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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: LUCKY STRIKE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: aya-suzuki galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 30/04/2004 15:37:28

la mia fic più dispersiva... la mia fic più svakkata... che pretendete dopo mesi che non scrivo?!
 
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SANGUE&CANDEGGINA
- Capitolo 1° -

aya? chi è aya? ma qualcuno si ricorda della vecia aya?? lo spero... insomma... dai... tutti mi facevano i complimenti... spero di non aver perso la mano...
comunque, dopo secoli di nebbia mentale ho trovato l'ispirazione per concretizzare una fic.
come ho già detto, è dispersiva e svakkata in maniera invereconda, però mi sembra abbastanza piacevole...
insomma, leggetela e sappiatemi dire.

*******************
Capitolo1. Sangue&candeggina
Giornata qualsiasi al liceo Ryonan. Davvero qualsiasi.
Primo giorno di scuola per essere precisi, ma comunque un primo giorno come tanti. Le matricoline stavano già entrando nel cancello, intimidite ma curiose… cari.
Stessa giornata qualsiasi. Stessa ora, poco più in là dell’istituto. Affacciamoci in una casa, tranquilla, semibuia… Sul tavolo della cucina stava scritto su un foglietto “TESORO IO SONO A LAVORO, C’E’ STATA UN’EMERGENZA. DOVRAI ANDARE A SCUOLA DA SOLA, PRENDI PURE LA MIA BICI. MI RACCOMANDO, COMPORTATI BENE IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA… BACI, MAMMA”
Ed ora saliamo le scale… c’è una stanza, chiusa, semibuia. In essa si diffonde un russare sommesso. Tra le coperte, beatamente seppellita sotto svariati strati di lana pecorina urticante e lenzuola di flanella, stava una ragazzetta minuta e sonnecchiante. Dormiva della grossa e sembrava che nulla l’avrebbe fatta scendere da quel suo paradisiaco giaciglio. Si svegliò, finalmente, quando la sedia della scrivania, ricoperta di una catasta immonda di vestiti usati ma non ancora da lavare, si ribaltò con un grande schianto.
SBAM!!
“Sberequack!! Ah! Ahh!! Che c’è che c’è??” la ragazza saltò in piedi sul letto, schizzando ovunque secchiate di sudore accumulato durante la notte (e cavolo siamo nei primi di aprile, mica nei giorni della merla! Bisognerebbe togliere qualche coperta…) e con le pupille dilatate da visionaria folle.
“Sti cazzi… è cascata la sedia…” brava sei intelligente.
Finalmente, la signorina si decise a scendere dal letto ed andare giù a fare colazione, pensando tutta eccitata al fatto che fosse il primo giorno di scuola superiore e che magari -chissà che culo!- avrebbe conosciuto un ragazzo decente, finalmente. Una volta scesa in cucina, si rese conto che la casa era completamente deserta.
“…mami?… mami!!!” e per la seconda volta in un quarto d’ora, quella ragazza sbiancò e perse altri 10 anni di vita. La sua vita si prospettava davvero breve.
Lanciò casualmente l’occhio sul tavolo [see… l’occhio di vetro!! ND Nobu – Dai che hai capito, baluba! ND Aya] e vide il biglietto che noialtri abbiamo letto poco fa.
Lei lo afferrò tra le sgrinfie, lo lesse tutta concitata, strizzando gli occhi e digrignando i denti. Poi abbassò il biglietto dalla sua faccia sospirando e si guardò intorno agitata. Un’occhiata distratta all’orologio a muro, dopodiché si avventò sulla credenza, dove stavano appoggiati i suoi lercissimi occhiali da vista. Li inforcò, imbruttendosi di quel molto, e lesse un’altra volta il biglietto.
Sbiancò.
Sbiancò ancora di più.
Lanciò un’altra occhiata all’orologio a muro, questa volta conscia di quel che vedeva.
Sbiancò ancora un po’.
Dopodiché, visto che più bianca di così non riusciva a diventare, divenne viola cupo e lanciò uno strillo glaciale che fece vibrare le fondamenta e tutte le talpe che razzolavano sotto il giardino.

