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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: IL CASTELLO DI SHARNOST
Genere: Horror, Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: michan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 30/06/2002 17:53:10

Provate a leggerlo...se ne avete il coraggio!
 
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- Capitolo 1° -

“Il male non si può distruggere facendo dell’altro male. Esso può allora durare in eterno come una pianta infernale che rifiorisce secondo cicli di tempo.”

Il castello di Sharnost, costruzione del XV° secolo, sorgeva proprio al centro della vasta brughiera di Vassal, in una zona desolata e deserta. Era ben conservato e la facciata anteriore, fiancheggiata dalle due torri a tetto conico di lavagna nera, mostrava una certa influenza dell’architettura italiana.
Lady Jane, la padrona del castello, aveva voluto mantenere la tradizione e cioè che ogni giovedì del mese il castello venisse aperto al pubblico; ed i turisti ed i visitatori non mancavano mai, specie nel periodo estivo. Era vietato l’ingresso solo in alcune camere del secondo piano, dove la signora del castello abitava. Durante queste visite lei non si faceva mai vedere, per cui anche quel giovedì, nessuno si meravigliò di non vederla. Le due guide presero quindi in mano la situazione e cominciarono a far girare i turisti di ambiente in ambiente, come tutti gli altri giovedì.
Quando Tom Bradley scese dalla corriera, si fermò a guardare la facciata austera di Sharnost. In verità lui non era lì come turista, ma per controllare una serie di appunti trovati su un libro scritto da un monaco sulla zona nel 1600. Tom aveva scoperto il manoscritto in una delle biblioteche di Londra e lo aveva studiato trovandolo particolarmente interessante, perché lui era attirato da enigmi e misteri. Bradley era un uomo sulla trentina, di aspetto simpatico e giovane. Vestiva all’antica ma con grande ricercatezza. La bionda che aveva al suo fianco era deliziosa. Non molto alta, minuta, con due grandi occhi azzurri. Si erano conosciuti durante il viaggio discorrendo sui misteri del castello, cosa di cui lei era rimasta subito affascinata.
Il giro turistico proseguì bene, finché una donna si accorse della scomparsa della figlia di dieci anni, July, la quale, nonostante le ricerche, non era stata ritrovata.
La polizia arrivò poco dopo. I turisti erano andati via, mentre Tom era rimasto lì attendendo il momento favorevole per cominciare le sue ricerche ed Alice, la sua compagna, nonostante le avessero consigliato di lasciare il castello, aveva deciso di rimanere con lui.
Per prima cosa interrogarono la madre di July, la signora Lindstrom. All’interrogatorio assisterono tutti, ignari della tragedia che stava per abbattersi sul castello di Sharnost., che in realtà era già iniziata la notte precedente. Il sergente interrogava con gentilezza.
“Siete sicura che la bambina non sia uscita e sia andata per i campi? Probabilmente si annoiava nella visita al castello.”
La signora Lindstrom scosse la testa e si lamentò.
“No…No….La mia piccola July chiede sempre il permesso prima di fare qualcosa…è molto ubbidiente.”
“Quando vi siete accorta della sua mancanza?” continuò il sergente
“Subito dopo che siamo scesi dalla torre… lei era con me. Io mi sono attardata a guardare il paesaggio che si scorge dalle finestrelle della torre, verso la montagna…Poi sono scesa…Ero certa che July fosse dietro di me, invece non c’era …L’ ho chiamata…L’ ho cercata e da allora ho cominciato a preoccuparmi… Tutti mi hanno aiutata a cercarla…”
Uno dei poliziotti disse: “Potrebbe essere entrata nell’appartamento riservato alla padrona del castello.”
Il sergente si rivolse alla madre di July: “Calmatevi signora, vedrete che la troveremo in una delle stanze riservate a Lady Mc Cruder.”
Si avviò quindi accompagnato da due poliziotti. Tom che, appartato insieme ad Alice, aveva seguito il colloquio disse sottovoce: “Credo sia questo il momento di iniziare le nostre ricerche.”
