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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Yu degli Spettri (YuYu Hakusho)
CrossOver: Dragon ball
Titolo Fanfic: THE LIGHT FLYER
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: bulmabrief galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 13/01/2002 23:32:56

il ragazzino dai capelli viola chiede alla mamma una storia della buonanotte...
 
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- Capitolo 1° -

* The light flyer *


Il ragazzino con gli occhi azzurri non ne voleva sapere di prendere sonno.
- Mamma! Mamma! Raccontami una storia... non voglio dormire!! -
- Ma è tardi tesoro! -
- Voglio una storia! Voglio una storia! VOGLIO UNA STORIA!!!!! -
Sua madre si sedette sul letto, gli carezzò i capelli, di uno strano colore viola e mormorò:
- Quando vuoi sai essere cocciuto come tuo padre! - gli sorrise con dolcezza - D'accordo! Ti racconterò una storia! La storia di un bambino molto meno fortunato di te!
- Ma è una storia che finisce bene? Vero? - le chiese il bambino con l'aria preoccupata. Non gli piacevano le storie tristi dove i papà lasciavano soli i figli e le loro madri per sparire e non tornare più.
- Sì...
- E ci sono lotte e battaglie?
- Certo... ci sono anche lotte e battaglie! - sospirò la madre scostando la ciocca di capelli verdi che le era scivolata sul viso.
- Allora? Inizi o no? – e per dare prova della sua buona volontà si avvolse ben bene nelle coperte, strinse il pupazzetto che non lasciava mai, dalla curiosa forma di carciofo, e spalancò gli occhi, in attesa che la madre iniziasse a raccontare.
...

La luna splendeva alta in un cielo nero come il carbone, appena rischiarato da una sottile lama di luce che preannunciava l’arrivo dell’alba. Era un bella luna piena e sulla sua superficie si potevano distinguere i crateri e i mari. Le stelle brillavano silenziose e anche il vento si era calmato. Una figura minuta e leggera correva sulla neve, caduta in abbondanza nel corso della notte. Sembrava quasi che danzasse e che fosse senza peso, avvolta in un ampio kimono, candido anch’esso. Un fiocco di neve confuso tra gli altri. Improvvisamente si fermò, appoggiando la mano al tronco di un albero centenario e si voltò per guardare alle sue spalle.
- Non mi hanno seguita! – mormorò respirando profondamente – Ho tutto il tempo per passeggiare nel bosco e per giocare coi miei amici animali!
Come richiamati da un segnale misterioso, volpi argentate, ermellini, civette dalle piume candide e altri animaletti del bosco uscirono dalle loro tane e le corsero incontro. Un grosso gufo dall’aria saggia si appollaiò su un ramo basso e con il suo peso fece cadere la neve sulla testa di una lepre, che apparve molto disturbata dall’avvenimento imprevisto. La ragazza vestita di bianco rise dolcemente, a bassa voce e si inginocchiò accanto alla lepre.
- Meno male che ci siete voi a farmi compagnia! – disse cullando l’animaletto, che intanto cercava di togliere dal muso un po’ di quella farina gelata – Il Regno delle Koorime è sempre così triste e silenzioso. Non posso mai uscire se non di nascosto e credo che anche questa volta non impiegheranno molto tempo a scoprire dove mi trovo.

Come se quelle parole fossero state profetiche, il bosco fu scosso da un forte rumore di passi veloci e di grida scomposte.
- Non possono essere loro! – disse la fanciulla – Non si muovono facendo tutto questo rumore e anche le aure che percepisco non somigliano alla mia! Amici animali, scappate... scappate via da qui, potrebbe essere pericoloso!
Gli animaletti si dileguarono, tornando a nascondersi nelle tane profonde nascoste tra le radici degli alberi o nei cespugli imbiancati. La ragazza si nascose dietro un grosso tronco abbattuto dalla tempesta e coperto di neve. Il suo abito la rendeva quasi invisibile.

