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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Saiyuki
Titolo Fanfic: AVANTI PER LA PROPRIA STRADA
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: kohay galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 22/05/2004 09:54:50 (ultimo inserimento: 25/06/04)

quando la morte incombe sulle nostre vite, che cosa può trattenerci ancora alla vita? la fine del viaggio nel tenjiku
 
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FERITA
- Capitolo 1° -

Rieccomi! Spero che io non sia mancata a nessuno (-_- stavamo meglio senza n.d. fan).
Non fate i cattivi! Questa storia l’ho sfornata fresca fresca per voi… e come primo capitolo non è male.
Dedicata a tutti gli artisti come me (vedi nota fondo pagina), alle mie sore Yama (Sei grande!) e Cristina-mirai (Vai Cleo-chan!). Una nota di riguardo a Victor, poiché senza di lei non sarei arrivata da nessuna parte.
Grazie a tutti!

<Allora, vostra eccellenza Gyokumen Koshu, cosa ne dice?> esclamò Ni pieno di sé.
<Mah, non so… ultimamente sei più fiacco. Sarà la stanchezza dovuta agli esperimenti per ridare la vita a mio marito, non è vero?>
Per lo scienziato fu un durissimo colpo, poiché era stata messa in dubbio la sua virilità, ma rispose a tono.
<La ragione è sempre dalla sua parte, eccellenza>
<Allora, come procedono i lavori?>
<A gonfie vele… non abbiamo motivo di preoccuparci. Manca solamente il sutra del cielo demoniaco, come voi ben sapete>
<Se solo quella donna non avesse partorito un figlio rammollito, adesso sarebbe già nelle mie mani, e io potrei riabbracciare il mio adorato sposo!>
Ni fremeva di nascosto. Cosa lo legasse a quella donna non era un qualche affetto, per lui la demone era solo una bambola come tutti i suoi peluche, ma detestava il fatto che lei parlasse di Gyumao con quella voluttà proprio mentre era in sua dolce compagnia.
Lui le prese il volto e percorse con le labbra la delicata pelle del collo, ma la donna reclinò con una domanda.
<Sono convinta che se tu facessi il lavaggio del cervello a Kougaiji, lui ci sarebbe certamente più utile>
<Vostra eccellenza, già occuparmi della rinascita di Gyumao è una responsabilità enorme… e non credo che con l’attuale tecnologia che possediamo al castello…>
<Chiedimi ogni cosa, nuove apparecchiature, computer più potenti o elementi chimici! Ma io voglio che Kougaiji obbedisca solo ai miei ordini, e non alla sua insulsa testa e ai suoi pensieri magnanimi!>
<Bhè, a questo punto, non posso più rifiutare>
<E poi… un’altra cosa…> stavolta fu la donna a cingergli le braccia dietro la schiena, come per volerlo trarre a se nel momento in cui le richieste si facevano più audaci <Ho saputo, o almeno così si dice nel castello, che tu prima di venire qui eri un Sanzo, precisamente un Sanzo senza chakra… ma come tale anche tu dovevi avere un sutra, no?>
<Oh, vostra eccellenza, non creda che per caso ce l’abbia ancora io?>
<Vedo che mi comprendi… ora dimmi, dov’è?>
<L’ho riconsegnato alle autorità religiose quando ho rifiutato quel nome>
<E per quale motivo?…>
<Perché non sopportavo l’idea di rimanere casto per tutta la vita, comprende?> e le morse il lobo dell’orecchio.
Quindi scese dal letto in fretta e afferrò i suoi vestiti.
<Ni, perché te ne vai? Credevo che ci saremmo potuti divertire ancora…>
<Sono infinitamente spiacente, ma il lavoro mi chiama> disse finendo di indossare la camicia e di abbottonarla. Si lasciò scivolare la cravatta ai lati del collo, tanto non aveva bisogno di nascondere una relazione che a tutti era nota. Quando lo vedevano uscire dalle sale reali, gli abitanti del castello sbuffavano divertiti e facevano battute, ma Ni rispondeva prontamente con lo stesso tono sarcastico.
<Ni… lo sai cosa ti succederebbe se tu un giorno dovessi tradirmi?>
Lo scienziato ci pensò un attimo, e deglutì preparato.
<Lo so, ma… vi assicuro che non succederà> e detto questo chiuse la porta della sontuosa camera da letto. Fortunatamente non c’era nessuno, poiché in quell’istante si sentiva doppiamente sarcastico e ironico, solo perché aveva scoperto dentro di se un angoscia antica, riguardante il suo passato che a tutti aveva nascosto.
Raggiunse il suo studio e inserì nel computer tre password, in seguito si aprì un cassetto sotto la scrivania, automaticamente, e da lì lo scienziato prese una chiave minuscola. Con essa smontò il cofano dell’Hardware principale e ne trasse fuori un rotolo, avvolto in un panno di stoffa beige.
<Eccoti, mio tesoro!> (scusate ma non ce la facevo a non inserirla! Mi ricorda troppo Gollum nella fan di Ayako-Youkai) disse liberando il sutra dal suo involucro.
Attento a non farsi vedere, Ni aprì la scrittura e cominciò a recitarla, e questa si animò nell’aria, liberando il suo potenziale e sprigionando luce in ogni angolo dello studio.
<No, ancora non ho dimenticato come si recita, anche se sono passati dieci anni> concluse con un pizzico di nostalgia. I tempi in cui era un artista girovago, libero di vivere la vita a modo suo, gli mancavano, ma nella sua posizione attuale aveva acquisito anche se a costo delle illusorie barriere che lo legavano alla sua “padrona” una maggiore libertà: quella di nuocere silenziosamente agli altri.
La sua espressione mutò. Sapeva che Gyokumen Koshu lo avrebbe fatto uccidere se solo avesse saputo del sutra, ma la scaltra furbizia dello scienziato di farle credere che i lavori procedevano era l’ennesimo espediente per tranquillizzarla.
Guardò un ultima volta il compagno di avventure che non aveva più restituito agli anziani di Choa’n e lo ripose nel suo abituale alloggio. Poi richiuse il computer e il cassetto e disattivò le password. Queste erano tre nomi, quasi impossibili per chiunque lavorasse sotto la demone da scoprire.
Nomi legati al suo passato che solamente un’altra persona nell’intero Tenjiku poteva conoscere.
E quella persona era Koryu.
<Bene! Allora adesso non resta che modificare i dati nel computer per poter effettuare questo benedetto lavaggio del cervello. Spero solo che Kougaiji non ci rimanga… sono tecniche ancora da perfezionare…>
Cominciò a ridere, sicuro che in quel castello era lui a detenere il potere assoluto.

