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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: NON LO VOGLIO
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: lisistrata galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/05/2004 21:42:01

scegliere la violenza o no? e se no, sei proprio sicuro che la violenza ti lascerà andare?
 
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- Capitolo 1° -

Le leggere volute di fumo che uscivano dalla sua bocca si dissolvevano quasi subito nella fredda aria di Novembre; Simone rimase qualche attimo ad osservare le aree figure diventare tutt’uno con il cielo notturno, poi fece un altro tiro, aspirando con forza dalla sigaretta che aveva in mano e lasciandola poi consumarsi per qualche secondo. Intorno a lui regnava l’allegro chiacchiericcio della compagnia i cui membri, appoggiati ai motorini, discutevano il da farsi per quel sabato sera; qualcosa si mosse in lui, simile al disgusto. Un’altra sera uguale alle altre, che sarebbe passata al pub o a scontrarsi con un altro gruppo, come al solito. Era ormai più di un anno, da quando aveva mollato la scuola, per essere precisi, che conduceva quella vita: uscite, bevute, qualche spinello di tanto in tanto, gare con il motorino e, sempre più spesso, scontri violenti con altre compagnie, sfocianti anche in vere e proprie risse. All’inizio era stato esaltante. All’inizio, ora quella violenza gratuita era stancante e basta.
”Simo, che hai?” Gli sussurrò all’orecchio una voce. Quel suono tanto vicino lo strappò dalle sue riflessioni; voltò la testa, trovandosi di fronte alla sua ragazza, Giovanna, che lo guardava con occhi preoccupati. Le cinse la vita con un braccio.
“Niente,pensavo. Piuttosto,cosa si è deciso?”
“Volevano andare al Rock Country, ma diverse persone non sono d’accordo.”
Simone annuì poi, mentre stava per rispondere, sentì il cellulare squillare.
“Pronto? ”
“Ehilà Simo, sono io, Martino: - ma cosa voleva quel cretino? Gli aveva detto chiaramente di non farsi più sentire appena due giorni prima –Volevo farti una proposta…”
“Non mi interessa.”
“Dai,prima ascoltami: proprio l’altro giorno mi è arrivata qui l’amica di un mio amico…”
“E allora? “
“Beh, ti vuole conoscere: perché non vieni qui, che te la presento? “
Ecco perché l’aveva chiamato! Stancamente rispose:
“Ho già la tipa,lascia stare.”
Udì una sonora risata giungere dall’altra parte della cornetta e, intuendo cosa stava per dire, avvicinò quasi inconsciamente Giovanna a sé.
“Fregatene: questa è una bomba, prova almeno a vederla.”
Diede un altro tiro dalla sigaretta, ridotta ormai ad un mozzicone, cercando di contenere la rabbia che stava salendo: la risposta fu quasi urlata.
“Non mi interessa: te lo devo sillabare? “
Martino smise di ridere.
“Non te la prendere, su. Anche se non ti interessa la mia offerta, perché non vieni con noi? –poi, a voce più bassa, aggiunse- andiamo ad acchiappare gli Albanesi. Allora, che ne dici? “
Il sangue gli si gelò nelle vene: lanciò un’occhiata al suo migliore amico, Federico e, buttando la sigaretta per terra, gridò:
“Che cosa cazzo dovrei dire? Lo sai che il mio migliore amico è albanese, cretino?”
Ora tutti lo stavano guardando: il programma per la serata era deciso.
“No, non lo sapevo e non me ne frega niente.”
“Davvero? Voglio vedere se sarai della stessa idea quando ti spaccherò il muso.”
“Che paura…Sei solo un pallone gonfiato: vieni, se ne hai il coraggio, sono al solito posto.”
Poi il telefonino tornò muto. Simone se lo rimise in tasca: improvvisamente tutti i proponimenti di piantarla con le risse scomparvero, sostituiti solo dalla rabbia. Alzò gli occhi, constatando che gli altri erano già tutti sul loro motorino.
”Andiamo.” Disse e, inforcando il suo, scorse Federico guardarlo con gli occhi scuri e fare cenno di no con la testa ma, nonostante questo, mise in moto e partì, seguito dagli altri.
Il grande spiazzo della biblioteca era soltanto debolmente illuminato dai lampioni che lo circondavano; al centro, quasi inghiottiti dall’oscurità, si trovavano Martino e il suo gruppo. Simone scese, immediatamente seguito dai suoi, e si avvicinò; l’altro fece lo stesso. Dov’era finita la stanchezza, il disgusto per la violenza? Forse prima era stato inghiottito dalla rabbia, ma ora? Che fosse colpa dell’orgoglio? Tirarsi indietro, in fondo, sarebbe stato segno di codardia.
”Chiedi scusa alla mia tipa e a Federico. ”Disse, cercando di contenere la rabbia di fronte allo sguardo beffardo di Martino.
”Se no, mi fai la bua?”
Lo voleva far arrabbiare: non doveva cominciare lui, dandogliela vinta, lo sapeva bene, ma prima di rendersene conto lo aveva preso per il colletto della camicia e sbattuto contro il muro. Sentiva le unghie conficcate nella carne del pugno chiuso, gli occhi di entrambi gli schieramenti puntati su di lui; quante volte aveva vissuto quella scena,anche se non da protagonista: l’attesa, il primo pugno, interpretato come un via e poi lo scontro. Voleva essere veramente un pretesto per qualcosa del genere? Guardò con la coda dell’occhio Giovanna: sembrava preoccupata, vicino a lei l’amico teneva la testa bassa, quasi come se si sentisse in colpa. Lo voleva? Le sue dita si rilassarono, lasciando Martino a terra, appoggiato al muro. Lo guardò disgustato, mormorando soltanto:
”Vaffanculo.”
Poi si girò e si diresse verso la sua ragazza: aveva deciso, con quel gesto avrebbe messo la parola fine agli eventi di quell’anno. Giovanna gli sorrise e lui fece altrettanto, senza badare ai mormorii di disapprovazione di coloro cui aveva tolto un pretesto per rendere più movimentata la serata, a Martino che si alzava e al rumore delle tasche di questo rivoltate alla ricerca di qualcosa: gli diede semplicemente le spalle,accendendosi una sigaretta e continuando a sorridere. Poi sentì l’urlo di Giovanna e Martino borbottare:
“Vacci te affanculo.”
Nel vago chiarore dei lampioni vide il freddo bagliore di una lama.
(Lucia Z.)

 
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