- Eccolo! Lo vedo! È laggiù! Forza! Forza! Ormai è nostro! È troppo debole per difendersi! – un gruppo di esseri mostruosi si stava avvicinando alla radura in cui si era nascosta.
- A chi staranno dando la caccia? – si chiese a mezza voce la ragazza, appiattendosi ancora di più contro il tronco.
- A me... – le rispose una voce strozzata.
- Ahhh! – urlò appena, per poi coprirsi la bocca con una mano, candida quanto il suo abbigliamento.
Senza che se ne fosse accorta, una figura avvolta in un lungo mantello nero si era materializzata alle sue spalle. Era un ragazzo dai capelli ispidi e neri, lo sguardo freddo e crudele, il volto pallido. Con una mano impugnava una spada, l’altra era premuta contro il torace, per bloccare il sangue che sgorgava da una profonda ferita. Il suo aspetto non lasciava dubbi. Si trattava sicuramente di uno youkai del fuoco, i temibili demoni senza cuore, spietati e assassini. La ragazza avrebbe voluto scappare, ma le sue gambe non le obbedivano e si rifiutavano di muoversi. E poi, scappare dove? Sicuramente coloro che davano la caccia allo youkai erano nelle vicinanze e dovevano essere altrettanto crudeli e spietati. Non c’era nessuna via di fuga. Quando ormai sentiva che la sua vita si sarebbe conclusa in quel momento, nel bosco che tanto amava, accadde qualcosa di inaspettato. Il demone del fuoco, che pochi attimi prima le stava minacciosamente di fronte, cadde lasciando rotolare via la sua spada. La ragazza vide con orrore una macchia rossastra che si allargava sotto di lui e colorava la neve.
- Non posso lasciarlo morire... – pensò sfiorandogli la fronte – Lo devo aiutare... nessuno merita di morire così!
Si inginocchiò vicino al demone, lo voltò sulla schiena e, tenendogli una mano all’altezza della ferita, cercò di curarlo con i suoi poteri. Le voci si erano fatte, intanto, sempre più vicine.
- Guardate! Laggiù! Vicino a quel tronco spezzato! Vedo qualcosa... sembra la katana di quel diavolo! Ormai è senza difese! È nostro!

La ragazza rabbrividì per la paura. Che cosa poteva fare in una situazione del genere? Come allontanare da sé e dal ferito quei mostri? Fu allora che le tornò in mente quello che le diceva sempre la sua vecchia nutrice, quando le raccomandava di non allontanarsi dal Regno dei Ghiacci: “Se ti troverai in pericolo di vita ricorda che è in te il potere più grande!”. Ma come far emergere quel potere che poteva salvarla? La ragazza chiuse gli occhi e strinse a sé lo youkai svenuto.
- Voglio che se ne vadano! – iniziò a desiderare con tutta se stessa – Voglio che se ne vadano! VOGLIO CHE SE NE VADANO!!!!!
Una luce accecante circondò la koorime e il suo protetto. I mostri, che erano riusciti ad avvicinarsi, si ritrassero spaventati.
- E’ una koorime! È la signora dei ghiacci e delle nevi! Fuggiamo prima che ci divori! Sta mangiando lo youkai! Sarà diventata potentissima ormai! Via! Via! Via! – così dicendo i demoni ruppero in una fuga precipitosa e disordinata. Lasciando cadere le palle chiodate e le spade che avevano preparato per fare a pezzi il demone del fuoco.
Il silenzio tornò a regnare sulla radura, sulla neve pestata, sui rami spezzati dalla folle corsa di quella mandria di demoni.
- Dunque posso fare questo! – si disse la ragazza, senza smettere di curare il demone del fuoco – Posso allontanare da me chi mi minaccia!
- Mamma??? – chiese il bambino dagli occhi azzurri, appena un po’ assonnati.
- Dimmi tesoro, cosa c’è?
- Non avevi detto che era la storia di un bambino?
- Certo, ma per fare i bambini ci vogliono i genitori... fammi raccontare! – gli disse la mamma abbassando la luce nella stanza.
...

Gli animaletti del bosco si erano affacciati timidamente dai loro nascondigli e stavano tornando a poco a poco verso la ragazza. Il demone sembrava non soffrire più per la ferita e l’espressione sul suo volto era quasi pacifica.
- Questo deve essere un uomo! – pensò la ragazza – Nel mio paese non ci sono uomini e non possiamo incontrarne. Eppure non mi sembra che sia una creatura così pericolosa come dice la nutrice.
Mentre la ragazza pensava queste cose, lo youkai si riscosse e aprì gli occhi. Il suo sguardo di ghiaccio prima incontrò il cielo azzurro e terso, poi gli occhi della ragazza, che teneva la sua testa appoggiata sulle ginocchia per farlo stare più comodo.

