LA FEBBRE DEL SABATO SERA!
- Capitolo 1° -
Harry Potter e la Fortezza delle Ombre
Capitolo 1°
La Febbre del Sabato Sera!
Cercava qualcosa... qualcosa che non trovava... o che non voleva trovare? Fissava il maniero di fronte a lui, mentre una goccia di sudore gli imperlava la fronte, e sorrideva, evidentemente soddisfatto di avere trovato quello che cercava così assiduamente. Scostò un ciuffo ribelle dalla fronte, ed osservò tranquillo la fortezza ancora per qualche secondo, fino a decidersi ad entrarvi. Al centro di quell'edificio così bello, ma al tempo stesso stile Casa dell'Orrore, risiedeva una piccola sfera, che luccicava di cinque diversi colori: azzurro, blu, verde, rosso e bianco. Ghignò, scrutando la sfera con occhi che bramavano potere, ed alla fine estrasse la bacchetta dalla tasca della tunica, la puntò contro la sfera, non più grande di un palmo della mano chiuso, e mormorò: - Wingardium Leviosa - La sfera si alzò di due metri dal ripiano dove risiedeva, ed atterrò sonoramente a terra, infrangendosi in mille pezzi. Tutti i colori volarono, tranne il rosso, che si appostò davanti alla figura, come a volere essere preso. Senza esitare un attimo, toccò quella nuvoletta scarlatta ed una tiepida brezza gli scompigliò i capelli, come la prima volta che aveva provato una bacchetta...
Harry si svegliò di soprassalto, sudato e anche piuttosto agitato. Da tempo non gli capitava di fare sogni del genere, e sapeva che solamente una cosa poteva significare: Voldemort era riuscito ad attaccarlo nel sonno. Eppure, da quando era morto Sirius, ogni notte si esercitava in Occlumanzia, ottenendo piano piano anche ottimi risultati, ma la sera prima era pure ammalato: prendere la febbre in Luglio era una cosa spiacevole, poichè faceva molto caldo, ma anche molto difficile. Invece, come se fosse una calamita per la sfortuna, se le attirava tutte. Si tastò la fronte: era molto calda, anche se non come il pomeriggio precedente, che il suo record di sfortuna aveva toccato le stelle, raggiungendo il risultato di febbre a 39, con una brutta nausea e anche raffreddore. Una consolazione c’era: era maggiorenne, e poteva eseguire magie fuori dalla scuola, almeno aveva la compagnia di pupazzini a forma di Malfoy che Schiantava oppure bruciava. Si mise seduto nel letto, prese gli occhiali dal comodino, e li inforcò. Poi si mise un paio di pantaloni neri ed una maglietta bianca e scese a colazione, sorridendo al pensiero di come lo avrebbero trattato i Dursley. In effetti, vivere con i suoi genitori adottivi babbani aveva preso una piega eccellente da quando avevano avuto una 'piacevole' chiacchierata due anni prima con l'Ordine della Fenice. Poteva alzarsi quando voleva, mangiare quello che più si sentiva, a volte girovagava perfino con suo cugino in bicicletta, poiché avevano iniziato a strapazzarlo di regali quasi come Dudley, che si era rivelato molto simpatico e davvero spiritoso, oltre che un po' scemo. Addirittura, gli avevano comprato una camera nuova, cambiato i vestiti e perfino non gli davano il permesso di aiutare nelle faccende domestiche. Arrivato in cucina, gli venne in contro sua zia con il termometro sguainato a mo' di spada.
- Siediti nella sedia, Harry, e guai a te se ti muovi! Hai ancora la febbre? Mammamia, ma voi maghi vi prendete con facilità l'influenza? - Borbottò scandalizzata zia Petunia, mettendolo a sedere accanto a suo cugino, che lo salutò con un sorriso. Un'altra sorprendente novità era che le parole magia, mago, babbano, scopa volante e bacchetta non suscitavano più scalpore in famiglia. Sua zia, gli ficcò il termometro sotto l'ascella e si diresse verso la finestra a spiare i nuovi vicini, dei tipi a postissimo, molto simpatici e a modo.
- Hey, cugino! Oggi avevo in mente di iniziare la dieta, ma mi devi dire una cosa! - Gli disse Dudley.
- Cosa, spara! - Rispose Harry, attento a non muoversi.
- Dirmi come fai ad essere così magro anche se mangi parecchio. Dimmi, avanti! -
- Beh, io sinceramente non lo so. Ad Hogwarts mangio tantissimo, ma ho il Quiddich, lo sport più popolare fra i maghi, che mi tiene in forma. Ma qui... mah, sarà il mio fisico, sinceramente di medicina babbana non me ne intendo. -
- Sì, ma ci dovrà pur essere qualcosa... -
- Dovrebbe esserci una formula magica da qualche parte, probabilmente nel libro di Incantesimi qualcosa lo trovo. -
- Grazie, Harry! Volevo iscrivermi a judo, ma mi hanno detto che il mio fisico è davvero troppo massiccio per muovermi con agilità, così... -
- Ma figurati, Dud! A patto che mi riordini la camera, per te questo ed altro! -
- Brutto... ma non vale! Va bene che la tua camera è un bordello come la mia, ma la tua puzza di cacca di civetta! -
- Se bello vuoi apparire, un po' devi soffrire! -
La chiacchierata fu interrotta da zia Petunia, che controllò il termometro a suo nipote.
- Diavolo... 38 e mezzo, ma mi dici come cavolo te la sei presa? - Domandò sua zia infervorata, agitando il termometro.
- Mah, sinceramente non lo so... Etcium! - Starnutì Harry, mettendosi una mano davanti alla bocca.
- Pure il raffreddore! Volente o nolente, vatti a prendere la tachipirina! Le bustine sono in bagno dentro la cassetta delle medicine a muro, tieni il bicchiere! - Intimò secca la donna, passandogli un bicchiere vuoto.
- Però prima mangia! - Continuò zia Petunia, passandogli un tramezzino.
Finita la colazione, prese la tachipirina e andò in camera sua, a cercare la formula per dimagrire.
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