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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: HORNBLOWER
Titolo Fanfic: LA FIGLIA DEL CAPITANO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: enya16 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 02/12/2003 21:16:24 (ultimo inserimento: 26/12/03)

fanfic per gli amanti (insoddisfatti!) della serie hornblower... ma non per gli amici di ioan gruffudd!!
 
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AUTORITÀ NEL SETTORE
- Capitolo 1° -

La figlia del Capitano
By Enya16

Dunque, come posso spiegare cosa mi portò a scrivere tutto questo?! Perché sì, questo è un sogno, un tributo alla bellissima miniserie Hornblower, che purtroppo in Italia non è stata accolta come si deve, rete quattro a parte. Ho creato così un universo alternativo, ma non una sciocchezza: sono stata ben attenta a rispettare il corso degli eventi, non posso sopportare di prendere in giro il mio Horatio!! Giocando con i personaggi di ‘Hornblower’ ho imparato come mostrare tutto il mio stile e la mia capacità di intrattenere e di far ridere, piangere o commuovere. O anche imprecare, ad esempio, una mia amica inglese, Sarah B, che tra l’altro saluto, ha detto che la storia tra Horatio e Corinna non le piace affatto, mentre trova quella seguente (non voglio anticipar nulla) molto più interessante... Commentate, se volete.
Mi sono ispirata, per il personaggio di Corinna Sawyer e ai tratti essenziali del suo carattere, un pochino a Lady Barbara Wellesley-Leighton, la donna che Horatio Hornblower ama ne “Il felice ritorno” di Cecil Scott Forester, per tutto quello che riguarda la sua intelligenza e la sua dolcezza - ma anche il suo grande coraggio. Ho lavorato un po’anche sul personaggio di Bush, aggiungendo all’attraente presenza dagli occhi color iceberg di Paul McGann, famoso in Inghilterra per la serie Doctor Who e per una porticina nel film La Regina dei Dannati, dandgli una maggiore sensibilità atta più che altro ad esaltare i suoi grandi pregi di ottimo marinaio. (E per qualche chiarimento su Rosa Soldati, beh... una fanfic sull’amore tra la italianissima Rosa e John Showell Styles è in arrivo!!) Ditemi se vi piace!!

- E quando dovrebbe arrivare? - chiese il tenente Archibald Kennedy, giocherellando col voulmetto di sonetti di Shakespeare che teneva in mano. - Non capisco perché tocchi a noi andarla a prendere. Cos’è, malridotta... psicologicamente?
- Sarebbe un difetto di famiglia, allora, - osservò laconico Horatio Hornblower, al suo fianco come sempre. - In ogni caso, è bene non contraddire il capitano.
- Vedrai, Horatio, la figlia di Sawyer sarà un’orripilante mocciosa viziata, senza contare che somiglierà terribilmente al capitano in gonnella.
Horatio rise, era difficile resistere all’umorismo contagioso di Archie. Dietro di lui, anche Styles scoppiò a ridere, mentre Matthews restava serio.
- Miss Corinna non è una ragazza viziata! - brontolò.
- La conoscete? - domandò Archie, infilandosi il libro sottobraccio. - Come mai?
- Qualche anno fa, io e Styles abbiamo servito su un mercantile che faceva rotta per Spagna, Marocco, Provenza e Italia. Quella ragazza faceva il mozzo, e Dio solo sa quanto si impegnava. Ed è persino graziosa, certe volte.
- Ehi, un secondo... mozzo? Ma se suo padre è un gran capitano di Marina, uno che servì con Nelson... - attaccò Archie, sorpreso.
- Già, perchè? - domandò Horatio.
- Se sapeste... - sospirò Matthews, ma in quel momento un urlo proveniente da pontile di una delle larghe chiatte che fiancheggiavano la banchisa attirò l’attenzione dei quattro uomini.
- Grazie, signor Coops, ed arrivederci! - esclamò una sottile ma robusta voce femminile, mentre una snella figura appesa ad una fune che aveva tutta l’aria di provenire da una puleggia non si mise a scalare la chiglia per scendere sulla banchina. Fu una manovra rapida ed abile: in pochi attimi, la donna atterrò sull’assito. Indossava dei vestiti semplici, osservò Archie, un abito rosa antico lungo fino alle caviglie con un bordo di trina color avorio, stivaletti di cuoio e un mantello beige col cappuccio tirato fin sul volto. Una volta a terra, la figlia di Sawyer si rassettò sommariamente i vestiti, dando le spalle al gruppo, e si sfilò il mantello.
