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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Fruits Basket
Titolo Fanfic: INCUBO
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: neragufetta galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/01/2004 20:50:24 (ultimo inserimento: 18/03/04)

la luna rossa verrà...ti leggerà dentro, saprà le tue paure, te le mostrerà. come puoi sperare di scappare dal tuo peggior incubo, da te stesso?
 
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PER TORU - PARTE I
- Capitolo 1° -


Salve a tutti dalla Neragufetta! ^__^
Eccomi ritornare sulle vostre pagine web preferite con una fic veramente strana...mica lo so da dove mi è uscita fuori questa storia! O__O
Insomma, è di tipo psicologico...una situazione dove i pg di Fruits devono vedersela con sé stessi (più o meno...-__-’); è anche un po’ horror...
Ah! Non devo dirvi di più, anche perché la presentazione già dice tutto, no? Buona lettura!!! ^__^

<<< O >>>

“Tutto de-li-zio-so, piccola Toru-kun!”
“Davvero ti è piaciuto, Shigure?”
“Squisito. Honda-san, sei un’ottima cuoca.”
“Ah, grazie Yuki-kun...” arrossì un po’ “E tu, Kyo-kun, che ne pensi? Era di tuo gradimento?”
Yuki fissò il cugino con il suo classico sguardo enigmatico.
“Cos’hai da guardare, tu?”
“Non ho assolutamente niente.”
“Allora smettila di fissarmi, sei irritante!”
“Grazie per avermelo detto.”
“Maledetto topo!!!”
Kyo si alzò, pronto a colpire.
“...ah...ma...”
Sia Kyo sia l’impassibile Yuki rimasero per un attimo immobili mentre Toru li guardava preoccupata, sperando che non litigassero; Kyo lasciò andare il colletto del principe e se ne andò dalla stanza sbattendo la porta.
“...ah...Kyo-kun...”
“Non preoccuparti, Honda-san, gli passerà...come al solito.”
“Sì, però...”
“Su, su, Toru-kun...” e con questo Shigure prese il mento della ragazza tra le dita “...non ti fidi delle parole mie e del principe Yuki?”
Toru divenne una stufa “ah...no, Cioè...sì..sì!”
“Non metterla in difficoltà!!!”
“AHAHA! Che bella serata, quella di oggi, non trovate?”
“E non divagare!!!”
Toru si affacciò alla finestra “ah! Ma è splendido! Guarda, Yuki-kun!!!”
Il principe si avvicinò alla ragazza, incuriosito, e alzò gli occhi al cielo.
Tutto il bosco lì attorno sembrava illuminato a giorno per quanta luce ci fosse; quella notte era limpida, senza uno sprazzo di nuvolo in nessun angolo del cielo e non una stella brillava, coperta dalla luce accecante della luna piena. Eppure il cielo quella notte era di una strana sfumatura rossa e la luna era la causa di questo, di un rosso così scuro che solo al tramonto raggiungeva una tonalità simile.
“...uhm...questo improbabile cielo notturno m’ispira molto: mi vien voglia di finire proprio ora il mio libro e far contenta la piccola Mi!”