“Noooooo!!!! Eco di sciagura! Oh morte! Oh nooo!”
Naoko Tagawa, tale la ragazza che abbiamo visto ciabattare per la casa tranquillamente fino a pochi minuti fa, si è infilata in tutta fretta l’uniforme della scuola, ha inforcato la bici della mami (che più che bici era una curiosa scultura di ruggine e plastica a forma di Graziella) e si è messa a pedalare come un demonio forsennato verso la scuola, pregando ardentemente che Egli Lassù gli facesse ricordare il tragitto al primo colpo.
Avvistata la scuola, sgommò sul vialetto di ghiaia sparando sassolini roventi in tutte le direzioni, e costatò con disperazione che il cancello era chiuso. Panico! Panico! Batticuore! Lanciò la bicicletta a ridosso di un cipresso, evidente presagio di imminente sciagura che la frettolosa Naoko non notò, e si apprestò a scavalcare il cancello come Indiana Jones nei suoi momenti migliori.
Dopo dieci minuti di rantoli e lamenti strazianti, si lanciò come una pera marcia giù dal vertice del cancello, atterrando sulle ginocchia ossute e poi di bocca contro il contorno di mattoni rossi che circondava l’aiuola fiorita. Sgorgando sangue a catini, si alzò muggendo dal viale, e grazie a quel poco di forza interiore rimastale prese a correre.
Finalmente arrivò nella sua aula, 1° anno sezione D, e bussò delicatamente alla porta (delicatamente solo perché era esausta e si sentiva il braccio vigoroso come un laccio da scarpe).
“Avanti” disse una voce femminile da dentro la classe. Naoko tirò un profondo respiro ed entrò.
E fu così che Naoko si trovò davanti altri 18 ragazzi a fissarla sconcertati e, come capo malefico, presso la cattedra stava una donna. Altissima, secca, rugosa, lampadata ed ossigenata. Stretta nel suo tailleur beige, fissava la giovane Tagawa con occhi sconvolti.
Certo Naoko non faceva tanto bella impressione. Lungo il suo scellerato percorso aveva collezionato:
1. occhi reticolati di sangue da morto strangolato (causa: applicazione forse fin troppo frettolosa delle lenti a contatto)
2. ascelle pezzate e fronte stra-lucida, aggiunte a puzza di sudore non del tutto occultato (causa: folle corsa per mezza città)
3. abbondanti sbrindellature sull’uniforme nuova di pacca (causa: eroica scalata del cancello)
4. ginocchia spellate da discoletto anni cinquanta/sessanta (causa: caduta dall’alto della recinzione dell’edificio)
5. incisivi dondolanti e autostrada di sangue sul mento e lungo la gola (causa: dolorosa sboccata sul contorno mattonoso dell’aiuola)
in più capelli tinti di arancione, due piercing sul viso (labbro inferiore e sopracciglio) e unghie lunghe colorate di blu, il tutto le dava un’aria da sciagurata.
Aggiungiamo il fatto che era arrivata nel bel mezzo della seconda ora. Decisamente schifoso, come inizio anno scolastico.
La prof rimase per qualche secondo a fissare sconcertata quell’incrocio tra il Conte Dracula ed il Golgotiano… [quest’ultima la capiranno solo quegli eletti che hanno avuto la fortuna di vedere Dogma…^_^ uno dei miei film preferiti!]
“Prof… scusi il ritardo, posso spiegare…” disse all’improvviso Naoko, sudando (ulteriormente) freddo.
“Ah davvero? Sarà una storia lunga ed avvincente, immagino…” mormorò schifata la docente.
