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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Neon Genesis Evangelion (Shin Seiki Evangelion)
Titolo Fanfic: GOOD RIDDANCE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: merryshinchan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 03/07/2002 13:28:14

un complotto si profila, mentre i children cercano la strada verso una vita normale
 
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ICH WEISS NICHTS ÜBER DIE LIEBE
- Capitolo 1° -

Good Riddance or

Good Riddance

( I fiori di carta)








A Elisa e Matteo, che amano Evangelion.
A Rossellina, che forse un giorno la leggerà….








Capitolo 1

Ich weiss nichts über die Liebe .


Pioveva quel mattino.
Una ragazza, passando accanto alla finestra del corridoio della scuola, non
sembrava neanche lontamente interessarsi all’acqua scrosciante vicino. Anzi,
procedeva come se niente fosse, quando fu richiamata dalla voce di una sua
compagna in piedi sulla soglia della classe 1-A. “Ehi, Hikari!! Dove vai?”
Senza un attimo di incertezza, la ragazzina si riprese dalla distrazione: “Devo
portare il registro in presidenza per il professor Terada.”

La rossa sull’uscio dell’aula era Asuka Soryu, che sfregava una scarpa contro
lo stipite della porta, con una punta di nervosismo, durante l’interregno del
cambio d’ora.

Pioveva: nient’altro che nuvole grigie facevano bella mostra di sé sullo schermo
a vetrate. La ragazza dai capelli rossi,che giocava con il piede sulla soglia,
pensò, senza farci attenzione, che quei nembi cumuliformi sembravano usciti da
un libro di storia dell’arte, terzo volume, capitolo sui paesaggisti, scene
dalla campagna italiana.
“Senti, dopo scuola ti andrebbe di fare quattro passi?..” Langley lasciò
galleggiare un istante la proposta, poi aggiunse il clou . “Devo dirti una
cosa.” Pronunciò l’ultima frase velocemente, come si usa con una cosa
allusiva.
Quella piccola cerimonia di gentile richiesta doveva certamente rimandare a un
discorso molto peso, se si era ritrovata ad abbassare lo sguardo, al pensiero di
farlo.

“Va bene. Certo. Hai l’ombrello?”. Hikari si voltò un secondo per controllare a
che punto fosse il diluvio.

“No. Mi farebbe comodo uno.” Soryu sorrise di cuore.

“Ce l’ho io, non preoccuparti”.
Subito dopo, la tranquillità del sorriso di Horaki illuminava il grigiore del
mattino. Erano le dieci.


In assenza dell’insegnante di storia, il trio degli stupidi era in seduta
speciale. Shinji era chino sul banco, le braccia conserte e il mento poggiato
sui dorsi delle mani, mentre ascoltava con una certa apprensione quello che
avevano da dire i suoi due amici.

“Mah! Io dico che la Nerv sarà in grado di fronteggiare qualsiasi attacco! Se
non l’hanno messa sotto gli Angeli, credo che nessun esercito, neanche uno di
centomila uomini, potrebbe impensierirla.”

Da dietro le lenti, che riflettevano le nuvole sorpassarsi sulla strada del
cielo, Kensuke dissentiva. Arricciò il naso, protestando: “Non è così semplice
purtroppo. C’ è sotto qualcosa di grosso..oserei dire un complotto.”

“Senti, perché non l’hai detto a tuo padre?”, domandò Suzuhara, accesamente.

“Ma sei impazzito?”
“Cosa vuol dire?? Tuo padre non lavora per la Nerv? Una soffiata del genere,se
arrivasse alle sue orecchie…”, insinuò ancora Touji.

“Se arrivasse alle sue orecchie che faccio hacking ai danni di chi-sappiamo-noi,
come minimo mi farebbe mettere agli arresti domiciliari, nonché impedirmi
l’accesso a qualsiasi tipo di elaboratore elettronico, fosse anche un 486 del
secolo scorso!!”, si difese Aida, con un paragone iperbolicamente improbabile.

Ikari si stava quasi annoiando a quel racconto di spionaggio militare, quando
venne chiamato in causa dal suo amico otaku.”Piuttosto tu, Shinji!!”

“Eh?”, si scosse il ragazzo, sollevando il capo reclino sul gomito.

“Penso che potresti far conoscere la cosa alla signorina Misato. Certo, ricevere
un’informazione come questa sarebbe di grande importanza per la responsabile del
reparto strategico…”.
Il viso di Aida assunse un’espressione intrigata , quando, con piglio da
intrallazziere, aggiunse: “ senza contare che questo aumenterebbe smisuratamente
la considerazione che il Maggiore Katsuragi ha di noi!!”
Touji prese a considerare la cosa, sollevando la gamba destra, e poggiando il
bordo della sua scarpa da ginnastica contro il sedile, mentre indietreggiò
addossando il sedere allo schienale. La prospettiva di farsi bello agli occhi di
quello schianto della signorina Misato, lo allettava non poco.
Shinji, dal canto suo, prese la proposta mettendosi sulle difensive, come suo
solito. “Ma…”, balbettò, “ma..non crederete che Misato-san possa congratularsi
con voi, nel sapere che fate attività di spionaggio!!”Shinji ignorava di certo
che Katsuragi aveva un debole per le spie.. “ E poi…credo sia una cosa
pericolosa impicciarci di affari che non ci riguardano!”, protestò ancora Ikari,
con discreta decisione.

“Ma SHINJI! Rifletti!! E’ una situazione di vitale importanza, la Nerv non
andrebbe certo per il sottile, sul modo in cui eventualmente entrasse in
possesso di informazioni del genere!!”

”Capisco, però…io penso che si arrabbierebbe! E poi come possiamo sapere se si
tratta di notizie certe?”, incalzò il ragazzo, alzando la voce.

“Sccccc!! Vuoi che ci senta tutta la città?”, lo redarguì Aida. “..Di
controllare le informazioni, si occuperà la Nerv stessa!”.
Kensuke si aggiustò gli occhiali sul naso, e diede una rapida scorsa a certi
dati ammucchiati sul desktop del suo laptop. “Saranno loro a fare le indagini,
noi gli passeremo la patata bollente, e avremo fatto il nostro dovere”. L’otaku
portò avanti la sua tattica di persuasione con uno sfoggio di mimica degna di un
attore. Aida-kun aggrottò la fronte e inarcò le sopracciglia; quindi alzò la
voce di un’ottava, creando una certa suspence nei due astanti: i quali,
comunque, il ragazzo con gli occhiali non riuscì ad atterrire.

“Quello che non capisci di questa storia, Shinji, è che prima o poi ti potrebbe
riguardare da vicino. Non vorrei che ti pentissi di non essertene occupato!”,
commentò seraficamente Touji, osservando fuori dalla finestra aperta accanto al
suo banco.
Un aereo da turismo passava pubblicizzando un’automobile europea. Suzuhara si
incuriosì e lesse, “Citroen Xara- Grinta emergente”. Disegnata sullo striscione
propagandistico, la vettura sbucava dall’acqua come fosse stata l’ Angelo
Gaghiel, che aveva sorpreso il baka-Trio a bordo della “Over the Rainbow”,
durante la loro gita accompagnata a la scoute.

“Uhm…”, quel mugolio voleva dire che Shinji ci avrebbe pensato.
“Touji ha ragione… e poi sei tu quello di noi che ha facoltà di parlare alla
signorina Misato su argomenti così importanti! Che confidenza abbiamo noi, per
non parlare del diritto di andare a farle un simile discorso!”, perorò la
questione Kensuke.

“Ragazzi…non vorrei dirvelo, ma l’intervallo è già suonato da dieci minuti,
mentre noi eravamo persi nella conversazione… che ne dite di sfruttare gli
ultimi dieci minuti di pausa per prendere un po’ d’aria in terrazzo, e magari
consumare le prelibatezze che Shinji si è portato da casa?”
“Va bene. Certo..”, a dire il vero, lo stomaco di Shinji brontolò al pensiero di
condividere la magra razione giornaliera di sandwiches al pollo in salsa rosa.
“Già, mi sa che ci tocca spartire da buoni camerati, perché non abbiamo tempo
per rifornirci in mensa..a meno che tu non voglia farci fare la fame..”, Aida
finì la frase con uno sguardo ammonitore, redarguendo con l’arcata
sopraccigliare il proprio compagno di sventure.

I tre danzarono per le scale, incrociando Horaki che le scendeva lentamente, con
una corte di compagne che discuteva dei miglioramenti nell’atteggiamento
esteriore dopo la pubertà….

“Beh, le ragazze delle medie si riconoscono a una semplice occhiata”, insinuò
Miyazawa. “Hanno tutte quelle borse a tracolla larghe, e l’aria un po’
svogliata..e sono sempre in gruppi di sei-sette ragazze…”
“Ah ah ah”, ridacchiò Hioshiyaki. “Hai ragione..cammino a sciami,come le api…”

“EHI!!”, Hikari incrociò lo sguardo di Suzuhara , che la guardava dal basso di
qualche gradino in meno. “Dove andate?? Le lezioni stanno per ricominciare!!”

“Non abbiamo avuto ancora il tempo di pranzare, non vorrai che restiamo a
digiuno, capoclasse?”, rispose con lenta sgarbatezza Suzuhara. In realtà gli
costava tanto quanto gli veniva naturale, rivolgersi a lei così. Che dolceamara
contraddizione.

“FATE alla svelta, capito? Mi raccomando, Ikari!”, si rivolse a Shinji.

“Uhm…sì”, rispose timidamente Shinji, che non voleva farsi affibbiare il ruolo
di “garante” del rientro puntuale del gruppetto, eppure non aveva forza
sufficiente per protestare a quella estemporanea assegnazione della parte.

Kensuke si limitò a superare gli altri due, continuando a salire, finchè fu in
cima alla rampa di scale, e di lì richiamò Touji, Shinji, e soprattutto il suo
bentou. “PRESTO! Sto morendo di fame!”
Così i tre sbucarono in terrazzo, sul cui pavimento trovarono le pozzanghere
regalate dalla pioggia cessata da un po’.

“Avete notato che ormai tutte le ragazze portano gli scaldamuscoli?”, fece
notare Suzuhara, cercando di attirare l’attenzione dei suoi amici sull’argomento
calze, e stinchi delle ragazze della scuola.
“Ormai il divieto di portare “loose stocks” è un anacronismo!”, commentò Aida,
dando un ennesimo morso al mezzo sandwich spartito con Touji dalla provvista di
Shinji.
Ikari non commentò, ma sicuramente il discorso aveva sortito più pensieri in lui
che negli altri due.
Era di sicuro appeal su Shinji, una frase che gli facesse ricordare casualmente
le calze bianche di Asuka.


Di emergenze, ce n’erano davvero fin troppe. Ma la gente si abituava facilmente
anche al terrore, anche alle cose meno umane: presto, tutto diventa normale,
basta che il tempo ci passi sopra come una colata di cemento su di un prato
fiorito.
Stava passando così, la loro adolescenza, dimenticata e dimentica. Era questa la
capacità da usare, durante il ventunesimo secolo, in Giappone.
Il professore di storia insegnava a dimenticare la verità sul Second Impact. I
giornali dimenticavano le notizie, per fare spazio ai comunicati stampa fatti ad
hoc dalle agenzie “autorizzate”.
L’informazione era: quello che si voleva far sapere.

Il professor Fuyutsuki non era certo un tipo sprovveduto. Eppure anche lui
faceva spesso finta di non ricordare. Questa arte dell’oblio, la doveva
esercitare dal primo mattino, in piedi a bordo della vettura della linea
metropolitana di Neo-Tokyo 3, la mano avvinta alle maniglie di sostegno.
Kozo si trovava lì anche quella mattina, diretto al Geo-Front.





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