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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Fruits Basket
Titolo Fanfic: UN PEZZETTO DI FELICITÀ
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: yuri-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 14/12/2003 13:09:06

altro raccontino breve, tratta di yuki x toru, continuo a sperare che vi piaccia! ^ ^
 
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RACCONTO BREVE
- Capitolo 1° -

"Un pezzetto di felicità."

- ... che pace... -
Yuki sospirò, e si lasciò dolcemente ricadere a terra, portandosi poi le mani alla nuca.
Guardò verso il soffitto, stiracchiandosi pigramente, poi si rilassò del tutto.
Shigure dormiva, anche se ormai era sera. Non c'era da stupirsi, in fondo, quell'uomo non aveva orari...
Kyo era al dojo del suo maestro, Kazuma, come accadeva tre volte alla settimana da ormai un mese abbondante.
Erano ritornati a casa solamente lui e Toru, la quale era ancora intenta a lavare i piatti.
E tutto taceva. Solo il distante tintinnio dei piatti e il ritmico gocciolare gentile dell'acqua interrompeva quel silenzio così insperato.
Quello era il momento più desiderato dall'affascinante sedicenne per riflettere.
Pensare.
Solo, in quel religioso silenzio.
Chiuso e concentrato solo nella sua solitudine, nelle sue riflessioni. In ascolto.
La sua mente sgombra dai pensieri quotidiani, dallo stress, dalle preoccupazioni, dagli impegni. Le membra rilasciate, come assopite.
Un tranquillo nulla nei pensieri...
Anche se spesso essere solitari porta a rimembrare il passato; come una fredda immersione dolorosa, che accentuava sentimenti ormai trascorsi, rendendo il tutto come una caduta tra i rovi.
Beh, non si può pretendere tutto dalla vita, d'altra parte.
Volere dimenticare quel filo sporco di una vita antica, che continuava inesorabilmente a legare due volti del tutto in antitesi?
Sì.
Difficile recidere quel sinistro cavo nero?
Molto.
Troppo.
Forse impossibile.
Spesso i sentimenti legati al passato tornavano a farsi vivi e brucianti, in quei ricordi che avrebbe voluto seppellire...
Eppure c'era una ragione. Una ragione per la quale valesse battersi, per continuare a vivere, a cambiare ad essere diverso e migliore...
- ...Soma...? -
Yuki spalancò gli occhi, trovandosi chinata sopra di lui Toru, che lo osservava con una punta di preoccupazione.
- Soma, va tutto bene? Forse se sei stanco è meglio che vai a letto... -
Il ragazzo sorrise, scotendo la testa, ma senza mutare posizione. - Stavo solo pensando, Honda. Ne approfitto dell'assenza dei confusionari di turno per rilassarmi... -
La ragazza ricambiò dolcemente il sorriso, arrossendo un poco, graziosamente.
- Capisco. -
- Piuttosto, Honda, hai bisogno di aiuto per finire di lavare i piatti...? -
- No, grazie... davvero, te l' ho detto anche prima, in fondo erano solo due, ho già finito, e ne ho approfittato per mettere in caldo la cena di Kyo, per quando tornerà... -
Il viso di Yuki tornò repentinamente serio, rabbuiandosi. Voltò la testa dall'altra parte, e commentò solo con uno sbuffo indistinto.
Toru parve non accorgersene, ma lo osservò incuriosita per qualche istante, come a trovare una spiegazione in quei suoi magnetici occhi grigi.
Poi gli sorrise, cambiando argomento in fretta.
- Deve piacerti molto, il silenzio, vero, Yuki? Spesso ti lamenti della confusione... -
Il ragazzo si rasserenò un poco, e sospirò. - In effetti in questa casa ultimamente non si può mai stare tranquilli... c'è da sentirsi scoppiare la testa da un momento all'altro...! - alzò lo sguardo, verso l'alto, scrutando il soffitto chiaro. - Ormai i pochi momenti in cui posso godermi il silenzio sono questi... -
- Io penso che però possa essere divertente anche... insomma, non voglio intromettermi... però anche stare con gli altri ha i suoi vantaggi, no? -
- Beh... stare con gli altri non vuol dire essenzialmente urlare e sbraitare come pazzi per i corridoi... -
- Sì, certo, però a volte un po' di brio e uno strappo alla regola può... rallegrare... -
Yuki volse gli occhi al cielo, per poi farli tornare su Honda. - Mi piacerebbe che fosse davvero un'eccezione quella di dedicarsi alla confusione, Honda... peccato che qui sia una regola... -
- Ah...! Scusami, Yuki, non intendevo essere scortese... - esclamò la ragazza, sussultando e arrossendo contemporaneamente.
- Ma no, Honda, affatto, credimi...! - ribatté il principe, sinceramente convinto. Poi il suo sguardo si rattristò ancora, facendosi spento - ... forse sono io quello sgradevole... non tu. -
Toru spalancò gli occhi, perplessa. - Tu sgradevole...?! Ma non è...! -
- Non sono mai stato uno molto adatto a vivere in mezzo agli altri, Honda. E questo non si può negare. Per quanto possa essere popolare, credo che se tutti conoscessero il mio carattere approfonditamente dovrebbero ricredersi. - si interruppe un attimo, lasciando spazio ad una risata amara ma breve - ... che... ingenui... - commentò poi, scotendo la testa, con un sorriso rassegnato. - ... probabilmente credono che io sia una specie di ragazzo perfetto, con il massimo dei voti ovunque, che non ha nulla di più da desiderare dalla vita... eppure si sbagliano. Quanto si sbagliano. -

<< - Akito...? -
Un bambino, che dimostrava all'incirca tra i sette e gli otto anni, si sporse timidamente da una scura porta scorrevole, guardando in un'angusta camera, dinnanzi a lui.
Era buia e tetra, si intravedevano le finestre serrate e un groviglio di coperte nascosto nella penombra.
Una figura, nell'ombra si alzò, movendosi, e dirigendosi verso il piccolo, lentamente, con fatica, trascinando i passi.
- Che cosa c'è? - domandò con voce autorevole.
- Akito, io... - il bambino si interruppe, intimorito, arretrando di pochi passi - ... perché... sono...così...? - domandò poi, timidamente, con la voce tremula.
- Così come? -
il piccolino non rispose subito, cercando di non guardare negli occhi la figura dinnanzi a lui.
- ...maledetto... dal topo. -
Silenzio.
Poi una fragorosa risata, malata, senza gioia, fredda... con una nota di perversione, che si infilava nel cuore del piccolo interlocutore con tante acute lame di ghiaccio.
- Non lo capisci da solo...?! Non capisci?! È perché devi essere il più odiato, no? - fece una pausa, mentre un sottile ghigno si delineava a poco a poco nell'ombra - Non è stato il topo a ingannare il povero gatto? E guarda un po' come è finito Kyo adesso. Per forza ti vuole sconfiggere... - il presunto Akito rise di nuovo, con cattiveria che via via si accentuava. - E la povera mucca...? Hatsuharu viene considerato come uno stupido solo perché quell'approfittatore di un topo è arrivato per primo sfruttandola sfacciatamente! -
Il bambino spalancò gli occhi, mentre il suo respiro si faceva più affannoso, e sentiva le lacrime che iniziavano a nascere tra le ciglia. - Ma... ma io non ho fatto niente... io... non sono il topo...! -
- Se sei stato maledetto da lui vuol dire che siete affini! Per questo che nessuno ti sopporterà, nessuno! Tu sei solo destinato ad essere odiato, odiato da tutti!!! -
"Non è vero... io non sono così..."
"...non sono così..."
"...perché...?!"
Lacrime. Un sapore amaro... per quanto tempo ancora avrebbe dovuto sentirlo tra le sue labbra...?
Per quanto tempo ancora avrebbe solo ricevuto quelle risposte atroci sulla sua natura...?

"Akito... io... sono davvero così strano...?"
"Sì. Lo sei."

"Lo sei."

"Lo sei!"

"Lo sei!!"

