torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Lei, l'arma finale (Saishu heiki kanojo - The last love song on this little planet)
Titolo Fanfic: FORSE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: -mimiru- galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 14/03/2004 13:12:46

shiju torna dove ha visto l`acquario con chise, e riflette su di lei. ma un angelo biondo gli appare per fornirgli dei chiarimenti indispensabili...
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   

- Capitolo 1° -

Fa freddo. Nonostante l’estate sia alle porte, questo ventaccio proprio non ne vuol sapere di andar via.

Oggi ho disertato la scuola. Non mi andava di rivedere Akemi con quella sua espressione sfrontata e quel suo modo di fare, così prepotente…

Fa freddo. Forse è a causa degli aerei militari se c’è così tanto vento. Forse, con il loro passare e spassare continuo, forse, sono loro a raffreddare l’aria…

Oggi ho disertato la scuola. Non mi andava di rivedere…
Chise.
Chissà com’è andata la missione di ieri. Da quando non stiamo più insieme, mi preoccupo ancora di più, perché non posso starle vicino, come prima.
Forse ho disertato la scuola, perché ho il timore di accorgermi che Chise oggi non c’è, che questa può essere stata la sua ultima missione…

Scuoto la testa, facendo entrare in conflitto i miei capelli con il vento.
Mi fa rabbia questo mio modo di essere! Perché non riesco a dirglielo, che mi preoccupo per lei?
Forse, dicendoglielo, potremmo tornare insieme…
Forse, dicendoglielo, lei alzerebbe quel suo viso sempre arrossato, e invece di dire “Mi dispiace” con voce tremante, mi direbbe “Grazie!”.
Ma cosa vado a pensare…! Non troverebbe mai il coraggio di dire una cosa del genere, quella cretina…

DI NUOVO…!
Ah, ma perché non ci riesco?! Perché non ce la faccio ad essere anche solo un po’ più gentile…?!

Tira ancora vento. Forse solo qui, perché sono ad un’altezza considerevole. Forse in città non fa così freddo. Meglio indossare la giacca, non vorrei prendermi un’influenza, di questi tempi gli ospedali sono già molto occupati con i feriti di guerra, non avrebbero nemmeno tempo di prendersi cura dell’imbecille di turno che non si è nemmeno disturbato a mettersi un maglione…

Da qui si vede l’acquario. L’ultima volta che sono venuto in questo posto, ero con Chise…
Aveva perso il portafoglio, e per non farle rinunciare a vedere le foche (che poi sono otarie, non foche), l’avevo portata qui. Era felicissima… Finalmente ero riuscito a renderla felice, qualcosa che avevo fatto io l’aveva resa contenta, e non l’aveva mortificata, come ero solito fare…
E poi, aveva detto una cosa strana…
Avevo con me la macchina fotografica, perché volevo assolutamente una sua foto… E’ tremendamente carina…!
Ma lei…
Non voleva farsi ritrarre…
Mi disse:” Vedi, Shu… se mi facessi una fotografia, in un certo senso, perderei ogni stimolo…
Finchè sono ancora viva, qui, in carne e ossa… voglio che guardi me, e non una mia foto”.
E qui aveva attaccato a piangere…
“Voglio che… che mi dimostri, Shu… voglio che mi dimostri… che esisto davvero… Ti prego...”

“Voglio che tu mi faccia sentire di non essere completamente sola”

In quel momento avrei voluto piangere con lei.
Sono certo che, con quell’ultima frase, si riferisse al fatto di essere un’arma…
Che poi, chissà come si sente, ad essere una macchina…?
Una volta ho letto un manga che parlava del rapporto tra un ragazzo universitario ed un robot dalle sembianze umane… Lui alla fine se ne innamorava, e si scopriva che lei non era un robot… che provava sentimenti umani… e che era felice di essere trattata come un essere umano… di essere chiamata con il nome che lui le aveva dato…

Sarà così anche per Chise?

Mah… quanto vorrei, a volte, leggere nella sua mente, così da capire cosa potrebbe renderla felice, e cosa potrebbe farla rattristare ancora di più di quanto è normalmente…
Però, pensando a ciò, mi rendo conto che sarebbe angosciante vedere tutta la morte che vede lei… tutti i corpi distesi sulla nuda terra, cosparsi di sangue, con la consapevolezza che quelle mogli e quei figli rimarranno soli a causa mia…


Ma lì… c’è qualcuno.

ODDIO…! Ma allora qualcuno mi ha visto massaggiarmi le tempie dopo aver tolto gli occhiali, scuotere la testa per scacciare via i brutti pensieri, quasi piangere…!
Che figuraccia…! Mi avrà creduto un pazzo visionario!
Lì… c’è qualcuno. Qualcuno che cammina sull’inferriata che costeggia il precipizio. Quell’inferriata che dovrebbe impedire di cadere al di sotto…
Ma camminandoci sopra, così, quel qualcuno cadrà!

Meglio fare qualcosa…
Mi avvicino alla figura che avevo scorto dapprima da lontano.
“Ehi… faresti meglio a scendere da lì, è pericoloso, potresti cadere di sotto”
“Tanto… che differenza farebbe?” mi risponde la sua voce, ridendo.
E’ una voce femminile. E’ una ragazza, indossa un’uniforme scolastica.
Non sembra umana…
I suoi contorni non sono ben delineati, sembra quasi confondersi con l’ambiente tutto intorno…
Non sembra umana…
“Perché… dici così?”. Ho un po’ di paura. E se fosse un fantasma?
“Sì, bravo. Io sono un fantasma” dice voltandosi. E’ molto bella. Ha grandi occhi verdi, e lunghi capelli biondi.
Mi ha letto nel pensiero?
“Bravo. Come sei perspicace. E anche carino!”. Socchiudendo gli occhi, scende dall’inferriata, e mi si avvicina.
“Tu… non sembri giapponese” le dico. Ma che razza di considerazione è questa…?!
“Oh, non ti preoccupare, hai fatto benissimo a dirlo. Io sono americana, infatti”
“E che ci fai qui, allora?”
“Se sapessi, forse avresti ancora più paura di quanta ne hai adesso…”.
Una breve pausa, poi…
“Chise è l’arma?” mi chiede.
L’arma? Come.. come fa a sapere, lei, che…
“Anche la causa della mia morte, forse ti spaventerebbe. Io sono stata uccisa da Chise”.
Si volta verso il mare.
Chise ha ucciso una ragazza della mia età…? Chissà, forse non è nemmeno l’unica…
“No, non sono l’unica” esclama ridendo. “Non immagini nemmeno quanti ne abbia uccisi”
BASTA. Mi fa rabbia, tutto questo.
“Chi sei?! Che diavolo vuoi da me?! Vuoi complicare ancora di più le cose?! Lo so che Chise è un’arma, ma questo non mi impedisce di amarla!!!”
Ma forse… non ne sono pienamente convinto nemmeno io.
“Curiosi gli esseri umani. Prima dicono una cosa, e poi non si rendono conto che è solo una frase fatta, che è il frutto di un attento ragionamento, atto a diminuire il dolore che attanaglia il cuore. Solo da morti ci si può rendere conto di cose del genere…”. Ride ancora.
“Tu… sei morta?” le chiedo sbigottito.
“Eppure ti credevo perspicace. Non ti ho appena detto che è stata Chise ad uccidermi?”. E ride.

Che diavolo si ride?! Questa qui non me la conta giusta… se è americana, allora perché ha la divisa di una scuola giapponese…? E che ci fa in Giappone? E se è morta, non dovrebbe essere nel Nirvana? Non sulla terra…
“Non prendermi in giro! Mi danno fastidio le persone che credono di essere divertenti dicendo cose del genere!!!”. Ora sono davvero arrabbiato.
“Non ti arrabbiare. Anche con Chise sei sempre così”. Ora non ride più. “Anche con Chise sei sempre sgarbato, anche con Chise sei sempre cattivo…”
“Qui quella cattiva sei tu, non io!”
“Sicuro? Un’altra cosa della quale non sei convinto. Taci, invece di dire assurdità
E comunque, sono in Giappone perché sono morta qui, indosso una divisa scolastica perché è stato l’unico indumento pulito con cui hanno potuto ricoprire la mia salma nel campo… Era la divisa della ragazza di un soldato… L’aveva portata con sé come suo ricordo… Ora non potrà più rivederla… Per colpa di Chise”.
“SMETTILA! Non è certo stata colpa sua, se sono morte tante persone! Nessuno vorrebbe che il proprio corpo si trasformasse in una scatola metallica, e non è certo Chise a fare la differenza!!”.
Ho l’affanno. Ma di questa frase sono convinto.
“Finalmente qualcosa di sensato… E su questo hai ragione. In fondo Chise non è cattiva, in fondo Chise non ha scelto di uccidere milioni di persone, in fondo è tutta colpa delle Forze Armate… E nemmeno di questo sei convinto, eh?”
Se avesse avuto la forza di ribellarsi… forse tutto questo non sarebbe successo.
“Ma Chise è debole… però non è colpa sua se non ha il carisma di Akemi… E’nata così…”
“Giusto. E’ NATA. Perché lei è un essere umano. Cosa ti ha detto, l’ultima volta che siete venuti qui, insieme?”

“Voglio che tu mi faccia sentire di non essere completamente sola”

“Tu sei l’unico a sapere dell’arma finale. E sei l’unico che la può sostenere, in momenti difficili come questo…”
“Perché questo è un momento difficile?”
“Chise sta combattendo. Ecco… la vedo… ora ha appena fatto saltare in aria due carri armati… Ecco… ecco… è finita. Ora è un momento ancora più difficile”
“Perché?”
“perché è il momento della pulizia. E non è certo bello fare piazza pulita di centinaia di corpi insanguinati e mutilati. Ci pensi? Che schifo. Hai proprio ragione: è angosciante leggere nel suo pensiero… E’ meglio per te, che tu non lo sappia fare”

Tu sei l’unico a sapere dell’arma finale.

“Ma io… se non ce la facessi a sorreggere Chise? In fondo, sono un essere umano, ed è umano sbagliare!”
“Ormai la responsabilità grava sulle tue spalle”. Si volta verso di me. Ha il viso contratto dalla tensione.
“Sei tu che devi aiutarla… E non puoi tirarti indietro… Mpf… ma tanto so che, se lo facessi, non riusciresti a sorreggere il peso del rimorso… Quindi, spetta a te giudicare cosa ti conviene di più fare: abbandonarla, e fare i conti con il lato del tuo io egoista, quello che tanto odi per quanto fa soffrire Chise, o aiutarla, e affrontare il lato gentile del tuo io, quello che purtroppo è molto nascosto, e che spetta sempre a te far uscire allo scoperto”

Ha ragione…
DEVO stare con Chise. Devo aiutarla nei momenti bui della sua vita. DEVO sorreggerla, evitando di farla cadere ai minimi sforzi, alle minime difficoltà…

E finalmente di una cosa, ora, sono convinto: di questa mia scelta non mi pentirò.

“Bravo!”. La ragazza è tornata a sorridere. Mi applaude.
“E’ tempo di cancellare tutti i forse che hai pronunciato finora, e si sostituirli con un bel “SICURO!”. L’incertezza è il peggio nemico degli umani… Solo da morti ci si rende conto di cose del genere… Che ingiustizia, eh?”
Si guarda il polso. Poi sgrana gli occhi.
“Puoi dirmi che ore sono?”
“Oh… ehm, sono le 12:50…”
“Oh! E’ proprio tardi, devo andare!” esclama, e risale sull’inferriata.
“Aspetta… così cadrai…!”.
No. Non cadrà. E’ già caduta, e ora ha l’opportunità di non ripetere lo sbaglio, librandosi nell’aria con le sue ali invisibili.
“Ma… chi sei?” chiedo, anche se conosco già la risposta.
“Io? Non ha importanza. In fondo io sono stata, e ora non sono più. Quindi, a chi importa?”.
Piange. Mi dispiace per lei.
Mentre mi saluta, le sorrido, sperando di infonderle un po’ di speranza, la speranza che qualcuno, lassù, la tratti meglio di com’è stata trattata sulla Terra.

Dovrei sorridere anche a Chise. Lei, più dell’angelo biondo, ha bisogno di speranza, adesso, e devo stare attento a non infliggerle il rimorso, quando non ci sarà più, di non essere riuscita a raccogliere un po’ di felicità da conservare per quando non ci sarà più.

Devo aiutarla. Devo sorriderle. Devo amarla.

SICURO!

-THE END-

*Spero che vi sia piaciuta, è la prima ff che pubblico, sebbene non la prima che scrivo!*
 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: