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Categoria: Videogiochi
Dalla Serie: Suikoden
Titolo Fanfic: COME IN UNA FAVOLA...
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Yaoi
Autore: ruky-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 15/06/2004 19:32:00 (ultimo inserimento: 08/09/04)

una sera,leggendo quelle parole,decisi che ne avrei aggiunte altre,che avrei accresciuto la sua frase,che le avrei dato un seguito,o un inizio..-yaoi-
 
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-PROLOGO-
- Capitolo 1° -

Dedico questa fanfic a mia sorella per il suo compleanno.
Non è ancora tempo, ma spero di riuscire a finirla per quel giorno, anche se so, sarà l'impresa più ardua che mi sono prefissata da quando scrivo fic.

*** COME IN UNA FAVOLA... ***
-PROLOGO-

Una sera, senza dire niente a nessuno, con il favore delle tenebre, lui ci lasciò, probabilmente per non tornare mai più.
Lo sapemmo soltanto il giorno seguente, quando, svegliato dal canto del gallo, trovai un biglietto davanti alla porta chiusa della mia camera.
La scrittura storta e tondeggiante, riportava soltanto poche parole.
Non era mai stato bravo a parlare, ancora meno negli addii.
"Ehy capo, è stato bello il tempo passato con voi.
E' ora che io cambi aria, qui non c'è più niente per me. Magari altrove...
Bè, ci vediamo. Sempre in gamba mi raccomando."
E in basso una firma irriconoscibile.
Non era il suo nome.
Era il modo in cui lo avevo chiamato un giorno, quando la guerra ci stava portando via tutto, e non sapevamo ancora quanto in effetti avremmo perso. Da allora gli rimase. Come un segno di riconoscimento, e ci divertivamo a prenderlo in giro così.
Poi, poco per volta, ho smesso di chiamarlo in quel modo.
Abbiamo smesso di chiamarci del tutto. Di parlarci.
E non ci guardavamo nemmeno più... soltanto piccole occhiate sfuggevoli per farci notare che la vita non ci aveva abbandonato come invece speravamo.
Nulla di più.
Quattro lettere alla fine, scritte con la fretta di partire e tornare ad inseguire l'ignoto. Ma questa volta da solo.
Quattro lettere e poi via, verso una meta che solo il destino avrebbe deciso.
Sapevo che ci avrebbe lasciati, lo sapevo dal momento in cui Lui chiuse i suoi stupendi occhi per non riaprirli mai più. Per cui non ci fu sorpresa nel mio sguardo, rammarico o rabbia. Soltanto un'immensa tristezza. La stessa che mi porto dentro da quando la Sua anima venne trascinata nel muto mondo di Ade.
Mi mancava.
E mancava anche a lui.
E' per questo che prese quella decisione. Sofferta, immutabile, incoscente o inutile. Non posso saperlo. Ormai non è più qui e non credo ci rincontreremo un'altra volta, sarebbe bello, ma improbabile...
Lui è andato via.
E io me ne andrò presto.
Silenzioso.
Osservando la pallida luna che non spia più gli incubi dei guerrieri nascosti nei loro giacigli attendendo placidamente i passi fatali di chi dona l'ultimo sospiro.
Brilla tenuemente la runa che marca la mia mano destra.
Brilla ma tra poco si spegnerà.
E il mio tempo si fermerà per sempre.
Tutto smetterà di esistere per me. Ma lo ha già fatto, da quando Lui è caduto a terra incapace di rialzarsi.
Una stella cade dal cielo, come una lacrima che solca il mio viso che non vedrà mai la vecchiaia.
Vorrei esprimere un desiderio.
Ma tutto quello che volevo se l'è portato via con sè il fato e i suoi scherzi crudeli di cui noi non siamo altro che vittime. Ignare e fragili.
Vittime di un gioco crudele che non possiamo controllare.
Possiamo piangere.
Possiamo dimenarci.
Possiamo imprecare, disperarci, opporci.
Ma le pedine di una partita già precedentemente decisa non hanno alcun potere.
E la sorte è una sola.
Sempre quella.
Nascere. Vivere. Morire.
E dopo la morte tutto smette di esistere, tutto smette di muoversi intorno a noi. Tutto sparisce...
Per questo quel biglietto, scritto con mano tremolante, non ottenne particolare reazioni da parte mia.
Lo sapevo.
Lo sapevano un pò tutti.
E così quindi accadde.
Il mondo, quello in cui vivevamo, era grande e spaventoso.
Ora è diverso. Noi l'abbiamo cambiato, ma nessuno vuole più ricordare quello che abbiamo passato. E allora poco per volta se ne vanno. In silenzio ci lasciano e spariscono al di là di alte mura a protezione della città, fulcro di pace e speranza.
Cosa c'è al di fuori di essa?
La guerra è finita. Ha infranto tutti i sogni. Cosa possiamo aspettarci ora?
Cosa c'è al di là di Muse?
Vorrei che qualcuno me lo dicesse, io non potrò più vederlo con i miei occhi, ma se potessi non lo ricorderei nemmeno. La mia memoria trattiene unicamente il ricordo del Suo ultimo sorriso.
Un sorriso.
Qualche parola.
E un bacio.
Ci aveva lasciati.
E noi, soli in questa pace di cui ormai non ci importava niente, che non ci avrebbe più riguardato, ci separammo senza nemmeno salutarci.
"Bè, ci vediamo."
Ma so che così non sarà.
Le nostre vite si sono separate per non ricongiungersi mai più.
E una volta che il dolce soffiare della morte spirerà sui nostri corpi... tutto sarà finito.
Non c'è niente dopo la morte. Solo il nulla più infinito. Misero e solitario.
Una sera, da solo, rinchiuso tra quattro mura da cui si era decisa la libertà degli uomini, di lui non mi rimasero che poche parole.
Una sera, leggendo quelle parole, decisi che ne avrei aggiunte altre, che avrei accresciuto la sua frase, che le avrei dato un seguito, o un inizio...
Ma per me è tardi.
Non posso scrivere le parole che lui non è riuscito a dire e ha lasciato a me.
Allora le porterò nel mio ultimo viaggio verso il nulla anche se, non c'è niente dopo la morte... Ed io, lo so meglio di chiunque altro.
Non è un addio.
Siamo sempre stati troppo impacciati per ammettere di esserci divisi per sempre.
Non è un arrivederci.
Non abbiamo mai avuto il tempo di dircelo.. Il tempo e il coraggio...
Sono solo parole che danno fine ad una storia di tanto tempo fa... Di quando un ragazzo con il destino tatuato sul dorso della mano, decise di condividerlo con due uomini...
E quello che verrà dopo...
...Quello che verrà dopo soltanto Dio può saperlo...
...Ma io non vi assisterò comunque...

-FINE PROLOGO-
 
Continua nel capitolo:


 
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