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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Fruits Basket
Titolo Fanfic: KAKO NO KYOKU - KAOKU
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: yuri-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 11/01/2004 17:55:17 (ultimo inserimento: 28/03/04)

una nuova soma, non appartenente alla famiglia, il suo presente e il suo passato in un unico binario. quale mistero può celarsi dietro al suo sorriso?
 
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- Capitolo 1° -

"Kako no Kioku"
(Ricordi del passato)

Capitolo 1. IN PENTOLA BOLLE QUALCOSA.

- Beh, allora... buona notte......... Hitomi... -
Una figura femminile, dall'ombra sottile e fragile, si fece strada nell'oscurità e raggiunse a tentoni la maniglia di una porta.
Fece per abbassarla, e uno spiraglio di luce entrò appena nella stanza.
La finestra era serrata, dalle persiane chiuse passava appena un timidissimo e debole raggio di luna, che illuminava appena le aggrovigliate coperte di un letto discretamente spazioso. Il resto era immerso nel buio più completo. Vi era un'aria viziata, chiusa, e si poteva udire distintamente l'affanno respiratorio della figura in prossimità della porta.
Era sul punto di uscire, ma si fermò nell'udire un debolissimo richiamo.
- Masaru... -
Questo appello bastò per farla lentamente voltare verso il letto situato al lato opposto della scura stanza, e lo fece con un'insolita lentezza.
Era stanca.
- Dimmi. -
- Non vuoi... dormire qui... stanotte...? -
Questa voce si fece tremula, di una sproporzionata dolcezza.
L'ombra della ragazza si passò una mano tra i capelli, vagamente impacciata, e declinò cortesemente l'invito, anche se non riuscì a nascondere il suo imbarazzo.
- Mh... - mormorò l'altro personaggio, deluso, accasciandosi a peso morto sui cuscini che la circondavano. - Ho l'impressione, Masaru, che tu ti sia stancato di me. -
La ragazza deglutì, sempre più a disagio.
- ... ascolta... io... -
- No, no, non ti preoccupare. Non sono arrabbiata. L'importante è che tu mi ami. Perché tu mi ami. Vero, Masaru? - chiese, con un tono speranzoso e quasi morboso.
A queste parole, l'altra ombra si avvicinò al letto, come per farsi forza, e prese un lungo respiro, nonostante l'aria in quella camera fosse quasi del tutto irrespirabile.
Si sedette sul letto, e iniziò ad accarezzare dolcemente il braccio della sagoma sdraiata.
- ... senti... devi fartene una ragione... non posso risponderti, perché non sono... -
La silhouette si ritrasse bruscamente, spaventata, iniziando a tremare.
- ... no... no... no...! Io... tu... tu... Masaru...!!! - balbettò, con la voce tremula.
La ragazza più giovane si morse il labbro, voltando la testa, affranta.
- Devi fartene una ragione, ma... -
- NOOOOOOOOO!!!!! -
Un urlo lancinante, selvaggio, venne scagliato con una potenza disperata, mentre la sagoma si portava le mani sulle orecchie, tormentandosi il capo con i polpastrelli, nel tentativo di non sentire.
- NON DIRLO!!!! NON DIRLOOOOO!!!!!! -
L'altra persona cercò disperatamente di porre rimedio al suo eccesso di sincerità.
- No... scusami... scusami... scusami... mi dispiace! Non volevo dirlo...! Perdonami! Perdo...!!! -
I fremiti si moltiplicarono, facendosi ancora più violenti. Le dita si strinsero ancora di più alla cute, mentre i palmi serravano i padiglioni, per non udire altro. Abbassò il busto, raggomitolandosi sul suo corpo, e contorcendosi orribilmente tra le lenzuola pallide.
- MASARU! MASARU!!! RIDAMMI MASARU, ASSASSINO!!! ASSASSINO!!!!! ASSASSINO!!! MALEDETTO ASSASSINO, RIDAMMI MASARU!!!!!! LO RIVOGLIO!!!! MASARU!!!! DANNATO ASSASSINO!!! RIDAMMI MASARU!!!! -
Le urla erano sempre più alte, più strazianti, intollerabili.
La figura, che inutilmente cercava di calmare la presunta Hitomi, angosciata, serrò gli occhi, disperatamente
- Sono qui, sono qui!!! Ti prego, Hitomi, basta, smettila, ti prego, ti prego, ti supplico... Se ti agiti è peggio, starai male e dovremo chiamare il dottore! Calma... calmati! -
Questa si chetò un poco, continuando a tremare violentemente.
- Ma... Masaru... io... oh, io...! -
- Non fa niente. Scusami. Sono io che non dovrei parlare di certe cose. Perdonami. -
- Oh, M... Masaru! Ma... saru...! -
I fremiti non cessarono. Era ancora troppo sconvolta emotivamente per tornare del tutto normale. Si sporse, gettandosi tra le braccia dell'altra figura, che ricambiò, però con il cuore gonfio di angoscia.
La prima sagoma passò le dita tra i capelli dell'altra, quasi avidamente, morbosamente, stringendoli con forza, come se vi si stesse appoggiando, come se si volesse accertare del tutto che era ancora lì, che non era solo una sua impressione...
