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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: L`ULTIMA BATTAGLIA
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: streghetta-paka galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 30/11/2003 19:43:34

entra a hogwarts una nuova alunna...ma chi è in realtà?che rapporto istaurerà con harry, ron, hermione e draco?non perderti l`ultima grande battaglia!
 
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FINALMENTE A CASA
- Capitolo 1° -

Capitolo 1

Finalmente a Casa

Non era solito, per i Dursley, avere ospiti di quel tipo a casa. Certo, ogni settimana, qualche cliente di zio Vernon gli andava far visita, e per zia Marge un anno era sprecato se non faceva visita ai parenti…ma, come aveva detto zio Vernon: “Mai! Uno come Lui è entrato in questa casa, e mai ci entrerà!”. Naturalmente, zio Vernon intendeva per “Lui”, un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi verdi, contornati da occhiali rotondi; un ragazzo, che come tutti quelli della sua specie sapevano bene, si chiamava Harry Potter.
Negli ultimi mesi era cresciuto parecchio e velocemente, ma non solo fisicamente; Alla fine del suo sesto anno a Hogwarts, infatti, si ritrovò sommerso di responsabilità che avrebbe evitato volentieri. Aveva duellato con Voldemort, ma non era riuscito a distruggerlo, nonostante avesse usato l’Ambra Motir: Quella che doveva essere l’arma vincente del mondo dei maghi. Anche la sua voce era leggermente cambiata: il timbro delle sue parole era più profondo e la voce squillante era sparita. E, oltre ad essere un mago, era la causa vivente del declino di Lord Voldemort, il più potetene stregone Oscuro mai esistito.
Anche quella sera, Harry, era chiuso in camera sua, o meglio, nel suo ripostiglio, fissando intensamente il soffitto. Quanto odiava quella stanza! Quanto odiava i Dursley! Quanto odiava la sua vita a Prive Drive!
Sdraiato sul letto, quasi non si accorse della grande civetta bianca accovacciata accanto a lui, sul comodino, che teneva una piccola busta legata alla zampa da un sottile filo verde. “Edwige!” urlò felice il ragazzo sfilandole la lettera della zampa e accarezzandole le morbide piume “Finalmente sei tornata!”. La maestosa civetta gli beccò affettuosamente il dito e volò nella sua gabbia, accanto alla finestra. La didascalia diceva:

A: Harry Potter
Da: Sirius Black

Harry sorrise nella penombra, contento di ricevere informazioni sulla salute del suo padrino, l’unico mago mai esistito evaso dalla temibile prigione di Azkaban, dopo essere stato accusato ingiustamente di omicidio. Scartò velocemente la busta e con un filo di voce lesse:

Harry,
spero che le tua vacanze stiano trascorrendo piacevolmente e che i babbani ti trattino bene. Non preoccuparti, sono al sicuro da un amico e non c’è alcun rischio che i dissennatori arrivino fin qui. Ho una grandiosa sorpresa per te, e penso che ti piacerà davvero tanto...Silente ci ha dato il permesso! Puoi venire da noi a passare il resto delle vacanze! Sempre che tu lo voglia, naturalmente.
Avvisa i babbani: Lunastorta ti verrà a prendere Martedì alle 17.00.
Rispondimi preso e mandami la tua risposta,

Sirius

P.s. Stai attento Harry! Voci fondate dicono che Voldemort stia escogitando un piano, per diventare più forte e potente che mai! Fai attenzione, mi raccomando!

Harry, rilesse la lettera più volte…non poteva crederci! Lunastorta, ovvero Lupin, il suo ex insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, che aveva consegnato le dimissioni durante il suo terzo anno, dopo che la scuola scoprì la sua vera natura, (ovvero che fosse un lupo mannaro), stava venendo a prenderlo! Harry corse alla scrivania, afferrò un foglio di pergamena e in pochi istanti scarabocchiò.

Certo che vengo Sirius! I babbani si comportano abbastanza bene, stai tranquillo, Harry.

Il ragazzo, ancora in preda all’euforia si avvicinò a Edwige e, dandole un biscotto gufino le disse “Dovrai fare un’altra consegna...rimani da Sirius, io arriverò Martedì, se va tutto bene”. E, dopo averle legato la lettera alla zampa, la vide sparire ingoiata dal buio della notte.
Qualche minuto dopo, sdraiatosi sul letto, si addormentò con uno strano sorriso, felice, di poter rivedere i suoi amici; felice, di poter tornare a casa.

La mattina seguente si alzò di buon ora, e, chiedendosi se avesse solo sognato, frugò nel comodino, cercando disperatamente la lettera del suo padrino. Qualche secondo dopo la trovò e, stringendola fra le dita, corse al piano inferiore dove lo aspettavano i suoi zii. Quando Harry entrò in cucina, vide zio Vernon intento a sfogliare il giornale e commentare ogni articolo, zia Petunia preparare la colazione e Dudley seduto su una grossa poltrona, che guardava il telegiornale mattutino. Suo cugino era cresciuto molto, i rotoli di ciccia che lo avevano sempre contraddistinto di erano trasformati in muscoli ed ora, era anche più alto di Harry.
“Em...” disse Harry fissando suo zio “C’è una cosa che dovrei chiedervi…ma…”. Zio Vernon aveva posato il giornale guardandolo con aria minacciosa “Chiedere ragazzo? Hai vissuto diciassette anni sulle spalle mie e di Petunia e tu osi ancora chiedere?!” urlò facendosi d’un tratto minaccioso. Harry prese la palla al balzo e, molto lentamente disse “È di questo che vorrei parlarvi…sapete…il mio padrino, Sirius Black...l’evaso…” si fermò un attimo godendosi i volti spaventati dei Dursley ma incitato da suo zio (“Continua, ragazzo…”) rincominciò “bhe…lui si è offerto di tenermi con lui, per il resto delle vacanze e…mi chiedevo se per voi…?”. Zio Vernon si alzò in piedi di scatto “Va dove ti pare, ragazzo, finalmente questo criminale si è deciso a prendersi le sue responsabilità! E…dimmi, come farai ad andare da loro?” chiese.
“Mi viene a prendere un suo ami…”
“NESSUNO ‘COME TE METTERÁ PIEDE IN CASA MIA! SCORDATELO RAGAZZO!” tuonò zio Vernon mostrandosi in tutta la sua grandezza.
“Ma Lupin è un suo ami…”
“NON HAI SENTITO! HO DETTO DI NO!” ribatté l’uomo.
Harry lo guardò con odio ma infine, con un’espressione acida disse: “Va bene! Vado a dirgli che non ci vado…anche se credo che verrà lo stesso a prendermi…nel mondo dei maghi non ci facciamo scrupoli, per i nostri parenti…”
Zio Vernon impallidì di colpo “n-non usare m-m-mai più que-quella parola in casa mia!”. Girando le spalle poco dopo aggiunse “Di a questo Lupin che ci andrai, ma che se osa solo usare “quella-cosa” io…”.
Ma Harry non seppe mai quello che avrebbe potuto fare zio Vernon… corse in camera sua e senza pensare a niente saltò sul letto urlando: SI! ANDRO’ DA SIRIUS! SI!

Le giornate precedenti al Martedì passarono lente…e Harry non dormì per parecchio tempo, sperando, che i Dursley si comportassero bene davanti a Lupin.
Quando finalmente il fatidico giorno arrivò si poteva percepire nell’aria la paura di zio Vernon e di zia Petunia, che, paragonate a quella di Dudley era quasi impercettibile. Infatti, suo cugino, nelle rare occasioni in cui si era confrontato con un mago, era stato trasformato in un maiale e la sua lingua si era allungata di almeno mezzo metro.
“Non lo voglio in casa mia!” urlò martedì mattina “Non lo voglio, papà!”. Zia Petunia gli era corse incontro “O Dudley caro…la mamma lo sa...” .
Le diciassette arrivarono e passarono e Harry, nervosissimo, dovette sorbirsi le battutine sarcastiche di zio Vernon, che camminando per la sala avanti e indietro, riuscì perfino a far ridere Petunia.

Il campanello suonò, interrompendo il silenzio spettrale della famiglia. “Non aprire Petunia!” ordinò zio Vernon “Non possiamo avere ospiti in questo momento!”. Ma il campanello non cessò di suonare, lasciando la famiglia Dudley completamente scandalizzata! “Chi diavolo è! Ragazzo apri tu, caccia quelle persone e digli di non tornare più” urlò zio Vernon indicando Harry. Il ragazzo di malavoglia si alzò e corse alla porta.
Quando la aprì vide un uomo alto e composto: indossava uno smoking nero e una cravatte blu notte, un sorriso raggiante si allargava fra il bel volto e i capelli castano chiaro, leggermente lunghi, erano raccolti in un codino basso. “Mi dispiace, non compriamo niente, non vogliamo niente e i miei zii la pregano di allontanarsi dalla nostra casa” cantilenò Harry fissando il pavimento.
L’uomo guardò Harry in modo strano, quasi incuriosito e infine scoppiò in una fragorosa risata “Harry?” disse fra le risa. “Pro-professor Lupin!” esclamò il ragazzo sbalordito. Dietro di lui si fece largo una sagoma larga e tarchiata “Ragazzo! Ho detto di fare veloce!” sibilò. “A! Lei deve essere lo zio di Harry! Piacere Remus Lupin…sono qui per portarlo da me…” disse Lupin porgendo la mano a zio Vernon che indietreggiò di scatto. Evidentemente non trovò niente di strano nel modo di vestire dell’ex professore di Difesa Contro le Arti Oscure,infatti tornò immediatamente arcigno “Sei...sei uno come…come lui?” chiese indicando Harry. Lupin guardò Harry e infine rispose incerto “Sono un mago….se è questo che intende. Scusi il ritardo ma ho dovuto trovare una macchina e…bhe, comunque...Harry, se sei pronto, possiamo andare! E’ stato un piacere…” e si diresse verso la porta afferrando le due valigie di Harry. “Ci vediamo l’estate prossima” disse il ragazzo correndo sorridente verso la porta, lasciando a bocca aperta i suoi zii e suo cugino, che fino a quel momento, era rimasto nascosto nella sala da pranzo.

“Pronto Harry?” chiese Lupin chiudendo il grande baule della macchina parcheggiata davanti alla casa dei Dursley. “Allora allacciati bene le cinture e ricorda di tenerti forte” continuò salendo in macchina, dopo che Harry ebbe acconsentito vigorosamente. Il ragazzo seguì con lo sguardo i movimenti dell’uomo, incuriosito nel vederlo elegante e composto. Lupin infilò la chiave nel buco, e la girò sorridendo a Harry. “Perché dovrei tener...Haaaa!” la macchina sfrecciava per una strada completamente nera. Il cielo era sparito, al suo posto una grande macchia di inchiostro ancheggiava sulle loro teste: Intorno a loro, il buio assoluto. “Siamo arrivati!” escalmò Lupin qualche secondo dopo “Il viaggio è sempre un po’ traumatico...ma la Trasposizione è molto comoda e abbiamo guadagnato molto tempo no?”. Harry scendendo dalla macchina non rispose, perché se avesse aperto bocca avrebbe sicuramente vomitato.

Dinnanzi a lui una grande villa si mostrava in tutto il suo splendore. Un grande giardino incorniciava le pareti e il vialetto che portava alla porta era affiancato da sassi e piccoli cespugli di rose. D’un tratto, il grande portone di ferro battuto si aprì, e Harry vide uscirne Sirius Black, il suo adorato padrino.
“Harry!” urlò Sirius correndogli incontro “Sono felice di rivederti e...sembri sempre di più James!”. Lo sguardo dell’uomo era dolce e pieno d’affetto, rivedere Harry, gli portava sempre una gioia immensa, era quasi come se James, il suo migliore amico, fosse lì, davanti a lui.
“Ciao Sirius!” disse Harry fissandolo negli occhi. Lupin guardò la scena dalla porta. “Sirius” urlò “Fai vedere a Harry la sua camera! Per quel che ho potuto capire, i babbani non lo trattavano molto...em…in modo affettuoso ecco”.

Sdraiato sul suo nuovo letto Harry non poteva credere che fosse successo…Aveva sognato quel momento dal terzo anno di Hogwarts, quando Sirius gli propose di vivere con lui. La candida civetta Edwige era appollaiata nella sua gabbia e sonnecchiava rumorosamente e, il suo russare, era l’unico suono che ancheggiava per la stanza, e che, comunque conciliava a Harry un buon riposo.

Si ritrovò in una stanza avvolta dalla penombra. Nell’aria ancheggiava la polvere, posata anche sui pochi mobili disposti in modo disordinato. Un lungo divano ricopriva gran parte della parete di pietra, e un grande tavolo di legno occupava il centro della stanza. In un angolo, una ragazzina, seduta sulla sedia, con le mani legate. I suoi occhi scrutarono Harry incuriositi, semichiusi e infine le lacrime le bagnarono il viso. Un pianto silenzioso, ma nonostante questo straziante. Poi, un rumore e una luce accecante, che costrinsero Harry a portarsi le mani sul viso.

“Harry! Harry!” aprì gli occhi. Le mani ancora strette sul viso e una voce famigliare accanto a lui. Stropicciandosi gli occhi distinse quella sagoma.
“Harry, stai bene?” chiese Sirius estremamente preoccupato. In piedi accanto a lui, Lupin teneva in mano una grande bacinella d’acqua e Harry, solo in quel momento, si accorse di avere il volto umido.
“Si, stò bene, è stato solo un incubo...”. I due uomini lo guardarono stupiti. “Hai sognato Voldemort?” chiese Lupin con il solito tono tenero e tranquillo. “No, era solo un sogno! Non vi preoccupate” rispose Harry mettendosi in piedi. “Bene allora…” continuò Sirius ancora poco convinto “E’ pronta la cena, mangiare ti farà bene...”.

E scesero, insieme, le grandi scale, che portavano al piano di sotto. Harry non poté fare a meno di pensare a quel sogno: così vero, così reale, così percettibile!. Infondo, non era la prima volta che sognava la realtà...Forse Voldemort voleva uccidere quella ragazza? Chi era? Dove si trovava quel posto?.
Una vampata di calore avvolse il suo viso…non ancora, non davanti a Sirius!
“Harry, sei sicuro di sentirti bene? Sei pallido, ti senti la febbre?” chiese Sirius premuroso. Harry sobbalzò tornando alla realtà “Credo di sì” rispose incerto “ho solo un gran mal di testa e…” ma non completò mai la frase, cadde sul pavimento gelido, svenuto.
“Lupin corri!” strillò Sirius poggiando una mano sulla fronte di Harry “Ha la febbre! Dobbiamo portarlo di sopra!”.

Harry sbatté le palpebre un paio di volte, cercando di ricordarsi qualcosa, ma la testa gli pulsava ancora e ogni tentativo di richiamare alla mente un qualsiasi avvenimento era vano. “Ti sei svegliato finalmente” disse Lupin sorridendo “Ci hai fatto prendere un bello spavento sai? Sirius è in Sala...con una sorpresa per te!”.
Harry strabuzzò gli occhi “Mi dispiace” disse velocemente “Che sorpresa?”.
La porta si spalancò di colpo, una donna cicciotella sorrideva con le lacrime agli occhi correndo verso di lui. “O Harry caro! Sapevo che non avrebbero saputo curarti! Per fortuna non abitiamo lontano da Lupin!”.
Cercando di respirare fra l’abbraccio pressante della donna Harry disse “Signora Weasley? È venuta qui per me?”. Molly Weasley lo lasciò e asciugandosi le lacrime rispose “Certo caro...come potevo fidarmi di loro…” e lanciò un’occhiata furente a Sirius che era appoggiato alla finestra. “Ron è qui?” chiese Harry speranzoso. “Certo che sono qui! Pensavi di liberarti di me così facilmente?” rispose una voce alla spalle della signora Weasley. Ron era cresciuto parecchio. Ora era alto e slanciato e anche il viso era variato leggermente. “Siamo qui tutti” disse sorridendo “Dovevi vedere Ginny quando ha saputo che stavi male!”.
La signora Weasley lanciò a Ron un’occhiataccia e infine commentò “Harry deve riposare...usciamo tutti, in questo momento non gli servono spioni o quant’altro!”. E tutti uscirono dalla sala, lasciando Harry completamente solo, che, nonostante avrebbe preferito la compagnia di Ron, fu grato alla signora Weasley, perché il suo mal di testa non era ancora passato.

Il mattino seguente, quando Harry si alzò, tutti i Weasley, Lupin e Sirius, erano seduti in Sala da Pranzo a gustarsi una ricca colazione.
“Buongiorno Harry!” dissero in coro. “Harry caro, ti senti meglio oggi?” chiese la signora Weasley non appena prese posto a tavola. “Certo! Ora sto benone! Non si preoccupi!” rispose il ragazzo.
Bill, Charly, Sirius e il signor Weasley iniziarono una lunga discussione sui metodi del Ministero della Magia che, dinnanzi alla rinascita di Voldemort, non aveva mosso dito, ma che ora, che la cosa si faceva troppo evidente, si dava un gran da fare.
Fred e George, che avevano aperto il loro negozio, mostravano a Ginny e alla signora Weasley un loro articolo: le Ciabatte accorcia-dita.
“Ron…hai notizie di Hermione? Io non la sento da un bel pezzo!” chiese Harry in un sussurro a Ron. Il ragazzo arricciò le labbra e scosse la testa “Penso sia ancora arrabbiata...Sai, il suo Vicky l’ha lasciata per quello...”. Harry inorridì “Già, forse non avremmo dovuto picchiarlo...”.
“Harry Potter!” Scherzò Ron “Ti stai pentendo di aver massacrato di botte uno squallido sfruttatore doppiogiochista che faceva soffrire la tua migliore amica?”. Risero di gusto, Ron, era bravissimo nell’imitare la McGranitt. “Chi avete massacrato voi?”. Lupin alle loro spalle aveva le mani sui fianchi e un’aria severa, che attirò gli sguardi di tutti i presenti nella Sala. “Ronald Weasley! Harry Potter! Avete picchiato qualcuno?”. La signora Weasley era scattata in piedi con le mani appoggiate sul tavolo e un’aria estremamente minacciosa.
“O…ci credete se diciamo…nessuno?” chiese Ron. Dalle occhiatacce di tutti (In particolare quelle di Pearcy) i due ragazzi supposero che non ci avrebbero creduto. “Ragazzi! Non dovete perdere il controllo!” disse calmo Lupin “Non potete pestare chiunque vi capito sotto tiro!”.
Harry stava per ribattere ma una fragorosa risata lo interruppe “Andiamo Lunastorta!” ululò Sirius, piegato in due dalle risate “Non ti ricordi un certo James e la sua banda? Non fargli la paternale!”.
La signora Weasley balzò in avanti e ignorando Sirius strillò : “In punizione! Tutti e due! Niente manico di scopa fino all’inizio della scuola!”. Harry e Ron spalancarono la bocca e completamente giù di morale salirono verso il piano superiore lasciando però decifrare la frase: “Era meglio una condanna a morte…”
Quella sera Harry si addormentò presto, felice e contento...finalmente, dopo tanto tempo, si sentiva a casa.

 
Continua nel capitolo:


 
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