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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: MAI PIÙ
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: reclea galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/11/2003 15:22:35

un ricco commerciante, un incidente, dellle domande delle verità e poi... è drammatica e strana leggetela se volete ^^
 
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MAI PIÙ
- Capitolo 1° -


ciaooooo questa ff mi è venuta così e non è sentiimentale nè romantica, è drammatica, lo so è un po' paranoica e tragica e quindi ringrazio fin da ora chi la leggerà, i commenti sono molto accetti!

cap unico

Erano le 19.30 di una ventosa giornata di autunno, aveva piovuto tutto il pomeriggio e la carreggiata in autostrada era ricoperta da uno strato di ghiaccio alto un centimetro, per questo e per l’ora avanzata non si scorgeva una macchina nel raggio di qualche miglio e l’unico rumore erano le occasionali folate di vento.
Il cielo plumbeo, le nubi minacciose e il vento sferzante non erano riusciti però a scoraggiare Alberto Rossi, che, al volante della sua Mercedes, tornava a casa dopo nove ore di lavoro continuo, infatti come ogni giorno si era trattenuto più del dovuto a causa di un errore di programmazione della sua ditta; Alberto Rossi era infatti il capo di una società di computer molto importante che si ingrandiva sempre di più durante gli anni, a guardarlo dava l’impressione di un uomo sulla trentina, serio e non incline all’umorismo, con i capelli biondi tagliati corti e il mento rasato, gli occhiali e l’impeccabile completo con cravatta, aveva proprio l’aspetto di un uomo d’affari.
Non era molto alto e non era in perfetta forma fisica, infatti non aveva mai avuto l’occasione di andare in palestra e non ne sentiva il bisogno, era un imprenditore non un atleta.
Stava pensando alla fusione con una piccola impresa che si sarebbe verificata fra qualche giorno, quando si accorse di un cane fermo nel mezzo della strada, pochi secondi ancora e l’avrebbe investito, sterzò, più per riflesso che per propria volontà, ma non riuscì a fermarsi a causa dell’infido ghiaccio, anzi sbandò ed uscì fuori strada con la macchina schiacciata contro un albero.
Un dolore, avvertì un dolore alla gamba destra, provò a muoverla ma era incastrata e il solo movimento gli procurò una fitta acuta che lo lasciò senza fiato per il dolore forte il doppio di prima.
“Cavolo” pensò “E ora che faccio?!” la paura cominciava ad invaderlo “riflettiamo” si impose la calma, e si mise a pensare ad una soluzione con lo stesso sangue freddo che veniva tanto apprezzato nelle riunioni a cui partecipava.
“Il telefono, posso chiamare gli aiuti!” freneticamente cercò il cellulare, lo teneva sempre in tasca, sempre, e se non fosse stato lì? Se fosse caduto durante l’incidente?!...alla fine lo trovò e tremante compose il numero della polizia, -il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile- disse una voce registrata, dall’altra parte della cornetta -la preghiamo di richiamare più tardi-
non raggiungibile?! Come poteva essere la polizia non raggiungibile?!! I vigili del fuoco! Loro di sicuro avrebberò risposto… -il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la preghiamo di richiamare più tardi- non era possibile, non raggiungibili neppure loro!
Tremando visibilmente cominciò a chiamare a caso tutti i numeri che ricordava, poi chiamò numeri a caso incapace di pensare e di concentrarsi su numeri in memoria.
Ad ogni nuova chiamata l’odiosa ormai conosciuta voce continuava a ripetere quella frase, quella diabolica frase -il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la preghiamo di richiamare più tardi- più tardi…richiamare più tardi…preso dalla rabbia e dalla frustrazione scaraventò il telefono lontano <PIU’ TARDI MI FARETE IL FUNERALE ECCO COSA SUCCEDERA’ PIU’ TARDI!!>
Ci mise un secondo a capire ciò che aveva detto, e a pensarci la frase non era poi tanto sbagliata, era solo, isolato dagli altri, nell’oscurità che calava sempre più velocemente, con la temperatura che scendeva e scendeva, e il freddo, era quasi palpabile, presto se davvero continuava così sarebbe morto…morto, dimenticato dagli altri, nessuno avrebbe chiamato la polizia, perché a casa nessuno lo aspettava, non aveva famiglia, non era sposato, aveva dedicato la sua vita al lavoro… e il lavoro… se lui fosse morto non avrebbe di sicuro pianto… sarebbe morto così, nella nebbia che si infittiva… così solida stava diventando, si sarebbe potuta tagliare con un coltello.
Un coltello come quello che tirava fuori sua mamma a natale quando affettava il tacchino con le patate, era da tanto che non pensava più al natale, o a sua mamma se è per questo, morta di vecchiaia..
Ma basta! Non poteva continuare a pensare ai ricordi, doveva trovare una soluzione… non poteva permettersi di delirare! La gamba, avrebbe dovuto cercare di liberarla, ma ad ogni movimento il dolore non del tutto assopito si risvegliava facendolo mugugnare di dolore <E’ così dunque?! Sono destinato a morire così?!!> le tempie gli pulsavano e il sudore gli si era congelato addosso col calare della sera… si ritrovò ancora a pensare al suo funerale, la tomba, i fiori, il vento, il prete…no, il prete no, lui era ateo, le persone piangenti… persone?! Piangenti?!! E chi?! Chi sarebbe venuto al suo funerale? Gli amici… ma quali?! Lui non aveva amici veri, amici con cui andare la sera a bersi un bicchierino in un bar, aveva pochi conoscenti, le persone dell’azienda…ma non era sicuro che avrebbero pianto…anzi no, avrebbero pianto solo per mettersi in mostra, ma sarebbero stati felici di ereditare l’azienda.
E suo fratello? Al momento gli sfuggiva il nome… gli era sempre sfuggito negli ultimi anni, da quando aveva tagliato i ponti con la famiglia per dedicare anima e corpo al lavoro…e adesso? Non gli era rimasto niente! Non gli era rimasto nessuno.. a parte il suo lavoro, il lavoro…spuntava sempre fuori il lavoro; la mattina quando si svegliava e si preparava in fretta per andare in ufficio; durante la mattina; a pranzo quando discuteva per nuove innovazioni; la sera prima di dormire…questo lavoro…era un tormento! Solo ora se ne rendeva conto, solo ora capiva come questo lavoro gli aveva portato via tutto, come un ladro che si introduce in una villa…e lui gli aveva aperto la porta! Gli aveva indicato gli oggetti di valore, gli aveva aperto la cassaforte, pensando di essere una persona importante, di essere migliore degli altri proprio per questo!
Urlò, preso dal panico, dalla disperazione, dalla rabbia e dall’odio… odio per se stesso…Dio come era stato stupido!
E come se si alimentasse di queste sue sensazioni, il dolore scoppiò, si ingrandì, moltiplicandosi, triplicandosi, centuplicandosi ancora, e ancora, finché non poté più essere contenuto in silenzio.
E allora Alberto dimenticò la rabbia, l’odio, dimenticò tutto, ed urlò di dolore, non più consapevole di chi fosse, di dov’era, di cos’era, consapevole solo di quel bruciore, di quelle fitte lancinanti
<Aiuto..> sussurrò alla fine, sfinito, al dolore alla gamba si era aggiunto il dolore alla testa ed alla gola che bruciava.
Urlare non serviva…nessuno l’avrebbe sentito
Si mise a piangere, e si adirò ancora con se stesso..a che serviva piangere lacrime di coccodrillo?! Gli anni persi non sarebbero tornati, le opportunità stracciate non si sarebbero impietosite.
Stava ormai delirando.
E nel delirio sorsero nuove domande come suggerite da qualcun altro.