"Lo sei!!!" >>

Gli occhi grigi di Yuki erano tristi e malinconici.
Vuoti.
Un silenzio gravoso cadde sulla stanza, mentre Toru abbassò gli occhi, guardando altrove.
Non aveva mai visto Yuki in quello stato... con quella tristezza dipinta sul viso, quella rassegnazione amara... quelle tracce di un dolore passato sul suo viso.
Che nessuno, forse poteva cancellare.
Che lei, più di ogni altra cosa avrebbe voluto fare sparire...
Strinse gli esili pugni, nello sforzo di pensare qualcosa da dire, per alleggerire la tensione, per consolarlo...
Frattanto, Yuki si riscosse, riprendendo la solita espressione.
Era ancora sdraiato ai piedi di Toru, e si alzò, rizzandosi seduto a gambe incrociate accanto a lei.
- Scusami, Honda... - mormorò piano, una volta sedutosi - ... a volte... mi capita di dire... cose... un po' strane, ma non volevo rattristarti, nemmeno metterti a disagio... Stare da solo, a pensare, mi fa ricordare cose tristi... anche se sono passate... e così... -
Toru si voltò verso Yuki, con un'espressione seria e decisa.
- Yuki, io non so ancora quale sia il tuo passato... - fece una pausa, un poco impacciata dal discorso, abbassando gli occhi - ...in effetti... ci sono ancora molte cose che non so, ma non voglio ancora spiegazioni, prima del momento stabilito. - Toru tornò fulmineamente con lo stesso temperamento precedente - Non dovresti farti deprimere dalle cose passate. Anche tu una volta mi hai detto "Honda è Honda", giusto? Ecco, e questo è il momento per dirti che Yuki è Yuki! Adesso è davvero tutto così triste...? -
Yuki spalancò gli occhi, sorpreso, sentendosi il volto sempre più caldo, arrossire gradatamente.
Poi sillabò, imbarazzato: - N... no... -
Toru gli sorrise, raggiante come al solito, e Yuki pensò che quello fosse davvero il più bel sorriso che Honda avesse mai fatto.
- Non c'è ragione di dimenticare un motivo per cui essere felici... - continuò Toru, socchiudendo gli occhi dolcemente, felice che Yuki cominciasse a sentirsi meglio. -Devi pensare a tutto quello di positivo che hai adesso... magari tu potresti essere il motivo di felicità di una persona, e se succedesse a me... penserei che sarebbe una cosa meravigliosa...! -
Yuki non disse nulla, limitandosi ad ascoltare, affascinato.

<< La macchina procedeva, dritta e spedita, in modo preciso e diligente. La guida era prudente, anche se non esageratamente, e questo consentiva al piccolo passeggero di non addormentarsi.
- Oggi Akito ha detto... -
- Yuki, non adesso, per favore, mamma deve fare una cosa importante. - rispose sbrigativamente un'affascinante donna dai capelli lunghi e chiari e dai magnetici occhi a forma allungata, intenta a limarsi meticolosamente le unghie.
Il bambino si rifece zitto, senza mutare di espressione.
C'era abituato, anche se ogni tanto gli avrebbe fatto piacere potere parlare...
Si girò, guardando fuori dal finestrino; essendo ancora troppo basso fu costretto a sedersi sulle ginocchia per potere vedere meglio.
Stavano percorrendo la principale via del quartiere dove abitavano le famiglie Soma. La strada era sempre la stessa, uniforme, con ai lati dei marciapiedi dei monotoni alberi, sempre uguali, che si ripetevano incessantemente.
Poi, qualcosa di nuovo attirò la sua attenzione, la catturò all'improvviso, come un fulmine nel cielo sereno: due bambini uno con i capelli curiosamente arancioni, l'altro con i capelli metà bianchi ma alla radice neri, camminavano tranquillamente con una cartelletta sulle spalle. Pochi istanti dopo si aggiunse alla compagnia un bambino ancora più piccolo, con i capelli biondi e graziosamente mossi e ancora una bambina con i capelli a caschetto, corvini, che si gettò felice a braccia aperte sul bambino dai capelli color arancio, stringendolo con affetto (anche se lui non sembrava gradire molto).
Il piccolino si sporse ancora di più, la mano appoggiata al liscio vetro del finestrino, come incantato da quella visione. Avrebbe tanto voluto, più di ogni altra cosa potere uscire anche lui con quei bambini...
... perché?
Perché non poteva essere anche lui come tutti gli altri? Che cosa c'era di diverso, in lui? Che cosa di così spaventevole, o così differente? Non era un bambino come tutti gli altri, anche se aveva dovuto sopportare dalla nascita il peso di una maledizione...?
"...vorrei solo... essere felice... anche io..."
"Non posso ridere anche io, come fanno loro e tutti gli altri bambini del mondo...?"
"Perché?"
"Perché?"
"Perché...?" >>