Una cascata di ondulati capelli rosso rame, tanto vividi da sembrare quasi color arancio, le ricadde sulle spalle scoperte dalla sobria scollatura alla spagnola. Poi la ragazza si voltò verso di loro, e sorrise avvicinandosi.
Era anche alta, notò con un po’di irritazione Archie. Più alta di lui, quasi quanto Horatio, forse. Ed era anche abbastanza carina, si disse con un sussulto.
- John! – esclamò Corinna, rivolta a Styles, un delizioso sorriso sulle labbra sottili e appena rosate. I suoi allegri occhi castani si incresparono. – Quale posta in gioco valeva la tua faccia?
- E’bello rivedervi, miss, - affermò solennemente Styles, con un inchino imbarazzato, aggraziato quanto un orso in precario equilibrio. Era chiaro che sembrava preso alla sprovvista.
- Via, non inchinarti, - gli ingiunse la ragazza, rivolgendo un sorriso anche a Matthews (che la fissava sorpreso) e ai due giovani ufficiali. – E’un piacere... ma non ho ricordi di voi, signori.
- Tenente Archibald Kennedy, signora, - esclamò Archie, toccandosi il cappello per salutare e lasciando cadere a terra il libro che teneva sottobraccio. Lo recuperò tossicchiando, mentre Horatio si presentava a sua volta. La ragazza era graziosa, notò. E alta quasi quanto lui.

Fu così che il gruppetto percorse chiacchierando la banchisa, fino alla lancia che li avrebbe condotti al Renown, ancorato poco lontano dove le acque erano abbastanza profonde da permetterlo. Corinna ed Archie avevano intavolato una conversazione sulla letteratura francese, escludendo così automaticamente i due nostromi e Horatio. Archie si infervorò forse eccessivamente nel difendere qualcosa che chiamava Roman de la Rose, che la ragazza continuava a denigrare cortesemente. Ella ammetteva che i suoi gusti propendevano più verso un tipo di letteratura votata alla langue d’oc, il che chiuse definitivamente la bocca al ciarliero Archie, che si ritrovò a fissarla imbarazzato a causa della propria ignoranza del francese. Con molto tatto da parte sua, notò Horatio, la ragazza finse di non accorgersene, quando doveva essersene accorta per forza, perché il luogotenente biondo era rimasto a bocca spalancata per quasi dieci secondi, forse stupendosi più di aver trovato una donna che condividesse la sua sviscerata passione per la letteratura, che una sorprendente ragazzina, figlia di un gran capitano di marina, che pretendeva di far il verso ad un ufficiale in maniera piuttosto impertinente anche se elegantemente velata.
Fu così che i cinque arrivarono alla lancia, dove i due marinai in divisa sgranarono gli occhi davanti alla ragazza che gli tendeva la mano in maniera quasi cameratesca, come se non avessero visto donne per mesi interi (ed in effetti era proprio così!). Forse fu anche per far bella figura con la signora, che i due si diedero da fare e vogarono più di Matthews e Styles, in modo tale che la lancia carica di gente raggiunse in tutta fretta la grande nave di linea inglese. Archie fu il primo a scendere dalla lancia e ad aggrapparsi alla scaletta di corda. – Signora... – borbottò, porgendole il braccio.
- So cavarmela, Kennedy, - disse Corinna, al che, prima che chiunque glielo potesse impedire, i suoi stivaletti un poco logori cominciarono ad ascendere per la scala di cordame, superando Archie e il pontile con agilità. Un tonfo sommesso disse loro che i tacchi della ragazza erano atterrati sull’assito senza problemi di sorta. Scuotendo la testa con un sorriso, tutti si accinsero a seguirla.
