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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: DISAPPER
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: akanemikael galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 21/01/2004 17:33:35

se mi date una mano a continuarla...
 
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PROLOGO
- Capitolo 1° -

* prendete la pubblicità dell'acqua lete, immaginatevi la particella di sodio un umano, e l'acua in cui sta il mondo. Poi immaginatevi l'umano in questione liberamente ispirato a Jonny Deep in Edward Mani di forbice. Avrete la combinazione per capire questa fic e la mia idea che si ferma a questo prologo. Non ho la più pallida idea di come continuarla. Non lo so. Per questo ho avuto questa idea, un altra...chiunque la legga e le piace ed ha un lampo di genio e vuole continuarla con me si metta in contatto con me, tanto il mio idirizzo lo conoscete spero...poi ne parliamo insieme e vediamo. Quindi se mi aiutate ve ne sarei molto grata. Altrimenti vedrò qualche altra pubblicità demente da trasformare in seria! Mandi e grasssie! Baci Akane*

DISAPPER



PROLOGO:

Un mondo. Un intero mondo si stagliava innanzi a lui. Un mondo infinito. Eterno. Labirintico. Universale. Un mondo pieno di...nulla. Ecco cosa abitava quel mondo. Il nulla. Ecco cosa angosciava e devastava quel pianeta immenso e spazioso. La vita...cos'era la vita? Ci si chiedeva questo osservando quell'immagine abissale. Sembrava non esistesse. Eppure non si trattava di morte. Ma di...nulla. era quello il punto. Che non c'era nessuno, ma non solo non esisteva anima viva. Ma perfino i pensieri potevano venir uditi da qualche essere inanimato trasparente. No. Non c'era nemmeno quello. O questo era quel che pensava lui con convinzione. Perchè ne vita ne morte abitavano quel regno. Solo l'oscurità della notte. Una notte che poteva essere eterna. Eterna e letale. Il ragazzo camminava lentamente e incerto. A volte aveva come degli scatti a causa delle fibre muscolari irrigidite e inutilizzate per lungo tempo. Per quanto aveva dormito? Dormito o qualcunque cosa avesse fatto. Forse era solo morto e resuscitato...chi lo poteva mai sapere che era accaduto? Lì non c'era più nessuno...e i suoi ricordi non potevano fargli compagnia, il perchè di tutto lo ignorava ma in lui, in quella mente lontana e sola regnava un sigillo. Un sigillo che bloccava i suoi pensieri di come era un tempo. Qual era il suo nome? In che condizioni si trovava? Non sapeva nemmeno com'era il suo corpo. Non ricordava la sua faccia. E ad accoglierlo c'era solo il nulla. Che catastrofe aveva colpito il suo mondo?
Prese a girovagare con placidità fra i sentieri deserti del mondo. C'erano alberi vecchi spogli e il terreno ricoperto di foglie secche. Ma quello era veramente il mondo? In lontananza boschi. Boschi e boschi. Solo quello all'orizzonte appariva. I villaggi erano ridoti a grumi di macerie. Le strade dove un tempo probabilmente passavano le automobili erano intatte, l'asfalto invecchiato e schirito. Non c'era sporcizia. Il ragazzo alzò lo sguardo oltre i boschi, poteva vedere molte montagne. Là. Era là che sarebbe andato a cercare. Ma cosa cercava? Qualcosa che non sapeva nemmeo lui. Era come un bambino appena nato nel corpo di un adulto. Non sapeva nulla, non possedeva ricordi. Non sapeva parlare, non capiva se i pensieri che aveva erano suoi o qualcun altro gli parlava nella testa. E faceva. Cosa faceva? Si muoveva. Camminava. Osservava...l'unica cosa che poteva fare.