- ... Basta che tu... tu sia sempre con me... -
- ... s... sì... -
" Masaru non è più con te... "
" Anche andando avanti con questa bugia, con questa malata certezza..."
" ... Questa menzogna..."
" Né a me... né a te..."
" ... Non ci basterà mai..."

Raggiungere quel sogno...
"Tutto quello che voglio è starle accanto. Mi basta questo, mi basta solo... saperla... saperla vicina. La voglio proteggere, solo proteggere... non..."
Un furtivo sospiro quasi invisibile non potè essere trattenuto.
" E questa invece è solo una bugia.
... Non mi basterà mai..."

- Buongiorno, Soma! Buongiorno, Kyo! -
Toru aveva ancora indosso un grembiule chiaro, i capelli raccolti in una semplice mezza coda e il solito sorriso che le illuminava il volto. Socchiuse gli occhi scuri.
- Buongiorno, Honda! - salutò Yuki sorridendo.
- 'giorno... - borbottò Kyo, soprappensiero.
- Avete dormito bene...? -
- Benissimo, grazie. - rispose Yuki altrettanto gentilmente. - Come al solito sei molto carina...! -
Il principe del liceo rivolse alla sedicenne un affabile sorriso.
Lei non potè fare a meno di arrossire impercettibilmente, imbarazzata.
- Ah... no... S... Soma, che...! -
- Oh, ma io dicevo sul serio, sei così gentile... -
Kyo voltò la testa, in silenzio.
In silenzio.
Non lo sopportava, non ce la faceva.
Assistere a questi scambi di sguardi fuggevoli, di sorrisi impercettibili... no, era troppo. Come al solito la sorte migliore era toccata a... lui.
Gli aveva portato via anche...
"Smettila di pensarci. " si intimò da solo, severamente, scrollando amaramente la testa.
- Kyo...? -
Il giovane sussultò nel sentire pronunciare il suo nome.
- C... che c'è...? -
- Hai un'aria molto strana, sei sicuro di sentirti bene...? -
Toru lo osservava, sinceramente preoccupata, con le mani intrecciate.
- Io... io... -
- Forse stanotte non sei riuscito a riposare? -
chiese di nuovo, apprensiva.
- No, sto... -
La ragazza stava per posare una sua mano sulla fronte del suo coetaneo.
- Forse hai la febbre... -
Questo si ritrasse, di scatto, molto bruscamente.
- Non ho niente, non ho niente, ti preoccupi sempre troppo! -
- S... scusami... mi dispiace... -
Yuki Soma gli lanciò un occhiataccia truce.
- Stupido gatto. -
Kyo si voltò verso l'altro ragazzo, furente, il volto arrossato.
- Idiota! Non chiamarmi stupido o ti gonfio di botte!!! -
- Non posso fare a meno di chiamare le cose con il loro nome scientifico. -
- IO NON SONO UNA COSA!!! -
- Già, in effetti le cose hanno più cervello di te... -
- Come ti permetti brutto damerino effeminato?!?! -
- Ah... ah...! Ky...! - provò ad intromettersi la sedicenne timidamente.
- COSA...?!!! - Kyo stava per rispondere di nuovo bruscamente, ma poi la figura del suo maestro, Kazuma Soma, l'unica persona che l'avesse mai veramente stimato e protetto, si delineò nella sua mente, e lo fece calmare.
Ripensò a ciò che gli aveva promesso, e si contenne.
Abbassò la testa, come se si fosse stancato.
- ... Scusami... - mormorò, scrollando appena le spalle - In effetti ho dormito molto poco.-
Toru arrossì un poco, sotto le guance.
- No...! No, non fa nulla, Kyo!!! -
- Tsk. - fece Yuki, seccato - Uno stupido come te dovrebbe arrendersi da principio, invece di cercare di mantenere una promessa troppo grossa pure per lui. -
Il viso di Kyo si fece paonazzo per la stizza, ma ingoiò l'amaro boccone, e rimase in silenzio.
Poi sul suo volto comparve un piccolo e provocatorio ghigno.
- E allora preparati, maledetto topo, perché oggi sarà il giorno in cui ti sconfiggerò!!! -
Yuki per tutta risposta mostrò i suoi serafici occhi "a palla", appena accigliato.
- Sì, guarda, te lo auguro... -
- MMMMHGGH... maledetto, come lo odio...! - sibilò Kyo, stringendo convulsamente il pugno, mentre sul suo viso e sulla sua testa comparivano i soliti simboletti della rabbia.
Piano piano la stretta del suo pugno si allentò, insieme alla rabbia, dando spazio all'amarezza.
"Eppure... più ci penso e più mi rendo conto... che molto di tutto questo mio odio è solo gelosia... lui... lui è destinato..."
Si passò una mano tra i capelli, serio.
" E non posso farci niente."
Ora Toru rideva, radiosa come sempre, mentre parlava con Yuki.
Quel sorriso, sincero e luminoso come sempre, lo fece stare meglio, e prese un sospiro, come se si fosse liberato di un peso gravoso.
