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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: KA, IL DOPPIO
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: kry-ll galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 15/06/2002 22:29:08 (ultimo inserimento: 06/01/03)

tutto ebbe inizio quel giorno di primavera....
 
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IL ROGO
- Capitolo 1° -

Ka, il doppio

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Ciao a tutti! Questa è la mia prima ff nata da un minestrone di tanti argomenti che mi hanno maggiormente interessata. Credo troverete numerosi errori grammaticali, spero tuttavia che sia abbastanza leggibile ^__^
Bene e adesso chi ha abbastanza fegato può iniziare a leggere...

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Ka, il doppio

Roma
11 Maggio 1198
L'aria era fresca. Il sole moriva pian piano dietro quei colli in lontananza. Il cielo era dolcemente spezzato dai riflessi color pesco che si stagliavano lungo l'orizzonte, e che impregnavano le nuvole leggere e frastagliate, spinte da una delicata brezza che sospirava tra i verdi campi. La bambina era seduta in un piccolo prato pieno di fiori, e piano raccoglieva le primule, depositandole nel suo piccolo fazzoletto rosa ricamato. Il vento primaverile giocava con i sui capelli biondi, spettinandoli qua e la a suo piacimento, infastidendola. Il suo viso era perfetto, come una bambolina di porcellana, circondato dalla frangetta un po' lunga che fuoriusciva da una cuffietta di raso bianca. I suoi occhi grandi e azzurri sopra quel naso piccolino le conferivano luminosità. Portava un grazioso vestito di seta rosa pallido. Le piaceva stare lì seduta a raccogliere i fiori, mentre il sole tramontava all'orizzonte. D'improvviso senti qualcuno tirarle i capelli. Cadde all'indietro sbilanciata e vide un bambino un po' sporco, che indossava una larga calzamaglia ed una tunica azzurra, annodata ai fianchi lunga fino al ginocchio. I suoi occhi furbi e arroganti di un colore verde cenere, erano nascosti dai capelli, color castano scuro, un po' lunghi e spettinati. Beffardo, inginocchiatosi innanzi, la guardava e sorrideva. La piccola divenne paonazza dalla vergogna, e gli diede uno schiaffo. Anche lui cadde. Per un po' si guardarono perplessi, poi il bambino la spinse per terra, e corse via veloce, inseguito dalla piccola.

Capitolo I
Il rogo

Roma
11 Maggio 1211
tredici anni dopo
Colloquio.
-È permesso Vostra Santità.
-Prego entrate Cardinal...
-Cardinal Lorenzi
-Si certo, Cardinal Lorenzi.
-Ehm, Vostra Santità...scusi il disturbo. Dovrei parlare di un caso molto importante. Certamente avrete già sentito i pettegolezzi che girano sulla famiglia De Luca, e in particolare sulla figlia del Duca Ferdinando...
-Credo proprio di non esserne al corrente, mi dica Cardinal...Lorenzi, ci sono forse dei problemi?
-Diciamo di si. La Signorina Selene De Luca è stata accusata di stregoneria.
-Stregoneria? Ancora! Quante denuncie del tutto infondate e prive di senso abbiamo ricevuto? Venti, trenta, quaranta? Sono tantissime, tante da non poterle contare! E adesso cosa sperano di concludere accusando addirittura la figlia di un nobile Duca?! È assurdo.
-Ma Vostra Santità, le denunce questa volta vengono dall'alto. Non è il popolo ad accusare la giovane, bensì una nota famiglia benestante di origini nobili antichissime, molto influente e protetta da molti stati della penisola! Il Signor Francesco Sante in persona ha inviato la denuncia qui a Roma.
-Cosa? Il figlio ventenne di Gregorio Sante! Non ci posso credere, mi lasciate di stucco Cardinal Lorenzi!
-Dicono che la signorina De Luca pratichi le arti dell'occulto per torturare la anime. Inoltre sostengono che questa parli con i demoni. Molti credono che si nutra del sangue dei neonati. dicono di averla vista dar da mangiare a sei gatti neri. Oh, non sa quante voci terrificanti sono in giro!
-Che siano tutte infondate? Probabilmente è una guerra molto delicata tra famiglie nobili. E quali potranno essere le conseguenze?
-Questo non lo so Vostra Santità. Tuttavia il popolo dell'intera penisola è in tumulto. Si aspettano che sia lei, come capo della Chiesa a processare la ragazza. È qui in sala d'attesa il Signor Francesco Sante, il quale desidera parlarle.
-Bene fatelo entrare.

