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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Berserk
Titolo Fanfic: IL PASSATO
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: rika86 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 14/12/2003 01:08:40

il passato di uno dei personaggi + misteriosi del capolevoro di kentaro miura!!!! leggete e commentate
 
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CAP UNICO
- Capitolo 1° -

IL PASSATO

Premetto che questa fanfic non l'ho scritta io, ma l'ho trovata sul sito ufficiale di Berserk. Purtroppo dell'autore non mi ricordo il nome e se leggerà questa fanfic, dico che la storia è sua, io mi sn limitata solo a pubblicarla, perché è davvero bella e spiega il passato di uno tra i personaggi più misteriosi del manga!! Leggete e, se volete commentate, anche se non è mia, visto che di ff su berserk non ne ho mai viste!! A TUTTI GLI AMANTI DI QUESTO MANGA!!! Fatemi sapere che cosa ne dite di questo capolavoro di Kentaro Miura!!! E ora, buona lettura!!!!!
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Il Passato. 1000 anni prima dell'Età Oscura. Il regno di Midlands. La capitale. Una metropoli, per l'epoca, costruita col sudore ed il sangue degli schiavi, gli sconfitti di una guerra tanto breve quanto sanguinosa. Templi. Palazzi. Costruzioni che ricordano gli stili della Roma imperiale. Un'imitazione di quella che era stata la capitale del mondo antico. Il palazzo reale. Guardie. Guerrieri. Dame e cortigiani. Una moltitudine brulicante e numerosa.

La sala del trono. Enorme. Armi ed armature alle pareti. Le spoglie dei nemici vinti. In fondo alla sala un'armatura giganteggia solitaria. Nuova. Lucente. Appena forgiata per l'imperatore, per me. Spaventosa. Degna del Re Teschio. Le fattezze di uno scheletro. Spuntoni ovunque.
L'elmo, un cranio coronato di punte. Sullo scudo, una rosa rossa, simbolo della casata da me fondata. Lo spadone nel fodero. Davanti all'armatura, un trono. Di legno. Privo di decorazioni. Seduto sul trono ci sono io. L'Imperatore. Il conquistatore venuto dal Nord. Considerato da tutti, e a ragione, un guerriero formidabile. Il Cavaliere del Teschio. Gaisselick.

Non parlo. Rifletto. Da ore sono nella sala del trono, da solo, a valutare quello che ho ottenuto nel corso degli anni. Ho conquistato il potere pur essendo un plebeo. Ho fondato un regno. I miei sudditi non si lamentano eccessivamente. I confini sono sicuri. I nobili e i cortigiani del castello sono felici, non tramano contro di me, vivono le loro vacue esistenze con la stolidità delle farfalle. Io, invece, sono infelice e annoiato. Sono lontani i tempi delle guerre di conquista. Sono un guerriero, ho bisogno di combattere, non della noiosa pace. Quelli che vivono a palazzo cercano di comprendere i miei bisogni e i motivi della mia infelicità. Non ci riusciranno mai. Non sono nati per combattere. Sono tutti così, eccezion fatta per Zoddo.

E' comparso dal nulla pochi anni fa. Ha vinto un torneo da me organizzato. Ora è il comandante di una delle truppe del mio esercito. Una delle squadre d'assalto. La più sanguinaria. Animali. Come il loro capitano. Un carnefice come non se ne sono mai visti. Potrebbe tenermi testa, credo. L'unico ad essere in grado di comprendere i miei pensieri è lui, perché siamo simili. Oltre a me è l'unico vero guerriero in questo regno pacifico e sonnolento. Neanche la mia amata consorte, che forse più degli altri si sforza di penetrare nei miei pensieri, può tanto quanto lui.

Smetto di pensare ai miei problemi, e volgo l'attenzione all'oggetto nella mia mano. Un bejelith. Nero come una notte senza stelle e senza luna. Un talismano strano, un uovo con le fattezze di un volto umano dormiente in rilievo, disposte disordinatamente. Mi è stato dato da Zoddo. Permette, a sentire lui, di evocare quattro esseri soprannaturali. La Mano di Dio. Mi ha detto che anche lui li ha evocati, anni prima, perché esaudissero il suo desiderio. Un oggetto misterioso datomi da una persona che non sembra nemmeno umana. Ha pure aggiunto che per evocare quei quattro esseri devo bagnare il bejelith col mio sangue, e al contempo devo pensare intensamente ed unicamente a quello che desidero e a ciò che mi affligge.

Prendo la decisione. Mi alzo. Giro intorno al trono. Mi avvicino alla mia armatura. Passo l'avambraccio su uno degli spuntoni, senza premere troppo. Preso da quello che sto facendo, non mi accorgo dell'ombra che si muove in fondo alla sala. Qualcuno sta osservando con attenzione. La pelle si lacera, il sangue sgorga, sgocciola sul bejelith. Il liquido color rubino viene assorbito dagli orifizi del talismano. Mi siedo nuovamente sul trono. Guardando l'uovo nero che si risveglia ripenso per l'ennesima volta alla mia noiosa e monotona vita da re. Un sentimento d'infelicità mi pervade. Vorrei fuggire da tutto questo. Campi di battaglia disseminati di cadaveri, ecco quello che desidero, non questo trono e tutti gli oneri che porta con se. I lineamenti del bejelith si ricompongono a formare un volto umano. Occhi e bocca si spalancano. Lo sento urlare nella mia mente.

La realtà si squarcia intorno a me. Sono stato portato in un altro luogo. Non sono più nel trono, ma su uno scranno nero che sembra essere stato partorito dalla fantasia di un folle. Sembra una fusione tra ossidiana e una creatura vivente. Mi trovo in un enorme stanzone. Le pareti sono lisce colonne rossastre venate di grigio scuro, ben distanziate le une dalle altre. All'esterno, un panorama da incubo. Un labirinto senza fine di edifici che non riesco a focalizzare chiaramente. Torri titaniche. Edifici che sfidano la ragione con la loro esistenza, geometrie e volumi che la mente umana non può avere concepito. Un cielo plumbeo e senza vita. All'orizzonte, un vortice. Enorme e minaccioso. Sento provenire da esso urla silenziose e gemiti disperati. La sofferenza che permea questo luogo sembra provenire da lì.

Mi accorgo di una presenza nella sala. E' un uomo molto alto e robusto. Stupito, lo riconosco. E' Zoddo. Lo guardo mentre mi si avvicina. Lo sento mormorare che i suoi padroni stanno per giungere. L'atmosfera cambia. Ho l'impressione che la realtà che mi circonda vibri per l'attesa. Vedo una forma sul soffitto. Striscia come una lumaca. Non è un essere umano. Il volto gonfio e tumefatto di un neonato demoniaco. Gli occhi chiusi. Una corazza sulla schiena. Due braccia. Tentacoli. Un movimento all'esterno attira la mia attenzione. Un buffo tesserino svolazzante, che di umano ha solo la testa e le braccia, entra ridacchiando. Un guizzo nell'ombra. Mi volto. E' una donna. E' nuda, a parte un'inquietante corazza nera che le copre l'addome. Ali da pipistrello le coprono il ventre e il seno. I suoi capelli sembrano serpenti. Lussuria e malizia emanano da lei. Mi sorride. E di nuovo mi volto, attirato da un movimento tra le ombre. Qualcosa sta apparendo là in fondo, dove l'oscurità sembra essere ancora più fitta. L'ombra solidifica, prende forma. Si fa avanti una creatura molto alta, dal portamento ieratico. La testa è un inno alla tortura. Uncini squarciano e tendono la pelle cadaverica, esponendo le arcate dentarie. Le palpebre sono cucite. Il cervello ipertrofico è esposto. La Mano di Dio è giunta.

Zoddo poggia un ginocchio a terra e china il capo. Senza badargli l'ultimo arrivato si rivolge a me.

"Io sono Boid", dice.

Mi presenta gli altri. Conrad, che sta ancora strisciando sul soffitto. Urbick, che vola di qua e di là. Slan, che mi guarda silenziosa.

"Noi siamo i Quattro, la Mano di Dio, i figli del karma."

"Siamo comparsi davanti a te per esaudire il tuo desiderio, per far scomparire la tua infelicità, e per renderti uno dei nostri apostoli."

"Proprio per questo vi ho evocati", rispondo.

"In cambio di tutto ciò, dovrai sacrificare una persona a te cara. Solo in tal modo il tuo cuore potrà ricevere la forza delle tenebre", continua.

"Solo così", aggiunge, "potremo darti un animo immune all'infelicità umana e un corpo immortale."

"Solo così", conclude, "potrai diventare un esecutore dei voleri del karma, vero motore dei destini umani."

Detto questo tace. Li guardo. Guardo Zoddo. Mi rendo conto che lui ha già fatto il patto con questi esseri. Il mio guerriero migliore non è umano.

Valuto quello che mi offrono. E' ciò che ho sempre sognato. La mia mente, sedotta dalle parole del capo di quei demoni, comincia ad ottenebrarsi. Chiedo a Boid chi dovrei sacrificare. La risposta mi sconvolge. La vita della mia regina in cambio di quello che ho sempre desiderato. Penso a lei. L'ho sposata per motivazioni politiche, ma col tempo mi sono reso conto di amarla, ricambiato. E' sicuramente un po' viziata e sciocchina, ma il sentimento che mi lega a lei è forte e sincero. Per un attimo valuto l'ipotesi del sacrificio. Orrore e rimorso mi invadono. La mia mente si risveglia. Le tenebre che a poco a poco si stavano avvolgendo attorno al mio cuore vengono scacciate. Sento il furore montarmi dentro. Stanno aspettando una risposta, imperturbabili. Mi alzo di scatto. Rifiuto il patto. Ordino loro di andarsene.

Silenzio. La realtà intorno a me sembra congelarsi. Sento su di me lo sguardo stupefatto di Zoddo. Senza dire una parola Conrad, Slan e Urbick si spostano. Si mettono a fianco di Boid. Un tribunale ultraterreno. Nei loro sguardi vuoti leggo la condanna. Boid alza un braccio. E' lunghissimo. Sei dita. Artigliate. Mi chiedo come sia possibile notare simili dettagli in un momento come questo. La realtà che ci circonda comincia a sbiadire, come svaniscono gli incubi al risveglio. La sala del trono. Non sono tornato da solo. Zoddo. La Mano di Dio. Sono venuti con me. Boid alza le braccia. Porta le mani sopra la testa. Una scintilla. Un marchio infuocato. Un'esplosione di luce. Scie luminose in tutte le direzioni. A migliaia. Passano attraverso le pareti. Improvvisamente comprendo. Hanno deciso loro chi e quanti saranno i sacrificati. Chiudo gli occhi. Marchieranno anche me, ne sono sicuro.

Il tempo scorre. Silenzio. Riapro gli occhi. Nella stanza è rimasto solo Zoddo. Mi guarda con tristezza. I quattro demoni sono scomparsi. Mi si avvicina. Mi prende per un braccio. Mi trascina fuori dalla stanza. Verso un balcone. Devo assistere al massacro, evidentemente. Assisto impotente agli ultimi sereni istanti di vita dei miei sudditi. Poi, l'inferno. Il suolo comincia a tremare. Il cielo, sereno fino a un attimo prima, si oscura. Nuvole nere, foriere del peggiore dei temporali, giungono da ovest ad una velocità incredibile. Tuoni. Lampi saettanti tra nuvole e nuvole. Tra terra e cielo. Li vedo arrivare ai confini della mia città. La Mano di Dio. Sono giganteschi, ora. Montagne che camminano e volano. Mi chiedo come sia possibile che quegli esseri abbiano tanto potere. Arrivati ai confini della città, cominciano a mietere quanto è loro dovuto. Distruggono qualsiasi cosa. La gente urla. Fugge. Inutilmente. Muoiono a migliaia. Sepolti dalle macerie che crollano. Schiacciati dalla marea in fuga.

Accanto a me Zoddo comincia a trasformarsi. Veste ed armatura si lacerano, cadono a terra. Cresce di dimensioni. Il suo corpo si ricopre di una folta pelliccia. I piedi diventano zoccoli. Corna ricurve sul capo. Una lunga coda. Gli spuntano membranose ali da pipistrello. Sembra un mostruoso incrocio tra il Minotauro dei miti e il diavolo cristiano. Sembro una bambola rispetto a lui. Si alza in volo.