"... voglio proteggerti... voglio solo proteggerti, è importante solo quello..."
- Volete fare colazione? - chiese Toru, cordialmente, rivolta ad entrambi i ragazzi.
- No, grazie, Honda... personalmente trovo che sia meglio andare. Siamo in ritardo, rischiamo di essere rimproverati. -
- Ah... ce... certo, ma non vorrei che vi sentiste male...! - protestò timidamente Toru.
- Vorrà dire che mangeremo a pranzo. - sbottò Kyo, prendendo la cartella e affrettando il passo per uscire.
- Come sarebbe a dire, i miei fedeli beneamati discepoli, i miei pupilli, i miei protetti non salutano il loro vecchio e stanco tutore prima di uscire...? - gemette in tono teatrale la voce strascicata di Shigure.
- Noi- non- siamo- i- tuoi- protetti. - scandì Yuki, infastidito.
- Ecco, appunto, e poi da quando in qua te ne frega del nostro saluto...?! - aggiunse Kyo, scocciato allo stesso modo.
- Del tuo effettivamente nulla, Kyo! - trillò il ventisettenne circondato da uno sfondo di fiorellini colorati - Però se il piccolo fiore questa mattina non mi salutasse potrei anche avere una giornata di cattivo esito! E ciò non è consono che accada! -
Toru sorrise, divertita.
- Ma certo, Shigure, buona giornata. -
- Oh, grazie, piccola Toru! Anche a te, con i miei omaggi... bene, ora me ne posso anche tornare a dormire... -
- Se ti sei alzato solo per questa cavolata potevi anche rimanertene a letto! -
gli gridò dietro Kyo.
- ... che stupido... -
commentò Yuki, sospirando rassegnato.
- Ooh, ma che commovente, il mitico trio che si sveglia al mattino presto per recarsi nel meraviglioso e intrigante mondo del liceo!!! Aah, Gure, non trovi che assomiglino un sacco a noi quando eravamo dei giovincelli? -
cinguettò un'altra voce alquanto familiare dall'atrio della casa.
I quattro si recarono lì, trovandosi di fronte ad Ayame.
- A... Aya...!? Che diavolo ci fai qui, a quest'ora...?! - chiese Shigure, perplesso.
- Oh, nulla, Gure, ho pensato di spolverare un po' delle mie vecchie sensazioni che temevo fossero precipitate nell'oblio, guardando il nuovo trio che si reca gioiosamente a scuola in una radiosa e cinguettante mattinata di primavera! -
- ... io non lo conosco... - gemette Yuki, portandosi una mano sulla faccia.
- ... e poi si può sapere come cavolo fai a comparire così all'improvviso tutto ad un tratto...?!?! - gli urlò contro Kyo, non particolarmente felice di vederlo.
- Te l' ho già spiegato una volta, Kyonkichi, io non mi materializzo, io entro dalla porta come tutti gli esseri comuni. Il problema è che tu sei così stupido che non l' hai ancora capito. -
- A CHI HAI DATO DELLO STUPIDO?!?!?! -
- A te, Kyonkichi! Oltre che stupido sei pure sordo...? -
- PARLI PROPRIO TU, MALEDETTO!!!! -
Ayame si girò verso il fratello minore, Yuki, ignorando di peso il povero Kyo.
- Buongiorno anche a te, mio caro fratello, immagino che ti rechi a scuola con cuore leggero, accompagnato come al solito dalla tua adorabile principessina...! -
- ...ehm... buon... giorno, signor Ayame...! - salutò Toru, piuttosto imbarazzata.
- Smettila di mettere in imbarazzo le persone...! - sbottò Yuki, con qualche simbolo dell'incavolatura sulla faccia - Nessuno ti ha chiesto di venire!!! -
- No... in effetti no... - le labbra di Ayame si schiusero in un amabile sorriso - Ma essendo io il numero uno dei fratelli premurosi, eccomi, voilà moi per vedere come se la cava il mio simpaticissimo fratel...! -
- Grazie tante per l'interessamento, ma io dovrei andare a scuola, e non per dire, ma siamo in ritardo!!! E tu come al solito stai complicando le cose! -
- Yuki, Yuki, Yuki, Yuki... - cominciò Aya in tono paterno - Se non ricordo male tu per primo volevi iniziare a capire qualcosa di nuovo sulla mia figura fraterna, o sbaglio...?! -
- Non sbagli, ma questo non è proprio il momento!!! - esplose Yuki, esasperato.
Ayame sgranò gli occhi, sorpreso, e seguì un momento di silenzio.
- Non ho capito, Yuki, cosa hai detto...? - chiese, portandosi una mano all'orecchio.
- Che non è il momento!!! -
- No, no, no, prima di quello...! -
- Che dobbiamo andare a scuola! -
- Naaa... non così indietro, un po' dopo... -
- PIANTALA, NOI DOBBIAMO ANDARE!!!!!! -
- Yuki, abbi solo la compiacenza di ripetere! -
- FACCI PASSARE, ACCIDENTI!!!!!!! -
- Sbaglio o il mio udito ha sentito la frase "non sbagli"????? -
- SÌ, CAVOLO, MA SPOSTATI E FACCI ANDARE!!! -
- AHA!!! YUKI, TU HAI DETTO CHE TUO FRATELLO NON HA SBAGLIATO!!! - urlò Aya, trionfante - TU, Yuki Soma, fratello di Ayame Soma, nonché il sottoscritto, hai appena fatto un passo avanti nel nostro lungo e tortuoso per non dire difficile cammino verso la comprensione fraterna!!! Riconosci l'autorità e l'autorevolezza della mia figura!!! -
- NON HO DETTO NIENTE DEL GENERE!!! - urlò Yuki, fuori di sé.
-___-" - ... per una volta non ti invidio per nulla, topo... - parlò sottovoce Kyo, portandosi una mano sulla testa.
^__^" - ... il signor Ayame in effetti è un tipo un po' particolare...! - rise Toru.
- Oh, oh, oh, Gure! Hai sentito??? Bisogna celebrare questo giorno nei secoli dei secoli, proclamandolo "Giorno del fratello"! -
Shigure lo guardò, compatendolo dal profondo.
- Ah, davvero...? -
- Davvero, davvero! Da più doppia v ed ero! Certainement! Bien Sur! Sure! -
Gure fece un sorrisetto ironico, ammiccando.
- ... d'altra parte, mi piacerebbe che volteggiassi così anche in QUEI momenti... Aya... -
Aya smise di volteggiare e osservò il ventisettenne, con lo stesso sguardo di intesa.
- Oh, e cosa ti darebbe modo di dubitarne, dopo tutti i sogni che abbiamo condiviso... Gure... -
Kyo e Yuki si voltarono dalla parte opposta, coperti da simboletti della depressione e in preda ad un conato di vomito.
- ... dovrei esserci abituato in fondo... -
- ... sì, ma allora perché mi viene da vomitare lo stesso...?! -
Intanto i due continuavano scherzosamente a scambiarsi allusioni, fino a quando non si scambiarono il rispettivo segno dell'"ok" con il pollice alzato e il solito "Bene!".
- Aah, siamo in un ritardo mostruoso!!! - gemette Toru, guardando l'orologio.
- AYAME!!! È solo colpa tua!!! - gli gridò dietro Yuki, mentre usciva in fretta e furia dalla porta di ingresso.
- Oserei pensare che è venuto qua apposta...! - ringhiò Kyo.
Ayame sorrise, socchiudendo gli occhi, poi voltandosi verso Shigure.
- Forse non sarei dovuto venire, tu dici...? - gorgheggiò, allegramente.
Shigure alzò le spalle, rassegnato.
- Boh... tanto ormai qua dentro ci vengono tutti... -

- Aah... per fortuna il professore non ci ha ripreso più di quel tanto... -
sospirò Toru, sollevata.
- Ciò non giustifica il fatto che Ayame sia odioso! - sbuffò Yuki, ancora nervoso.
- Non per nulla è tuo fratello... - fece Kyo, guardando dalla parte opposta, in modo provocatorio.
Yuki lo fulminò con un'occhiataccia irritata, ma non commentò nulla.
Il trio era in corridoio, durante l'intervallo, e si stavano recando verso la classe di Hatsu e Momiji, per trascorrere, come di consueto, la pausa insieme a loro.
Finalmente, in mezzo alla confusione generale, scorsero la sagoma di Momiji, o meglio, dei suoi particolari capelli biondi.
Anche lui, voltandosi, li scorse.
- AAH! Guten Tag, Toru!!! - salutò, allegro.
- Salve, Momiji...! - rispose lei, sorridendo - Mi fa piacere vedere che sei così allegro! -
- E quando mai questo moccioso non lo è?! - borbottò Kyo.
- Ja, danke, Toru! Guten Tag anche a voi, Yuki e Kyo! -
- Ciao... - risposero questi due, con scarso entusiasmo.
- Non dovete essere i soliti orsi, voi due! - esclamò Momiji, sorridendo da orecchio a orecchio - Io e Haru abbiamo una sorpresa per voi, vi faremo conoscere una persona!!! -
- Chi è, questa persona, una tua amica? - chiese Toru, perplessa.
- Ja! È arrivata oggi nella nostra classe, ed è molto simpatica! -
Poco dopo si scorse Hatsu, da lontano, che si riconosceva benissimo per i capelli bicolore e per gli strani accessori che si portava sempre dietro.
- Ciao. - salutò questo molto tranquillamente - Scusate il ritardo. -
- Buongiorno signor Hatsuharu! - salutò, inchinandosi rispettosamente, Toru.
- Allora, Haru, dove è lei? -
- Lei? - si stupì il ragazzo.
Rimase in silenzio qualche frazione di secondo, grattandosi la testa con aria meditabonda, poi espresse un tranquillissimo verdetto:
- Ah, giusto, ero io che la dovevo accompagnare qua. -
- HARU!!! - gemette Momiji - Dove l'hai lasciata, povera Hiru?!?! -
Hatsu alzò le spalle, in modo incredibilmente calmo, quasi come se non fosse affar suo.