La prima persona che si accorse della presenza di una donna sul cassero fu il guardiamarina Wellard, che, a giudicare dalla sua espressione allibita, non era stato avvertito della faccenda. Coi suoi modi disinibiti e gentili, Corinna gli fu subito accanto, presentandosi. Horatio potè vedere chiaramente il volto del povero ragazzo diventare prima di un bianco quasi cadaverico, poi arrossire progressivamente come una gardenia. A salvare Wellard dal suo tremendo imbarazzo, fu Hobbs, che apparve sul ponte da sottocoperta con un’aria rigida da stoccafisso.
- Ho l’ordine di condurvi dal capitano, signora, - affermò, fissandola in maniera quasi astiosa. Poi accennò ai due ufficiali, sempre senza cambiare atteggiamento. – E anche voi, a rapporto.
Con aria serena, la ragazza seguì il guardiamarina verso la cabina del capitano, dove Sawyer se ne stava rintanato da quasi tutto il giorno. Una volta entrati, Hobbs si mise sull’attenti. Il capitano aveva l’aria sbattuta ed irritata, e fu con questa che apostrofò Horatio ed Archie, tendendogli una busta sigillata. – Farete rapporto scritto questa sera, signori. Ora andate a recuperare Bush e Buckland in coffa di prua e portategli le mie disposizioni.
Poi parve accorgersi all’improvviso della figura snella che se ne stava in silenzio tra i due ufficiali. La fissò per un attimo rabbiosamente, come soppesandola con lo sguardo. – E tu, - disse, con durezza, - fila in cambusa. Il rancio ai sei rintocchi.
- Aye aye, - mormorò Corinna, infilando la porta ed affrettandosi di corsa su per la breve scalinata. Horatio la seguì con gli occhi finchè non scomparve, e si rese conto dell’espressione sconcertata di Archie. Le sbrigative direttive che Sawyer gli ruggì furono adempiute in fretta e con efficienza, allorché i due si recarono in coffa, dove il primo ufficiale Buckland fissava pensoso Bush impegnato ad inveire contro uno dei quattro guardiamarina, che a quanto pare non ricordava troppo bene i codici di segnalazione.
- E così miss Corinna è giunta sul Renown, - osservò Buckland prima ancora che Horatio potesse aprire bocca. – Povera ragazza.
- Comincio ad intuire il perché di tutta questa pena, - fece Archie. – Tra lei e suo padre non corre ottimo sangue, non è così?
- Il capitano Sawyer ebbe circa vent’anni fa una graziosa e molto giovane moglie irlandese, una tal Jorinda Parkins, che egli amò follemente, tant’è che si sposarono e la ragazza giurò davanti al vicario che avrebbe seguito ovunque il marito, a discapito della sua salute precaria. Così accadde, anzi, pare che Jorinda avesse seguito Sawyer anche nella battaglia di Trafalgar, con Nelson, ma le febbri e una devastante epidemia di tifo la indebolirono finché questa non morì sulla sua stessa nave partorendo Corinna. Da quel momento in poi, il comandante si è rifiutato di prendersi carico della neonata, tanto il suo dolore era grande, e la affidò a certi italiani che avevano assistito la moglie, e non appena la bambina compì undici anni la spedì a servire sui mercantili al nord. La ragazza ricevette una buona educazione da questi italiani, tant’è che parla ottimamente non solo l’inglese e il gaelico, ma anche il francese e un poco l’italiano. Col passare degli anni, la situazione non è migliorata affatto, anche grazie alla terribile somiglianza tra Corinna e Jorinda... io la vidi una volta, e posso assicurarvi che sembrano due gemelle, statura a parte. Jorinda era piccolina e delicata, mentre sua figlia è alta e robusta. Ma hanno i medesimi capelli cuprei, e gli occhi così stranamente miti e castani.
- Non mi sembra tuttavia una buona scusa per trattarla in quel modo, - scattò Horatio, attirando anche l’attenzione di Bush, che pure stava ad ascoltare grazie alla sua abitudine di tenere sempre tutti i sensi vigili. – Voglio dire, mi spiace per il lutto, ma Corinn... ahm-ehm, miss Sawyer non ne ha colpa!
- Quali sarebbero le sue mansioni sul Renown? – domandò Bush, abbandonando la sua ramanzina al guardiamarina Savane, che pensò bene di estrarre di tasca un libro consunto e di sfogliarlo rapidamente.