Dall'alto del cielo continuo ad osservare le conseguenze del mio rifiuto. Conrad gesticola con le mani. Il mio palazzo comincia a sprofondare. Gli altri edifici vengono trascinati verso la cavità che si sta creando, come acqua che scende in un imbuto. Ci sono persone ancora vive, incredibilmente. Le sento gridare per il terrore. Boid spazza con il braccio la città agonizzante. In pochi secondi il fuoco si diffonde ovunque. Le fiamme divorano legno, pietra e carne. Mi sembra quasi di sentire l'odore della carne che brucia. I minuti trascorrono lenti. Vedendo quanto ho di più importante che viene annichilito, sento la mia mente avvicinarsi sempre di più al baratro della follia. La capitale ha cessato di esistere. Al suo posto ora c'è una depressione senza vita, convergente alla voragine senza fondo che ha inghiottito il palazzo.

Zoddo si abbassa fino a toccare terra. Mi posa. Mi guardo intorno. Scomparsa la città, sono un re senza regno. Muovo qualche passo sul suolo polveroso, miscuglio di pietra e carne bruciata. Voglio svegliarmi. Tutto ciò non può che essere un incubo...

La voce di Urbick che mi sussurra nella mente mi convince del contrario. Tutto questo è reale. L'esserino svolazzante mi fa rivivere l'agonia della gente. Mi fa sentire il loro dolore.

Ora è il mio turno, penso. Guardo i quattro esseri titanici convergere su di me. Riprendono dimensioni umane.

"Nessuno aveva mai osato rifiutare il nostro patto", mi spiega Boid.

"Visto che non hai voluto sacrificare la persona a te più cara come richiesto, abbiamo deciso di immolare tutti i tuoi concittadini al male."

"E considerato che sono stati comunque sacrificati degli esseri umani, riceverai ugualmente qualcosa in cambio. L'immortalità che cercavi. La guerra. Le battaglie. Per sempre."

"Ma non possiamo utilizzare il nostro solito modo", riprende.

"Il tuo cuore non si è aperto al male tramite il sacrificio. Occorre un tramite per la forza che vogliamo darti."

Silenzio. Non so cosa aspettarmi. Conrad striscia verso la voragine fumante. Alza le braccia tozze. Dopo qualche minuto emerge dall'oscurità ciò che rimane della mia armatura. Nella mia mente scocca una scintilla e il terrore mi invade. Ho capito che tipo di immortalità vogliono darmi...

Urbick svolazza intorno al metallo contorto e semifuso. L'armatura ritorna come nuova, scintillante e mortale simbolo del Re Teschio. Conrad la fa posare accanto a me. Boid alza un braccio. La terra comincia ad urlare. Macchie rossastre compaiono ovunque. Il sangue dei miei sudditi. Le macchie si allargano, si uniscono. Le gocce di liquido vitale si alzano nell'aria. Convergono verso Boid. Si raccolgono nella sua mano. Una sfera color rubino. Vortici turbinanti sulla sua superficie. Boid alza l'altro braccio. Lo porta alla sfera. La tocca. La fa cambiare di colore. Il fluido rossastro diventa azzurrino e semitrasparente. Spettri gementi al suo interno. Anime che non troveranno mai riposo. La avvicina alla corazza. Quella che sembra essere l'energia vitale dei miei sudditi viene infusa nell'armatura. Il tramite.

Fatto questo, Boid mi si avvicina.

"Re Teschio sei stato, Cavaliere del Teschio sarai per sempre", mi dice.

Un guizzo. La sua mano artigliata affonda nel mio petto. Sfonda le costole. Non sento dolore. Arriva al cuore. Lo afferra. Lo strappa. Cado a terra, morente, guardando stupito il mio cuore che pulsa ancora nella mano di quel mostro. Il tempo sembra rallentare. I secondi diventano eternità.

Boid si avvicina alla mia armatura. Appoggia il cuore alla cassa toracica in rilievo sul petto di metallo. Glielo schiaccia contro. L'armatura comincia a brillare. Provo una strana sensazione. Mi sento trascinato. Tirato verso la corazza. Un lampo mi acceca. Riprendo coscienza di quello che mi circonda. Sono di nuovo in piedi. Nell'armatura. Vivo. Mi sento pervadere da un'energia immensa. Ritornano i sensi di colpa. So da chi viene tutta questa forza. Poi mi accorgo che qualcosa non và. Il mio corpo è ancora a terra, senza vita. Guardo me stesso, rivestito completamente dall'armatura. Guardo di nuovo il cadavere. Comprendo. Quello che sono diventato e che sarò per sempre. La mia mente si avvicina ancora di più all'abisso della follia. Io non sono nell'armatura. Io sono l'armatura.