- Boh. -
- ... -
I tre commentarono solo con eloquenti goccioline sulla testa.
- Senpai Hatsu!!! Senpai Hatsu!!! -
Si sentì un richiamo dal fondo del corridoio, affannoso.
- SENPAI HATSU...?! - commentarono i tre con una goccia piuttosto grossa in testa, sicuri di aver capito male e soprattutto shockati per un titolo così in antitesi con il modo di fare di Hatsuharu.
Si voltarono verso il punto da cui proveniva la voce, e videro tra tutti i vari studenti una ragazzina piuttosto bassa, affannata, che correva verso il gruppo, sempre più spaesato.
La figura li raggiunse, sfinita, ansimando e mantenendo il busto piegato per lo sforzo.
- Oh, eccola dove era. - commentò seraficamente Hatsuharu, tranquillo come una rosa.
- ... anf ... anf... anf... ma dove era sparito...?! Non l' ho più vista!!! -
- Io pensavo ad andare avanti. - si giustificò il ragazzo, scrollando le spalle - Non ho guardato se mi stavi seguendo. -
La ragazzina alzò la testa, prendendo un profondo respiro, e mostrando il suo viso.
Aveva le guance arrossate, per la corsa, una struttura molto magra e minuta, che le conferiva un'apparenza abbastanza fragile, un colorito piuttosto pallido, chiarissimo, due grandi occhi grigio-azzurri che però avevano un'aria molto vitale, a dispetto dei precedenti dettagli citati. I capelli erano scalati, lunghi poco dopo metà schiena, di color castano molto scuro, e pettinati con una mezza coda. Facevano eccezione diversi ciuffi sulla fronte, irregolari, quasi sistemati come una frangia asimmetrica.
- Meno... meno male che l' ho ritrovata! Ho fatto il giro di tutta la scuola e non sapevo orientarmi! -
- Alla fine ci sei riuscita. - concluse Hatsu, senza scomporsi.
- Aah, povera Hiru! - piagnucolò Momiji, prendendole la mano - Ti sei stancata tanto...!?-
- Sì, ma è colpa mia che non sono abituata a correre! - sorrise con gli occhi socchiusi la ragazzina. Poi scoppiò in una fragorosa risata, che fece sobbalzare i compagni. - Tanto setacciando tutta la scuola prima o poi l'aula giusta l'avrei trovata! I piani non possono moltiplicarsi! Ah, ah, ah! Accadrà quel che deve accadere! -
- Ah, beh, in fondo hai ragione. - approvò Hatsu, imperturbabile.
- ... ma come parla questa...?! - fu il commento di Kyo, che osservava la ragazza come se fosse stata una strana forma di vita.
- Si... sicura di sentirsi bene, signorina...? - chiese Toru, sinceramente preoccupata.
La presunta Hiru la osservò, a lungo, perplessa, con occhi curiosi e indagatori; sembrava moltissimo una bambina che per la prima volta incontrava un gioco nuovo ma interessante, e Toru non potè fare a meno di trovarla incredibilmente carina e tenera.
- Sì... grazie... e lei è...? -
Toru arrossì, impacciata.
- Ah, giusto, che maleducata, io sono Honda! Toru Honda! - si inchinò affannata - Le do il benvenuto in questa scuola...! -
- Io sono Michiru Soma, o Hiru, che dir si voglia. Il piacere è tutto mio, signorina senpai Honda! - annunciò con un largo sorriso la ragazza, inchinandosi rispettosamente allo stesso modo di Toru.
Toru, a quelle parole, venne attraversata da un fulmine.
- ... Scusi... ha... detto... ha detto Soma...?! -
- Sì. - confermò lei, tranquilla, sbattendo le ciglia innocentemente - Qualcosa non va...? -
- Ma-ma-ma-ma...... ma... allora...! - tartagliò Toru, confusa.
Michiru fece un sorriso, conciliante, assumendo tutto ad un tratto un'espressione più adulta.
- Forse lei si starà stupendo perché ho lo stesso cognome di senpai Hatsuharu e di Momiji, dico bene? -
La sedicenne si sentì arrossire, imbarazzatissima.
- E... ecco... io... credevo che anche lei... facesse parte... della famiglia Soma... cioè... di QUELLA famiglia Soma... -
Yuki e Hatsu si scambiarono vicendevolmente uno sguardo serio.
Il primo di questi assentì con il capo, mentre Kyo rimase imperturbabile, come se la cosa non lo riguardasse.
Michiru continuò a sorridere, senza scomporsi minimamente.
- Sarà un caso di omonimia, signorina senpai Honda! Io non conoscevo senpai Hatsu e Miji prima di arrivare qui! - rise di nuovo, in tono spensierato e allegro - Accadrà quel che deve accadere!! -
- Ca... capisco... - Toru si inchinò, affannata e rossa in volto - Non volevo fare la figura dell'invadente, le chiedo scusa! -
- Oh, no, non c'è bisogno di scusarsi! Lei è molto carina, signorina senpai Honda! -
- Anche noi facciamo parte della famiglia Soma. - disse Yuki introducendosi nel discorso. - Io sono Yuki Soma. Felice di conoscerti... Soma. -
- Il piacere è tutto mio, signor Senpai Soma! -
- Io sono Kyo Soma. - tagliò corto Kyo, in modo sbrigativo.
