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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: DIARIO DI PATRIZIA F.
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: acidrain galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 30/03/2004 21:53:09 (ultimo inserimento: 27/06/04)

lo strano legame di due gemelli. i personaggi e i fatti sono stati totalmente inventati
 
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CAPITOLO 1
- Capitolo 1° -

Diario di Patrizia F.

31 marzo
So che la gente non si diverte a scrivere di argomenti banali e comuni ; nè un ipotetico lettore potrebbe mai trovare interessante leggerli. Per questo sino ad ora non avevo mai voluto avere un diario. Non avevo niente di particolare da scrivere … non è del tutto vero…avevo molto da scrivere , ma me ne vergognavo così tanto … temevo il mettere per iscritto il mio più grande segreto . E se qualcuno ne fosse venuto a conoscenza ? Cosa sarebbe successo alla mia vita ? Cosa avrebbero pensato di me i miei genitori ? E mio fratello?
Ho preferito tenerlo per me , custodirlo gelosamente . Scappare .
Sono praticamente cinque anni che scappo .
Forse sto scrivendo in modo incomprensibile . Il mio ipotetico lettore sono sicura che si annoierebbe nel leggere cose tanto oscure .
Scriverò un po’ di me mentre sono comodamente seduta sulla poltroncina di un aereo che mi riporta a casa dopo così tanto tempo . Cercherò la concentrazione e l’ispirazione giusta nella musica che invade la mia anima.

La mia è una famiglia come tante. Mamma e papà si amano da morire , e con la stessa intensità amano me e mio fratello. Certo all’interno non sono mai mancate le liti : ma mai nulla di così grave che non si potesse superare al massimo nel giro di due giorni.
Io e mio fratello , che si chiama Luca ,siamo gemelli . Se lui fosse nato femmina sarebbe uguale a me , e la stessa cosa vale per me .
Abbiamo gli stessi capelli liscissimi, sottili e dorati ; la stessa carnagione bianca come la neve; il colore degli occhi è lo stesso .Identici insomma. Siamo sempre stati molto legati .E questo credo sia una cosa normale nei fratelli gemelli. . Ma per noi due è molto di più …come dire … io avverto che la nostra anima è una sola , anche se scissa in due corpi che, per quanto possano essere vicini , non sono e non saranno mai la stessa cosa.
Ci siamo sempre voluti tanto bene. Dove c’era uno , c’era immancabilmente anche l’altro . Ci spalleggiavamo in ogni occasione . Non ci servivano le altre persone per vivere . A me bastava lui e a lui bastavo io. Gli altri erano tutti estranei che potevano entrare più o meno nelle nostre simpatie ma mai prendere il posto di uno dei due o entrare nel nostro piccolo mondo. Il nostro piccolo universo mi dava una tale sicurezza .
Sino alla quinta elementare dormivamo sempre nello stesso letto , e fu un brutto colpo per entrambi quando mamma e papà ,all’ inizio della prima media, ci fecero scoprire che ognuno di noi aveva un letto per sé che doveva essere utilizzato.Il trauma fu tale che soffrimmo entrambi di insonnia per un paio di mesi . Nel primo periodo ci furono solo pianti.Poi Luca cominciò a scappare ogni notte per venire a rifugiarsi nel mio letto . Solo così riuscivamo ad addormentarci ( a pensarci ora mi sembra così puerile che mi viene da ridere ).Mettevamo la sveglia alle sette , così mio fratello poteva far ritorno nel suo letto senza che i nostri genitori se ne potessero accorgere . Ovviamente nel giro di pochi giorni i miei si resero conto delle fughe e presero a chiudere a chiave la stanza di Luca. Un po’ drastico come metodo. Il poveretto non poteva nemmeno andare al bagno . Così dopo tre giorni promise che sarebbe rimasto nella sua cameretta e io dovetti fare lo stesso . Non riuscivamo mai a portare avanti troppo a lungo le nostre proteste.
Ma nonostante ci fossimo messi entrambi il cuore in pace eravamo tristi lo stesso e il sonno stentò per molto tempo ad avvolgere facilmente entrambi.
Nonostante fossimo costretti a dormire separati ci rifacevamo delle ore notturne passate da soli di giorno. A scuola stavamo sempre assieme. Forse proprio per questo ci abbiamo messo un po’ di tempo a trovare degli amici. Ma poi la nostra gentilezza , l’allegria (soprattutto quella di Luca ) , e, modestia a parte , il nostro bell’ aspetto angelico attirarono verso di noi pretendenti , se di pretendenti si può parlare a quell’età , e amici.
Scegliemmo anche lo stesso sport . Poi prendemmo insieme lezioni di musica . Io mi dedicai soprattutto al pianoforte e lui alla chitarra , ma poi ci ritrovammo ad insegnare all’ altro il proprio strumento.
Mi era impossibile immaginare la mia esistenza senza di lui , quasi come è impossibile pensare a una persona che vive senza che abbia il cuore.
A cominciare dalla seconda media mi accorsi che questo sentimento non poteva essere solo affetto fraterno e solo alla fine di quello stesso anno riuscì ad ammettere a me stessa che amavo mio fratello . Inutile dire che era difficile convivere con questo peso sul cuore. Mi facevo schifo . Adesso ogni volta che i miei genitori mi guardavano con aria un po’ più profonda del solito mi sembrava che da ogni mio poro traspariva l’amore che nutrivo per Luca . E avevo paura che con questo sentimento avrei potuto danneggiare anche il mio fratellino. Non me lo sarei mai perdonata. Così ho cominciato ad evitarlo. A scuola restavo con le mie compagne di classe e durante gli allenamenti lo ignoravo alla grande . Avevo anche cominciato a fingere interesse verso i ragazzi e cominciai a uscire con loro . I miei non sapevano se vedere questo mio cambiamento in maniera positiva , per il fatto di essermi cominciata a separare dal mio gemello , o in maniera negativa , per aver iniziato a interessarmi a dei ragazzi in maniera così improvvisa e inaspettata .Mio fratello vide la cosa solo in negativo .Ne soffrì così tanto che finì con l’ ammalarsi. Una mattina non dovetti scappare da casa per andare a scuola da sola . Lui non uscì dalla sua stanza e io non mi precipitai da lui per vedere in lacrime in che modo avrei potuto aiutarlo . Anche se con gli occhi lucidi uscii stoicamente da casa . Passai da sola tutta la mattinata , con l’aria assorta , interrogandomi su come potesse stare Luca . A ogni ora che passava si faceva sempre più forte il desiderio di correre da lui e di baciargli le mani tra le lacrime chiedendogli di perdonarmi. Ma ero anche convinta che tornare da lui potesse fargli solo peggio, anche se probabilmente non subito. Per riuscire a disinteressarmi sulle sue condizioni convinsi una mia amica ad invitarmi a passare il week-end a casa sua , anche per dormire.Cercai di pensarci il meno possibile . Ma non ci riuscivo e mi ritrovai ad essere insopportabile con tutti quelli che provavano a rivolgermi la parola da quanto ero nervosa . Ma resistetti anche per quei due giorni. Pensavo che lunedì me lo sarei ritrovata davanti , forse ancora un po’ pallido per la malattia.Insomma pensavo che gli sarebbe , almeno in parte , passata . Ma lunedì non si fece vivo. Fu come sprofondare all’inferno. Il rimorso e il pensiero di far soffrire la persona che amavo mi davano la nausea .Per tutta la mattina rimasi ferma nella decisione di andare a pranzo da un’altra mia compagna e ci stavamo già dirigendo verso la sua casa chiacchierando quando , in un momento di silenzio , mi venne in mente che il lunedì i miei genitori stanno fuori sino a tardi. Aggiungendo questo pensiero a tutte le altre paranoie mi ritrovai a correre in lacrime verso casa. Io, che non piangevo mai per niente (o quasi).I ragazzi che uscivano da scuola si giravano a guardarmi , dovevo sembrare una pazza .Aprii la porta e salii gli scalini rischiando di morire un paio di volte . Mi introdussi nella cameretta cercando di smettere di piangere ma ottenendo solo di