A cosa era servita la sua vita?
A niente.
Perché vivere?
Non per quello per cui lui era vissuto.

Esiste un’entità superiore?
Se esiste di sicuro lui non l’aveva mai avvertita, lei non l’aveva mai contattato…o forse..
<O forse io non ho mai ascoltato> disse ad alta voce.

E rimase così, svuotato di emozioni, vagando col pensiero nei ricordi, sentendosi leggero, sempre più leggero… il dolore alla gamba ormai solo una pulsazione sorda e continua…il dolore alla testa…cos’era la testa? Ormai non era più cosciente di nulla e tutto era nero…
<Eccolo! Lo abbiamo trovato!>
Voci…di chi erano quelle voci?
<E’ finito fuori strada, presto tiriamolo fuori!>
Lo avevano trovato, ancora un po’ e sarebbe morto “Se muoio non cambierà niente”
Per un attimo aprì gli occhi, questo pensiero lo aveva risvegliato, doveva vivere! Non poteva morire! Se moriva, se davvero moriva non avrebbe avuto l’occasione di cambiare, la morte è ferma, immobile, non c’è mutamento nella morte, solo nella vita!
Solo nella vita si può cambiare! “Ormai è troppo tardi…” e richiuse gli occhi…
<Signor Rossi, signor Rossi risponda!>
“mi dispiace…” pensò “il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile” poi non pensò più nulla… mai più…

FINE


 
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