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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Ranma 1/2
Titolo Fanfic: QUANDO RANMA SI INNAMORÒ DI RANMA
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: -miyukozuki- galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/11/2003 21:11:51 (ultimo inserimento: 11/11/03)

akane trova due fedi che nascondono un`antica leggenda. chi è quella ragazza dai capelli rossi? e ranma, perchè la fissa così?
 
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GLI ANELLI DELLA PRINCIPESSA IDIKO
- Capitolo 1° -

Il sole splendeva allegro su Tokyo, in quella tranquilla domenica di dicembre. La neve non era ancora caduta, ma il freddo pungente annunciava un bianco Natale. Erano le 6 del mattino e il silenzio era totale a casa di Ranma Saotome. O almeno, fino a quel momento.
- Aaah, è mattina, è mattina! – sussurrò tra sé Akane, sbadigliando. Stava camminando a piedi nudi nei corridoi della grande casa. Si ravviò i capelli a caschetto e si diresse verso il bagno. Si lavò i denti ed il viso, poi si guardò nello specchio. A volte si chiedeva dove stava andando a finire, nei pochi momenti di tranquillità di cui poteva godere. Cosa stava aspettando a dire a suo padre che non aveva nessuna intenzione di sposarsi? Non con Ranma, per lo meno. Creava troppa confusione, troppa fatica le costava ogni giorno, ogni anno che passava. Purtroppo però, ormai la sua presenza era scontata, troppo scontata, tanto che la impauriva l’idea di assuefarsi a quella confusione. Scrollò la testa con decisione. Basta con questi pensieri. Non si stava abituando a lui: perché avrebbe dovuto? Non ci si può abituare a qualcuno che si odia.
Uscì dal bagno, si infilò le scarpe e corse fuori: la tuta da ginnastica leggera lasciava penetrare il freddo sulla sua pelle e per un attimo rabbrividì, cominciando a correre. C’era qualcosa di immenso in tutto quel sole che le accecava gli occhi e questo qualcosa la spronava a correre ancora più forte. Sentiva solo i suoi piedi battere sul terreno e solo il suo cuore batterle contro il petto. Stava passando accanto al fiume, quando decise di fermarsi per prendere fiato. Guardando l’acqua scrosciare tranquilla sotto il ponte, scavalcò la recinzione e scivolò sull’erba bagnata dalla pioggia. Alla fine della duna, finì con le scarpe dentro l’acqua, sulla riva del fiume. Non poté trattenere una risata fragorosa, accompagnata dal leggero tintinnio metallico dell’acqua che scorreva lentamente davanti a lei. Si specchiò nel fiume cristallino e sorrise, guardando il suo riflesso. Anche i fiumi più grandi e tortuosi potevano diventare calmi e placidi… c’era qualcosa di poetico nel suo pensiero. Fu allora che, guardando sotto l’acqua, scorse uno scintillio brillante. Aggrottò le sopracciglia e mise le mani nella riva gelida: ne scorse una piccola scatolina di legno color bronzo. Sorpresa, aprì la piccola scatola: all’interno vi erano due bellissime fedi, una dal cerchio più grande, e una più sottile. Le guardò trattenendo il fiato: erano meravigliose, lì, ferme nell’imbottitura di velluto rosso. Richiuse la scatolina e la mise in tasca; non sempre aveva l’occasione di trovare oggetti così belli senza doverli pagare. Scalò la duna d’erba, scavalcò la recinzione e ricominciò a correre. A quell’ora, ormai, la città si stava svegliando: le auto rombavano per le strade e la gente usciva a battere i panni. Durante la sua corsa, Akane passò davanti al ristorante di Shampoo, senza rendersene conto. Così, quando venne strattonata per una spalla le venne quasi un colpo.
- Nonna! – gridò guardando con un sospiro esasperato la nona di Shampoo, che con aria enigmatica se ne stava davanti a lei.
- Ciao, Akane, è raro vederti lontano dal Futuro Marito. –
- Guarda che le nostra vite sono completamente indipendenti l’una dall’altra. –
La vecchia non disse niente, ma aggrottò le sopracciglia. Akane si sentì a disagio: la stava scrutando come pronta all’attacco.
- Hai qualcosa di strano, Akane… -
Il suo sguardo si fermò sulla tasca dove la ragazza aveva messo le fedi misteriose. Con un gesto invisibile, la vecchia riuscì a impossessarsene e Akane arrossì di rabbia.
- Ridammi quella scatola! –
La vecchia però non la stava ascoltando. Aprì con delicatezza.
- Oggetto interessante… - disse, socchiudendo le palpebre e avvicinando la fede più sottile agli occhi. La rimise dentro e chiuse la scatolina con uno schiocco.
- Tu non sai di chi sono queste fedi, vero? –
Akane la guardò confusa.
- Certo che no. Le ho trovate poco fa nel fiume. –
La vecchia sorrise malinconicamente.
- Credo che dovresti entrare. Voglio raccontarti la leggenda di questi anelli. Quello più sottile è il più importante tra i due… -
- Ma… cosa vuoi dire? –
Lei fece un ghigno.
- Akane, dopo 500 anni, hai ritrovato gli anelli dello sdoppiamento, anche detti gli anelli della principessa Idiko. –
- Della principessa Idiko…? –