Ma qualcosa...
Qualcosa stava per cambiare...
Ma piano piano i ricordi tristi si allontanavano, soffusamente come erano arrivati... tutti quei sentimenti infelici e dolorosi, che gli avevano logorato l'animo e il cuore in tanti e tanti anni... tornavano nell'oblio, allontanandosi... allontanandosi... sempre di più...
L'indifferenza...
... la violenza...
...l'ingiustizia...
...la frustrazione...
Negarli era impossibile...
...ma forse era giunto il momento di metterci una pietra sopra...
Poi la sedicenne lanciò una rapida occhiata verso l'alto e fece un sospiro nostalgico.
- La felicità è briosa, contagiosa, difficile da trovare, facile da perdere. Eppure è un piccolo segreto saperne conservare un pezzettino, seppur minuscolo, da tenere nella tasca, e poi saperlo tirare fuori nei momenti opportuni... - il suo viso si illuminò di un tenero sorriso - Un piccolo, grazioso segreto... come una gentile forza segreta. Mia madre era convinta che questo fosse possibile. Spesso me lo aveva ripetuto, quando ero piccola, di tenerlo sempre a mente, perché se avessi imparato, avrei scoperto il segreto della felicità. - scosse la testa, facendo ondeggiare i lunghi capelli castani. - Certo, per quanto possa suonare semplice, è molto più facile sentirsi persi, soli e anche tristi, più e più volte. Ripensare al passato intristisce, questo sì, ed è normale che succeda... ma il segreto sta proprio in questo, sapere trovare un motivo, anche il più piccolo e all'apparenza insignificante che possa rallegrarci, e darci una ragione per andare avanti... -
Quelle parole, così semplici e così vere, non erano che pura luce per il cuore di Yuki Soma. Per tutta la sua vita, per sedici anni, aveva aspettato all'inizio con trepidazione, e poi via via sempre più rassegnato, anche solo una minima parola di speranza, e ora...
... ora lui aveva Honda, la persona che più lo comprendesse, che più riuscisse a placare il suo tormento e i suoi rimpianti. Il suo infinito tormento, la sua sofferenza... la frustrazione. Pensieri che fino ad un attimo prima erano padroni della sua esistenza e del suo modo di vivere, del suo stesso essere, e che lei, come per incanto, aveva fatto svanire, con infinita dolcezza.
Più volte aveva creduto che dalla ragnatela in cui fosse stato imprigionato non vi fosse possibilità di fuggire, di liberarsi, di tornare a sorridere spensierato.
E si era dovuto ricredere.
All'inizio con sorpresa, forse ancora un poco scettico, e poi... semplicemente incantato.
Toru parve riscuotersi dai pensieri e dai flashback che avevano incominciato a coinvolgere lei stessa, e arrossì vistosamente.
- Ah...! Yuki, non intendevo... non volevo intromettermi in una cosa personale... in fondo... la felicità e come procurarsela è una cosa del tutto soggettiva, ti avrò annoiato con questi discorsi della mamma... ho sempre la testa fra le nuvole e...! -
- No, no, Honda, assolutamente, credimi! - ribatté Yuki, negando energicamente. - Ciò che tu hai detto è semplicemente... bellissimo. - continuò, sorridendole con dolcezza - E credo davvero che tua madre avesse pienamente ragione... è questo il segreto della felicità. -
Toru Honda sorrise, chiudendo gli occhi, soddisfatta e orgogliosa. - La mamma sarebbe felice di sentire quello che hai detto. Lei desiderava ardentemente che le sue parole fossero ascoltate e fatte proprie... ed è bello sapere che non ti abbiano annoiato, mi fa molto piacere. -
- Honda come potresti mai annoiarmi? - replicò il sedicenne, avvicinandosi un poco alla ragazza, osservandola intensamente. - Forse non lo sai, ma penso davvero che inizierò a pensare di meno al passato... e tutto questo grazie a te. -