- Cambusiera, - rispose Buckland. – Infermiera. Mozzo... ovunque ci sia bisogno di un paio di mani svelte. Sawyer non ama vedere gli uomini distrarsi a causa della presenza di sua figlia, quindi tende a tenerla nascosta ma all’opera. Non so se mi spiego, signor Kennedy.
Con l’aria innocente di chi casca dalle nuvole, Archie fissò il primo ufficiale coi suoi disarmanti e tondi occhi blu. Horatio sorrise, scambiando un’occhiata con Bush.
- Sono serio, Kennedy, e questo vale anche per tutti voi come per i guardiamarina e l’intero equipaggio: miss Corinna non si tocca, pena l’ira del capitano. Un guardiamarina, sul Nightingale, è stato frustato a sangue per aver tentato di sedurla. Basta come esempio?
- Però lei sembra una che sa badare a sé stessa, - osservò Horatio.
- Mi costringete a dirlo, allora, - sbottò stancamente Buckland. – Pare, e lo ripeto, pare che il capitano voglia offrirla in moglie al signor Hobbs.
- Un motivo in più per avere pena di lei, - fece Bush, in tono querulo. Dopodiché il tenente dagli occhi azzurri si allontanò urlando ordini ai guardiamarina e ai nostromi per le manovre di partenza.

I sei rintocchi vennero battuti con più fragore del solito, quella sera, mentre i quattro ufficiali e due dei guardiamarina, il timido Wellard e il meno timido ma più incompetente Savane, sedevano intorno al medesimo tavolo attendendo la cena.
Quando la porta si aprì, la giovane Corinna apparve nuovamente, insieme al vassoio stracarico di cibo. Richiuse dietro di sé la porta con un piede, e si avvicinò con un sorriso al tavolo.
- Buonasera signori, - annunciò, appoggiando le vettovaglie e distribuendole. La cena consisteva in uno stufato di manzo, decisamente migliore della media a cui gli ufficiali erano abituati. Il precedente cambusiere, stando almeno a quello che diceva Styles, aveva l’abitudine disgustosa di sputare in tutti i piatti, forse era quello il motivo per cui i suoi pasti facevano spesso venire il mal di mare anche a vecchi veterani come Bush e Buckland. Insieme ad una buona fiasca di Madeira, la cena parve loro superba, dopo tanto tempo di sacrifici e piatti vuotati oltre il pontile.
La ragazza attese discretamente che terminassero, indugiando sullo stipite, dopodiché si affrettò a sparecchiare. Wellard faceva di tutto per evitare il suo sguardo, mentre al contrario, la faccia rubizza di Savane la scrutava con una cupidigia appena velata.
- Voi siete irlandese, miss, - affermò questi.
- Come lo sapete? – domandò la ragazza con un sorriso indulgente, caricando il vassoio di piatti impilati ma lasciando davanti ai commensali il vino e i bicchieri.
- Io gli irlandesi li riconosco a occhio, - disse Savane, con la sicumera di un indovino gitano. Una scena davvero patetica, pensò Hornblower, annoiato. Invece di fare il gallo in quel modo assurdo, quello stupido guardiamarina poteva darsi da fare per aiutare la signora. Chissà se il codice navale contemplava la cavalleria verso le donne, si domandò pigramente, prima di rendersi conto di essersi abbassato allo stesso, ignobile livello di Savane.
Scattò in piedi, e tolse il vassoio di mano alla ragazza con viva forza, tanto che la pila di piatti tintinnò sinistramente. – Lasciate che vi aiuti, signora, - disse, sentendosi addosso lo sguardo divertito di Archie ed arrossendo stupidamente.
- Via, Hornblower, non è davvero il caso, - lo apostrofò Corinna, recuperando il suo vassoio. – Tuttavia vi ringrazio, ho buone braccia e posso fare da sola, senza contare che l’aiutare in cambusa non rientra nelle vostre mansioni. Quanto a voi, - sbottò in tono freddo, scoccando un’occhiata a Savane, - badate di lasciare un po’di vino anche agli altri, invece di usarlo come carburante per produrre inutile sarcasmo.
Detto questo, in uno svolazzo di trine e capelli ramati, la ragazza scomparve. La porta si richiuse nel medesimo modo dell’entrata, e cioè spinta dal suo stivaletto dalla punta logora.