Da ormai tre giorni non si erano più avvistate tracce di demoni e questo non poteva presagire null’altro se non la quiete prima della tempesta. Hakuryu continuava a correre sul terreno, sollevando dietro di se un scia di polvere che confondeva chiunque fosse sulle loro tracce.
Goku dormiva, del lieve sonno di un bambino indifeso e fragile, senza sogni e duraturo. Per altrettanti giorni non si era avvistata una locanda. Ormai i quattro erano stremati e stanchi a causa della situazione temporanea in cui si ritrovavano a passare le notti, ma in qualsiasi caso erano pronti a fronteggiare l’attacco di qualsiasi nemico.
<Hakkai, vuoi che ti dia il cambio?>
<No, Sanzo, non ti preoccupare. Dovremo pur trovare un alloggio da un momento all’altro>
Il bonzo si girò dall’altra parte, come per rimproverare il compagno di tanta testardaggine, ma anche per biasimare se stesso della sua improvvisa gentilezza. Hakkai schiacciò il pedale: dopo tre giorni di ininterrotta marcia, a parte per qualche sosta, cominciava ad accusare i colpi del sonno e la vista diveniva a poco a poco più insicura.
<Curva!> intervenne Sanzo a girare prontamente il volante della vettura, che emise uno stridio di spavento.
<Ehi, Hakkai, ma dove guardi? Con tutto questo scombussolamento mi sento proprio uno straccio!>
imprecò Gojyo svegliandosi. Hakkai cercò di riacquistare controllo di se e di rimediare al suo sbaglio.
<Scusate, davvero! Forse. Sanzo, dovremmo fermarci e riprendere domattina>
Hakuryu si spostò sul ciglio della strada, vicino ad un albero, e spese i fanalini. Hakkai si stese sul sedile e si addormentò di colpo, cercando nell’abbraccio di Morfeo un po’ di consolazione per le sue colpe continue, mentre Goku ancora dormiva e Gojyo lo imitava.
Sanzo si accese una sigaretta e stette ad osservare il fumo che lieve saliva in alto.
<Non azzardarti mai più a farci correre rischi così per il tuo amor proprio, hai capito?>
Solo il silenzio regnava sovrano a quella sterminata savana. E mentre col fumo salivano i pensieri del monaco, Sanzo attribuiva alla stanchezza tutti quei comportamenti che non gli si addicevano proprio.