Anche casa Saotome si era svegliata. Quasi tutti i membri della famiglia si erano alzati, ed erano seduti a tavola a fare colazione. Tranne uno.
- Ma dove diavolo è Ranma? – borbottò Genma.
- Sta correndo da mezz’ora per casa. – rispose con sufficienza Nabiki, ingoiando un ramen.
I passi veloci e pesanti di Ranma rimbombavano per casa. Alla fine scese le scale e con una scivolata arrivò di fronte ai componenti della famiglia.
- Ma dove diavolo è finita Akane?! – gridò esasperato.
Il viso del padre di Akane s’illuminò.
- Dunque mia figlia ha un uomo che la cerca con tanta assidua angoscia? Oh, sono un uomo fortunato… -
Ranma gli cacciò un pugno sulla testa.
- Aveva detto di avere quattro buoni per il nuovo ristorante qui vicino! Valgono solo per oggi. Lei ci va con Nabiki, e Ryoga ha promesso di pagarmi il buono a 2000 yen, se è al loro stesso tavolo. Quindi io guadagnerei denaro e una cena gratis. –
Genma annuì.
- Mio figlio sì che ha il senso dell’economia. –
- Allora, razza di rimbambiti, dov’è Akane? –
Nabiki fece una smorfia.
- Avanti, lo sai bene che esce tutte le mattine presto per andare a correre. –
- Ma tornava prima di due dannatissime ore. –
- Prova ad andare al ristorante di Shampoo. Mi aveva detto che oggi faceva quel percorso. –
Ranma fece schioccare le dita.
- Corro! –
E sparì dietro la porta.

- Gli anelli dello sdoppiamento? Cosa intendi? –
Akane era seduta al banco del ristorante, sorseggiando un thè. Di fronte a lei, la nonna ammirava la scatolina chiusa.
- E’ una leggenda che risale appunto a cinque secoli fa. Devi sapere che al posto del fiume da dove passiamo sempre, una volta, c’era il castello di una persona molto importante. Ma non era un re, bensì una principessa. La principessa Idiko. –
Akane aggrottò le sopracciglia.
- Non ne ho mai sentito parlare. Non credi che, se fosse una leggenda fondata, sarebbe scritto sul libro di storia? –
La vecchia scosse la testa.
- Il suo regno durò tre mesi. Un’inezia, in confronto ai secoli di potere degli altri regnanti. –
- E perché durò così poco? –
- La principessa Idiko non aveva un promesso sposo. Nonostante la sua bellezza fosse sussurrata in tutto il Paese, nessun principe si fece avanti per prenderla in sposa. Per questo, nonostante i sudditi cercassero in ogni modo di consolarla, non c’era un solo giorno in cui Idiko non versasse fiumi di lacrime. Era così triste che, una notte di pioggia, uscì dal castello in preda alla disperazione, senza avvertire nessuno. Fu così che, vagando fradicia per le strade, senza accorgersene finì nell’ingresso del negozio di un fabbro. Lì si acquattò e riprese a piangere: i singhiozzi erano così forti che raggiunsero le orecchie del fabbro, che stava ancora lavorando del retrobottega. Egli le aprì in fretta la porta, accese il camino e le offrì vestiti asciutti e brodo caldo. Non si erano detti una sola parola, ma a questo punto il fabbro, che era un giovane ragazzo, le chiese da dove venisse. La principessa alzò lo sguardo e, guardando dritto nei suoi occhi, si sentì reticente nel dire la verità. “Perché dire a questo fabbro così giovane e gentile che la ragazza distrutta che piangeva sporca di fango davanti al suo portone altri non è che la sua sovrana? Una principessa che non regna a testa alta sul suo popolo?” pensò. Così, il fabbro vide gli occhi della ragazza cambiare: la vide improvvisamente diversa. La principessa disse:
“Sono Okidi. Lavoravo a corte.”
Il fabbro rimase impressionato da quella affermazione. Le chiese qualcosa sulla vita a corte e più parlavano, più si attraevano. Così, nacque tra loro un passionale amore che però fu molto breve… allo scadere del terzo mese di governo, il fabbro scoprì per caso la vera identità di Idiko, scoprendo che il nome falso che gli aveva riferito era in realtà un anagramma. Disperato nello scoprire che la ragazza non aveva fatto altro che mentirgli, la notte seguente si gettò nel fiume davanti agli occhi impauriti di lei. Mentre la principessa piangeva disperata accanto alla finestra, vide sul suo cuscino la scatola che conteneva le fedi, una per lui e una per lei. All’idea di averlo fatto così soffrire, indossò la fede e legò ad un pezzo dell’abito regale che indossava la fede da uomo, per poi legarsela al polso. E poi si buttò anch’essa nel fiume. –
Akane la guardò con gli occhi lucidi per un istante, poi si riscosse. Sorrise a malapena.
- Va bene, è una bella storia, ma è solo una leggenda. E poi, non ho ancora capito perché si chiamano anelli dello sdoppiamento. –
- Vedi, Idiko aveva finto di essere una persona che non era, quindi in un certo senso si era sdoppiata in due ragazze, la serva innamorata e la principessa sola. Ora vige una maledizione su quegli anelli. –
- E quale sarebbe? –
La vecchia sorrise.
- Non lo so. –
Akane scattò in piedi infuriata.
- Perché mi racconti delle cose se poi non sai nemmeno di cosa parli?! – con un gesto veloce riprese la scatola e la mise in tasca, uscendo velocemente dal locale. La vecchia strinse le palpebre.
- Ho un brutto presentimento… -

Ranma stava correndo sulla recinzione del fiume quando scorse da lontano Akane, che camminava in tuta da ginnastica.
- Akane! –
Saltò giù dalla recinzione, facendo prendere un colpo ad Akane.
- Stupido, smettila di apparirmi davanti così all’improvviso! – sferrò un colpo che ovviamente andò a vuoto.
- Mi dai i buoni per il ristorante? –
Akane lo guardò aggrottando le sopracciglia.
- Mi stavi cercando solo per questo…? –
- Ryoga deve saperlo prima delle due del pomeriggio. –
- Ryoga? –
- Mi dai questi buoni?! –
Akane, furiosa, gli piazzò in mano due biglietti di carta riciclata.
- E non seguirmi più! –
Gli stava passando davanti, quando Ranma si rese conto di una cosa strana: gli occhi le erano diventati per qualche secondo di un verde chiaro. Nello stesso momento, qualcosa era brillato nella tasca della sua tuta.
- Cos’hai lì in tasca? –
- Affari miei. –
- Non ti conviene. –
- Ranma, pensa un po’ ai fatti tuoi! –
Con un gesto veloce, Ranma prese la scatola dalla tasca e saltò sulla recinzione aprendola.
- Due anelli…? –
- Stupido! – disse Akane arrossendo – non mettere il naso nelle mie cose! –
Ranma sghignazzò, prendendo in mano quello più sottile.
- Speri di poter indossare una fede sottile come questa? Con i salsicciotti che ti ritrovi, al posto delle dita, dovresti ambire ad una cintura, come anello! –
- Ranma, io ti… ti…! –
Ma a quel punto Ranma si infilò la fede più grande nell’anulare. Akane lo vide come se avesse gli occhi appannati, come se si sdoppiasse… vide una sagoma saltare via, appoggiarsi alla recinzione e sparire dietro l’angolo come il vento. Ma Ranma non si era accorto di niente.
- Ranma, ma tu… -
- Diavolo, mi si è incastrato questo stupido anello… -
Il ragazzo scese dalla recinzione cercando di togliere la fede dall’anulare. Akane, confusa, disse:
- Basterà un po’ d’olio… -
O almeno sperava. Fu a quel punto che vide all’angolo dei capelli rossi che si muovevano e una ragazza slanciata che correva via…
CONTINUA…

 
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