Così si allontanarono. Poco dopo si trovarono in una stanza molto particolare dove, secondo il manoscritto di Tom, si trovava un documento importante, ma furono richiamati da urla strazianti. Mentre scendevano lo scalone, le grida si fecero più forti, angosciose. Era una voce di donna, che urlava come una disperata e quando sboccarono sul corridoio del primo piano, videro il gruppo davanti ad una porta. Il sergente di polizia tratteneva disperatamente, insieme ad un altro poliziotto, la madre di July che urlava: “Fatemela vedere!…Fatemela vedere!…Che hanno fatto alla mia bambina?…Fatemela vedere, voglio vederla …”
“Cosa è accaduto sergente?” chiese Tom.
L’uomo lo guardò con occhi attoniti, era molto pallido e visibilmente scosso.
“Una cosa spaventosa, signore”.
Così dicendo girò la maniglia della porta ed aprì il pannello. Ebbe come un attimo di esitazione, prima di entrare, come se lui stesso volesse evitare di rivedere ciò che aveva visto. Lo sguardo di Tom, che era entrato subito dopo di lui, si andava abituando alla semioscurità della stanza e notava i particolari.
La bambina giaceva su un fianco con un braccio steso sotto la guancia come se dormisse, ma non dormiva, era chiaro. Una larga ferita alla gola, rossa e slabbrata indicava come la piccola era stata uccisa. Ma la cosa strana era che non vi era alcuna traccia di sangue, come se da quella ferita non ne fosse sgorgato. La piccola sembrava una statuina di cera, tanto era pallida, e sembrava che il suo corpo fosse stato svuotato di tutto il sangue. Sentì la voce del sergente alle sue spalle: “E questo è solo il principio, guardate il letto…”
Sul grande letto a baldacchino giacevano due corpi, uno era quello di Lady Jane, l’altro della sua governante. Lady Jane giaceva compostamente nel letto, ma le gambe erano contratte come se con queste avesse scalciato più volte prima di morire. Sulla gola delle due donne apparivano ferite simili a quella che aveva visto sul collo della bambina.
Il silenzio venne improvvisamente rotto dal suono di un clacson proveniente dall’esterno. Poco dopo fece il suo ingresso nel castello una ragazza molto carina.
“Buongiorno…Dove sta la zia?”
Il sergente balbettò: “La zia?”
“Ma sì! Lady Jane!”
Tom intervenne gentilmente: “Perdonate se mi intrometto, signorina…ma…ecco…vostra zia è morta…mi dispiace…”
La giovane era diventata pallida: “C-Cosa?”
Il sergente le spiegò l’accaduto, intanto una ad una le persone intervenute se ne andarono via, fin quando non rimasero che Tom, intenzionato a concludere le sue ricerche, Alice, un poliziotto rimasto di guardia, Lillian, nipote di Lady Jane e Mary, una graziosa giornalista che aveva insistito per restare. Tutti insieme si organizzarono per la notte, cercando di passare una serata tranquilla, nonostante quello che era accaduto. Lillian era molto scossa, non riuscendo a capacitarsi della morte della zia ed Alice cercava in tutti i modi di consolarla.
“Come mai ha deciso di rimanere?” chiese Tom rivolgendosi a Mary.
“Lei è una giornalista, se non erro. Non le da fastidio trarre lucro da una tragedia come questa?” intervenne il poliziotto.
Mary spense la sigaretta che stava fumando, poi rispose seccata: “E a lei? Non da fastidio essere pagato per indagare sulla morte della gente? In ogni caso, caro sig. Bradley, se sono rimasta è solo per soddisfare la mia curiosità.”
La conversazione fu interrotta da un rumore di vetri frantumati proveniente dal corridoio. Alice e Lillian sobbalzarono dallo spavento. Immediatamente il poliziotto e Tom andarono a controllare, anche se con un certo timore, dato che nelle loro teste iniziava a farsi strada l’idea che tutto quello che era accaduto fosse opera di qualche essere soprannaturale. Stavolta, fortunatamente, si trattava solo di un collega di Mary, un certo Matthews.
Non appena fatto ritorno nel salone con il nuovo arrivato, Mary esclamò: “Jonathan! Che diamine ci fai qui?”
