- Capitolo 1° -
PRIMO VOLO.
Sono qui da molti giorni ormai, da quando il primo raggio di luce mi ferì gli occhi.
Davanti a me si spalanca l’abisso, una scura voragine che inghiotte i miei pensieri, tremo tutto al solo guardarla; non voglio pensarci.
Qui sto bene; al caldo, sicuro, papà e mamma mi proteggono, mi danno tutto ciò di cui ho bisogno. Non potrei desiderare altro, eppure…
Nel cuore della notte mi sveglio e sento qualcosa di freddo, pungente stringermi il cuore. Mi domando se sia fame quel pressante bisogno che avverto.
Ma no non è fame.
Forse allora è sete?
No non è neanche questo.
Non è freddo ne solitudine, allora che cos’è?
Cos’è?
Gli occhi si dirigono allora verso quel buio senza fine, alle mille domande che racchiude ai mille dolori che nasconde. Ne sale un forte vento che con artigli rapaci mi afferra l’anima, par quasi trascinarmi, spingermi oltre il bordo.
Così in preda al panico mi giro rifugiandomi nel dolce abbraccio di mia madre, trattenendo il tremito che mi scuote.
Tutto questo accade ogni notte da tanto tempo ormai, sempre più spesso mi sorprendo a fissare quel vuoto frenando il passo sul fine di quell’ estremo limite.
Ora il tetro rombo del vento sembra quasi una voce che lamentosa mi chiama.
Perché?
Perché ne sono così attratto mi chiedo. Eppure qui sono sicuro, ho una mia posizione, una mia vita…..Perché?
Cos’è questo pressante bisogno? Cos’è che mi manca che mi fa stare tanto male?
Non è certo un bisogno di libertà, che liberta potrei mai trovare a essere schiavo delle correnti. Quello che la voragine mi mostra non è altro che finzione, solo un illusione, e io lo so bene. Quante volte il babbo me l’ha raccontato, quante volte la mamma mi ha avvertito sulle sue tante bugie.
Ma ora loro non ci sono e lui è lì che mi osserva, aspetta paziente, sa già quale decisione sarà la mia, non ha fretta, aspetta.
No! Non voglio, non voglio!
Perché mai dovrei rinunciare così a quello che ho adesso.
“Forse per un sogno?” sento sussurrare lieve.
Chi è?
Chi è stato? Chi mi ha parlato?
Mi volto, guardo in giro ma non c’è nessuno che possa avermi rivolto tali parole, e allora chi?
Sto forse impazzendo?
Ma ecco che torna ancora: “Se non è per fame, potere o denaro, perché allora se non per un sogno.”
Si, ora la riconosco. Tante volte ha parlato al mio orecchio, ora la conosco; Qualcosa che è cresciuta con me, che nel sonno mi cantava di sensazioni mai provate, di storie antiche!
Mi volto.
Mi affaccio da quel bordo che segna l’esistenza e guardo giù finché non ho gli occhi pieni di buio, di nulla.
E’ là che mi aspetta, mi chiama, non so dove ma è là, da qualche parte, non so se quello che mi hai raccontato sia vero, se potremo mai incontrarci. Ora però so cosa cerco, cosa inseguo. E’ piccola cosa in confronto al resto, solo un piccolo sogno , eppure è tanto grande il suo bisogno.
E va bene.
Cosi sia, seguirò il tuo canto, guidami, guida i miei passi, mi affido a te.
Piano scivolo, mi lascio andare oltre quel bordo, verso l’ignoto.
E’ un attimo,
cado,
il vento mi sferza la faccia, gli occhi, mi entra dentro gridando incomprensibili parole.
Apro le ali e volo.
Ora è solo un falco che vola solitario in un cielo sconosciuto, sempre scosso da bufera, sempre più veloce, sempre più in alto, fino a raggiungere quella stella che gli arde nello sguardo, nel cuore.
In questo primo e ultimo volo.
Per favore commentate e perdonatemi per questo obbrobio che però a me piace tanto......
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