emettere numerosi e rumorosi singhiozzi. La camera era stata riordinata e pulita dalla mamma il giorno prima e la mattina gli aveva aperto le persiane per far filtrare i raggi del sole che gli illuminavano i capelli a caschetto arruffati . Luca si muoveva nel sonno . Sembrava in preda a incubi orrendi . Si vedeva che era stanco ma nonostante l’aria spossata appariva sempre bellissimo . Nel vederlo si acquietarono i singhiozzi e mi limitai a versare in silenzio lacrime colme di gioia e nello stesso tempo di tristezza . Mi sedetti sul letto e gli scostai alcune ciocche dal viso per poter vedere le sue lunghe ciglia bionde. Il mio gesto lo svegliò. Non mi sembrò particolarmente sorpreso di vedermi . Vedevo che era felice ma aveva incurvato le labbra mettendomi un piccolo broncio. Fece un lungo sospiro mentre si metteva a sedere e fece sparire quella smorfia che a me appariva simpaticissima . Adesso era serio e mi guardava dritto negli occhi. Sollevò la mano , mi asciugò qualche lacrima e io cercai ancora di più il contatto tra la sua mano e il mio viso .Non passò neanche un secondo e le dita che prima mi avevano asciugato così dolcemente le lacrime strinsero con rabbia alcune ciocche di capelli . Con l’altra mano mi prese il braccio e con violenza e ira mi avvicinò a lui senza mai perdere il contatto visivo.Quando fummo così vicini da poter far sfiorare i nostri nasi mi sibilò :
<<Non ci provare mai più!>>
Mi fece cadere sul letto affianco lui . Quei suoi movimenti mi facevano male . Non appena mi ritrovai con la schiena sul letto smise di tirarmi i capelli e la sua morsa si trasformò in un abbracciò carico d’affetto e possessivo. Adagiò la testa sul mio petto e prima di addormentarsi serenamente dopo chissà quanti giorni mi disse con tristezza :
<<Perché ci hai messo così tanto a venire?>> e mi strinse ancora più forte , quasi come se potessi svanirgli dalle braccia .
Aveva reagito come un bambino a cui era stato tolto il suo giocattolo preferito .
Ero solo questo per lui ?
Mi venne da ridere e cominciai ad accarezzargli i capelli mentre ,guardando il suo petto abbassarsi e alzarsi regolarmente, sentii scivolare via tutta la paura , la tristezza e il senso di colpa che negli ultimi tempi mi aveva fatto impazzire.
Ignorarlo così esplicitamente era servito solo a far soffrire entrambi . Rimanevo comunque dell’ idea che era inevitabile e necessario dovermi staccare il più possibile da lui .
Decisi così di partire. Ero riuscita a prendere una borsa di studio che mi avrebbe permesso di frequentare almeno per una anno una scuola privata all’estero , una tra le migliori al mondo.Poi a seconda dei risultati ottenuti avrebbero deciso se farmi rimanere o se rimandarmi a casa. Spiegai ai miei genitori l’importanza di frequentare quell’istituto, e quanto mi sarebbe servito in futuro . Non poterono non accettare .Luca invece se la prese e fece diversi capricci . Ogni suo sguardo triste e pieno di rabbia mi feriva .Ma sapevo che era la cosa più giusta da fare . Ogni volta che parlavamo del mio trasferimento mi guardava con una tale risolutezza e sembrava che dicesse <<Se i miei voti non fossero così tanto bassi ti giuro che studierei sino alla cecità pur di riuscire ad essere ammesso a quella scuola>>. Fortunatamente per me anni di cazzeggio e di promozioni al limite della fortuna rendevano del tutto vana ogni sua speranza . In quei mesi però lo vidi applicarsi così tanto che i suoi voti salirono da un 5 e mezzo / 6 a un 7 e mezzo. Sarebbe riuscito anche a fare di meglio se non fosse stato per le numerose lacune che erano andate a formarsi nel corso degli studi . Quella scuola cominciava ad aprile e mi dovetti mettere a studiare da sola e tantissimo per poter dare l’esame da privatista qualche mese prima dei miei compagni. Partii alla fine di marzo. Telefonavo ai miei ogni giorno e tenevo una fitta corrispondenza con mio fratello . Il troppo studio non mi permise di mantenere i contatti anche con gli altri miei amici e riuscii a ritornare a casa per poco più di un mese solo durante le vacanze estive dopo più di un anno . La mia applicazione mi aveva fatto ottenere una nuova borsa di studio che mi permetteva di frequentare la scuola , ma ogni anno era sempre una nuova sfida sempre più difficile. Per questo dopo quel mese decisi di non tornare più a casa se non dopo aver preso la maturità . C’è da aggiungere che separarmi un’ altra volta da Luca era stato dolorosissimo sia per lui che per me. E’ anche vero che non ero mai stata così felice come in quel mese che lo avevo rivisto ma il dolore era ancora più forte della prima volta. Nella mia permanenza in quell’istituto ho provato a cercare un ragazzo che potessi amare più di mio fratello. Non ci riuscii . Ogni volta che uscivo con uno mi veniva da urlare ogni volta che intenzionalmente o per sbaglio mi sfiorava . E tutte le belle parole dette anche dal ragazzo più poetico conosciuto non mi parvero mai più dolci di un semplice <<Ciao>> detto dalla voce profonda e calda di Luca .
Ora ho dato tutti gli esami e non avevo più un motivo o scuse per rimanere lontana da casa . Così sto ritornando a casa .
In questi anni devo ammettere di aver sofferto tantissimo ma sento , forse mi voglio illudere , che sono serviti a far ritrasformare il mio amore in affetto fraterno .Spero che rivedendolo mi venga voglia di abbracciarlo teneramente ma non di baciarlo e di voler fare l’amore con lui . Spero di conoscere qualcuno , magari un suo amico , e di innamorarmi di questo ragazzo e di vivere con lui un amore meno perverso e peccaminoso di quello che coltivo per Luca . E spero che lui abbia già una ragazza da amare e che lo ami più intensamente di quanto non faccia io. Spero che si possano guardare negli occhi e baciarsi senza provare vergogna. Spero che lui esca tutti i giorni per tutto il giorno con lei dimenticandosi quasi di me . Ecco ,mi sono messa a piangere . Sono pazza. Spero che accadano cose che però non voglio che accadano. Ho imbrattato il foglio con queste mie stupidissime lacrime .
Mi accorgo ora che il cd è finito da un pezzo e che siamo in procinto di atterrare .
Credo che continuerò a scrivere più tardi . Staremo a vedere .
Sono un po’ nervosa .
Non vedo l’ora di riabbracciare tutti.

 
Continua nel capitolo:


 
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