Rivolgo lo sguardo verso i Quattro. Nel frattempo paura e sensi di colpa cominciano a scomparire. Sto perdendo la mia umanità, evidentemente.

Mi guardano, soddisfatti per l'opera compiuta.

"Ora sei immortale", sussurra dolcemente Slan.

"Non sei un nostro discepolo ma sei legato a noi. Potrai seguire il tuo destino liberamente, scegliendo di combatterci o di collaborare", continua Conrad.

"Ricorda però", continua Boid, "che il flusso del karma non può essere arrestato: quello che accadrà tra mille anni in questi luoghi non può essere impedito. Ciò nonostante, affidati alla tua spada. Sei un guerriero, dopotutto..."

Detto questo cominciano a svanire nell'aria. Resta solo Boid.

"Un'ultima cosa", dice rivolgendosi a me.

"Sei il Cavaliere del Teschio ora. Non puoi restare senza cavalcatura."

Mi si avvicina. Mi tocca con una mano. Sento una piccola parte della mia forza fluire via. Punta l'altro braccio verso il suolo. Compare una piccola massa oscura. Si ingrandisce, prende forma. E' un destriero. Sembra più un fantasma che un essere vivente. Un drappo nasconde torace e zampe. La parte superiore è ricoperta da un'armatura affine alla mia. La mia cavalcatura.

Boid si allontana e comincia a perdere consistenza. Mi saluta con un cenno silenzioso. Scompare del tutto.

Siamo rimasti soltanto io e Zoddo. Ha ripreso il suo aspetto umano. Ora sono in grado di percepire in lui la forza delle tenebre. Il simile riconosce il simile, evidentemente.

"Sei uno di noi, ora", esordisce.

"Un immortale. Lo sei diventato in un modo particolare, ma sei comunque uno do noi. Come ti è stato detto, non sarai un servitore della Mano, come me, perché non hai accettato il patto, ma dovrai affidarti al fiume del karma, volente o nolente, come tutte le creature che calcano il suolo di questo mondo sono costrette a fare..."

Si guarda intorno.

"Mi chiedo cosa racconteranno i posteri sulla distruzione di questa città..."

Poi tace, sorridendo divertito.

Io non replico. Non so cosa fare. Non provo rabbia. Nessuna emozione alimenta il mio desiderio di vendetta. Vedo solo l'eternità che mi si spalanca davanti, per sempre in questa armatura.

Zoddo si avvicina nel frattempo al mio cadavere e prende il bejelith nero.

"E' mio, dopotutto...", mormora.

Si rialza.

"Ti saluto", riprende.

"Non sei più il mio Re ma, vista la potenza che hai ottenuto, ti considererò un mio degno rivale... Se avremo modo di incontrarci sarò ben felice di misurarmi con te."

"Sei un guerriero come me, non un semplice servitore dei burattinai dell'umanità... Ma dimmi, hai scelto la tua via? Vuoi collaborare con noi o combatterci?"

Ci penso. Le emozioni non mi aiutano ma, visto quello che è successo, la decisione è automatica.

"Vi combatterò", replico.

"Mi vendicherò. Forse anche tra mille anni, io ci riuscirò. Lo giuro su quanti sono morti qui oggi."

Mi guarda. Sorride di nuovo.

"Ti capisco", mi dice. "Così sarà tutto più interessante..."

Fa un cenno di saluto con la mano, si gira e se ne va. Lo osservo allontanarsi. Cercherà nuove battaglie, immagino. Io ho già scelto la mia via, e il combattimento sarà lungo... E sono solo. Forse il destino mi concederà, un giorno, l'aiuto di altri guerrieri.

Monto a cavallo. Lo sprono. Comincia a correre come il vento. Ecco quello che sono. Un soffio di vento che cerca di opporsi ad un uragano. Ce la faro?





 
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