Toru arrossì violentemente, imbarazzatissima, mentre i suoi occhi acquisivano la simpatica forma ovale. - Ma no...!!! Io... non ho fatto nulla...! Non ho detto io queste cose...!! E... e... poi...!!! Aah, non merito un complimento del genere, io non riuscirei mai a fare una cosa tanto straordinaria...!!! -
Yuki continuò a sorriderle, teneramente. - Honda, non c'è niente di cui vergognarsi...! - per una attimo il suo sguardo tornò serio, perso nel vuoto - ... certo, il passato non si può né cambiare né dimenticare... forse... forse prima o poi... te lo dovrò raccontare, ma... - rialzò subito gli occhi, tornando a sorridere e ad osservare la sua coetanea. - C'è tempo per tutto, e poi ora so che non mi devo più rattristare! -
Toru non riuscì a dire nulla, si limitò a sorridere, affascinata da quegli splendidi occhi grigi, dalle mille sfumature.
Yuki si avvicinò ancora di più a lei.
Le loro spalle si toccavano.
Yuki prese un profondo respiro, continuando a sorridere, e volgendo lo sguardo verso il soffitto.
- Lo sai, ora che mi ci fai pensare... - si voltò verso Toru, guardandola dritta negli occhi - Mi viene spontaneo chiederti... se hai già trovato il tuo pezzetto di felicità da tenere in tasca. -
Toru rise, radiosa come sempre. - Sicuramente al mondo non esiste nessuno che sia più fortunata di me... potere vivere con Yuki, Kyo e Shigure... e conoscere i membri della famiglia Soma... mi rende davvero piena di felicità! - la risposta la imbarazzò un poco, forse perché troppo diretta, e prese una piccola pausa di silenzio, nella quale non potè fare a meno di arrossire impercettibilmente. Poi si rivolse verso il principe del liceo. - E tu, Yuki? Qual è il tuo pezzetto di felicità? -
Il ragazzo non rispose subito, fissando per pochi attimi un punto imprecisato avanti a sé.
Poi si girò vero la ragazza, serio.
- Anche io - cominciò lentamente - Forse ho trovato... quel piccolo pezzetto di felicità da tenere in tasca... - Il suo volto si illuminò di un semplice sorriso, questa volta veramente felice - quel pezzettino all'apparenza così piccolo, che nonostante ciò irradia le mie giornate e mi dà un motivo per andare avanti... - il ragazzo guardò intensamente Toru negli occhi, e le prese gentilmente la mano, stringendola nella sua. - Mi piacerebbe... - continuò, portandosi lentamente la mano della ragazza verso le labbra - Portare Honda nella mia tasca, ma forse è meglio che mi possa restare accanto... - Yuki, come un vero e proprio principe che si rispetti, appoggiò lievemente le labbra sul palmo della ragazza, con fare dolce e galante al tempo stesso, per poi rialzare di nuovo lo sguardo, sorridente.
- Vuoi? - chiese, chiudendo gli occhi mentre arrossiva appena sotto le guance.
Toru rimase esterrefatta, senza sapere cosa dire, diventando visibilmente ancora più rossa, mentre Yuki la continuava ad osservare, soltanto con tutto l'affetto e la felicità che unicamente un principe può offrire alla sua principessa.

Probabilmente il modo per tagliare quel filo cupo era arrivato già da un po'.
Magari in una tasca...
... Come un piccolo grande pezzetto di felicità.






Salve a tutti, sono di nuovo Yuri-chan!
Mi dispiace che questo racconto sia venuto più corto di quello dedicato a Kyo! ;__; E dire che me lo sono sognato di notte ed ero pure più ispirata! Vedi Kyo cosa mi fa fare il mio amore per te...?! >__< Così sembra che io sia di parte!!! ( Questi sono affari tuoi, scema! N.d.Kyo) Ah beh, ormai... ù__u
Questo lo dedico a Roronoa Chiara e Serenity-88, entrambe fan della coppia! ^ ^ E naturalmente a tutti gli altri fan, si intende!
Spero tanto che questi miei ultimi "deliri" siano stati di vostro gradimento... me lo auguro, ad ogni modo, per qualsiasi commento ci si sente sul fermoposta (salvo imprevisti... 9__9""")!
Thank you a chiunque stesse leggendo! ^__^
Yuri-chan

 
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