Sia Toru sia Yuki osservarono il loro tutore con uno stupore mai provato prima.
“Che questo cielo corregga il carattere delle persone stupide? Allora anche quell’idiota di un gatto forse stanotte è più trattabile...” alzò lo sguardo al soffitto, nel punto dove probabilmente si trovava la stanza del cugino. “...no...è impossibile correggere uno come lui...”
“...Yuki-kun...”
“Su, Honda-san, è tardi, è meglio che tu vada a dormire...”
“Ah, sì, anche tu, però...dormire fa bene: più si dorme più si riprendono le forze! Così sarò più efficiente al lavoro!”
<<E’ proprio da lei...>>
“Buona notte Yuki-kun, buona notte Shigure!”
“Notte, Toru-kun!”
“Buona notte, Honda-san.”
Toru salì le scale, dirigendosi in camera sua, ma vide la porta del gatto e si arrestò <<Kyo-kun...>>
Bussò alla porta “Kyo-kun, posso entrare?”
Nessuna risposta, Toru entrò.
“Kyo-kun, sei sveglio?”
Ma non trovò nessuno a letto né in tutta la stanza: era vuota e la finestra aperta. Attraversò la camera, uscì e, con fatica, salì sul tetto, trovando il ragazzo steso sulle tegole, le mani dietro la testa sfruttate come un cuscino.
“Kyo-kun!!!”
A sentir l’urlo saltò; quando vide da chi fosse provenuto il grido divenne paonazzo “STU...” ma riuscì a controllarsi.
“Mi hai fatto prendere un colpo, sta più attenta!!!”
“Mi dispiace, scusami! Mi dispiace...”
“Sì, sì, ho capito...” portandosi una mano alla testa “Come mai sei salita fin sul tetto, che dovevi dirmi d’importante?”
“Ecco...veramente...” arrossì “...niente...”
“COME NIENTE?!?!?!?!?”
“E’ che ero preoccupata! Poco fa te ne sei andato così...così...non volevo stessi male!”
Rimase in silenzio, stupito un’ennesima volta dal buon cuore della ragazza.
“Se hai bisogno di qualcosa...se vuoi parlare con qualcuno...io ci sono, ti ascolterò volentieri.” Sorrise.
Dolcemente, come al solito.
S’infiammò “...ma tu...” si portò la mano alla tempia, ridendo.
“...eh?”
“Non c’è motivo di preoccuparsi, ero solo arrabbiato con quel maledetto Topo...”
“Ah sì? Però...”
“Davvero, non stare in ansia, capito? Non ce n’è motivo...”
“Ah...” sorrise “...va bene, ho capito!”
Fece per andarsene quando vide di nuovo la luna rossa stagliarsi in cielo.
“Hai visto che bella luna c’è oggi? Ha un che di magico...”
La guardò con indifferenza, d’altronde non aveva fatto altro negli ultimi minuti.
“Sì, hai ragione, è strana, quasi surreale...”
Toru starnutì. Kyo la guardò bene notando la sua gonna sottile e la camicietta leggera a maniche corte.
“Ma che fai qui fuori così conciata col freddo che fa di notte?!?! Entra subito!!!”
“Ah! Sì! Buona notte Kyo-kun!” e si allontanò.
Tornò nella stanza del ragazzo e uscì, dirigendosi verso la sua, si spogliò e si mise a letto, chiuse gli occhi e s’addormentò.

