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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: PER NON DIMENTICARE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: earendil galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 26/01/2004 17:46:05

nn è assolutamente qst il genere, ma nn ce n`erano altri. cmq sono pensieri e riflessioni sull`olocausto degli ebrei...leggete please
 
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- Capitolo 1° -

INTRODUZIONE
Ormai manca poco. Il 27 gennaio è quasi alle porte. E in questa data si è soliti ricordare la Shoah, lo sterminio di milioni di ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Ci tengo a precisare che quello che state per leggere non è stato scritto da me, ma da alcuni miei compagni di scuola che, l'anno scorso, hanno voluto ricordare con queste parole la tragica fine di milioni di persone innocenti.
Secondo me sono cose molto toccanti che vi arriveranno nel profondo dell'anima e vi faranno riflettere su questo inutile massacro.
E quello che io mi domando ancora oggi è: se è vero che gli operatori di pace tendono al futuro conoscendo la storia del passato, come si è potuta ripetere una cosa simile con l'attentato dell'11 settembre al World Trade Centre e la guerra in Iraq?
Per quante volte mi sia posta questa domanda, non sono riuscita a trovare una risposta plausibile per tutto questo e forse mai la troverò.
Ma di una cosa sono sicura... non dobbiamo dimenticare ciò che è stato, anche se si tratta di una delle pagine più brutte della storia dell'uomo.
Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno il cuore di leggere quello che sto per presentarvi e ovviamente potete lasciarmi al fermo-posta tutti i messaggi che volete.
Grazie mille
Eärendil


LA MEMORIA

Il 27 gennaio celebriamo il "Giorno della Memoria" per non dimenticare la Shoah, ossia lo sterminio di sei milioni di ebrei compiuto durante la Seconda Guerra Mondiale dal nazismo.
La scelta del 27 gennaio per ricordare gli orrori dei campi di sterminio non è casuale, infatti quello fu il giorno del 1945 in cui fu liberato dai sovietici il lager di Auschwitz.
In tre anni di pieno funzionamento di Auschwitz (1941 - 1944) morirono non meno di un milione e mezzo di persone, di cui un milione di ebrei; ma ancora oggi determinare con precisione il numero di persone finite in gas, oppure nelle fosse comuni, è impossibile, ed è probabile che il numero delle vittime sia ancora più alto.
Ad Auschwitz c'erano 5 enormi camere a gas capaci di contenere 2000 persone. C'erano ben 47 forni crematori funzionanti a pieno regime utilizzando 800/900 detenuti per lo smaltimento dei cadaveri. Nei periodi di massima affluenza di ebrei e civili di varie nazionalità i forni avevano una capacità di smaltimento di circa 8000 cadaveri al giorno.
Una vera e propria FABBRICA DELLA MORTE in cui nulla era lasciato al caso. In effetti la logica dello sterminio ad Auschwitz era del tutto simile alla produzione industriale di un'azienda modello. Si puntava all'efficienza, al massimo rendimento e al minor dispendio di energie e materiali per la gassazione e la cremazione dei cadaveri.
Il lavoro coatto e la morte nelle camere a gas seguivano logiche rigorose a cui i nazisti rimasero fedeli fino all'evacuazione del lager, avvenuta 10 giorni prima dell'arrivo dei sovietici.
Ecco perché Auschwitz è un simbolo: il simbolo dell'infinità crudeltà dell'uomo nei confronti dell'uomo, soprattutto quando l'uomo può sterminare utilizzando quanto di meglio la tecnologia può mettere a sua disposizione: le camere a gas capaci di uccidere in pochi minuti fino a 2000 persone e i forni crematori in grado di ridurre un uomo in un pugno di cenere.
Ma non c'e stato solamente Auschwitz! Come non ricordare altri lager efferati come Treblinka, Buchenwald, Sobibor, Bergen Belsen; e i lager in cui furono rinchiusi gli italiani: Mauthausen, Dachau, Gusen, Ebensee...
I nazisti fecero funzionare durante il secondo conflitto non meno di 1600 campi di lavoro (solamente Auschwitz aveva 47 sottocampi) dove passarono almeno 10 milioni di persone, in gran parte ebrei di tutte le nazioni europee ma anche prigionieri russi, polacchi, ungheresi, greci, serbi, italiani...
Dopo l'8 settembre '43, in seguito al ribaltamento delle alleanze operato dal governo Badoglio, furono catturati e rinchiusi nei lager tedeschi circa 680.000 soldati italiani, di cui molti non tornarono a casa.
Ma la tragedia dei lager nazisti deve essere inserita nel più ampio contesto della Seconda Guerra Mondiale con il suo altissimo numero di vittime, circa 50 milioni.
Questo non per relativizzare la Shoah, ma per inserirla nel contesto storico da cui ha avuto alimento.
Purtroppo la guerra sembra essere il tratto dominante del secolo appena conclusosi. Sono le cifre a parlare, il numero dei conflitti armati, i singoli esasperati episodi di violenza, le tante popolazioni coinvolte.
Si calcola che dal 1941 fino al 1992 i conflitti armati hanno fatto 187 milioni di morti con un'impressionante crescita delle vittime civili rispetto ai militari.
Al tempo della Grande Guerra (Prima Guerra Mondiale) i civili furono il 15 % su 9 milioni di morti; alla fine del '900, con la guerra dei Balcani e in Africa, la percentuale è salita fino al 90 %.
Ormai il genocidio e la "pulizia etnica" sono diventati un modo normale di condurre i conflitti.
Il 27 gennaio di ogni anno, se vorremo dare significato a questa data, dovrà diventare un giorno di meditazione sulla storia tragica dal '900, di cui i lager nazisti rappresentano sicuramente il simbolo peggiore e più duraturo.
Cosa dire della Shoah? Tutte le parole di questo mondo non basterebbero per esprimere il più grande dramma della storia del '900.
Milioni di persone deportate nei campi di sterminio ed uccise per la tracotanza di un folle e aberranti dottrine ideologiche.
Ammassati, stipati nei carri bestiame venivano portati nei lager, nei quali venivano sfruttati come schiavi oppure finivano direttamente nelle camere a gas. Nei campi di concentramento mancava tutto, anche le cose più banali avevano un valore inestimabile. La dignità dell'uomo era violata e sopravvivere in quelle condizioni era davvero impossibile. Chi non veniva ucciso, moriva per motivi che alla società moderna sembrano impossibili.
La fame, la sporcizia e il motivo di quell'ingiusto massacro rendevano la vita di milioni di ebrei un vero e proprio incubo. Chi verrà dopo di noi magari non crederà ad una parola di tutto questo, ma per noi che abbiamo superato questo periodo, l'Olocausto rimane una ferita ancora aperta che rimarrà nella storia.
E pensare che si sarebbe potuto evitare questo sterminio sistematico di ebrei... e quindi ora cosa rimane?
Solo la speranza che tutto ciò non accada più e la certezza di essere fortunati della vita offertaci.