“Non proprio… il fatto è che mia madre ha avuto un imprevisto ed è dovuta andare a lavoro, non m’ ha svegliato e… e…” Naoko, alla vista della sconosciuta prof che la fissava torva come un serpente a sonagli, iniziò ad incespicare e a scivolare lentamente ed inesorabilmente nel panico più oscuro, facendosi sempre più piccola e candeggiata “insomma, mi sono svegliata circa venti minuti fa!, e cioè… insomma, i cancelli erano chiusi e non sapevo che fare… ehm… io, io li ho scavalcati ma sono caduta, come può vedere… (oh in effetti sono un po’ sciupata, che disastro!) cioè, ho fatto del mio meglio per essere in classe il prima possibile… ci tenevo a fare bella figura il primo giorno di scuola… oohhh povera meeeehhhhh!!!” a questo punto la povera ragazza stressata scoppia in una crisi di pianto sulla soglia della classe. Tutti i presenti, prof compresa ovviamente, erano sconvolti.
Aggrottando le sopracciglia in un’espressione di muto terrore, la prof borbottò, consultando il registro:”Ehm… lei dev’essere… Tagawa, giusto?”
“Sob… si… snif… uwah…” piagnucolò Naoko, col volto ormai color del cemento fresco
“Allora… direi che è un po’ scombussolata. Su, vada in infermeria e si rimetta in sesto… Poi torni e faccia ufficialmente le presentazioni alla classe.”
“Oh! Professoressa… grazie. Scusi la scenata… ;_; è stata una mattina difficile…”
“Vada…”

Naoko uscì dalla classe come uno spettro infestatore; col sangue era a posto, mancavano solo le catene e i lucchetti da trascinare sul linoleum dei corridoi scolastici ed era perfetta per essere ingaggiata in uno dei cartoni di fantasmi dei Silly Symphonies. Ci mise un quarto d’ora buono per trovare l’infermeria, ed una volta trovatala, vi entrò lamentandosi a gran voce.
“Ahh che sfiga nera galoppante… che magra figura…”
L’infermiera, un donnone sui 40 col viso lentigginoso e i capelli ricci, spuntò nel piccolo atrio del locale, puntandosi i pugni nei fianchi e chiedendo:”Problemi, cara?” poi osservò lo stato pietoso in cui era ridotta la ragazzetta e trovò da sola la sua risposta. Sospiro.
“Che diavolo hai combinato per ridurti così? Sembri un carpaccio!”
“Già… sono caduta dalla cima del cancello della scuola, sulle ginocchia, e poi di bocca sui mattoni intorno alle aiuole…” continuò a lamentarsi Naoko, povera cara rompipalle.
L’infermierona alzò le sopracciglia, poi fece spallucce e condusse Naoko nell’infermeria vera e propria, la fece sedere su un letto e portò da lei la cassetta con i medicinali. Tirò fuori un pallocco di cotone grande come l’Ayers Rock e ci versò su quasi un litro di disinfettante alla nitroglicerina.
Ma una vocetta isterica invase la stanza:”Michiyo, Michiyo problema!! Un mio compagno di classe è caduto dalla finestra del primo piano!!! Non parla, è svenuto!”
La macro-infermiera scattò in piedi con sorprendente agilità, e lanciò uno sguardo seccato alla ragazza sulla porta prima di guardare il pallocco di cotone & disinfettante che stringeva in pugno, dopodiché lo schiaffò con foga sul ginocchio destro di Naoko (che si morse la lingua per non strillare come un’oca depennata), e sbottò:”Tampona bene su tutte e due le ginocchia! Torno presto!”
Quindi sparì di corsa lungo i corridoi.
Naoko passò un minuto orribile di atroci dilanianti dolori con spasmi, sudori e convulsioni… a tamponarsi le ginocchia [che piaga di femmina, oh! ND Aya – Parla lei… ND Nobu], durante il quale, manco a dirlo, sbiancò fino a raggiungere una delicata sfumatura di verde.
Poi ebbe un idea geniale che a mio avviso andrebbe premiata con un Nobel per la medicina: osservò con aria di sfida il nucleo intriso di disinfettante e sangue che reggeva tra le zampe e, dopo aver tirato un sospiro profondo da farsi rovesciare i polmoni, se lo piazzò sugli incisivi sanguinolenti.
Per questa piattola lamentosa il dolore fu grande =_=… ovviamente sbiancò, dopodiché svenne sul lettino dell’infermeria.

Quando finalmente Naoko si svegliò, era già finita anche la terza ora. Certo che voleva proprio iniziare con qualità l’anno scolastico. Ma non parliamo di questo e delle imminenti conseguenze.
Una volta desta, Naoko si trovò riversa di schiena su uno dei quattro letti dell’infermeria, acciaccata in posa innaturale piegata come un origami e con una palla di cotone secca di disinfettante nella mano destra. Si guardò intorno per un istante, dopodiché si alzò a sedere e sbadigliò, stiracchiandosi e guardandosi ancora intorno, stavolta notando qualcosa di sconosciuto.
O meglio, qualcuno.
Sul letto accanto al suo riposava sonnecchiando un ragazzo che non aveva mai visto (che strano…), con la fronte fasciata. Doveva essere il pirlotto che era precipitato dalla finestra. [già, questa l’opinione di quella che è caduta dall’alto del cancello… ND Nobu – Già… ohi, oggi siamo proprio acidelli eh? Ohi, ohi, ohi… questi ragazzi qui, sono un po’… stronzetti! ND Aya]
Certo che aveva proprio una faccia strana. Una bocca non carnosa, di più, e una pettinatura un po’ idiota dalle fattezze di un nero nido di tordo.
“Ehm…” si schiarì la voce la giovane Tagawa
Nessuna risposta da parte del reduce. Quindi Naoko scese dal letto e si sporse sopra di lui, per guardarlo meglio… Doveva essere davvero alto. Dormiva molto bene, come una pera cotta, nemmeno si muoveva.
“Sei… sei morto? Tu sei quello caduto dalla finestra no? …ma cosa parlo a fare, sveglio di certo non lo è…”
Ma all’improvviso, l’individuo spalancò gli occhi e si alzò lentamente a sedere come la mummia risorta dal sarcofago dopo il suo sonno millenario. Dopodiché giro meccanicamente la testa verso Naoko, fissandola inespressivo senza dire una parola.
Naoko, ovviamente impallidita dallo spavento di vedersi il tipo uscire placidamente dal sonno sepolcrale, riuscì a balbettare:”Ah… sei vivo?”
“No. Sono morto.”
“Ma allora… °____° sei davvero una mummia?!”
“Si.”
“Che robe…!!”
L’energumeno scrollò violentemente la testa e si mise le mani sulla fasciatura, sbraitando in direzione di Naoko:”Ma che mi è successo? Che è sto garzame??!”
“Non sei quello caduto dalla finestra?”
Il tipo sembrò pian piano ricordare:”Ah… si. Dov’è Michiyo?”
“Chi?”
“L’infermiera.”
“Ah…” Naoko si guardò freneticamente intorno, nel panico, fece un giretto nell’ingresso dell’infermeria e tornò dal reduce:”Non so, qui non c’è!!”
Ancora sospiri da parte del tizio, che fissò le lenzuola del suo letto per un po’.
Poi guardò Naoko dritto negli occhi, facendole scendere un brivido giù per la spina dorsale (un po’ per il panico che il tipo gli incuteva un po’ per la faccia stranissima che aveva) e disse: “…e tu chi sei?”
“Io chi sono?! Tu chi sei! Ci si presenta prima di chiedere il nome!” starnazzò Naoko, decisa a darsi un tono dopo quella mattinata ricca di figuracce da tonno che la facevano sembrare una smidollata frignotta.
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda…”
“Oh!! Uffa!”
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e mormorò qualche bestemmia, poi disse:”Ok, ti dico il mio nome se ci tieni tanto. Sono Kitcho Fukuda.”
“Non è che m’interessasse così tanto come credi, sai…”
“Invece si che t’interessa… Dai, il tuo nome.”
“Io… Naoko Tagawa.”
“Hm…” bofonchiò Fukuda, e si stese ancora sul letto.
Naoko lo trapanò con lo sguardo, e sibilò:”Ma come sei di compagnia. Sei così simpatico di natura o è la botta in testa che hai preso a renderti così odioso?”