- Ah, piace...! -
- Non ti azzardare a chiamarmi "senpai", e soprattutto non voglio che le ragazze mi diano del "lei"! -
Michiru sembrò rimanerci male, e non concluse la sua frase.
Non insisté nemmeno, si limitò ad osservarlo, con espressione stupita e una punta di dispiacere.
Toru sorrise, con una gocciolina in testa, cercando di sdrammatizzare per l'effettiva scortesia di Kyo.
- Sì... in effetti... non esagerare con le formalità! Non mi chiamare "signorina senpai Honda", dammi del tu...! -
- Del tu? - chiese Hiru, sgranando gli occhi, tornando con l'espressione di bambina incredula e sempre più incuriosita.
- Sì, certo, chiamami pure Toru, non c'è bisogno di una simile convenzione... -
- D'accordo signorina senpai Toru! - esclamò soddisfatta la piccola Hiru, sorridendo con gli occhi chiusi e battendo allegramente le mani, radiosa.
- ...ehm... -
- Dovete sapere che Hiru in realtà è più piccola di me e Haru di un anno - spiegò Momiji, mostrando l'indice - Perché infatti le hanno fatto saltare un anno di scuola alle elementari! È per questo che è così rispettosa con tutti, qua sono tutti più grandi di lei...! - poi aggiunse, con un sorriso, dopo una breve pausa - L'unico a cui non dà del senpai sono io, perché siamo alti uguali...! -
- Ma cosa diavolo c'entra l'altezza con i senpai, scusa...?! -
- Oh, ma è vero! - cinguettò la piccola Michiru - Qua per me sono tutti dei senpai! -
- Non... non propriamente, ma... -
- Ti hanno fatto saltare la prima elementare? Eri davvero così brava a scuola? - chiese Toru, incredula.
- Così pare! Mi hanno trasferito in questa scuola proprio perché era molto più difficile della mia precedente scuola, e i miei insegnanti hanno trovato opportuno mandarmici. -
- Davvero...? Ma è meraviglioso! Che fortuna!!! -
Michiru allargò il suo sorriso, sempre similissimo a quello di una bambina di cinque anni.
- Oh, è ancora più grande la fortuna di avere incontrato persone così gentili come te, signorina senpai Toru! - poi riprese, con la solita risata argentina e spensierata - Ma tanto anche se non ne avessi incontrati che importa? Ah, ah, ah, accadrà quel che deve accadere! -
- ... ehm... -
Le due ragazze diventarono ben presto amiche, poiché si trovavano reciprocamente simpatiche, e Toru chiese il permesso di ritirarsi per potere presentare a Michiru sia Hana che Uo, che nel frattempo erano rimaste in classe.
Naturalmente i ragazzi non ebbero nulla da obbiettare, e le lasciarono andare senza problemi.
- ... allora... che cos'è questa storia...?! - aggredì subito Kyo, appena le due erano già piuttosto distanti. - Chi sarebbe questa, e chi la conosce?! -
- Kyo, non essere così aggressivo... - cercò di calmarlo Momiji. - ... Hiru non fa parte della nostra famiglia, ti assicuro... l'abbiamo incontrata per caso, è arrivata oggi. -
- D'altra parte, Soma può anche essere un cognome comune... non saremo gli unici del Giappone, no? - suggerì Yuki, pensieroso.
- Non mi interessa!!! Se queste cose non ci vengono dette prima rischiamo di fare figuracce, e anche peggio di quelle! -
- Sì, Kyo... hai ragione... ma che occasione potevamo avere per parlarti, questo è il primo giorno in cui l'abbiamo vista...! - continuò a giustificarsi Momiji, senza perdere la calma.
- Ti ho già detto che non mi interessa!!! -
- Non è pericolosa. - si intromise Hatsu, seraficamente, alzando le spalle.
- Mi sembra di non avere detto questo, ti pare?! - domandò Kyo, piuttosto contrariato.
- No, non mi pare, ma semplicemente non è pericolosa. -
- Haru ha ragione. In fondo non è che una bambina o poco più, che fastidio vuoi che ci possa dare...? - lo appoggiò il ragazzo per metà tedesco, tentando di esibire un sorriso timido ma convincente.
- Se non sbaglio anche le amiche di Honda ci frequentano senza problemi, e riusciamo benissimo conviverci. Non capisco perché con lei debba essere diverso... - aggiunse poi Hatsuharu, dopo una pausa di qualche minuto.
- Appunto. È inutile fare polemiche, stupido gatto. Non è dei Soma, ma casualmente si chiama come noi. Non ci vedo nessun problema. -
- IO NON SONO STUPIDO!!! -
- Però propongo di parlarne al maestro. - continuò Hatsu, ignorando di peso il fatto che (come al solito) Yuki e Kyo avevano iniziato a litigare.
- Vuoi dire a Shi? -
- Sì. Lui sa di tutto sulla famiglia Soma e le varie parentele... -
- Giusto. - approvò Momiji, serio. - Anche per informarci. D'altra parte, se è una Soma potrebbe anche essere utile sapere se è un caso di omonimia o della nostra famiglia... -
- Ok. Glielo dirò appena possibile. - promise Yuki, annuendo.
- ... - Kyo rimase un attimo in silenzio, pensieroso, prima di dare un'effettiva opinione - Va bene. Però... non saprei, non mi sento molto tranquillo con quella. - borbottò.
- Ma dai, Kyo... - rise Momiji, del tutto convinto della buona fede di Michiru.
- Cos'è, la stupidità ti fa anche da sensore, adesso...? -
- ... MMGH... MALEDETTO TOPO!!!!!!! -
No, non era una questione di stupidità, o di sospetto...
Era una sensazione.
Sicuramente infondata, anzi, con ogni probabilità...
Eppure, in quella ragazza c'era qualcosa di strano. Qualcosa che aveva vagamente captato, ma che non era in grado di decifrare...
Un po' come una nota strana, un'imperfezione... non sapeva nemmeno lui come definirla.
Una sensazione che non indicava né pericolo né minaccia... qualcosa di un poco più intricato e complesso, che non sapeva spiegarsi.
Che cosa, allora...?

- Grazie millissime, senpai!!! - esclamò la ragazza castana scuro, raggiante.
Stava camminando per Tokyo accompagnata da Toru, Uo e Hana, che l'avevano invitata dopo la scuola ad accompagnarle per alcune spese.
- Ehi, ma di cosa...? - esclamò Uotani, alzando le spalle - Siamo solo uscite insieme per un giro di spese... non c'è nulla di straordinario... -
Michiru arrossì, graziosamente, un poco impacciata, abbassando gli occhi. Poi li rialzò, continuando a sorridere. - Ah, però... - cominciò, ancora un poco rossa in volto - ... però le senpai sono state gentili ad invitarmi, anche se sono arrivata solo stamattina... -
- Ma dai, che c'entra...? -
- È un piacere, davvero! - garantì Toru, ricambiando di cuore il sorriso.
- ... Che ragazzina educata... - commentò semplicemente Hanajima, che era avvolta in uno spettrale vestito (religiosamente) nero, lungo fino ai piedi e che teneva piuttosto lontani i passanti.
- Waaa! Grazie, signorina senpai Hanajima! -
Le quattro ragazza proseguirono allegramente il loro giretto, mentre tenevano in mano le borse di plastica contenenti i loro acquisti.
Poi, quasi senza accorgersene, arrivarono dinnanzi ad un condominio, dall'aria piuttosto vecchia, in compenso, però molto alto; contava di circa sette piani.
Uotani, alla vista dell'edificio, si bloccò e lanciò uno sguardo misto tra il sorpreso e l'inquieto.
- Cosa?! Dobbiamo passare qua davanti...?! - chiese, aggrottando le sopracciglia.
- Sì, Uo, qui abita Hiru... - delucidò tranquillamente Toru, sorridendo.
- Sei stata tu ad insistere per accompagnarla. - sottolineò Hanajima, imperturbabile.
Michiru spalancò gli occhioni, come era solita fare quando qualcosa la interessava o la stupiva. - C'è forse qualche problema...? - domandò, con una punta di perplessità.
- Se c'è qualche problema...?! Scricciolo, ma davvero tu vivi lì?!?! - le chiese velocemente l'ex-yankee, spalancando gli occhi dalla sorpresa e prendendole le spalle.
- S... sì, signorina senp... -
- Allora che cos'è questa storia del demone che vive al quinto piano...?! - la interruppe a bruciapelo la ragazza.
Gli occhi di Michiru si spalancarono ulteriormente. - C... come prego...? -
- Uo, stai dicendo cose assurde... - disse Hanajima, socchiudendo gli occhi.
- Demone? Che demone? - domandò Toru, confusa.
- Accidenti, è la verità!!! Dicono che sentono provenire delle urla strazianti dall'ultimo piano, che sembrano emesse da una donna pazza, e si dice che sia la voce di un demone! - raccontò Uotani, lanciando diffidenti occhiate verso l'alto.
- Che paura... - commentò Toru, con l'inquietudine dipinta sul volto, piuttosto impressionata.
Hanajima guardò verso l'alto, poi ritornò ad osservare le compagne. - In effetti ci sono delle onde un po' strane che provengono da quel piano... sono molto confuse, ma non saprei come definirle... - aggiunse, con tono misterioso.
La nuova arrivata sembrava piuttosto imbarazzata tesa. - I... io non so... a cosa si riferiscano... davvero... - mormorò, confusa, mentre tormentava i lembi della borsa di plastica che aveva tra le mani.
- Ma tu ci vivi!!! - ribatté Uotani, alzando di poco il tono di voce - Non dirmi che non hai mai davvero sentito nulla! -
La piccola era sempre più visibilmente impacciata, guardava nervosamente in differenti direzioni, come se cercasse una scusa o una spiegazione per qualcosa.
