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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Il Signore degli Anelli (The lord of the rings)
Titolo Fanfic: LE SIGNORE DEGLI ANELLI
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: hikarufly galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/04/2004 18:26:35

le donne che faranno la storia mai letta nelle pagine di tolkien
 
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ALPHELEDH
- Capitolo 1° -

IL CIGNO DELLE STELLE - ALPHELEDH

Prefazione
Salve a tutti! È la mia prima ff sul signore degli anelli seria, spero che piaccia. Si svolge nell’anno 1432 della Contea, quando Meriadoc diventa signore della terra di Buck. Purtroppo, controllando alcune date, mi sono accorta di una piccola (forse GROSSA) imprecisione. Frodo è partito nel 21 settembre del 1421, solo pochi mesi dopo che Elanor era nata. Qui, il nostro Baggins è ancora nella Contea, e ho fatto in modo che parta nel settembre del 1432. Mi pugnalereste per questo, ma c’è una ragazza che ha fatto in modo che Legolas stesse con Galadriel, mi pare di non essere l’unica infedele qui. (se stai leggendo, --eve--, mi complimento, anche se non vedo la necessità di sesso sfrenato). A voi, I hope you’ll enjoy!!!

«Dolce amore mio, per voi la vita non è eterna. Perché sottoporvi a sofferenze immani? Perché stare con me ancora? I nostri universi sono talmente dissimili…» disse lei sottovoce, mentre lo teneva fra le braccia.
«Eppure non trovo la forza di separarmi da voi, seppure voi siate troppo…» iniziò lui, ma lei gli posò un dito sulle labbra.
«Non minimizzatevi per me. Non ne sono degna»
Lui sorrise dolcemente e lei si sentì felice e lacerata.

Un cavallo grigio chiaro percorreva camminando un sentiero della Contea. Era primavera, e gli alberi erano attraversati dal fruscio del vento. Candidi fiori di ogni genere li ornavano. Sul destriero, un piccolo Hobbit dormiva di un sonno tranquillo, forse solo un po’ scomodo. Colei che tirava le briglie, invece, camminava. Era sicuramente della stirpe degli elfi, forse una dei Noldor. Aveva capelli biondo grano, e gli occhi di un azzurro profondo. Si guardava intorno serena, sorridendo. Lei e il suo piccolo compagno di viaggio arrivarono nel paesino di Lungacque.
«Sveglia, giovane Berilac (Berilac è un cugino di Merry, stando all’albero genealogico dei Brandibuck N.d.Hika). Sarai ansioso di rivedere i tuoi amici, piccolo Perian» disse l’elfa, accarezzandogli le guance.
Berilac si svegliò sfregandosi un po’ gli occhi.
«Signora, siamo a Lungacque. Qui abitano i Gamgee. Mio cugino ci ha invitato alla festa per la sua nomina di signore della terra di Buck…» le disse.
«Re Elessar è molto generoso. Ma, se non ricordo male, non è qui che Samvise Gamgee abita. Per quello che ho scoperto, ora risiede a Casa Baggins insieme a Frodo Baggins. Sbaglio, mio piccolo Perian?» domandò l’elfa.
«Non siete mai in errore, Signora. Hobbiville è vicinissima, si può dire che il nostro viaggio è terminato»
Lei sorrise, e spronò con delicatezza il cavallo a ricominciare il cammino.
Attraversarono Lungacque, e molti degli Hobbit che li vedevano passare salutavano Berilac, poi, accorgendosi della sua compagnia, si guardavano gli uni gli altri con perplessità e preoccupazione. L’elfa rideva quietamente, divertita dalla scena. Raggiunsero Hobbiville. Una bimba, dai capelli biondi e ricci, si avvicinò al cavallo incuriosita.
«Che bello! Che bello! Bella signora, è vostro??» chiese con euforia.
L’elfa sorrise ancora.
«Sì, piccolina. Si chiama Sûl-thalion» le rispose. La bimba spalancò gli occhi.
«Ma è un nome elfico! Che cosa significa??» domandò incuriosita.
«Sûl significa vento, thalion significa forte o intrepido» rispose ancora l’elfa, e le sorrise ancora.
«Elanor! Elanor!»
Una voce chiamava un nome dalla strada, e correndo un hobbit un po’ grassottello si avvicinava.
«Padre! Padre! Guardate! Questa bella signora ha un cavallo con un nome elfico!»
Berilac guardava la scena divertito. L’elfa lo fece scendere.
L’hobbit che correva arrivò presso la bimba, e le posò una mano sulla spalla.
«Sam! Samvise il giardiniere!» lo salutò Berilac.
«Berilac!» disse gioviale Sam «credevo fossi al servizio di una signora del Sud. Non pensavo saresti mai tornato, ma è un piacere vederti!» concluse, abbracciandolo cordialmente. (Sam e Berilac hanno la stessa età, classe 1380 N.d.Hika).
Poi, Sam si rivolse alla figlia.
«Ti ho cercato dappertutto! I tuoi fratelli poi ti stanno aspettando insieme al padron Frodo» la sgridò, ma senza troppa rabbia.
«Chiedi scusa alla signora, e vieni con me» continuò Sam, poi rivolse lo sguardo all’elfa, e si rese conto che non era una donna qualsiasi. Rimase a bocca aperta. La bimba, Elanor, rise.
«Padre… avete la faccia da pesce lesso!»
L’elfa sorrise e disse a Sam:
«Allora voi siete Samvise Gamgee. Vostra figlia è adorabile, non dovete scusarvi di nulla. Cercavo voi. Ho sentito dire che ora abitate a Casa Baggins, ed ero veramente curiosa di conoscere voi e il famoso Frodo Baggins»
Sam si riprese e disse:
«Oh, certo… seguitemi pure. Non è lontana»

Quel fazzoletto di terra su cui sorgeva la cittadina sembrava il più verde e rigoglioso di tutta la Contea. L’elfa se ne rendeva conto per ogni passo che faceva. Continuava a osservare tutto intorno a sé, e le sarebbe piaciuto poter rimanere lì per tutta la sua eternità, tra gli hobbit, a godere della brezza sotto i grandi alberi secolari. La cosa che più la stupì e la meravigliò fu il mallorn che si ergeva nel paesino. Tantissimi fiori dorati lo facevano splendere.
Giunsero a casa Baggins.
Fu Rosa Cotton, visibilmente incinta, ad aprire la porta. Quattro piccoli hobbit andarono incontro a Sam, gridando in coro un gioioso «Padre!», mentre una quinta si avvicinava con passo un po’ incerto, lasciata andare la mano della madre.
Sam li salutò tutti, il piccolo Frodo, Rosa, Merry, Pipino, mentre la piccola Cioccadoro era riuscita a cadere tra le braccia del genitore, che la prese in braccio. L’elfa si abbassò un poco per entrare, e salutò cordialmente la signora Rosa.
Frodo Baggins era nel giardino, in piedi, e scrutava l’orizzonte, come in cerca di qualcosa. Era vestito in modo molto modesto, una semplice camicia bianca a quadri verdi, e una salopette alla pinocchietto marrone. Teneva le mani in tasca, e la brezza gli scompigliava la già abbastanza riccia capigliatura mora. Quando sentì arrivare gli ospiti si voltò. L’elfa si sorprese ancora. Non credeva che un hobbit potesse avere degli occhi azzurri come quelli, ed essere così bello. (punto primo: io adoro Elijah Wood. Lo considero un ragazzo troppo caruccio, e quindi lo descrivo così com’è, caruccio puro! Punto secondo. Come si è letto nel libro, Sam vede in lui qualcosa di elfico, la bellezza e quella specie di luce che sprigionava... quindi continuate a leggere e poche lamentele! N.d.Hika). Sorrise cordiale, e salutò anch’egli con un abbraccio Berilac.
L’elfa gli si avvicinò, e si chinò. I loro occhi si incontrarono.
«Pertanto voi siete Frodo Baggins. È un onore conoscervi» disse lei.
Frodo sembrava essersi perso nell’incontro. Ripresosi, le porse la mano destra, ma poi si rese conto che forse non le avrebbe fatto piacere toccarla. Era mozza del dito medio.
L’elfa vide che stava per ritrarre la mano, e l’afferrò velocemente con entrambe le mani.
«Non preoccupatevi. So il motivo per cui non avete un dito. Mi rammarico che abbiate dovuto pagarlo come prezzo» disse.
«La salvezza della Terra di Mezzo vale più di qualsiasi dito, signora. Non so ancora il vostro nome» le rispose Frodo sorridendo, cordialmente, senza riuscire a distogliere gli occhi da quelli di lei.
«Il mio nome è Alpheledh (se non ho tradotto male, in Sindarin significa “cigno delle stelle” N.d.Hika). Ma potete chiamarmi Elen»
Frodo non disgiungeva le mani da quelle di Alpheledh, e l’elfa non ne parve ansiosa.
Gli altri hobbit li osservavano perplessi. Un piccolo strillo di Cioccadoro fece tornare l’attenzione tutta su di lei. Quella specie di incantesimo tra Alpheledh e Frodo si ruppe, e le loro mani si disgiunsero.

Era l’ora di cena, e, come è tradizione tra gli hobbit, il pasto era a dir poco sovrabbondante. Elen non parve disturbata dall’eccesso, e si limitò a sedersi, un po’ alla meno peggio in effetti, al tavolo. Finito il rumoroso pasto, Alpheledh uscì fuori, e si sedette dove anni prima Bilbo aveva fatto la piccola gara di anelli di fumo con Gandalf, a rimirare il cielo stellato. Frodo le si sedette accanto.
«La Contea è stupenda. Non credevo fosse addirittura meglio di come veniva descritta da Mithrandir» disse lei.
«Conoscete Gandalf?» chiese Frodo stupito.
Alpheledh si voltò verso di lui, come se non avesse compreso. Poi rispose:
«Ah, al nord lo chiamate così. Sì, lo conosco, ma non l’ho incontrato molte volte»
«Sam sa sempre rammentarmi delle meraviglie che faceva con i suoi fuochi d’artificio. Ma prima di tutto era un mentore, un amico, una grande guida»
«So bene che vi ha accompagnato nella vostra avventura. E che quasi lo avete perso» disse lei, poi, quasi rendendosi conto di ciò che stava dicendo, continuò «ma forse è doloroso per voi ricordare quei tempi oscuri. Scusatemi»
«Oh, non preoccupatevi!» si affrettò ad assicurare Frodo «non è certo colpa vostra, e poi mi piace conversare con voi»
Alpheledh sorrise, e posò gli occhi su una costellazione.
«Io prendo nome da quelle stelle. Sono la costellazione del cigno. La notte che nacqui, tra gli alberi di Lothlorien, quegli astri brillavano più degli altri. Mio padre decise che mi avrebbe chiamato come loro»
Frodo rimase a bocca aperta. Mai nessuno aveva saputo rapirlo in quel modo, il suo viso, la sua voce, le cose che esprimeva. Alpheledh lo osservò.
«Voi non avete segreti da svelarmi?» chiese.
Frodo tornò in sé.
«No, nulla di così affascinante. Le uniche cose che narro sono le storie dei tempi antichi ai figli di Sam»
«Conosco bene le storie dei tempi antichi. Tutte, anche quelle a proposito dei Silmaril»
«Adoro il Quenta Silmarillion, ma non so tutto... » disse Frodo. Sembrava molto curioso e ansioso di saperne di più.
«Se volete, per il tempo che starò qui, potrei narrarvi qualcosa. Vi farebbe piacere?» chiese lei.
«Certo! Grazie mille, Alpheledh»
Il suo viso esprimeva innocenza, gratitudine, felicità. Un hobbit contento per tutto ciò che lo circonda, ogni piccola cosa. Alpheledh si chiedeva come poteva, dopo tutto quanto quello che aveva passato. Gli orribili ricordi di Mordor e di tutti i suoi orrori erano stati cancellati, oppure riposti in un piccolo angolino del suo cuore, e a volte tornavano a tormentarlo?
«A cosa pensate?» chiese Frodo.
«A voi» rispose ella.
Frodo si trovò come spiazzato. A lui? E cosa poteva mai pensare su di lui?
Ci fu silenzio, durante il quale si guardarono semplicemente l’uno negli occhi dell’altra, perdendosi. Passarono ore prima che i due si accorgessero che stava lentamente albeggiando. Per lei non consisteva in fastidio, poiché gli elfi non dormono, ma riposano meditando. Neppure per l’hobbit però la cosa sembrava dare complicazioni.
«Conoscete la Casa Piccina del Gioco Perduto?» chiese Alpheledh.
«Non ricordo di averne sentito parlare» rispose Frodo.
«Ma forse ne avete sentito il canto» rispose, e intonò un canto.
Erano forse gli Ainur con la loro musica ad accompagnare la sua voce? Che ella avesse imparato dai Valar a cantare a quella maniera? Tutta casa Baggins si destò con incanto, nonostante l’ora.
Alpheledh concluse il suo canto, e Frodo si sentì invadere da un sortilegio… l’elfa si voltò verso di lui, e nella luce dell’antico albero Laurelin il loro visi si avvicinarono, le loro labbra si schiusero e si completarono in un bacio.
Solamente il piccolo Frodo figlio di Sam li fece dividere.
«Padron Frodo?» domandò il piccolo.
Il Baggins lo guardò e gli sorrise. Ma quando si voltò verso l’elfa, Alpheledh era scomparsa.

Cosa giustificava il suo gesto? Perché? Era un hobbit, non apparteneva alla sua razza, non poteva, non…
Alpheledh era seduta ai piedi del mallorn, e piangeva sommessamente.
Frodo il portatore, colui che aveva salvato l’intera Terra di Mezzo… non c’era creatura che non conoscesse il suo nome, ognuno gli portava rispetto e gratitudine.
Cosa l’aveva fatta innamorare di lui? Perché ne era certa, era amore quello che provava.
Era una dei Noldoli, era una Calaquendi, una degli elfi della luce. Era destinata a tornare nella terra dei suoi padri, nella grazia dei Valar, e ricongiungersi al suo popolo.
La vita di Frodo era breve, sarebbe vissuto ancora per 70 anni, se non di meno… lei si sarebbe lacerata, e lui avrebbe sprecato la sua vita a rincorrere un sogno, a vivere in un eterno crepuscolo… Non voleva che soffrisse, non intendeva… Ma non aveva previsto la sua determinazione. Una piccola ombra la coprì. Frodo era in piedi davanti a lei, le mani nelle tasche dei pantaloni, la camicia larga, quei suoi occhi colore del cielo fissi nei suoi. Come faceva a farla sentire così a disagio?
«Perché siete scomparsa in quel modo?»
«Quello che è successo tra noi, Frodo, è stato un imperdonabile errore da parte mia»
«Non l’abbiamo forse voluto tutti e due?»
La verità feriva il cuore di entrambi.
«Oggi Merry diventerà signore della terra di Buck. Immagino che dopo la cerimonia partirete per le terre immortali» disse Frodo.
«È così» replicò lei, gli occhi che diventavano lucidi.
Frodo si voltò e corse via.

