiare il suo sguardo nulla fece. Si sentì in trappola, abbandonata, tanto che pensò di ricorrere di nuovo al sotterfugio del maialino visto che coloro che gli avevano promesso di aiutarla in queste situazioni ora se ne stavano con le mani in mano.
<< Ti prego...dimmi il tuo nome.>> implorò ancora lui con due occhioni celesti tipo cucciolo abbandonato e speranzoso di trovare un nuovo padrone.
La persona guardò un ultima volta lo stregone consapevole però che non c'era più via di scampo e che la soluzione era solo una.
<< Se questo è il tuo desiderio te lo dirò >> fece un lungo sospiro seguito ancora da una pausa di silenzio ove i due continuarono a fissarsi l'uno negli occhi dell'altro.
<< Il mio nome è...



CONTINUA...



 
Continua nel capitolo:


 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: