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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Cavalieri dello Zodiaco, I (Saint Seiya)
Titolo Fanfic: MAESTRO, PER VOI ORA COMBATTO
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: andromeda80 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 28/02/2004 16:13:53 (ultimo inserimento: 05/10/11)

durante la battaglia contro l`ammaliante aphrodite dei pesci, shun scopre che il suo avversario é colui che ha ucciso il suo amato maestro albione...
 
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LASCIA A ME QUESTA BATTAGLIA
- Capitolo 1° -

MAESTRO, PER VOI ORA COMBATTO


CAPITOLO UNO – LASCIA A ME QUESTA BATTAGLIA


E' ormai scesa la notte. Solo un vago alone rosato ad occidente, ultimo rimasuglio del giorno ormai terminato, illumina la brulla e rocciosa montagna.

Due giovani ragazzi sono ormai quasi giunti alla vetta, poco manca al termine delle loro fatiche. Corrono a passo sostenuto, seguendo una scalinata di pietra che s'inerpica tra le pieghe della montagna, l'unica via che conduce alla loro meta. La loro scalata era cominciata a mattino inoltrato, undici ore prima, ed erano molto stanchi, specie il secondo dei due, che faceva fatica a seguire il passo scandito dal compagno e che si passava frequentemente il dorso della mano sotto le narici.

Il ragazzo che apriva la strada era un giovanotto magro ma robusto, aveva grandi occhi e capelli castani scuri, la carnagione olivastra e l'espressione del volto risoluta; portava una scintillante corazza bronzea rossa e bianca, danneggiata in varie parti, e anche la veste che portava sotto l'armatura non era in migliori condizioni. Il ragazzo che lo seguiva era invece piuttosto esile e dalla carnagione candida; aveva dei grandi occhi verde-azzurri e fuori dell'elmo delle sue vestigia purpuree ondeggiava una fluente chioma castana chiara. Dal viso delicato del giovane traspariva lo sforzo sostenuto per mantenere fluida la sua andatura e per non incespicare sui gradini, bassi ma piuttosto larghi. La vista gli si annebbiava spesso, anche se per brevi momenti, per via della stanchezza, ma il giovane guerriero cercava di mantenere la lucidità necessaria per non perdere l'equilibrio, concentrando lo sguardo sulla schiena del compagno.

Non hanno molto tempo da perdere: la vita di una giovane donna é nelle loro mani, e devono raggiungere la cima della montagna in meno tempo possibile, entro poco più di un'ora, se volevano salvarla.

Il ragazzo bruno alzava frequentemente gli occhi verso l'alto alla ricerca di una sagoma che rappresentava la penultima tappa della loro scalata.

Ad un certo punto la intravede tra le rocce, al termine di quella stessa scalinata: un tempio in stile greco, illuminato da un arcano bagliore. Senza neppure smettere di correre, il ragazzo lo fa notare al suo compagno, alzando un braccio per indicarla:

- Guarda, la dodicesima casa, quella dei Pesci, è proprio davanti a no! Superata la casa dei Pesci arriveremo alle stanze del Grande Sacerdote- esclama, entusiasta.- Ce la faremo, Shun, porteremo a compimento la nostra missione!

La loro missione...

Era iniziata poco meno di undici ore prima, ai piedi di quella stessa scalinata. Non era di certo la prima che dovevano portare a termine, loro, giovani guerrieri devoti ad Atena, e non sarebbe stata di certo l'ultima, anche se Shun, poco amante delle battaglie, sperava nel contrario; ma era una delle più importanti, in quanto la vita stessa di Atena era in gran pericolo, visto che la fanciulla che i due ragazzi dovevano assolutamente salvare era proprio la reincarnazione di Atena.

La loro missione originaria, per il quale erano arrivati quella stessa mattina al Grande Tempio, il santuario dedicato alla dea, nascosto in una montagna alla periferia di Atene, era quello di smascherare un impostore che si era fatto proclamare Grande Sacerdote, diretto tramite tra la dea e gli esseri umani nonché capo supremo dei Cavalieri di Atena.

Quest'uomo, di nome Arles, aveva cercato vari anni prima di uccidere la stessa dea, e sempre temendo di essere scoperto aveva cercato di ucciderli in ogni modo, senza riuscirci. Decisa a spodestarlo e a tornare a regnare sul suo santuario, Lady Isabel e i suoi cinque più valorosi guerrieri avevano progettato un attacco direttamente nella casa del loro nemico.

Arles temeva la giovane donna, l'influenza che poteva avere sui cavalieri d'Oro, i cavalieri più forti che aveva al suo servizio. Così aveva mandato un sicario ad attenderli e ad uccidere la giovane donna. Il suo sicario era riuscito in parte nel suo compito, colpendo la giovane ragazza con una freccia all'altezza del cuore.

Solo Arles era in grado di salvarla, ma dovevano raggiungere il suo palazzo, posto al termine della scalinata, entro dodici ore, altrimenti la ragazza sarebbe morta.

E così avevano iniziato quella folle corsa, il tempo rimanente scandito da un singolare orologio, la Meridiana dello Zodiaco, dove ogni ora era contrassegnata dal simbolo di una costellazione zodiacale, sormontato da una fiamma: per ogni ora trascorsa, la fiamma corrispondente si sarebbe estinta, accompagnata da cupi rintocchi.

Avevano dovuto affrontare questi fortissimi cavalieri, e sconfiggerli per poter proseguire nella loro corsa, visto che i loro templi, o case, contrassegnati ciascuno con uno dei dodici segni zodiacali, erano poste lungo la loro strada.

Erano partiti in quattro: lui, Shun, cavaliere rappresentante la costellazione di Andromeda, Seiya il suo compagno, che come simbolo astrale aveva il cavallo alato Pegaso; e altri due, Shiryu del Dragone, un saggio ragazzo cinese dai lunghi capelli scuri, e Hyoga del Cigno, un biondo e flemmatico siberiano.

Nel corso della battaglia li aveva raggiunti anche il fiero fratello maggiore di Shun, Ikki della Fenice.

Avevano sostenuto feroci battaglie, e tre di loro erano morti nello sconfiggere il rispettivo avversario. Alcuni cavalieri d'oro si erano schierati dalla loro parte già dapprima dell'inizio dello scontro, mentre altri si erano finalmente accorti dell'inganno perpetrato a loro insaputa da Arles.

L'ultima battaglia si era spenta da poco; il loro amico Hyoga aveva sconfitto il Cavaliere dell'Acquario, dopo un acceso confronto che aveva visto lottare maestro contro allievo, ma alla fine i due erano crollati privi di conoscenza, se non di vita, dopo l'ultimo decisivo scontro.

Shun non risponde, anche se ha sentito le parole del suo compagno d'armi e fraterno amico. Tutte le sue energie sono impiegate nel tentativo di proseguire la sua corsa mantenendo saldo l'equilibrio. Ma ad ogni istante che passava gli riusciva sempre più difficile farlo, era stanchissimo, forse più del suo compagno.

Al settimo tempio, quello della Bilancia, lui, Seiya e Shiryu avevano trovato Hyoga imprigionato in una teca di ghiaccio, opera del cavaliere dell'Acquario. Shiryu era riuscito a liberarlo, però era ancora in fin di vita, in uno stato di profonda ipotermia, il battito del suo cuore appena percettibile. Così Shun aveva deciso di salvarlo, donando tutto se stesso e mettendo a repentaglio la propria vita.

Vi era riuscito, ma a causa dello sforzo sostenuto era rimasto svenuto per qualche ora. Successivamente si era ripreso, ma evidentemente non aveva recuperato completamente le energie spese.

La vista gli si annebbia nuovamente, le gambe gli sembrano pesanti come il piombo. Non riuscì a sollevare la gamba per salire il gradino successivo, e il risultato fu che crollò in ginocchio in avanti, con un rumore sordo e con un gemito.

Seiya era a qualche metro davanti a lui; si accorse in una frazione di secondo di cosa gli era successo, e gli fu subito accanto. Gli appoggiò un braccio sulle spalle per sorreggerlo, per aiutarlo ad alzarsi. Gli chiese premurosamente come stava.

Shun pareva il più fragile tra loro cinque, e persino Seiya, che era più giovane di alcuni mesi, si preoccupava spesso per lui.

- Ehi, va tutto bene?!

Non proprio, pensò confusamente Shun. Si sentiva senza energie, e il suo corpo si rifiutava di fare un altro movimento, ma non voleva far preoccupare troppo il suo amico, e soprattutto non voleva essergli troppo di peso. Si concentrò qualche secondo, cercando di ristabilire un respiro e un battito del cuore regolare. Quando anche la sua mente riuscì a recuperare un poco di lucidità si affrettò a rispondere al compagno.