Tra gli uomini intorno al tavolo cadde un gran silenzio, durante il quale Savane allontanò tossicchiando da sé il bicchiere di vino appena centellinato non appena scorse lo sguardo di Bush su di sé. Archie giocherellava coi bottoni della sua giacca, mentre Buckland sembrava il ritratto della depressione e fissava il legno del tavolo e Wellard a poco a poco scoloriva in volto tornando del suo pallore abituale sorseggiando lentamente un fondo di Madeira.
- Chi vuole giocare a whist? – chiese Horatio, tanto per rompere il ghiaccio, allorché la presenza di un mazzo di carte e il miraggio di un buon rubber sembrarono risollevare gli animi. Vinse Horatio, due mani di seguito, che faceva coppia con Archie. Bush e Buckland vinsero la terza mano, mentre Wellard e Savane facevano da spettatori.
- Mi chiedo come sia davvero, - disse improvvisamente il timido Wellard, rivolto più all’aria che a qualcuno in particolare. Da dietro un ventaglio di carte, Archie lo fissò con occhi ridenti. – Il primo cuore infranto dalle bordate di miss Sawyer! – rise, mentre Wellard storceva un angolo della bocca e riprendeva.
- Anch’io sono irlandese, - mormorò, tanto che solo Savane lo sentì. – Forse una volta balleremo una giga.
- E’una bella ragazza, - commentò Bush in tono ammirato. – Si diceva, del resto, che anche Jorinda Parkins lo fosse.
- Paragonarle non ha senso, - sbottò infastidito Buckland, per poi scattare con un inusuale tono appassionato in difesa della figlia di Sawyer. – Sono diverse come il giorno e la notte...

Nei giorni seguenti, il Renown rollava pacificamente sulle onde dell’Atlantico, sospinto da un vento freddo e giocoso, che talvolta cadeva volubilmente riducendosi quasi a zero per parecchie ore per poi riprendere più gagliardo di prima. Dopo il primo giorno di ovvia timidezza, miss Corinna Sawyer si dimostrò molto gentile e volonterosa. La presenza di una ragazza del suo stampo, sul cassero, destava ancora qualche perplessità in certi uomini, ma presto tutti si abituarono facilmente ai suoi modi inusuali e al suo carattere servizievole. Non capitava spesso che Matthews e i secondi nostromi avessero problemi a fissare i cannoni perché il beccheggio non li portasse a spasso sul pontile, ma quando accadeva, miss Corinna portava cordame avanti e indietro, sosteneva i pesanti quarantacinque libbre mentre gli uomini li annodavano e talvolta si occupava di tagli ed escoriazioni. Era un’infermiera piuttosto energica, ma dello stampo giusto su una nave di linea da settantaquattro pezzi come il Renown: di certo, si impegnava di più che quello scansafatiche di Clive. Ben presto, tutti i guardiamarina si innamorarono di lei, seguiti a ruota da parecchi membri della guardia.
Capitava che Horatio la fissasse da lontano, mentre lei distribuiva il rancio agli uomini, o si avvolgeva nello scialle per difendersi dal vento mentre medicava l’ennesima piccola ferita. La sua espressione poteva parere tranquilla e rilassata, anche se i suoi sorrisi erano troppo frequenti per essere tutti genuini. Sembrava... un veterano, che svolgeva diligentemente un lavoro a lui ingrato, in nome di una fedeltà al re, alla patria, ma non al proprio capitano. Quasi, nella sua servizievole rassegnazione, gli ricordava Matthews. Come poteva, quella povera e graziosa creatura, amare un uomo folle e odioso come Sawyer?
Cominciarono poi, nei giorni seguenti, i primi, veri segni di squilibrio del capitano. E quelli che prima potevano essere semplici dubbi, divenivano ora terribili certezze. Una sera, dopo i sei rintocchi, quando tutto l’equipaggio, costretto sottocoperta da una pioggia insistente ma leggera, venne convocato nelle camerate. Fatto abbastanza insolito, il capitano sedeva accanto alla figlia, lui con aria astiosa, lei con le labbra serrate e il mento sollevato, il volto indecifrabile. Ad un tratto, Sawyer si alzò in piedi, e si rivolse all’intera ciurma.