La festa per la nomina di Meriadoc fu lunga e gioiosa, ma Alpheledh e Frodo non si avvicinarono l’uno all’altra, anche se si lanciavano piccoli sguardi all’insaputa di tutti.
A notte fonda i due si ritrovarono sotto la luna piena, l’antico Silpion che splendeva in cielo, argenteo.
Frodo era seduto a terra, lo sguardo abbassato vacuo. L’elfa gli si avvicinò.
«Perdonatemi, Frodo» gli disse.
Ma l’hobbit non le rispose.
«Parlatemi, vi prego» lo supplicò lei, sedendoglisi accanto, poggiandogli una mano sulla piccola spalla destra. Frodo si voltò, e ancora una volta posò le sue labbra su quelle di Alpheledh.
«Raccontatemi di voi…conoscete ogni cosa su di me, io no. Voglio sapere tutto di voi, se volete lasciarmi ora»
Alpheledh sospirò, poi lo prese tra le sue braccia, come fosse un bambino, e disse:
«Non potrei riassumere millenni in una sola notte. Sappiate che sono una Noldor, una degli elfi che vide i due alberi Laurelin e Silpion, prima che venissero uccisi e tramutati in sole e luna. Ho visto reami sorgere e tramontare, ho visto uomini nascere e morire. Avevo incontrato Dairon, fratello di Luthien la fata, e mi ero innamorata di lui. Ma quando la sorella sparì per seguire l’uomo Beren, lui partì e rimase a suonare melodie magnifiche e malinconiche. Lo raggiunsi, ma egli non provava quello che io provavo per lui. Sono partita per altri luoghi, ho conosciuto Earendil prima che prendesse le vie del mare, e ho seguito i passi dei miei confratelli nelle terre selvagge e nei luoghi più remoti della terra di mezzo. Ma nessuno era come Hobbiville. Nessun elfo mai mi ha fatto provare quello che ho provato per voi… ma la vostra vita non è eterna. Perché sottoporvi a sofferenze immani? Perché stare con me ancora? I nostri universi sono talmente dissimili…» disse lei sottovoce.
«Eppure non trovo la forza di separarmi da voi, seppure voi siate troppo…» iniziò lui, ma lei gli posò un dito sulle labbra.
«Non minimizzatevi per me. Non ne sono degna»
Lui sorrise dolcemente e lei si sentì felice e lacerata.
«Non dite questo» replicò Frodo tornando risoluto e serio «portatemi con voi nelle terre immortali!»
Alpheledh si sorprese. Avrebbe potuto portarlo con lei? Gli altri primogeniti di Iluvatar avrebbero acconsentito a quella unione così singolare? Sorrise al perian e lo baciò sulla fronte.

Le cronache narrano che Frodo Baggins lasciò la Terra di Mezzo insieme agli elfi per raggiungere le terre immortali. Samwise Gamgee osservò la barca allontanarsi, fissando Frodo e Alpheledh, i loro occhi tristi e felici, luccicanti tra le nebbie del mare, tra i canti del popolo immortale.

Fine

Sono riuscita finalmente a finire questo raccontino!
Forse è piuttosto noioso, nell’ultima parte persino affrettato.
Ma questa idea mi frullava per la testa da un po’ e DOVEVO scriverla!!!
Questa FF si chiamerà Le Signore dell’Anello perché voglio parlare un po’ delle donne escluse dai romanzi, anche se penso che il professor Tolkien sia uno dei più grandi romanzieri di tutti i tempi.
Ringrazio tutti i miei fan che per correttezza non dovrei nominare, ma…
Gli ultimi che mi hanno scritto sono ran84 che non so perché ma mi ammira come scrittrice (^_^ che bello c’è gente che mi apprezza) e -keijei- che mi ha sommerso di complimenti tanto che mi è venuta una crisi di claustrofobia…
Ciao ciao al prossimo capitolo!!!! (o ff chissà… una chicca per voi ci sarà a giugno quando uscirà hp3… ho già una cosuccia pronta… aspetterete… ah ah ah ah –risata maligna-)

-hikarufly-

 
Continua nel capitolo:


 
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