<Zenon, Shien. Non abbiamo più molto tempo, quindi dobbiamo agire al più presto>
Mentre il loro generale parlava, i due subordinati ascoltavano con attenzione, anche se da quando erano scesi sulla terra Homura ripeteva sempre le stesse parole, le stesse frasi.
<Dobbiamo catturare Son Goku, e condurlo qui nella torre Konran>
<Ricordate, lo stiamo facendo per noi, per quello in cui crediamo>

Zenon e Shien non avevano nulla da spartire con il loro capo, poiché già sapevano la fine a cui egli andava incontro. Erano solo stati offesi dal regno celeste, e con una testardaggine infantile da entrambe le parti avevano continuare a fuggire l’uno dall’altro e a rimanere separati. Un odio e una rabbia che col tempo erano svaniti. Non c’era più determinazione nelle loro azioni, solo un desiderio finale di seguire Homura e di aiutare lui nella sua vendetta, l’unico dei tre che avesse ancora un motivo per rimanere in vita. Gli altri due non volevano che un modo onorevole di morire. Almeno avrebbero potuto seguire i propri ideali fino alla fine e sarebbero morti continuando a perseguire la propria strada.
<Ci muoveremo all’alba. E non giungerà tramonto prima che io non abbia preso ciò che desidero>
Homura invece li aizzava contro i loro ex simili. Continuava a ripetere loro che essendo dei avevano il cento per cento di possibilità di batterli e soggiogarli, ma era lo stesso generale a credere poco nelle sue parole. L’amore di Son Goku per il suo sole durava ormai da centinaia di anni. Come poter anche solo pensare di sfiorare un unione così radicata senza che questo sembri un delitto?
La morale in tutto questo è una sola: il regno celeste dopo l’arrivo di Son Goku aveva iniziato a svelare tutta la sua corruzione e la mala organizzazione, proprio come se la scimmietta fosse quella candida luce che mostra il lato oscuro di una medaglia.
<Andiamo>