- Mammina...
- Sì tesoro!?
- Non diventerà mica una storia romantica e sdolcinata, vero?
- Aspetta caro... non avere fretta, altrimenti non te la racconto!
- Va be... yawn ... va bene!
La madre sorrise al bimbo e gli carezzò la fronte.
...

- Che cosa mi hai fatto! – urlò cercando di alzarsi in piedi, per poi ricadere fragorosamente.
- Fermo! – gridò la ragazza – Non devi muoverti, sei ancora troppo debole! Ho cercato di curarti e adesso la tua ferita è quasi del tutto guarita, ma non potrai fare sforzi per qualche tempo.
- Tu... che cosa sei? Una koorime? – le chiese in malo modo, guardandola con aria sospettosa.
- S-sì...
- E che ci fai lontano dalla tua terra? A quel che ne so voi donne dei ghiacci non potete lasciare il vostro regno!
- È vero, ma io mi sento in prigione e...
- E stai per tornarci, ti vengono a prendere! – sibilò il demone del fuoco sparendo all’improvviso.
- Cosa? – chiese ad alta voce la ragazza – Ma dove...

Era troppo tardi. Il ragazzo era sparito e lei percepiva distintamente l’aura delle koorime che erano uscite per cercarla. Non dovevano trovarla lì o non sarebbe riuscita a tornare di nuovo nel bosco. La ragazza salutò i suoi amici animali, promise loro di tornare l’indomani e fuggì via leggera, preoccupata solo di non incontrare nessuno sulla sua strada. Proprio per questo motivo non si accorse di due occhi azzurri, tra i cespugli più fitti, che non si staccavano da lei fino a quando non fu molto lontana.

Il giorno seguente e altri ancora la koorime si recò nel bosco, ma non era più solo in compagnia dei suoi amici animali. Il ragazzo demone era tornato anche lui nella radura e avevano trascorso insieme quelle poche ore che separavano la notte dall’alba. A volte avevano parlato, altre erano rimasti in silenzio, senza dire niente, ma sempre più in sintonia, sempre più vicini e legati da uno strano sentimento, sconosciuto ad entrambi. Il giovane youkai si sentiva cambiato e iniziava a vedere le cose sotto una nuova luce. Il sentimento che provava per la giovane koorime gli faceva sperare in qualcosa di diverso per loro due. L’amore che nutrivano l’uno per l’altra non poteva essere racchiuso tutto in quei pochi minuti, avevano bisogno di dare ampio respiro a quello che sentivano.
- Hina... – le disse un giorno – Non ti è mai venuto in mente di fuggire da queste montagne gelate? Non vorresti vivere lontano da qui? Insieme a qualcuno che... qualcuno...
- Insieme a qualcuno... – continuò lei - ... come te?
- Uhm... qualcosa del genere
- Dovrei fuggire dal Regno dei ghiacci, non sarà facile...
- Insieme noi due potremo affrontare qualsiasi cosa! Non possiamo aspettare... non più... il bambino che porti in grembo – le disse sfiorandole dolcemente il ventre – avrà bisogno di me e di te, insieme e liberi, lontano da tutto questo.
Hina sorrise con dolcezza e...

...
- Mamma! – il ragazzino coi capelli viola interruppe la narrazione.
- Dimmi... – rispose con pazienza la donna dai capelli verdi.
- Dici che Hina aspetta un figlio, ma quando è successo? – chiese con occhi vispi, anche se un po’ assonnati.
- I bambini nascono perché un uomo e una donna si vogliono bene! – rispose imbarazzata - Per questo Hina aspetta un bimbo.
- Ho capito, ma quando è successo?
- È successo... eh... una mattina d’estate!
- Ah...
- Posso continuare?
- D’accordo!
...

Hina sorrise con dolcezza e si strinse ancora più vicino a lui.
- Domani... – disse – Domani ci troveremo qui, prima dell’alba e ce ne andremo lontano da questi luoghi.
- Ti aspetterò! – le disse passandole una mano tra i capelli.

...

- Mi spiace Hina! – disse con voce profonda la signora delle koorime – Mi spiace che proprio tu abbia tradito la fiducia che avevo riposto in te! Da oggi vivrai reclusa nella torre orientale, fino a quando non avrai dato alla luce tuo figlio.
- No! Noooooo! Non potete farmi questo! – gridò Hina con voce rotta dal pianto – Me ne andrò! Non mi vedrete più... rinuncerò ad essere una koorime, ma vi prego... – disse inginocchiandosi e abbracciando le gambe della regina – Vi prego... lasciatemi andare da lui!
- Come osi chiedere una cosa del genere? – le rispose la regina con voce sprezzante – Non meriti che io ti ascolti! Portatela via!
Due altre koorime si avvicinarono a Hina, la sostennero affinché si rialzasse e la trascinarono verso la grande entrata del salone.
- Dimenticavo! – aggiunse la regina – Preparati a dire addio a tuo figlio! Sai bene cosa succede ai maschi che nascono nella nostra razza...
- No!!!!! Che colpa ne ha mio figlio se io ho contravvenuto alle regole! Lasciate almeno che lo porti a suo padre... – pregò la giovane – Lasciate che sia lui ad allevarlo!
- Hina! – le disse la regina con un’aria dolce e comprensiva, come se fosse decisa ad accordarle quell’ultimo favore – Tuo figlio non ha più un padre... – e così dicendo gettò ai piedi della fanciulla un mantello nero pieno di tagli e di macchie di sangue e una katana.
L’urlo della ragazza si perse nelle alte volte del corridoio che portava alla torre occidentale. Una volta rinchiusa rifiutò di parlare con chiunque e si limitò a mangiare quello che bastava per mantenere in vita lei e i suoi bambini. Hina sapeva, infatti, che avrebbe dato alla luce due gemelli, ma non ne conosceva ancora il sesso.

Il sole tornò a fare capolino tra le nuvole e proprio in quel periodo mite dell’anno Hina diede alla luce i suoi figli, una bambina dalla pelle bianca come la neve ed i capelli azzurri, come i suoi, ed un maschietto con gli occhi rossi come sua madre, ma con i capelli neri ed ispidi come il padre, un vero youkai del fuoco. La giovane pianse in silenzio in quei pochi attimi che le fu consentito di stringere al petto il suo bambino. Pregò ancora una volta che lo lasciassero in vita, ma tutti erano sordi alle sue richieste. Solo Rui, l’unica amica che le era rimasta, sembrava condividere il suo dolore, ma era una speranza fin troppo flebile. La regina delle koorime non si lasciò sfuggire una nuova occasione per tormentare la ragazza ed ordinò che fosse proprio Rui a gettare il bambino di Hina oltre il bordo del Regno-isola galleggiante.
Hina pianse e strinse a lungo al seno il bimbo che le sarebbe stato sottratto di lì a poco. Quegli occhi, rossi come i suoi, avevano una strana espressione, erano diversi da quelli di qualsiasi altro neonato. Sembrava capisse perfettamente quello che stava accadendo attorno a lui. Coi piccoli pugni strinse forte una ciocca dei capelli di sua madre, costringendola a guardarlo. Una lacrima pura e trasparente scese lungo la guancia di Hina e si trasformò in una pietra dalla straordinaria lucentezza.
- Piccolo mio... – sussurrò Hina – Piccolo tesoro che non ho saputo proteggere dalle leggi ingiuste del mio popolo... tu non devi morire! Devi salvarti e diventare forte, forte come tuo padre!
- Adesso basta Hina – le disse Rui – Devo portartelo via!- anche la koorime piangeva, ma non poteva sottrarsi al compito che la regina le aveva affidato. Prima di uscire dalla cella di Hina, Rui raccolse la pietra hirui che l’amica aveva versato per il figlio, prese tra le braccia il piccolo, avvolto nella veste di suo padre, e scese la lunga rampa di scala che portava all’uscita della torre ovest. Sotto lo sguardo gelido dell’intero consiglio delle koorime si diresse alla rupe dalla quale venivano eseguite le condanne e si preparò a lanciare il fagottino nel vuoto. Prima di portare a termine quel compito ingrato ebbe il tempo di sussurrare al piccolo alcune parole, mentre gli metteva in pugno la pietra hirui.
- Diventa forte, piccolo, tanto forte da tornare in questa terra spietata e togliere la vita a tutte le koorime, me compresa, se quel giorno sarò ancora in vita. Prometti che lo farai...

Così dicendo lo lasciò cadere nel vuoto. Un urlo straziante squarciò il gelido silenzio di quel regno irreale. Hina aveva assistito alla scena dalla sua prigione e dopo quel grido era caduta sul pavimento di pietra, priva di sensi. La giovane donna non fu più in grado di riprendersi e presto il dolore la condusse alla tomba. Sua figlia, la gemella del bambino sacrificato, fu allevata dalle altre donne dei ghiacci, ignara dell’esistenza del fratello.