- Mia figlia danzerà per voi, questa sera! – gridò, come se ordinasse un abbordaggio. Horatio fremette, e si sporse per vedere l’espressione di Corinna in merito. La ragazza se ne stava rigida come una statua, senza degnarsi di dir nulla, forse cercando di conservare un minimo di dignità. Apparve dal nulla Sullivan, il pazzo violinista dai capelli biondo stoppia, che attaccò un’indiavolata aria gaelica, accompagnato da un chitarrista e un paio di pifferai.
Liberandosi lentamente dello scialle, come abituandosi all’orribile idea di mettersi in mostra come carne da macello davanti a trecento uomini affamati, la ragazza dai capelli rossicci si alzò in piedi. Diede il via a una sequenza regolare e complicata di passi incrociati, accompagnandosi con volteggi e movimenti delle braccia. Ad ogni passo, i lisci capelli cuprei alla luce delle lampade le scoprivano dapprima il volto concentrato, poi il collo sottile ed infine la bianca ansa della spalla e la clavicola. L’orlo di trina della gonna si sollevava leggermente, svelando i polpacci sottili al di sopra dei severi stivaletti.
Era uno spettacolo affascinante. Ad occhi chiusi, la figura alta e armoniosa piroettava con eleganza in una danza priva di volgarità, esaltando la propria naturale bellezza. Horatio sentì distintamente Bush, accanto a sé, annaspare per respirare. Al tavolo dei guardiamarina, Wellard fissava la bella Corinna come se avesse dinanzi a sé la sublime Venere del Botticelli. Fu la faccia di Matthews, mimetizzata tra altre cento, che lo distolse dall’adorazione: l’anziano marinaio fissava Sawyer, che sedeva poco oltre imbronciato e sprezzante, come si fissa qualcosa di parecchio disgustoso caduto nella minestra. Anche Archie diede improvvisamente di gomito ad Horatio. Egli lo fissò con aria stolida, per poi accorgersi delle espressioni rapite di tutti quelli che lo circondavano. Persino Bush, che mai si era spinto oltre a tiepidi commenti, in fatto di donne, fissava la delicata Corinna come se non dovesse stancarsene mai. Tutti! Tutti si comportavano in quel modo. D’un tratto, Horatio prese ad odiare Sullivan, che agitava pazzamente l’archetto sulle corde ormai logore, cavando dal legno note vibranti e selvagge, traendo forse ispirazione dalla sfolgorante bellezza alla luce delle lampade che si esibiva dinanzi a lui, dedicandosi anima e corpo a quello che sarebbe comunque rimasto l’unico amore della sua vita, il suo inseparabile violino. Eppure, una volta che anche il fanatico musicista sentì la necessità di riposare, la danza terminò con un ultimo volteggio interrotto a metà.
La ragazza restò per un attimo ritta dinanzi a quel panorama desolante di sguardi cupidi e bocche spalancate, dopodiché sollevò il mento con decisione, ignorando forse il rossore sulle proprie gote, e si sedette al suo posto, tra il padre e Hobbs, che la fissava come un falco.
- Magnifico spettacolo, miss, - disse questo, e tentò di prenderle la mano, che lei divincolò e si serrò in grembo. Questo gli richiuse la bocca, e rimase imbronciato e in silenzio per il resto della serata, fino al seguente rintocco, osservando con odio il folle Sullivan esibirsi in un capriccio virtuoso e veloce.
Accanto a lui, miss Corinna si teneva il volto tra le mani, impassibile, e i suoi occhi erano fermi come specchi. Non una lacrima, non un lamento.

Sawyer era folle. Nessun dubbio in proposito.
Era patologica la cura che metteva ogni volta nel scegliersi un nuovo bersaglio da tormentare, anche se il suo preferito in assoluto pareva essere il povero Wellard. Tutto l’equipaggio giudicò mostruosa la sua decisione di far frustare il guardiamarina per una bazzecola in cui rimase coinvolto anche Horatio. Il luogotenente ebbe trentasei ore di veglia per punizione, ma al giovane sedicenne toccò il gatto a nove code.
Fu Matthews a dirigere l’operazione. Adempì efficacemente al suo compito. Una cosa rapida e profonda, come piaceva al capitano. La schiena magra del povero ragazzo legato al patibolo era rigata di sangue, ed egli si ritrovò al termine di tutto ad implorare pietà, piangendo come un disgraziato, o come un bambino.
