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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: City Hunter
Titolo Fanfic: UN GIORNO FORTUNATO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: ryo76 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 31/01/2002 13:31:08

anche i grandi eroi possono fare cilecca..
 
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- Capitolo 1° -

“Allora signor Saeba, accetta?”
Quella che avevo di fronte non era una semplice ragazza, era una vera e propria dea. I lunghi capelli le ricadevano morbidi sulle spalle, nascondendo parzialmente il viso quasi incorniciando i più fini lineamenti che un pittore avrebbe potuto immaginare.
“Non lo so ancora…”
Indossava un abitino aderente nero con dei particolari riflessi viola, che se da un lato non riusciva a contenere l’ impetuosità del suo seno dall’ altro esaltava la sinuosità di due gambe magnifiche.
“Le posso offrire qualsiasi somma desideri. Il denaro non è un problema per me..”
Mentre parlava le guardavo le mani, dita sottili, agili, unghie curatissime; al pensiero di quello che avrebbero potuto fare quelle mani ebbi un fremito alla base del mio “amico”.
“Non è una questione di soldi, o almeno non solo di quelli.”
Mi guardava con quegli occhi neri, passionali, sicuri di sé. Mi chiesi se lo sarebbero stati ancora dopo che avrei formulato la mia richiesta, ma rimasi sorpreso.
“Ho capito dove vuole arrivare, signor Saeba. Ho preso informazioni su di lei, so che richiede spesso alle sue clienti delle prestazioni.. diciamo così, particolari. Per me non c’è alcun problema, sono pronta a soddisfare anche questo tipo di pagamento, purchè lei accetti di occuparsi del mio caso”.
Ormai faticavo a mantenere un’ espressione seria e distaccata, il “maniaco style” stava prendendo il sopravvento.
“Naturalmente, pagamento anticipato, vado a farmi una doccia. Posso vero?”
Senza lasciarmi il tempo di dire una parola, lasciò la stanza dirigendosi in bagno. Rimasi un paio di minuti paralizzato, poi finalmente riuscii a muovere qualche nervo e infine a esplodere la mia gioia. Non pensavo assolutamente che potesse capitarmi una cosa del genere. Quello doveva essere il mio giorno fortunato, tanto più che Kaori non c’ era perché era andata a passare una settimana bianca insieme alla sua amica Eriko. In preda all’ entusiasmo più sfrenato, mi spogliai e mi infilai sotto le lenzuola nel giro di un nanosecondo. Poi dopo una struggente attesa, lei entrò con indosso solo un asciugamano.
“Signor Saeba.. Ryo.. sono pronta…”
Il mio “amico” alzò di scatto la testa, sollevando le lenzuola, tant’è che il letto sembrava il tendone di un circo. Poi lei mi raggiunse. I suoi capelli umidi e profumati erano così eccitanti, la sua pelle, che avevo cominciato a sfiorare era così morbida… se in quel momento avessi visto la mia faccia allo specchio, sarebbe stata deformata da un ghigno ebete e grondante bava. Per fortuna, avevo spento la luce ed era buio pesto, se lei mi avesse visto così si sarebbe sicuramente spaventata.
La abbracciai, quando all’ improvviso udii un rumore. Mi staccai di scatto dall’ invitante corpo della ragazza e mi riparai istintivamente la testa, sicuro di ricevere una martellata. Che non arrivò.
Accesi la luce per capire cosa fosse capitato e notai per terra il telecomando che stava sul mio comodino. Evidentemente l’ avevo urtato senza accorgermene.
“Che succede Ryo?”
“Niente, non preoccuparti. Riprendiamo pure da dove ci siamo interrotti.” Lo dissi con voce più rassicurante possibile, ma quello che doveva essere tranquillizzato ero io. La mia mente cominciò infatti a essere tormentata dai presagi più funesti. Se Kaori avesse dimenticato qualcosa e fosse tornata a casa? Se avesse deciso di tornare a casa prima, magari perché Eriko era stata richiamata per qualche sfilata di moda? Se avesse avuto una specie di sesto senso in grado di avvertirla quando mi trovavo con qualche donna? In effetti aveva scoperto praticamente sempre le mie scappatelle. Se, se, se, e ancora se. L’ unica conseguenza di questi se sarebbe stata il mio pestaggio a sangue. La verità è che avevo paura. Divenni freddo e immobile.
“Beh che succede?” chiese la ma cliente, con uno sguardo indispettito.
Anche il mio “amico” ormai mi aveva abbandonato. Ci armeggiammo un po’ sia io che lei, per onor di firma, per cercare di farlo resuscitare, ma era tutto inutile. Evidentemente anche lui aveva paura di Kaori.
“Io me ne vado” si alzò, si rivestì e se ne andò con la stessa velocità con cui io, prima, mi ero infilato sotto le lenzuola.
La settimana passò. Per rimediare alla magra figura fatta, decisi di lavorare gratis per la mia cliente dietro la promessa di non raccontare a nessuno, soprattutto se di sesso femminile, quanto era accaduto. Poi finalmente tornò Kaori, stanca, felice e soddisfatta. Dopo i saluti e le litigate di rito, si accinse suo malgrado, imprecando, a fare i lavori di casa (dopo una sola settimana in sua assenza l’ avevo ridotta da fare schifo). Fuori stava preparandosi un temporale. Avrei dovuto intuire il cattivo auspicio, invece poco dopo…
“R-Y-O-OOO” la voce di Kaori, più minacciosa delle nubi che andavano addensandosi fuori.
“Kaori, c-che c’è?”
Mi si parò davanti, tenendo tra le dita, all’ altezza degli occhi, un capello inequivocabilmente femminile.
“Ho trovato questo, mentre stavo rifacendo il tuo letto. RYO mi devi qualche spiegazione!! CHE CAVOLO HAI COMBINATO MENTRE NON C’ ERO?”
“Ehm.. eh eh” qualsiasi risposta avessi fornito non sarebbe stata soddisfacente, così non dissi nulla.
Quello che successe dopo ve lo posso risparmiare, tanto lo immaginate già cosa Kaori può fare con in mano una mazza chiodata. Ora vado all’ ospedale a togliere i punti..

 
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