Giunse ad un largo fiume, lo si poteva attraversare grazie ad un vecchio ponte. Si sedette in riva ad esso su dei massi. E solo in quel momento si accorse del suo aspetto impressionante. Ma non solo di quello. Delle sue mani. Le sue mani che non erano tali. Mani mostruose e pericolose. Mani che non c'erano. Sui polsi si allungavano due coltelli, uno per braccio. Erano coltelli non troppo lunghi e nemmeno troppo corti. Coltelli affilati e perfetti. Alla base erano larghi quanto il polso di piccola circonferenza poi si assottigliavano allungandosi, per finire con una punta perfetta. Come in trance osservando le sue 'mani' se le portò al volto, sulla bocca socchiusa. Un bocca dall'insolito colore scuro come avesse un rossetto viola, in realtà erano così per il freddo e la screpolatura. Si portò le lame alle labbre e le passò su di esse. Era l'unico modo per sentire la sensazione che davano alla pelle delle armi del genere. Si tagliò, non lo fece apposta ma la ferita si aprì obliquamente attraversando la bocca piccola e incurvata perennamente verso il basso, partendo dal mento e finendo su metà guancia. Il sange prese a colare. Ma sembrava non fargli male. Osservò la lama ora sporca del suo sangue e seguendo un altro impulso la leccò pulendola dal liquido scarlatto che continuava a macchiargli il volto. Dopo di che senza pensarci ancora si affacciò sulle acque gelide e vi tuffò la testa dentro, quando la tirò su si scrollò il capo facendo partire mille goccioline fredde in ogni direzione. Solo allora si guardò riflesso. Il suo volto era bianco, non pallido. Proprio privo di colore. Era bianco da far impressione, ma quello che faceva impressione non era quello dopotutto. Le sopracciglia non cerano e gli occhi dal taglio occidentale mantenevano sempre un espressione triste e malinconica ma anche di domanda, come se si chiedesse all'infinito perchè lui. Era inspiegabile. Ma era così. Quegli occhi erano tristissimi ma anche da brivido grazie alle profonde e violastre occhiaie che si presentavano intorno ad essi. Impressionanti pure esse. Come se fosse ammalato da tempo. I suoi capelli erano gocciolanti, certo, ma erano la cosa più strana. Come definirli? Incasinati...disordinati...erano lunghi, almeno fino alle spalle...e neri come la pece, ma erano ingrovigliati e per questo finivano per aria, come avesse messo il dito nella spina della corrente elettrica. Pettinarli apposta così era impossibile, che razza di capelli erano quelli? Assurdi. Troppo assurdi. Ogni tanto qualche ciuffo cadeva giù sul volto. I lineamenti ad ogni modo affascinanti. Se lo si immaginava con la pelle colorita, privo di occhiaie, con delle sopracciglia, delle mani e dei capelli più normali sarebbe stato un bel ragazzo indubbiamente, ma in quello stato la visione della bellezza veniva oscurata dalla stranezza e impressionabilità. Posò gli occhi sui suoi vestiti. Indossava vestiti di pelle attillati, maniche e pantaloni lunghi , pesanti e caldi. Con dei lacci e delle fibbie orizzontali lungo tutta la tuta impossiible probabilmente da togliere. Era comunque comoda. Stivali sempre sullo stesso stile. E al collo un collare anche quello di pelle borchiato. Delle catene attaccate al vestito singolare scendevano tintinnando ad ogni movimento rigido ed incerto, come fossero degli scatti.
Si alzò in piedi. Non sapeva il suo nome e non sapeva darsene uno, non aveva le mani e la parola, il suo aspetto era a dir poco mostruoso o per lo meno insolito. Si poteva capire che con quei coltelli di lì a poco si sarebbe riempito di tagli e cicatrici. Il corpo vestito in quel modo interessante nascondeva dei notevoli muscoli non esagerati. Non aveva ricordi, non sapeva che fare. Il nulla lo circondava.
Non c'era nessuno?
Non c'era veramente nessuno?
Era solo al mondo, un modo di cui ignorava la storia e cosa l'avesse ridotto a questo.
Mentre le presenze di molti esseri inanimati prendevano a farsi sentire da lui.
Che ne sarebbe stato di lui?

FINE PROLOGO



 
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