- B... beh... veramente... io... ecco... -
- Oh, Soma stai producendo delle onde molto rilassanti... - esclamò Hanajima, chiudendo gli occhi con un'espressione rilassata dipinta sul volto.
- Ma che onde e onde! - esclamò Uotani, facendo un nervoso gesto con la mano - Soma, guarda che se c'è un demone che non ti fa dormire alla notte lo vengo a bastonare!!! -
- Magari il signor demone ha mal di denti o cose del genere... - suggerì Toru, lanciando occhiate molto intimorite verso l'alto.
- Non credo... -
- ... i-io... ecco... - Hiru abbassò lo sguardo, mentre le ciocche più lunghe di capelli scuri le coprivano gli occhi e l'espressione. Rimase per qualche istante così, in silenzio, poi rialzò il viso, mostrando un'espressione fin troppo conosciuta...
- Oh, oh, oh, ma cosa volete che ne sappia io! Accadrà quel che deve accadere, se abita un demone al quinto piano vorrà proprio dire che i miei vicini sono tutti strani! Oh, oh, oh! -
STONK! Caduta di Toru e Uo, Hana rimase come al solito impassibile, come se la faccenda non la riguardasse.
- Hiru... - ebbe la forza di commentare Toru, con una gocciolina in testa, mentre la quattordicenne continuava a ridacchiare, spensieratamente.
-___-" - Questa ragazza non ha alcun genere di preoccupazione... - concluse Uotani, scrollando la testa con disappunto, rassegnata.
La discussione delle quattro ragazzine venne interrotta da un improvviso fragore di vetri infranti e di oggetti fragili che si spezzavano cadendo violentemente a terra; poi, un urlo disumano, disperato, rabbioso squarciò l'aria, mentre i passanti lanciavano preoccupate occhiate verso l'ultimo piano dell'edificio.
Sembrava davvero la voce infernale di un demone tormentato...
Toru prese a tremare, impaurita e angosciata.
- Il... il demone...! Deve essere il demone...!! - mormorò, arretrando di qualche passo.
Anche la yankee non potè fare a meno di rabbrividire, abbassando poi velocemente lo sguardo.
- ... che vi dicevo...?! -
I passanti si allontanavano velocemente, mormorando e parlottando, impauriti, e anche Toru osservava le compagne con lo stesso sguardo, desiderosa di tornare a casa, al sicuro.
Hana continuò a scrutare verso l'alto, come se fosse stata in ascolto di qualcosa di strano, nell'aria.
Poi, Uotani, si sentìì urtare il braccio, e guardando avanti a sé, notò Hiru che, inaspettatamente, aveva preso a correre, sfrecciando avanti alle compagne come un fulmine, all'improvviso.
- Ehi! EHI, SOMA!!! DOVE VAI?! - la richiamò Uotani.
- Devo correre a casa!!! - urlò questa, mentre attraversava di corsa la poca strada che la separava dall'edificio.
- HIRU! HIRU, POTREBBE ESSERE PERICOLOSO!!! - le gridò dietro Toru, al culmine della preoccupazione.
- DEVO ANDARE!!! - urlò, per l'ultima volta, per poi sparire nella porta d'entrata.
Dall'alto si sentivano ancora rumori inquietanti e singhiozzi, anche se non erano nulla in confronto agli urli poc'anzi emessi.
- Non aspetta che tutto quel trambusto finisca...?! - esclamò Uotani, piuttosto perplessa e con una punta di preoccupazione nella voce.
Hanajima fissava con aria strana e persa l'ultimo piano dell'edificio. - ... quelle onde... - cominciò, scandendo lentamente le parole - ... sono incredibilmente confuse... -
- Cosa intendi...? - domandò Toru, tremando leggermente.
- Sono caotiche... sono... incostanti. E in questo momento le sento molto fortemente... - proseguì la ragazza vestita di nero, mantenendo la sua espressione assente.
- Come...?! -
- All'ultimo piano di questo edificio - mormorò Hana, abbassando lentamente il volto verso le sue due migliori amiche - abita un animo irrequieto e tormentato, frustrato e logorato da un dolore schiacciante... -
- ... Hana... - sussurrò spaventata Toru, prendendole il braccio.
- Ma dai... non... non ti sarai lasciata convincere dalla storia del demone...? - cercò di sdrammatizzare Uotani, che però sentiva in crescendo dentro di lei uno strano senso di inquietudine.
- Se così fosse - proseguì lentamente la ragazza - credi che avrei detto le parole di poco fa? -
- Bah. Non lo so. -borbottò Uotani, alzando le spalle - Certo che quando parli così mi spaventi quasi... - aggiunse, cercando di sorridere - Sicuramente Hiru sarà stata preoccupata per il suo appartamento. -
Toru non aggiunse altro, ma continuò ad osservare con ansia ed inquietudine la finestra dell'ultimo piano, che, oltre tutto, era pure serrata; dopo l'avvenimento di quel pomeriggio non potè fare a meno di trovarlo incredibilmente sinistra.

- Fine del capitolo -

 
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