- Capitolo 1° -
Un forte vento scosse di colpo lo sguardo di Zero. Fuori dalla finestra le verdi fronde degli alberi si piegavano come picchiate da una frusta inclemente, i suoi neri occhi cercarono un qualcuno di sconosciuto, qualcuno a cui paragonarsi. Lo trovò in un ometto calvo e grasso che andava baldanzoso verso un negozio, camminava spedito tenendo stretto a se un giornale, una di quelle orribili giacche a scacchi neri e grigi coprivano la sua bianca camicia, pantaloni di data ricoprivano le sue storte gambe, Zero non riuscì a non sorridere vedendo con quanta decisione quel tizio si muoveva nonostante il forte vento. La radio accesa nella sua stanza annunciò il meteo ed il meteo annunciò che la perturbazione sarebbe durata ancora a lungo, la cosa non gli fece poi molto, forse fu perchè lui era nell'impossibilità d'uscire, da quando era stato dimesso dall'ospedale ancora non aveva potuto mettere il becco fuori.
tutto era successo per uno stupido motivo, un motivo che se tornava in mente non faceva che ridere. ma adesso Zero era dentro casa, la moto sfasciata e la caviglia dolorante, bella prova la sua, correre in pista con una caviglia slogata, che cosa aveva dimostrato se non l'ennesima sua esuberanza tecnica? e così mentre il rivale di sempre trionfava sul mondiale dilettantistico, Zero stava a casa a rodersi il fegato, quell'anno, non era certo di aver fatto colpo su qualche grossa casa motociclistica, quell'anno sarebbe rimasto piantonato fra i dielttanti nonostante la sua tecnica fosse già da professionista.
ma infondo se l'era pure cercata, lui e quella sua smania di vittoria. adesso che cosa mai poteva vincere se non uno sberleffo di qualche bambino insolente che lo vedeva dalla finestra?
Zero così fissava il tizio camminare chiedendosi che cosa volesse lui dal mondo. poi spontanea gli risorgeva la domanda a se stesso, lui, perchè correva in moto? non lo faceva ne per i soldi ne per la passione, eppure qualcosa in lui lo portava a salire sulla moto ogni gara, a correre, a superare e a prendersi rischi assurdi, solo per quel maledetto numero 1. che cosa diavolo gli partiva per la testa che lo portava a rischiare tanto?
anche i suoi colleghi avevano rinunciato da tempo a capirlo. Zero Gryphon senza dubbio nel campo era uno dei migliori, giovane e tecnico avrebbe di certo avuto un'ascesa mondiale da tener presente, eppure, sembrava non attratto da quel che ciò avrebbe comportato.
di colpo alle sue spalle comparve Melania, l'amica di sempre, colei che tante volte gli aveva saputo curare le ferite meglio che una mamma.
-ti ho portato la spesa Zero...ehi! ma cosa fai in piedi! fila subito a letto mascalzone! vuoi una ricaduta?
-che cosa farei...
-...
-che cosa farei se non avessi te Melania...
-probabilmente finiresti all'ospedale di nuovo, coraggio vieni a letto che non ti fa bene stare in piedi...
-non voglio tornare a letto Melania...
-su Zero, non fare i capricci...
-non è un capriccio, ma finalmente una cosa credo di averla capita... in questo mondo...
-che la caviglia va curata?
Melania si avvicinò al giovane, che, dopo un istante di totale immobilità la cinse al collo con il braccio sinistro poggiando , successivamente, le proprie labbra su quelle riservate della giovane
-l'unica cosa al mondo per cui vale la pena aprire gli occhi...
-Z... Zero...
-io ti amo Melania...l'ho sempre fatto, ma solo adesso lo capisco...
BEH, SE MI VERRà IN MENTE COME CONTINUARE LO FARò SE A VOI PIACE O NO FATEMELO SAPERE GRAZIE -___-
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