Riaprì gli occhi, assonnata, ma non era nel suo letto. “Dove...” in effetti non era neanche nella sua stanza, né nella casa, né in alcun luogo fosse mai stata o che avesse mai visto.
Era silenzioso, terribilmente silenzioso, e surreale, molto surreale. Era circondata dal nero assoluto, un’infinita cappa di nulla che la circondava totalmente, non dando luce a nient’altro.
“Che posto è questo?” la voce rimbombò più lieve ma ripetutamente per un infinito numero di volte; ma non cambiò la situazione: anche voltandosi da tutte le parti trovava solo il buio pesto, fitto e impenetrabile.
Iniziò ad allarmarsi.
“C’è nessuno?” di nuovo sentì la sua voce perdersi lontano eppure non giungeva risposta, sembrava non ci fosse nessuno per un raggio di miglia.
“C’è qualcuno che mi sente?” Ma dove si trovava, poi? Era in una stanza o all’aperto? Probabilmente era al chiuso, altrimenti non si sarebbe sentita alcuna eco, ma doveva essere un salone enorme, incredibilmente grande data la quantità di volte in cui si ripeteva la sua voce. Ma perché si trovava lì?
“...Yuki-kun...” sentì l’angoscia riempirle il petto e il cuore, traboccarle dagli occhi e scorrere tiepida sul viso, cadendo silenziosa sul palmo della mano, lasciando una piccola macchietta incolore ma visibile (misteri della fede...-__-’ NdA).
“...Kyo-kun...” Osservò la mano senza troppa attenzione...la sua mano...chissà perché riusciva a vederla...come mai? Se fosse stato buio completo sicuramente non sarebbe riuscita a vedere sé stessa e invece si vedeva così bene! Le sue mani sottili, il suo vestito di un azzurrino smorto, molto semplice e dalla gonna larga e svolazzante se pur in assenza di vento.
“...mamma...” presa da nuova angoscia lasciò che una lacrima le bagnasse il volto, cadendo poco dopo senza che toccasse nessun’altra parte della suo corpo; sentì una goccia cadere su di una superficie d’acqua.
“...acqua?” come avesse espresso un desiderio ai suoi piedi apparve all’improvviso una distesa d’acqua argentea che, assieme al nero, si propagava all’infinito, ovunque gettasse lo sguardo.
Ma era davvero acqua? Lei riusciva a starvi in piedi con facilità, come sopra ad un pavimento, ma così liscio da riflettere completamente la sua figura capovolta: in effetti era come trovarsi su di un enorme specchio.
“C’è nessuno?” La sicurezza che il trovare quella superficie le aveva donato era sparita non appena si era accorta che, nonostante tutto, rimaneva comunque in mezzo al nulla, un nulla con un pavimento a specchio, certo, ma pur sempre il nulla.
Decise che non poteva restare lì, doveva trovare l’uscita o comunque qualcosa, qualcuno! Fece un passo, incerto, poi un altro, poco più stabile, e un altro e un altro ancora, finché non si ritrovò a correre senza controllo, probabilmente sbandando continuamente, ma dopotutto come poteva capire la sua direzione? Ovunque guardasse trovava solo un linea argentea e una nera perdersi all’infinito; ebbe a malapena il tempo e la voglia di accorgersi dei piccoli cerchi concentrici che lasciava sul pavimento ogni volta che il piede sfiorava il piede del suo riflesso, cerchi come quelli che si formano sui laghi quando un insetto ci si posa sopra e poi si allontana, come un pesciolino che spunta dall’acqua, come un sasso che vi cade dentro.
E allora era forse acqua quella dove stava correndo? Non se ne fece un problema, doveva correre, trovare qualcuno, qualcosa! Corse, corse…corse fino a quando non le mancò l'aria, fino a quando le gambe non la ressero più, fino a quando il corpo non fu quasi atrofizzato dalla stanchezza, eppure non era cambiato nulla intorno a lei: sempre il pavimento a specchio, sempre il nulla assoluto. Spossata cadde in ginocchio, il fiatone tanto forte da coprire il battito del cuore, e rimase lì a terra a riprendere il respiro, a guardare il buio sopra la sua testa, senza sapere cosa fare lì in mezzo al nulla, e cosa poteva fare in effetti? Aveva corso quanto poteva eppure ancora il buio e lo specchio la circondavano allo stesso modo che prima.
Che forse l’uscita non fosse su quel piano, avanti o dietro che fosse, ma in alto, sopra la sua testa?
Si alzò e saltò in alto, più che poté, tutte le volte che poté, senza però raggiungere un soffitto o un qualche cosa.