La notte sembrava infinita. Sanzo non riusciva a prendere sonno, e quel che era peggio era la sua insofferenza per questo stato di momentanea debolezza. Chiudeva e riapriva gli occhi, ogni volta maledicendo le divinità che reggevano il cielo, cui seguivano rumorosi starnuti di Kanzeon Bosatsu.
Ma la sua veglia fu turbata da qualcosa. Improvvisamente scese dall’auto per andare a controllare i rumori che aveva sentito. Fruscii di foglie si susseguivano sempre più numerosi, ma Sanzo sapeva che più di due creature non potevano essere.
Pensò di chiamare i suoi compagni, ma si fermò subito, poiché non voleva richiamare i demoni a se, dato che non era nella sua forma migliore. Decise allora di affrontarli da solo e, imboccando il sentiero trasversale alla via principale, si addentrò nel bosco.
I suoi sospetti divennero realtà quando scorse fra i rami di un albero un demone. Ne poté scorgere solo il volto, poiché il resto del corpo era nascosto dai rami della pianta.
<Ho l’onore di conoscere Genjo Sanzo?> guardò nella sua direzione <Il mio nome è Shageki. Inutile ricordare che sono venuto per il sutra, ma anche per vedervi morto…>
<Gentile da parte tua avvertirmi del rischio che corro, ma penso che ti stia sbagliando nel valutare chi è che deve avere più paura> e caricò la shoreiju <Poiché non morirò per mano di un demone!>
Sedici colpi si susseguirono, ma i rami attutirono tutti i colpi e pararono la ritirata del demone. Erano comunque troppi per uno che, come Sanzo, aveva una mira infallibile.
Shageki sparì dalla sua vista, e anche dai suoi sensi percettivi. Il sonno lo stava cogliendo in quel momento, e lui cercò in ogni modo di rimanere sveglio serrando i pugni e facendosi forza.
Sanzo non conosceva la posizione dalla quale il demone lo avrebbe attaccato. Si riteneva più sicuro con le spalle verso il tronco di un albero, dove aveva la perfetta panoramica di ogni movimento di lì a cinquanta metri.
<Dannato! Dove sei?! Vieni fuori!>
Ma la risposta fu un silenzio assoluto… non una fronda strofinata ad un’altra rumoreggiava. Neanche i sospiri del vento autunnale che fischiavano fra i rami. Nulla, il vuoto assoluto, l’assenza di suono.
<…Troppo tardi, venerabile…> sussurrò il demone prima di attaccarlo. Sanzo aprì la bocca per urlare, ma ne uscì solo un gemito soffocato, un latrato impercettibile. Shageki lo aveva colpito dalla direzione più impensabile. Da dentro l’albero.
<Sì, Genjo Sanzo… ti è sfuggito che sono un muta forma, un demone per così dire nobile…e tu, povero sciocco, ti sei buttato fra le mie braccia…>
Il demone aveva colpito Sanzo all’addome, e la sua mano era ancora all’interno del corpo del bonzo, che cercava di creare più danni possibili. Sanzo si tratteneva dal lasciar scendere le lacrime. Solo un dolore lancinante gli trafiggeva le membra e sembrava volerlo uccidere sul colpo. Non contento, Shageki afferrò la sua gola e prese a stringere forte.
<Ormai l’albero sono io… sono sempre stato all’interno di queste piante, e ti ho attirato col rumore delle fronde, come si fa con un gatto! Ma adesso tu morirai, non puoi sopravvivere, e nessuno ti troverà…
Muori…>
Quella era l’unica parola che il bonzo non voleva sentirsi pronunciare. Ma ora Sanzo lo sapeva, ma non voleva crederci. Da qualche attimo aveva cominciato a vedere assolutamente bianco, sentiva di dover perdere i sensi, invece con la sua solita volontà di vivere stava lottando affinché ciò non accadesse.
L’ultima cosa, prima di chiudere gli occhi, fu il nome di Goku che gli morì sulle labbra mentre cercava di articolare le parole.
Poi il buio… e di nuovo il silenzio.

<Finalmente… non ci credo, quasi… ho fatto fuori il grande Genjo Sanzo! Altro che quel Kougaiji…>
<Se non le dispiace, potrebbe lasciare il corpo del mio amico, prego?>
<Cos…>
Hakkai tagliò con il suo ki l’albero, facendo fuggire il demone e accogliendo il corpo di Sanzo fra le proprie braccia. La temperatura corporea era ancora nella norma e i suoi muscoli non sembravano troppo irrigiditi. Si sbrigò a richiudere la ferita, ma Sanzo non accennava a svegliarsi. E quasi Hakkai non volle tastargli il polso per dover rinnegare spontaneamente una verità che già conosceva impossibile da accettare.
Sanzo non era morto.
<Sanzo…>
Lo strinse istintivamente a se come per proteggerlo dal demone che ancora era nei paraggi, e sentì un piccolo rumore nel petto del bonzo. Forse c’era ancora una flebile speranza!
Hakkai lo posò a terra. Continuava a chiamare il suo nome mentre gli faceva il massaggio cardiaco e sollecitava il suo cuore a ripartire, ma niente.
<Svegliati, Sanzo, svegliati…>
Il demone stava perdendo il suo sangue freddo. Più cercava di ricordare le poche nozioni di medicina che gli avevano impartito a scuola più aveva la mente vuota. Aveva paura di lasciar trapassare Sanzo senza prestargli aiuto.
<Ho completato la mia missione> esclamò Shageki dall’interno di un altro albero <Quindi posso andare fiero di aver stroncato la vita di un bonzo di così alto rango! Addio, amici del venerabile! Addio, almeno per ora!> e sparì ridendo, poiché il suo corpo non era visibile, solo la sua voce che scompariva a mano a mano testimoniava la sua uscita di scena.
Hakkai non ci prestò più di tanta attenzione. Mise l’orecchio sul torace del bonzo ma non sentì nulla, e credette di aver scambiato un battito del proprio cuore con quello di Sanzo, anche se in quel momento avrebbe rinunciato a metà dei suoi battiti per donarli a lui.
<Sanzo… ti rendi conto che hai dato la vita per tutti noi? E adesso chi li sente a quelli di là, ma soprattutto… che ne sarà di Goku? Lui ha ancora bisogno di te, non te ne rendi conto?>
Hakkai guardò in cielo.
Ogni volta che una persona a noi vicina muore, essa si porta via con se molte cose che non ha mai detto al mondo. Una persona come Sanzo, che al mondo non aveva detto altro se non “Muori” o “ti ammazzo”, aveva serbato dentro di se tutte le sue idee sull’umana concezione della vita, e di lui era rimasto ben poco in terra. Quando qualcuno muore sarà ricordato per quello che ha fatto e ha detto. Ma a Sanzo non importava di essere ricordato. La sua maggiore ambizione era di morire con dignità facendo ciò che riteneva giusto, con una forza da poterne andare fiero, senza sacrificarsi mai per alcuno.
Giungevano le primi luci dell’alba.
Ma le speranze erano appena tramontate.
Con i raggi tiepidi dell’alba e il rosa dell’aurora la foresta si tinse di arancione. Goku e Gojyo si svegliarono d’istinto e apparentemente non sembrarono preoccupati quando videro che due posti erano vuoti. Hakuryu dormiva, e pareva non sapere niente.
<Ehi, Goku, dove credi che siano andati?>
<Mah, non lo so, Gojyo…>
I due scesero lentamente dall’auto e dissero ad hakuryu di ritrasformarsi in un drago, poiché per andare in perlustrazione preferivano non dare troppo nell’occhio. Gojyo prese la sua shakujo. Quella foresta non gli suggeriva certamente di essere un ambiente ospitale!
Ad un tratto Goku notò qualcosa.
<Sento odore di sangue…>
<Speriamo che quei due stiano bene!> e detto questo si misero a correre, goku in testa che guidava la marcia.
<NO! Hakkai! Sanzo!> urlò appena li scorse, ma a poco a poco che si avvicinava poté notare meglio la situazione. Mentre Hakkai non aveva ferite da nessuna parte, intorno al corpo del bonzo steso a terra c’era una pozza di sangue che sembrava non finire mai e che si protraeva per una decina di metri. Rimase di sasso davanti a quel panorama infernale. E con la mente tornò indietro, ancora prima che Sanzo si sacrificasse per lui contro Rikudo… a quando la serenità e la pace erano all’ordine del giorno, al tempo in cui si riunirono per la prima volta i quattro fili dei loro destini, poiché è il destino il nome che noi diamo alle forze che sopra di noi muovono il mondo e, che ci piaccia o no, decidono cosa sarà delle nostre flebili vite, anche se ci danno la sensazione di essere noi a scegliere le nostre strade.
In realtà è tutto scritto nel fato.
Dalla costituzione di un corpo si arriva a capire quanto potrà vivere, dalla lunghezza di una strada si capisce quanto ci si metterà per percorrerla e dall’instabilità delle mente umana quanto questa possa cambiare quando viene a contatto con altri suoi simili.
<Hakkai…> disse Gojyo arrivando a distanza di vista <Dicci cos’è successo…>
<Gojyo, Sanzo è… sta per… Sanzo…>
<No hakkai! Tu adesso ti sbrighi a portarci con Hakuryu in una locanda, se ne vede una proprio sul finire della foresta, e ci sbrighiamo a salvare il bonzo, capito? Sanzo non morirebbe per così poco!>
<Sa…Sanzo è… morto?> chiese con gli occhi già lucidi <Dimmi che è una bugia…>
Hakkai lo guardò con la stessa espressione penosa, e proprio mentre stava per annuire sentì un tonfo dietro di se che distolse la sua attenzione. Gojyo aveva caricato Sanzo sulla jeep e intimava agli altri due di salire senza porre altre domande.
Goku si sentì subito meglio in seguito a quella manovra di Gojyo, che serviva, più che altro, proprio a dare una nuova speranza nel momento più tragico in cui ogni spiraglio di luce era stato offuscato. Anche Hakkai sembrò destarsi dal suo stato di semi incoscienza.
<Dai, Hakkai, possiamo ancora salvare Sanzo!>
A quelle parole di Goku, Hakkai salì in auto, ma il rosso lo scansò.
<Tieni tu il corpo di Sanzo e cerca di mantenergli il respiro normale… peccato, se fosse stata una bella donna di avrei pensato io alla respirazione!>
Entrambi sorrisero e Hakuryu parti alla massima velocità che poté mantenere.

