PARLA CON ME
- Capitolo 1° -
Devo ammettere che l’idea di questa fict non è nata leggendo i libri di Harry Potter. A dire il vero, la folgorazione è stata scatenata da una semplice frase; poche semplici parole, tratte da un’altra fict, “Eleanor Caroline Riddle” di Niobe (o Comy^^), a cui tra l’altro faccio i complimenti x la sua storia.
Qui sotto riporto la frase incriminata, tratta dal cap. 6:
“- Sfregiato. – Harry non lo degnò nemmeno di uno sguardo. Continuava ad osservare freneticamente il campo alla ricerca di uno scintillio dorato, il Boccino.
- Beh, adesso non si parla nemmeno più? – disse Malfoy, sprezzante.”
Ed ecco cosa è venuto fuori dalla mia mente malata:
Parla con me
Sentivo i miei passi risuonare nel corridoio vuoto, e riempire quel silenzio innaturale. Non sopporto il silenzio. È più forte di me.
***
Chi sono io?
“…mi chiamo Malfoy. Draco Malfoy.”
No, sul serio. Chi sono io?
…
Ancora silenzio. Non sopporto il silenzio.
***
Perché faccio questo? Perché?
“La prossima volta tocca a voi, mezzosangue!”
“Guarda come frigna! … E dovrebbe essere il nostro insegnante!”
L’ho detto io?
“Mio padre dice sempre che…”
Ah, ecco. Ecco perché.
Ho detto tante cose, nella mia vita. E se non l’avessi fatto io, di sicuro ci avrebbe pensato qualcun altro. Ma non ha importanza, perché io sono solo un portavoce.
Ecco chi sono.
In realtà l’ho sempre saputo, ma non ha importanza, finché ci sarà qualcuno ad ascoltarmi. Finché ci sarà qualcuno a rispondermi.
Finché qualcuno sarà disposto a credere a quello che dico, senza sapere che sono solo un portavoce; che sono solo un’ombra, un pallido riflesso di ciò che dovrei essere, di ciò che forse, un giorno, diventerò…
Forse è l’unico modo che ho per esistere, per non impazzire sotto il peso di questa consapevolezza. Avrei voglia di mettermi a urlare, certe volte. Ma non sopporto il troppo rumore. Sono solo un portavoce, perché darsi tanta pena? Non è la mia battaglia. Ma mi fa piacere che tutti credano il contrario, almeno godo di una certa considerazione.
È di nuovo ora di rompere il silenzio. Grazie al cielo, perché non ce la facevo più.
Mi avvicino furtivamente al ragazzo che mi da le spalle.
- Hey Potter! –
- Che diavolo vuoi, ancora? – mi guarda come se fossi un insetto da schiacciare.
Ma non ha importanza.
Continua, ti prego. Parla con me.
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