E allora sotto ai suoi piedi si trovava l’uscita? Abbassò lo sguardo, ricambiato dal suo stesso riflesso che da sotto ai suoi piedi si stagliava verso il basso, ma a parte questo non vide nient’altro, l’immagine smossa da qualche rado cerchio che dai piedi si allargava all’infinito.
Poi un’ombra. Toru la fisso stupita mentre la figura prendeva colore e forma, delineandosi nel profilo di un uomo, proprio alle spalle del suo riflesso. Si voltò intimorita ma non trovò nessuno; alternò molte volte lo sguardo dallo specchio alle sue spalle eppure il pavimento continuava a mostrarle un uomo che alle sue reali spalle non c’era; si mise ad osservare l’uomo.
Era certa di conoscerlo molto bene, da sempre, eppure razionalmente non l’aveva mai incontrato, ne era certa, né tanto meno gli aveva mai parlato eppure a vederlo provava le stesse sensazione che sentiva in presenza delle sue amiche Uo e Hana o dei membri della famiglia Soma, un confortevole senso di familiarità; era alto, mingherlino, i capelli color del grano tagliati piuttosto lunghi e gli occhi di un marrone molto scuro ma con un riflesso rosso che ogni tanto attraversava il suo sguardo; indossava un kimono crema e marrone, in alcuni tratti anche nero e rosso e aveva, in totale, un aria molto solenne.
Cercò di attirare la sua attenzione “Mi scusi!” ma l’uomo continuava imperturbabile a fissarla “Mi scusi, sa dirmi che posto è questo? Come posso uscirne?” non un cambiamento nello sguardo dell’uomo mentre il suo riflesso era assai più dinamico e le urlava contro le stesse parole che lei stava gridando all’uomo.
Iniziò ad angosciarsi “La prego…” finché una nuova lacrima calda le cadde dagli occhi cadendo sulla superficie specchiata e turbandone la perfezione con cerchi concentrici che lentamente si allargarono fino a sparire.
Eppure qualcosa era cambiato.
Non appena la lacrima aveva smosso la superficie i volti delle due figure nell’acqua erano spariti per un attimo e adesso l’uomo ghignava e il suo riflesso non le ubbidiva più. Guardava l’uomo e gli batteva in lacrime i pugni sul petto perché l’aiutasse, senza che la vera Toru stesse facendo niente del genere.
Finalmente l’uomo si mosse, rapido, molto rapido, afferrò il polso di quella ragazza e dalle falde del kimono tirò fuori un enorme spada, mentre gli occhi sparivano coperti dalla frangia e un sorriso folle gli si dipingeva sul volto.
Toru si alzò in piedi spaventata e portando le mani sul volto urlò quanto più potesse ma senza che un alito di voce le uscisse dalla gola. Ci fu un silenzio opprimente mentre Toru si circondava dal buio, chiudendo gli occhi, coprendoli con le mani.
Quando l’emozione si placò lentamente allontanò le mani dal volto, guardando terrorizzata l’immagine ai suoi piedi.
L’uomo ghignava mentre con la mano reggeva il manico prezioso di una lunga spada dalla lama scintillante che, dallo stomaco alla schiena attraversava il corpo del riflesso di sé stessa, mentre scuro sangue lentamente fuori usciva dalla ferita e si propagava per tutta la superficie, proprio come se fosse in acqua, coprendo tutta la scena; l’ultima cosa che vide, prima che il sangue cupo coprisse tutto, furono gli occhi del suo riflesso, di un chiaro fino all’inverosimile e privi ormai della vita.
Toru si ritrasse, guardando con orrore quella macchia di rosso cupo che si dilatava sempre più, sostituendo all’argento un rosso scuro vicino al nero, mentre la vista le si appannava a causa delle lacrime che gli scendevano fervide dagli occhi.
Poi, in un attimo, avvertì qualcosa muoversi verso sotto di lei e nel sangue vide il volto dell’uomo guardarla con un ghigno divertito mentre un mano spuntata dalla superficie rossa le afferrò la caviglia e tirò giù. Toru, bloccata per un attimo dal terrore, iniziò a dibattersi violentemente, cercando di allontanare quella mano dalla caviglia ma senza riuscirci; sprofondò rapidamente, cercando di strattonarsi come poteva, cercando l’ausilio della superficie ma ormai anche quella era divenuta inconsistente come acqua e Toru ne finì completamente avvolta.

<<< O >>>

Fine primo capitolo! ^__^
Ehm…sì, in effetti dopo quel che avete letto questa mia facciotta allegra non c’entra molto…-__-'''…allora, che ne dite, vi piace? Ve lo avevo detto che era strana, no? Una mia amica leggendola mi ha detto che ricorda molto le situazioni di X delle CLAMP…in effetti…vabbé, aspetto commenti al fermo-posta!
Alla prossima ^__^


 
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