Fu Corinna ad aiutarlo a districarsi dai legami che lo avevano assicurato. Fu lei che se lo caricò in spalla, ancora piangente, e lo condusse sottocoperta. Clive fissava la scena, quasi che non fosse lui il chirurgo di bordo. Ma a nessuno sfuggì l’occhiata di puro odio che la ragazza aveva scoccato al padre e che lui aveva deliberatamente ignorato.

Un singhiozzare sfinito, il lamento di un ferito, furono i primi suoni che Horatio ed Archie sentirono non appena scesero in infermeria. La scena era straziante. Wellard, fasciato e ancora sanguinante, piangeva, ora di vergogna, in grembo a Corinna Sawyer, che seguitava a carezzargli i capelli sciolti forse da ore.
- Non piangere più, Henry, - mormorava la ragazza, in tono dolce. – E’folle e non sa ciò che fa.
Wellard non trovava nulla da ribattere, a tutto questo, e solo quando si accorse della presenza dei due ufficiali di grado più alto annaspò per tirarsi su e salutare.
- Per carità, Wellard, state comodo, - fece Archie. Corinna li guardò in silenzio, gli occhi castani enormi ed impotenti. – Va meglio, ora?
- Sì, - mormorò il guardiamarina, ripulendosi dalle lacrime il volto gonfio ed arrabattandosi per rimettersi in piedi. Gemette sommessamente, mentre la fasciatura si tendeva sulle ferite fresche, tenendosi alla spalla di Corinna, che lo sosteneva con un braccio protettivo.
- Non posso fare granchè, purtroppo, - disse la ragazza, non in tono di scusa ma piuttosto in tono irritato, come se fosse colpa sua e si detestasse per quello. – Cerca di tenere le cicatrici pulite e di non esagerare col laudano...
- Aye aye, - replicò automaticamente Wellard, per poi sorridere fiaccamente all’idea di prendere ordini da una donna. – Lo farò.
Si voltò verso Corinna, fissandola con improvvisa apprensione. – Io... vi ringrazio...
Il gesto disinvolto e il sorriso che lei gli rivolse bastarono a sdrammatizzare la situazione. Con passo malfermo ma deciso, il ragazzo si inerpicò per la scaletta e tornò sul ponte. Corinna lo seguì discretamente, per controllare che sul ponte ci arrivasse effettivamente, poi tornò nell’infermeria e si buttò su una sedia con un fare non proprio da gran signora. La sua espressione era di nuovo indecifrabile, come quella sera dopo aver ballato.
- Quell’uomo è pazzo, - fece Archie, accingendosi a salire la scaletta.
- Io non lo direi ad alta voce, - osservò Corinna, in tono piatto.
- Come potete anche solo mantenervi così imperturbabile? – scattò Horatio. – Il povero Wellard... non meritava quella punizione!
- E voi non meritavate la vostra, - aggiunse la ragazza, guardandolo negli occhi. – Credete che non me ne sia accorta?
Horatio non seppe come controbattere, davanti alla sua pacatezza, mentre lei continuava. – Il fatto che io non protesti per il fatto di essere trattata come una schiava non significa che io condivida tutto ciò che pensa, Hornblower.
- Horatio... – sussurrò lui.
- ... Horatio, - mormorò lei, con un mezzo sorriso. Per un attimo, i suoi occhi rimasero fissi all’assito del pavimento, poi si rialzò di scatto dalla seggiola, brandì una scopa e si mise a pulire freneticamente la stretta cabina. – Fuori di qui, - intimò, minacciando scherzosamente i due col manico della granata. Poi sorrise e si mise al lavoro.

Il Renown era silenzioso, fermo ed imperturbabile come una vecchia tinozza, ed Horatio Hornblower lottava per tenere gli occhi aperti e fissare la lanterna di poppa nella speranza di non addormentarsi. Che fosse stato meglio farsi frustare? Quel compito affibbiatogli era così incredibilmente tedioso, più di quanto avrebbe potuto immaginare.
Pensa a qualcosa di piacevole, si disse, che ti tenga sveglio...
Miss Corinna.