“No, odioso lo sono sempre. Ma in genere parlo di più… In effetti, sono un po’ stordito.”
Naoko si sentì arrossire… [perché?! o_O ND Aya] certo, evviva la sincerità.
Poi all’improvviso, l’orrore. Un fulmine a ciel sereno le attraversò il cranio (che a dire il vero non è proprio sereno, anzi è un po’ oscuro e nebuloso) facendola sussultare tutta fino alle profondità del coccige. Doveva andare in classe. Giustificarsi. Presentarsi ufficialmente alla classe. E si che era pure in ritardo di un’ora. Minchia, minchia.
Meno male che la profe con la faccia da prugna secca pareva comprensiva e, soprattutto, molto malleabile. Insomma, era arrivata in classe un’ora dopo tutta strapazzata e coperta di sangue rappreso, ed era bastato farle una scenata isterica di pianto per addolcire quella sua faccia avvizzita.
Forse solamente perché l’aveva presa per una schizofrenica… Bè, sempre un espediente. Cara professoressa, già le voleva bene.

“Tagawa!! Le sembra l’ora di arrivare? Mi sono pentita di averla fatta andare in infermeria subito dopo che è uscita… E si guardi, è ancora tutta sdrucita! Si deve vergognare, di fronte a tutti i suoi compagni che finora l’unica impressione che hanno avuto di lei è di ritardataria, stracciona e pazza instabile. Ha fatto una scena di pianto patetica che non voglio più rivedere in una classe di sedicenni, è chiaro?!” strillava la prof a cui ora Naoko non voleva più tanto bene.
La nostra eroina sanguinolenta si era fatta bianca e smunta come un teschio mentre la prof incartapecorita la lapidava pubblicamente di fronte alla cattedra, sottoposta a pubblica umiliazione, martirio e derisione e pregustandosi già tutte le angherie che i compagni avrebbero riversato sulla povera ragazza alienata. [Nao… che esagerazione!! ND Aya – Ma ti rendi conto dei patemi che sto passando?! Io sono una ragazza sensibile e tu mi tratti malissimo!! > < ci faccio una figura da schifo!!! ND Nao – A me stai simpatica. ND Fuku - °///° *blush* ND Nao - ?! NF Aya&Nobu]
“Si sieda, ora.” sentenziò, apocalittica, la prof “A proposito, io sono la professoressa Ueda. Insegno storia”
Naoko, con in testa un nuvolone nero e grandinante delle dimensioni dell’Austria, andò a sedersi sull’unico banco rimasto libero, quello vicino ad un piccoletto con le orecchie a sventola e lo sguardo stralunato. Subito tirò il diario fuori dalla borsa e scrisse “Ueda vecchia bastarda” sotto la lista nera.
Il piccoletto, suo nuovo compagno di banco, le lanciò un gran sorriso e sussurrò:”Ciao! Io sono Hikoichi Aida, ma tutti mi chiamano Hikoichi! Stai tranquilla, volevo dirti, io non ti ho preso par pazza, e nessun’altro: è la prof che esagera. Comunque fantastico il modo in cui sei entrata in classe, sembravi il mostro della laguna!”
Naoko gli lanciò uno sguardo al tritolo, col le iridi che le lampeggiavano di giallo e rosso come le lucine degli autoscontri, sibilando e sputacchiando saliva su tutti e due i banchi:”Sentimi nano, statti zitto e buono nel tuo perimetro, capta qualche programma tv con quelle paraboliche che hai ai lati del cranio e non rompere le palle a me.”
Hikoichi, invece di disperarsi e piangere, effetto che Naoko puntava di ottenere (restò infatti molto delusa), ridacchiò coprendosi la bocca con la mano:”Paraboliche? Questa è nuova! Tutti mi hanno sempre chiamato Gigio Funghetto, Cape Canaveral, Dumbo, Veliero, Koala Storpio… cose semplici… Dovrei segnarmela!”
“Ma sei scemo?” bisbiglio Naoko, perplessa
“Io, scemo? Macchè! ^_^ solo accetto le critiche! Sono sicuro che anche tu, simpatica come sembri, le accetti! Insomma, non ti offendi mica se ti dico che hai i capelli di un colore allucinante che mi fa lo stesso effetto di un cartone imbevuto di LSD avariato… O che con quei piercing sembri… no, non sembri nulla di particolare… Solo, sicura che siano ben disinfettati, sai, quello sul sopracciglio è un po’ arross… oh!, è solo sangue! Eh, te n’è rimasto un po’ sulla faccia Tagawa, fa attenzione!” sussurrava quel giovialone di Hikoichi, mentre Naoko scoloriva e sprofondava in un baratro interminabile di offesa e frustata disperazione.

Quando finalmente finì l’ora e suonò la campana dell’intervallo, Naoko era emotivamente appassita: in quarantacinque minuti da Ueda le aveva domandato vita morte e miracoli di Didio Giuliano, l’omino dalla dubbia reputazione che nel II secolo d.C. aveva comprato l’Impero romano quando fu messo all’asta. E domandare queste cose ad una che aveva appena una vaga idea del ruolo politico di Giulio Cesare e che non sapeva assolutamente chi avesse fondato Costantinopoli, era una vera barbaria. Ormai poi, l’Ueda l’aveva ribattezzata “la nostra giovane celebrolesa”, e tutta la classe ridacchiava incontrollabilmente ogni volta che Naoko apriva bocca (per forza, trattandosi dell’ora di storia l’apriva solo per dire cazzate, anche se involontariamente).
Quindi dicevo, quando finalmente suonò l’ora, Naoko si alzò dal banco librandosi nell’aere come uno spettro e, sospirando sonoramente, salutò i compagni ed uscì dall’aula.
“Hey! Tagawa… Aspettami!” esclamò una vocetta da dentro la classe.
Naoko si voltò poco arzilla, e si trovò davanti ancora Hikoichi.
“Dove vai?” le chiese
“Non lo so… Di certo non resterò qua dentro dove tutti mi trattano come una minorata. È stata una giornata pesante.”
Hikoichi fece un sorriso di compassione:”Eh, immagino. Ma non conosci nessuno… non andare via, resta con noi che facciamo tutti amicizia!”
A Naoko proprio non andava, quel giorno in classe si sentiva un po’ fuori:”No, ti ringrazio per la premura, sarà per un altro giorno. Vado a fare un giro.”
Hikoichi ci pensò su un attimo, poi esclamò, con un gran sorriso e le orecchie che gli vibravano dalla soddisfazione:”Allora vorrà dire che verrò con te!”
Naoko diventò verde dall’orrore: ci mancava solo quella! Andare in giro per la scuola tutta zozza con quella specie di koala attaccato alle gonnelle.
“Hikoichi…”
“Guarda che io qui conosco gente… Metà degli studenti del nostro anno proviene dalle scuole medie *, e io pure, quindi li conosco! Magari ti presento qualcuno!”
Naoko non potè fare a meno di sorridere accanto alla sua gentilezza:”Si, bè… Facciamo un giro. Poi decideremo cosa fare.”
E così si avviarono per i corridoi della scuola e, mentre Hikoichi salutava primaroli a destra e a manca, Naoko li guardava stralunata. Lei di certo non conosceva nessuno… Aveva frequentato una scuola media ai confini estremi della prefettura, perché fino alla fine della seconda era vissuta con sua madre a casa della nonna materna, dopo si erano trovate l’appartamento in cui vivevano ma aveva terminato le medie nel vecchio istituto.
Quindi si trovava lì senza nessuno da salutare. Però le venne un’illuminazione…
Hikoichi spuntò dal nulla interrompendo le sue elucubrazioni da solinga:“Tagawa, c’è questo mio amico, Mirkus [Mirkus??! ND Nao] che mi chiama ad andare con lui… Comunque dice che non gli dispiace se vieni anche tu così ti conosce, sai…” aggiunse abbassando il tono di voce ed appioppandole una gomitata che le ruppe tre costole “…ti trova carina!”
“Ah bè, mi fa piacere!” latrò Naoko, dandosi un tono mentre si reggeva con una mano le costole traballanti e cercando di rimettersele a posto da sotto la divisa “Ma non sono interessata… Piuttosto, vado in infermeria.”
“In infermeria?! A fare che??” esclamò Hikoichi
“A… a rimettermi… a togliere il sangue dal… a fare…” borbottò Naoko grattandosi furiosamente la capocchia e rovinandosi tutta la piastra perfetta che si era fatta ai capelli la sera prima in vista di un glorioso primo giorno di scuola… Vabbè che i capelli non erano più tanto lisci dopo che si era rotolata nella ghiaia…
Hikoichi le rivolse uno sguardo da bassotto incuriosito, inclinando la testa mentre sul cranio gli spuntava a mò di fiorellino un enorme punto interrogativo, come un personaggio puccioso di un manga. [tale sei!! ^^ smack!! ND Aya – ehm… -///- ND Hiko]
“Vabbè Hikoichi. Vado a trovare una persona…”
“Chi???”
“Ehm…” la faccia bianco/grigiastra di Naoko si tinteggiò allegramente di vivaci toni di rosa, mentre iniziava a zampillare sudore da tutti i pori “Un amico…”
“Ma avevi detto che non conoscevi nessuno…”
“Eh… infatti l’ ho conosciuto stamattina mentre sono stata in infermeria…”
“AH! Ecco cosa hai fatto fuori dall’aula tutto quel tempo! RIMORCHIAVI! E brava porcona!!” rise Hikoichi, indicandola col dito e rotolandosi a terra dall’eresia del momento
“Nooo non ho rimorchiato…” disse Naoko in un fil di voce, guardando ovunque meno che negli occhi del suo nuovo compagno
“Oh bè, io voglio venire con te a conoscere questo tipo!”
“No!!” gracchiò Naoko, mentre i lunghi capelli arancio si rizzavano in verticale sulla testa, crepitando d’elettricità “Non puoi!”
“Perché?”
“Perché…” bè, in effetti, un motivo non c’era. Semplicemente Naoko era gelosa di questa nuova conoscenza e voleva gustarsela da sola. Quel tipo… Fukunda, le pareva, insomma, le era stato simpatico dal primo momento che l’aveva visto, scamazzato sul letto come la mummia di Tutankamon. Aveva proprio voglia di rivederlo e parlarci, sperando che sia uscito dal suo stato catatonico post-craniata sul selciato della scuola, per conoscere quel carattere “odioso ma chiacchierone” che lui stesso aveva presentato.
“Non sai perché?” rise ancora Hikoichi, brutto sfacciato della malora “Allora andiamo su, tutti e due!” e si incamminò sparato verso l’infermeria, seguito dalla povera Naoko che strisciava sui muri come una lucertola per la frustrazione.
Arrivarono in infermeria dove subito trovarono la macro-infermiera, Michiyo, stravaccata sulla sedia con le gambotte buttate sulla scrivania, intenta a leggere una copia di un quotidiano sportivo. Quando li vide sulla porta, li fissò per un po’ con sguardo vitreo, poi riconobbe Naoko e vomitò sulla seconda pagina.
“Cosa fai ancora qui? Sei caduta dalla sedia, stavolta?” abbaiò
“No…” sibilò Naoko, che già l’odiava “Dov’è andato il ragazzo di stamattina?”
“Quale? Il coglione che è caduto dalla finestra?”
“Ehm… si!”
“Sono qui” annunciò una voce pacata da dentro l’infermeria.
Naoko ci si precipitò dentro, facendo saettare le gambette e capottandosi sulla sedia con le ruote dalla quale Michiyo si era appena alzata, scivolando avanti e finendo addosso all’armadio dei medicinali.
Lamentandosi a gran voce, Nao emerse dalle macerie fumanti e subito incrociò lo sguardo del tipo. Era in piedi vicino al letto dov’era steso un’ora prima, e la osservava senza battere ciglio.
Naoko aprì la bocca per parlare, e disse solo:”Fukunda!”
“A dire il vero, è Fukuda.”
“…”
“…”
“Fukuda!”
“Tagawa!”
“Come stai? Vedo che hai ancora il cranio incerottato!”
“Eh già… ma sto bene. Insomma… capace di intendere e di volere, nonché di deambulare ed utilizzare le mani. Clinicamente perfetto. Quindi… posso uscire da qui. Contenta?”
“Certo!” fece Naoko, un po’ incerta ma sincera
Fu a quel punto che Fukuda le regalò il primo sorrisetto.

Quando finì finalmente la prima giornata di liceo, non finì ancora l’ultimo squillo della campanella che Naoko era già in cortile, guardandosi intorno ansiosa.
Cercava Fukuda, ovviamente. Lo vide a qualche metro da lei intento a chiacchierare con un tipetto belloccio, e quando finì si voltò e si accorse si lei. Piegò un po’ un angolo della bocca (una specie di sorriso…) e le andò incontro.
“Ciao” esordì lei, interiormente nel panico “Come mai oggi ci incontriamo continuamente?”
“Perché tu mi segui dovunque…”
Naoko diventò porpora in viso, già pronta a piangere e tirargli una cartellata nello stomaco, farlo cadere a terra e dargli tante di quelle scarpate sulla testa che avrebbe dimenticato tutti gli avvenimenti delle ultime 10 ore.
Ma Fukuda disse:”Il che mi fa piacere. Andiamo?” aggiunse, mentre gli occhi di Naoko raggiungevano le dimensioni di sottobicchieri.
“E… dove?” disse lei, sconvolta
“Non lo so. Insomma, in un posto dove parlare. Il destino sembra voler questo.”
“Ohh… che poeta!” sghignazzò Naoko mentre s’incamminava accanto a quel curioso ragazzo che in quel momento non sapeva nemmeno come classificare.
“Poeta io? No… Proprio no. Anzi, conoscendomi scoprirai che a volte so essere davvero gretto e laconico.”
“Non dire così…” borbottò Naoko, sentendo afflosciarsi tutti i muscoli della faccia per lo sconforto
“Ma si… insomma, chi è davvero poeta a questo mondo?!”
“Vabbè, lasciamo perdere… Dove andiamo, allora?”
“Tu hai tutto il pomeriggio libero?”
“Si…”
“Allora andiamo in un live house qui vicino? Di pomeriggio fanno suonare band emergenti di liceali sfigati e possiamo andare a vedere qualcuno. Devo trovarmi con un mio amico! Ti va?”
“Certo ^_^ avverto la mia mami… aspe!”
La ragasuola tirò fuori dalla borsa un cabinotto di cellulare che sarà pesato giù per gli 8 etti, e compose un numero…:”Mami? Ciao… si, tutto bene. Si, si. Si. Si, sono arrivata in tempo… sto bene. La prof? … simpatica… Senti, ora vorrei andare in una live house con un amico che ho conosciuto oggi, posso? …per cena… GRAZIEEEEEEE sei un angelo mami!! Ciao” e riattaccò con un sorriso diabolico sulla faccia.
“Perché dici le bugie a tua mamma?” singhiozzò Fukuda fingendo di asciugarsi le lacrime
“…di che parli scusa? -._-.”
“Del fatto che stai bene. Non stai affatto bene! Sei tutta tagliuzzata! E poi scommetto che non sei arrivata mica alle otto in punto…”
“No… in effetti”
“A che ora quindi?”
“Nove e quaranta”
“Complimenti, hai tutta la mia stima”
“Grazie!”
“Eccoci, siamo arrivati!” esclamò Fukuda, fermandosi di fronte ad un edificio di mattoni con una mega insegna: SUGAR - LIVE HOUSE [“sugar”, in onore di una bellissima canzone dei System of a Down… miei tesori!! ND Aya]
“Ah… è proprio vicino!”
“Te l’avevo detto, a due passi. Su, entriamo!” ghignò Fukuda, e prendendo la ragazza per la spalla entrò.
**********************

che beo, ci ho pure lo secondo capitolo!!

 
Continua nel capitolo:


 
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