CONTINUA…………

Allora, che ne pensate? Ditemi ogni cosa, commenti, errori commessi, incoerenze…
Sono rimasta in letargo troppo a lungo a causa di un dolore infinito alla mano destra (non potevo scrivere al computer). Attualmente sono impegnata nello scrivere un romanzo fantasy, e ne approfitto per dire al mio editore che poteva anche fare lo sforzo di leggerlo prima di mandare il progetto in porto… comunque si pubblicherà quando avrò finito… speriamo! E poi dovrei ultimare nelle vacanze estive un manga di cento venti pagine (pagina più pagina meno) su una mia storia personale, che presenterò come racconto d’esordio.
Volete sapere qualcosa? Ebbene, ci sono e quindi vi annoierò un po’: le protagoniste sono quattro ragazze. C’è il folletto Karami, la guerriera Rayamase, l’ambigua Nami2 ( o Nami-Nami) e la fantastica maga Morfea. Mi sono divertita un mondo a creare effetti diversi con i retini e a disegnare i vestiti di Morfea e Rayamase (Forza ragazze! Sono dalla vostra parte!). Forse sono loro le due persone che emergeranno di più nella storia, mentre Nami-Nami ha un ruolo un po’ da cattiva, però poi avrà modo di scusarsi!
In stile Magico Fantasy, una storia che unisce i sentimenti che legano gli esseri umani ai problemi che li spezzano.
Ringrazio la mia fidata assistente Yaya, che realizza gli schizzi degli storyboard e mi tira su il morale (fare gli artisti è un lavoraccio!). Un grande grazie anche ai miei migliori amici Dodo, Kori, Lollo e Max!
Al prossimo aggiornamento!
L’autrice

 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
infernocremisi - Voto: 15/01/10 14:33
è davvero molto bella,ma non la continui piu!?non perche sarebbe un vero peccato!
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

 
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