Cielo, quella sì che era una cosa piacevole. Corinna era tanto graziosa da ispirare simpatia in una nave dove regnava solo ingiustizia. E il suo carattere battagliero (o tale doveva essere, una volta calata quella sua finta aria remissiva), quel suo modo di spalancare gli occhi castano intenso quando parlava senza rivolgersi a nessuno in particolare, quel suo sorriso gentile ed impertinente erano pennellate, tocchi d’artista in una figura già di per sé deliziosa. Non aveva un corpo dalla sensualità prorompente, pensò, a mente fredda. Pareva snella e robusta, agile e rapida. Ed era bellissima.
- Horatio?
Si accorse, con improvviso orrore, di aver chiuso gli occhi e ceduto al sonno. Freneticamente, saltò in piedi e si guardò intorno con aria allucinata. – Va tutto bene, - sussurrò accanto a lui la voce pacata di Corinna Sawyer, - nessuno vi ha visto dormire.
- Mio Dio, - commentò Hornblower, lasciandosi di nuovo cadere sul barile che aveva usato fino ad allora come sedile. – Ancora uno spavento simile e morirò.
- Bevete questo, allora, - disse Corinna, tendendogli una grande tazza di metallo calda al tatto. Curioso, Horatio ne annusò il contenuto.
- Caffè! – esclamò, piacevolmente sorpreso.
- Per tenervi sveglio, - ammise Corinna. – Un pensierino dalla cambusa. Archie Kennedy mi ha detto che voi stravedete per il caffè.
Un leggero senso di fastidio lo colse, sentendo la ragazza pronunciare il nome di Archie. Erano quindi già in confidenza, loro due? In ogni caso, era stato un gesto gentile. Non vedeva il suo volto, alla penombra della lampada di prua, ma era quasi certo che stesse sorridendo. La ringraziò, farfugliando, e si attaccò alla tazza. Il liquido era caldo, forte, molto zuccherato, forse corretto con la grappa e con una punta di latte, come era in uso in Irlanda. Ne bevve metà quasi tutto d’un fiato, e poggiò la tazza a terra, sentendosi riscaldare istantaneamente.
- Grazie. Ci voleva proprio. Non sono abituato a vegliare...
La ragazza si sedette accanto a lui, su un forziere di legno pieno di cordame di ricambio. – Potremmo parlare un po’, allora, Horatio. Vi terrebbe sveglio?
- Probabile, - ammise lui. Accidenti, se l’avrebbe tenuto sveglio! In breve, la traccia di imbarazzo reciproco presente tra loro cominciò a scomparire. Parlarono del più e del meno per un po’, commentando l’incompetenza di alcuni uomini a bordo, lodando la bravura di altri. In particolare, Corinna sembrava colpita dalla cameratesca autorità che Matthews aveva sugli altri uomini.
- A volte penso che Matthews sia l’unica persona che non calpesterebbe il mio cadavere, - scherzò Horatio, pentendosi immediatamente per la battuta melodrammatica e mordendosi un labbro. – E’incredibile, quando sono con voi non faccio altro che figuracce, - disse, in tono mite.
Corinna restò in silenzio per un attimo, prima di rispondere. Un lungo istante passò prima che Horatio percepisse un movimento di stoffe accanto a sé e l’improvviso tocco di una morbida bocca sul volto. Istintivamente, si voltò verso di lei e la baciò con più delicatezza di cui si fosse creduto capace. Non era come desiderare Maria, un’anima sola che attirava la sua compassione e, di conseguenza, un certo suo affetto. Quella era una ragazza forte, testarda, ambiziosa, lo capiva dal modo in cui lo stringeva possessivamente ponendogli le mani leggermente irruvidite dal mare sul volto, tra i capelli e sulle spalle. Lei lo voleva con la stessa forza con cui lui voleva lei.
Dovettero staccarsi, infine. Corinna seguitò ad accarezzargli lo zigomo sinistro per un attimo, poi gli posò un bacio veloce sulle labbra (che egli cercò di intercettare senza peraltro riuscirvi), si sistemò con le mani i capelli che lui le aveva scompigliato nella foga del suo abbraccio e rise.
- Ci vediamo domani, - sussurrò, scomparendo giù per le scale.
Respirando profondamente, Horatio batté le ciglia.
Adesso non avrebbe più rischiato di addormentarsi, almeno.


 
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