- Si, sto bene - rispose alzando lo sguardo verso Seiya – sono solo scivolato.

L'amico, rassicurato, gli indirizzò un caldo sorriso, poi lo incoraggiò.

- Sii forte…

Shun ricambiò quell'incoraggiamento quasi fraterno con un timido sorriso.

La pausa gli servì anche per riordinare le idee. Quella che avrebbero raggiunto tra poco era l'ultima delle case del Grande Tempio, difesa dal cavaliere d'oro dei Pesci.

In tutte le battaglie che i suoi amici avevano combattuto fino a quel momento, per superare i cavalieri d'oro, erano riusciti ad acquisire, trovandolo dentro di loro nel momento di maggiore difficoltà, una sorta di livello superiore dell'energia interiore fonte della loro forza, che Mu dell’Ariete, uno dei cavalieri d'oro loro alleato, aveva chiamato "settimo senso", e che era
indispensabile che loro lo acquisissero per combattere alla pari con i loro avversari. Shun era l'unico a non averlo ancora acquisito, visto che non aveva ancora ingaggiato una seria battaglia con uno di loro, contando solo sulle sue forze.

Contro Aldebaran del Toro e Shaka della Vergine aveva tentato insieme ai suoi compagni un attacco; e per superare le illusioni della casa dei Gemelli aveva reagito brillantemente ad un momento difficile, grazie ad un opportuno intervento del fratello e mosso dal desiderio di salvare il suo amico Hyoga, in seria difficoltà; ma tutto quello non bastava. Se voleva acquisire pienamente il settimo senso doveva assolutamente affrontare il cavaliere dei Pesci.

Ma prima doveva convincere Seiya a lasciare a lui quella battaglia. Si armò di tutta la determinazione di cui é capace e guardando il suo amico con uno sguardo e un tono di voce timido ma risoluto, abbozza la sua richiesta:

- Seiya, ho da chiederti un favore. Quando arriviamo alla casa dei Pesci, tu prosegui alle stanze di Arles.

- Che vuoi dire? – chiede sorpreso Seiya, guardandolo incredulo.
- Combatterò io da solo alla casa dei Pesci. Lascia a me questa battaglia.

Seiya comprese sorpreso il desiderio di Shun, un desiderio alquanto insolito per uno che poco amava combattere. Aveva assistito impotente al sacrificio di Ikki e Shiryu, e all'undicesima casa aveva accettato che Hyoga lottasse contro il suo maestro comprendendo il suo irremovibile desiderio di confrontarsi con lui. Prima di incominciare la loro folle corsa avevano stabilito che tutti avrebbero dato il massimo perché uno di loro arrivasse alle stanze di Arles, in cima a quella scalinata; e essendo Seiya il leader del gruppo, tutti loro si erano sacrificati per permettere a lui di andare avanti. E forse anche Shun, come era successo altre volte, era pronto a farlo, ingaggiando la lotta contro il loro prossimo avversario.

Ma Seiya non se la sentiva di lasciare Shun in balia del cavaliere d'Oro dei Pesci. Teme che sotto quel desiderio di mettersi alla prova si celi quello, più consueto per Shun, di sacrificarsi per farlo proseguire.

- Ma che stai dicendo, Shun? - chiede ancora incredulo - Dobbiamo aiutarci a vicenda, unire le nostre forze per vincere…

Shun legge nel volto dell'amico la sua perplessità, il desiderio di non volerlo lasciarlo da solo, e insiste.

- Lo abbiamo giurato prima. Anche se gli altri dovessero morire, almeno uno di noi deve arrivare dal Grande Sacerdote per salvare Atena. La morte di mio fratello Ikki e dei nostri amici Shiryu e Hyoga non deve essere vana - afferma con serietà, e motivando la
sua scelta insolita agli occhi dell’amico.

Seiya comprende che Shun vuole cavarsela da solo, e lo desidera ardentemente. Seiya si arrende di fronte alle sue valide ragioni e alla sua risolutezza. Però ha sempre quel vago timore di fondo.

- Va bene, Shun – acconsente Seiya, anche se a malincuore – Sii prudente, però…

Shun annuisce e sorride debolmente, soddisfatto di essere riuscito nel suo scopo. Poi alzò gli occhi verso l'alto, verso la dodicesima casa, il suo futuro campo di battaglia.

 
Continua nel capitolo:


 
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