LETTERA DI UN PRESIDE AI SUOI INSEGNANTI IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA

Caro insegnante,
sono un sopravvissuto ad un campo di concentramento.
I miei occhi hanno visto ciò che nessuno dovrebbe vedere:
camere a gas costruite da ingegneri qualificati.
Bambini avvelenati da insigni dottori.
Neonati uccisi da infermiere professionali.
Donne e bambini assassinati e bruciati da laureati di prestigiose facoltà.
Perciò sono sospettoso nei confronti dell'educazione scolastica.
Io vi chiedo: aiutate i vostri studenti a diventare più umani.
I vostri sforzi non devono produrre mostri eruditi, psicopatici colti, raffinati Eichman.
Leggere, scrivere e far di conto sono importanti
solo se servono a rendere più umani i nostri figli.



"... il male viscido, non si scopre sempre, a volte prende forme diverse.

... il genocidio è indiscutibilmente la peggiore.

... è l'apice della brutale violenza dell'uomo contro l'uomo, mostruosa, sconcertante...

... l'angoscia e l'incertezza dell'arrivo, tramite i "treni della morte", presso i diversi campi di concentramento.

... la frustrazione e l'obbligo di lavorare ininterrottamente per ore, scandite dalle urla e dai maltrattamenti umilianti delle SS.

... il terrore e l'assiduità del pensiero che, per potersi liberare da quell'inferno, si poteva uscire solo dal camino..."



"Noi aspiriamo a vivere in un mondo dove tutti gli uomini saranno considerati uguali, qualunque sia il colore della loro pelle, la loro religione e la loro lingua. È solo fantasia o è veramente possibile? Sta a noi decidere."



Non si può dimenticare ciò che è stato.
Non si può dimenticare, non si può cancellare.
I volti, i visi, le espressioni rimangono,
rimarranno. I cuori e le anime in quei volti.
Non si può dimenticare. Ma ricordare, quello sì.
Raccontare l'irraccontabile. Ed è mio, tuo, nostro
compito. Nostro dovere. Nostro "piacere".
Ricordare la più tragica pagina di storia, la più
tragica pagina di storia dell'umanità intera.


Ecco fatto. Ho riportato alcuni dei pensieri più significativi che i miei compagni e professori hanno espresso sull'Olocausto. Detto così può sembrare impossibile da credere... anch'io tempo fa non avrei mai pensato che l'uomo potesse arrivare a tanto. Ma poi ascoltando e soprattutto vedendo con i miei occhi la paura e la tristezza di chi è stato deportato ed è riuscito a tornare a casa, è una cosa davvero toccante.
Due anni fa sono andata in gita in Austria e durante il viaggio era prevista una visita al campo di concentramento di Mauthausen, uno dei lager in cui venivano deportati gli italiani. È stata veramente un'esperienza sconcertante... vedere dove i prigionieri erano costretti a dormire, le fosse comuni, le camere a gas, i forni crematori... ti fa davvero riflettere sull'importanza della vita e su quanto l'uomo possa diventare una minaccia per i suoi simili...
È inutile cercare risposta, nessuno sarà mai in grado di spiegarci perché è accaduto tutto questo... ma ora che c'è il "Giorno della Memoria", non dimentichiamo ciò che è stato e riflettiamo su chi può avere il diritto di decidere della vita e della morte di un altro uomo.
Vorrei concludere con una frase di Angelo Castiglioni, cittadino italiano deportato nel campo di sterminio di Flossenburg: "Chi torna, racconti al mondo quello che ci hanno fatto".
E una di Primo Levi, che ha scritto il libro "Se questo è un uomo": "Non dimenticate. Ricordate che questo è stato".
Grazie a tutti quelli che hanno letto questo piccolo resoconto sulla Shoah. Il mio fermo-posta è vostra disposizione.
Baci a tutti
Eärendil

 
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