“Niente, amore! Volevo solamente rubarti lo scoop!” rispose candidamente, dimostrando di avere una faccia tosta fuori dal comune.
Il poliziotto intervenne nuovamente: “Non ne bastava uno! Adesso sono addirittura due!”
Nel frattempo Tom, che non aveva partecipato alla conversazione, pensava continuamente alle sue ricerche, aspettando con ansia il momento favorevole per tornare nella stanza al piano superiore dove avrebbe dovuto esserci il famoso documento indicato nel manoscritto.
Matthews iniziò a guardarsi intorno. Non appena il suo sguardo giunse su Lillian ed Alice, sedute sul divano, esclamò: “Vedo che abbiamo una bella compagnia!”
Alice si sforzò di sorridere, mentre Lillian, asciugandosi le lacrime, rispose: “Grazie signor…”
Il giornalista rimase immediatamente affascinato dalla bellezza della ragazza e per un momento non seppe cosa rispondere.
“Signor…?” ripeté la ragazza.
“Mi scusi, sono rimasto folgorato dal suo sguardo. Il mio nome è Jonathan Matthews, per servirla.” rispose l’uomo.
“Ed ecco che ci risiamo. Ci riprova. Mai visto donnaiolo più sfacciato!” si lamentò Mary.
“Eh cara, tu sei solo invidiosa perché non ho mai pensato a te!” disse in tono di sfida Jonathan.
“Che ne dite di cenare?” interruppe Alice.
“Su, carissimi amici giornalisti” esclamò il poliziotto “ andiamo a mangiare!”
Tutti i presenti si diressero in sala da pranzo.
Dopo cena nessuno di loro aveva voglia di dormire a causa della paura e anche per stare ancora in compagnia.
“Perché non giochiamo a carte?” propose ad un tratto Lillian.
Nessuno ebbe da obbiettare. La ragazza si alzò per andare a prendere le carte, ed immediatamente Matthews si offrì per accompagnarla.
Passò molto tempo, ed i due ancora non avevano fatto ritorno. Il resto dei presenti iniziò a preoccuparsi.
“Dove saranno?” si chiese Tom.
“Io sono molto preoccupata, non vorrei che fosse successo loro qualcosa!” esclamò Alice.
“Non vi preoccupate. Sicuramente John starà importunando quella povera ragazza!” obiettò Mary.
Il poliziotto però appariva molto preoccupato. “Non ne siamo sicuri, signorina. Credo che sia il caso di andare a cercarli.”
Detto questo si avviarono alla ricerca dei due scomparsi. Arrivati nei pressi delle segrete si accorsero che la porta era aperta. Una volta incamminatisi per le lunghe scalette scivolose, trovarono il corpo di Matthews. I suoi occhi sbarrati riflettevano orribilmente la luce della torcia elettrica. Sulla gola c’era la solita ferita asciutta. Alice non resse alla vista del cadavere e lanciò un urlo straziante.
“Se l’è cercata!” affermò perfidamente Mary.
Tom le si avvicinò e le chiese di riaccompagnare Alice, visibilmente scossa, nel salone. La ragazza obbedì prontamente.
Affianco al corpo di Jonathan c’era quello di Lillian. La ragazza, fortunatamente, era solo svenuta. Tom la fece rinvenire. Non appena riprese i sensi, iniziò ad avere una crisi di panico.
“Aiuto! Aiuto!” strillò la ragazza.
“Calma! Lillian, sono io, Tom Bradley. Sei al sicuro adesso! Cosa è successo?” le chiese l’uomo.
Lillian si guardò attorno, poi con un po’ di timore cominciò a raccontare: “Non lo so... Con John eravamo andati a prendere le carte. Dopodiché lui voleva a tutti costi visitare le segrete, e così siamo venuti qui…Appena siamo entrati, è apparsa una grande ombra e…Aveva due ali immense…Avanzava verso di noi e…” qui si abbandonò ad un pianto disperato.
Tom lasciò la ragazza nel salone insieme alle altre due donne poi, accompagnato dal poliziotto, si recò nella ormai famosa stanza. Era più deciso che mai a risolvere il mistero che andando avanti si rivelava essere sempre più legato ai delitti avvenuti nel castello. Entrato nella stanza iniziò a cercare il famoso documento. La sua ricerca ebbe fine quando si rese conto che in una delle colonnine del letto vi era una sporgenza che lasciava dedurre la presenza di un vano segreto. Una volta azionato il meccanismo, Tom trovò il tanto desiderato documento. Era una lettera. Su di essa vi era scritto:

“Sono Ellen Mc Cruder, figlia di Sir Lawrence il vampiro. Sono stata rinchiusa in questa stanza perché sanno che anche io non posso essere altro che un vampiro. Ora so, perché è facile prevederlo, che il conte di Sharnost ha deciso di far morire anche me di fame e di sete, ed io penso alla figlia che ho in grembo. Il conte di Sharnost ha deciso di adottarla, e questa sera sarò murata viva qui dentro. Senza saperlo, i miei guardiani mi privano della cosa di cui ho più bisogno, il sangue umano. Che cosa ne sarà di mia figlia? Ben presto diventerà un vampiro e voglio che lei conservi tutto l’odio che io ho per questa umanità stupida e senza senso, per questi piccoli esseri umani che non sanno fare altro che lamentarsi, piangere, avere paura. L’ ho chiamata Lillian.
Sharnost, 7 Aprile 1598”
La lettera era firmata Ellen Mc Cruder.

Non appena finì di leggere la lettera, Tom fu scaraventato insieme al poliziotto da una forza sovrannaturale ai lati della stanza. L’uomo andò a sbattere contro il muro mentre il poliziotto cadde fuori dalla finestra. Tom si rialzò prontamente. Si rese conto che sanguinava alla testa, ma non ci badò molto dato che Lillian era proprio dinanzi a lui.
“Così hai scoperto tutto!” gli chiese il vampiro.
“Come hai potuto uccidere tua zia ed una povera bambina indifesa?” replicò Tom.
“Silenzio! Voi umani siete esseri inutili! Non meritate di vivere! Non siete nient’altro che cibo!” continuò, poi cambiando ad un tratto espressione riprese: “Ma con te era diverso. Tu mi piacevi. Non ti avrei mai fatto del male. Ma ora tu sai tutto, ed io non posso più risparmiarti.”
Detto ciò, il mostro si avvicinò a Tom, il quale iniziò a scappare. Era diretto nel salone, dove mise al corrente le donne del pericolo. Decisero di lasciare il castello, e così si avviarono verso il cortile. Fuori imperversava la tempesta. Il gruppo fu raggiunto da Lillian, la quale si avventò su Mary, ferma poiché ormai esausta per la lunga corsa. Tom e Alice, intanto si rifugiarono nella scuderia.
“Tom…ho tanta paura!” disse Alice.
“Non preoccuparti! Ci sono qui io a proteggerti!” la rassicurò lui
Lillian non ci mise molto a scovarli. Sembrava ormai la fine.
Il vampiro avanzava lentamente, come a voler gustare a fondo il momento della sua vittoria.
“Vedo che quella ragazza t’interessa più di me. Maledetto! Non meriti il mio amore! Ti farò soffire facendoti vedere la sua morte!”
“No! Ti prego!” la supplicò Tom
Alice era terrorizzata e non riusciva a muoversi. Il vampiro stava per afferrarla, sorda alle suppliche dell’uomo, quando un fulmine colpì l’edificio, incendiando ogni cosa. Tom e Alice riuscirono miracolosamente a salvarsi, mentre invece Lillian fu incenerita assieme a tutto il resto.
Tutto era stato così allucinante che ancora non riuscivano a capacitarsi di quello che era successo. In seguito Tom e Alice si sposarono. Il castello di Sharnost venne comprato da un eccentrico miliardario che lo restaurò, perché si diceva che non ci fosse più pericolo.
Ma le cose non andarono bene come lui credeva…

“Il male non si può distruggere facendo dell’altro male. Esso può allora durare in eterno come una pianta infernale che rifiorisce secondo cicli di tempo.”

 
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