Roma, Cattedrale di S. Pietro
due settimane dopo, ore 19.30
Il cielo era terzo, l'aria ferma e calda, qua e la volava ancora qualche rondine. In quella grande sala buia, dalle finestre, filtravano dei timidi raggi di sole. Lei era lì, seduta. Affianco sua madre, sudata, si faceva nervosamente vento con una mano, mentre con un fazzoletto si asciugava la fronte. Stanca, era proprio stanca. Da quattro, cinque, forse sei ore era seduta in quella sala ad ascoltare. Le pareva un'eternità. Eppur allo stesso tempo sembrava passato meno di un attimo, un attimo intenso ma fugace. Il suo sguardo si perdeva nel vuoto; alle sue orecchie giungevano parole che non riusciva a capire. O non voleva capire? Era lì solo in apparenza, i suoi pensieri si perdevano altrove.

-Selene! Dove guardi!- le bisbigliò la madre -sta attenta, adesso...o mio dio, adesso...
-Eh? Cosa?
-Ehm- proseguì una voce -abbiamo ora riletto le accuse, ascoltato i testimoni, e verificate le prove. La qui presente signorina Selene De luca, è stata giudicata colpevole di stregoneria. Signorina, lei come si dichiara adesso, giurando sulla bibbia, colpevole o innocente? Se si dichiarerà innocente verranno riesaminate le prove.
Tra l'assemblea c'era apprensione. Si alzò un mormorio di sottofondo.
-Come si dichiara?
Silenzio.
-Colpevole.
-Come ha detto?- disse l'uomo confuso.
-Colpevole- rispose la giovane con voce tremante.
C'era stupore, molti gridavano, altri guardavano la ragazza allibiti. La madre svenne.
-Bene, allora- intervenne il Cardinale -Vostra Santità, il verdetto.
-Al rogo.
-Prego Vostra Santità?
-Al rogo. Morirà domani stesso.

Due soldati presero la ragazza con violenza per le braccia. La condussero nelle prigioni, tra le grida e gli insulti dell'assemblea. La cella era piccola e umida. Lei si sedette in un angolino, sciolse i suoi lunghi capelli biondi, raccolti in una coda. Poi nel solenne silenzio, pianse sommessamente.

L'indomani si svegliò presto, e con gran stupore notò che era tutta bagnata. Certo, la notte scorsa aveva piovuto a dirotto, e dalla sua cella filtrava dell'acqua. Era stremata. Ricordava ancora le grida della madre durante il processo. Le sembrava di impazzire! Che male aveva fatto? Era tutto un imbroglio, una congiura...una tragedia. Aveva paura di soffrire sotto le loro torture, aveva paura delle persone, della morte...lei aveva paura di vivere. Le era caduto il mondo addosso. Ma era innocente! Voleva gridarlo...voleva. Ma non poteva. Tutto questo per il bene della sua famiglia.

<<-Non parlerai!- le dissero -pensa alla tua famiglia...
-Non parlerò- rispose>>
Così era successo tutto.
"Per salvare la mia famiglia" ripeteva fra se, come per infondersi coraggio.
La porta della sua celletta venne aperta, ed entrarono due uomini, incaricati di tagliarle i capelli...i suoi capelli. Caddero giù come lingue dorate. Ora i suoi capelli erano cortissimi, nascosti completamente dalla cuffia di raso bianca che portava in testa.

Nel pomeriggio la condussero in una stanza, molto piccola e piena di "attrezzi". Era la stanza di tortura. La appesero a testa in giù, con una corda legata ai piedi e agganciata al soffitto, a molti metri di distanza dal suolo. Poi la fecero cadere violentemente fin quasi a toccar il pavimento. Cadde ripetutamente, tante volte. Le scendeva il sangue alla testa, sentiva come se qualcosa la schiacciasse. Voleva vomitare. Entrò in preda alle convulsioni e la riportano nella cella. Qui disperata e fuori di se dal delirio si addormentò.

Svegliatasi vide nel buio innanzi a se un ragazzo, più a meno della sua stessa età.portava in mano una candela, e la fissava con il volto irradiato da quella fievole fiamma. Sorrideva. Lei chinò il capo.
-Sei stata brava! Non temere, la tua famiglia non corre più alcun pericolo. Ti confesso però, che avrei preferito una fine più coinvolgente...altro che rogo, squartata viva che ne pensi!
Silenzio.
-Che c'è? Ti hanno tolto la lingua? Perché non dici niente? Ah, capisco, sei stanca...ti hanno fatto male? Lo senti adesso il dolore!? Lo senti!
Le sferro un calcio.
-Aah!
-Urla, urla finché puoi, tanto qui non ti aiuta nessuno. Come cambiano le cose. Eh Selene! Sai, ho un bella notizia per te. La tua famiglia ti ha disconosciuta. Certo, questo non basterà a cancellare l'alone negativo che tu con la tua cocciutaggine vi hai impresso. Potevi aiutarci Selene, ma non hai voluto. Tuo padre è molto arrabbiato. Per non parlare poi di tuo fratello, con la moglie e il piccolo Dario! Non escono più di casa.
-Perché?- chiese lei -perché mi hai fatto questo?
-Mi chiedi perché? Perché! Ehe.
-Perché mi hai fatto questo?- ripeté alzando lo sguardo.
-Mamma mia come sei brutta così conciata! Giù la faccia!- grido tirandole un calcio sulla testa.
-Basta ti prego! Basta Francesco! Perché!
-Mi fai quasi pena! Ci vediamo tra un po'. Fuori è già tutto pronto, non sei contenta?
-Francesco...
Uscì sbattendo la porta. Era di nuovo sola.

Tutto era pronto nella piazza della città. La legna era stata accatastata a sufficienza. La gente fremeva e tutt'attorno c'era un'aria di festa. Sbandieratori e giocolieri richiamavano l'attenzione dei più piccoli tra le grida dei ragazzi eccitati. La piazza era piena di mercanti. Gli uomini più dotti discutevano, mentre le donne spettegolavano in ansia, attendendo il grande momento.Gli ultimi avvenimenti avevano destato scandalo tra la nobiltà, ed era l'argomento più discusso durante le cene e le feste. La famiglia De Luca era nascosta nella sua reggia. Mortificati, non erano più usciti da quel giorno.

Solo una donna vestita in nero piangeva in quella piazza dal profumo di festa. Solo lei quel giorno pianse per sua figlia, mentre la gente noncurante continuava a divertirsi, rendendo sempre più straziante il suo dolore. Tutti gridavano contro quella sua figlia, che folle il destino l'aveva strappata alla vita, conducendola ad una morte così amara.

Poche ore, e lei era lì. Selene era pronta a morire. Piano avanzava nel mezzo della folla, scortata dai soldati, seguita dal Cardinale. Solennemente si dirigeva verso il rogo che le avevano preparato. Non guardò nessuno. Il Cardinale le disse delle parole sottovoce, poi la fecero salire sul rogo, legandola ad un palo alto posto in mezzo. Non ci furono più parole.

Davanti a lei c'era Francesco, in basso a distanza di sicurezza. La fissava e sorrideva. Non voleva più vedere quel sorriso, era atroce. Però continuò a guardarlo, con occhi vuoti, persi. La sua anima era distrutta. Non capiva quasi niente di quello che accadeva. Sentiva di diventare pazza, tutto era assurdo. No! Non poteva essere, lei non era lì, quello era un incubo. Lei in realtà non esisteva in quel mondo, sentiva che non era mai esistita.

Ma mentre la mente era tormentata da laceranti follie, le fiamme già le arrivavano alle gambe. Divamparono prorompenti. Una lacrima le rigo il volto. Tutto attorno confusione. Non vedeva più niente, sentiva solo voci...voci. Un ragazzo, un ragazzo la fissava e sorrideva. Chiuse gli occhi. Nient'altro.

Roma
11 Maggio 2003
settecentotto anni dopo
L'aria era calda. Il sole brillava alto in cielo. Tutta la città era in movimento, come al solito. Un altro giorno di lavoro. Ma presto sarebbero arrivate le tanto sospirate vacanze estive, a portare un po' di quiete in quella vivace città tanto bella e antica. Ancora poco...


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Bene, bene...allora cosa ne pensate di questo mio primo capitolo? Diciamo che non siete ancora entrati nel vivo della storia poiché questa è solo una parte introduttiva. Aspetto comunque i vostri commenti, anche negativi l'impostante che siano costruttivi!!
Ciao ciao Lella
 
Continua nel capitolo:


 
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