...
- Mamma? – disse il bimbo coi capelli viola
- Sì caro? – ormai la donna coi capelli verdi stava per addormentarsi al posto del figlio.
- Questa storia è molto triste...
- Aspetta! Tra poco saprai come va a finire!
- Va bene! Racconta...

Il piccolo fagottino scese verso terra trasportato da strane correnti d’aria, che sembravano create appositamente per rendere quella discesa meno cruenta. Una folata di vento lo trasportò in prossimità di un accampamento. Un gruppo di demoni si stava riposando dopo una lunga giornata di battaglie e di scorribande. Alcuni bevevano lunghi sorsi di liquore dalle loro borracce, altri spolpavano con gusto cosci di animali arrostiti sul fuoco, altri ancora affilavano le spade o mettevano in ordine le armi. Uno di quei demoni sedeva solitario lontano dal fuoco del bivacco, stava pensando alla giornata appena trascorsa e alla gioia di tutto quel sangue versato, all’odore della carne e del fumo, quando udì un piccolo tonfo alle proprie spalle. Il brigante si voltò e scorse un mucchietto di stracci informi che appena si muovevano ed udì un sordo mugolio.
- Che si tratti di qualche demone in forma animale? – disse tra sé – O forse è un dono di qualche demone potente... sarà forse un regalo del capo?

Reso speranzoso da questa nuova prospettiva, il demone si alzò e si avvicinò al fagotto, lo prese in mano, lo soppesò e poi lo svolse con curiosità. La faccia che fece quando ne vide il contenuto fu oggetto di scherno dei suoi compagni per molti giorni. Con il fagotto stretto al petto corse verso i fuochi e mostrò incredulo agli altri quel bambino piovuto dal cielo, con i pugni stretti, i capelli ispidi e gli occhi rossi, già crudeli ed espressivi.

Qualcuno propose di metterlo ad arrostire con il resto della cena, altri dissero che sarebbe stato meglio farne il bersaglio per il lancio dei loro pugnali. Il capo della banda, un orco coperto di un fitto mantello di peli neri, con gli occhi cattivi e lunghe zanne acuminate, impose il silenzio a quel gruppo di malvagie creature con un solo gesto, poi parlò così:
- Il piccolo è venuto dal cielo e questo è un segno! È giunto a noi volando, con il favore del signore dei venti e di quello delle ombre. Nessuno di voi si azzardi a toccarlo.
- Voi tenerlo con noi capo? Chi si occuperà di lui? – chiesero alcune voci.
- Datelo a una delle donne, che ne abbia cura e lo allevi... crescerà più in fretta di quanto pensiate e quando sarà in grado di farlo gli daremo una spada da usare. A quel punto chi di voi vorrà ucciderlo potrà farsi avanti senza nessun impedimento.
Una donna demone, dai lunghi capelli neri, prese tra le braccia il piccolo e lo portò nella sua tenda, tra le risa dei demoni.
- Chissà da dove vieni! – chiese al piccolo svolgendogli le fasce – Hai uno sguardo inquietante... Non è lo sguardo di un bambino comune... fa paura.
Poi si interruppe e sembrò pensare a qualcosa di molto importante.
- Non hai un nome... Sei arrivato tra noi volando, come ha detto il capo, e tra le ombre della notte... un’ombra volante... ecco! Hiei! Questo sarà il tuo nome! Ti piace!?
Il bambino non sorrise, non fece un solo gesto, come avrebbe fatto qualsiasi altro neonato. Solo continuò a stringere nel pugno la pietra che gli aveva donato la madre.

Il tempo passò e il piccolo Hiei crebbe tra i briganti, diventando in breve tempo il più temuto, anche dai veterani. La sua abilità con la spada bastò a scoraggiare coloro che avevano sperato di avere su di lui una facile vittoria. Ma la vita del brigante non poneva fine alla sua sete di vendetta.
Il ragazzo ricordava perfettamente le parole che gli aveva detto Rui prima di gettarlo dalla rupe e ancor meglio sentiva il dolore che aveva provato sua madre. Guardando la pietra hirui immaginava il giorno in cui sarebbe potuto tornare nel Regno dei ghiacci. Al tempo stesso si rendeva conto di non provare l’istinto irrefrenabile di sterminare quella razza maledetta, che per le sue leggi insensate lo aveva separato dalla madre e dal padre, condannandolo ad una vita solitaria. Lui non poteva saperlo, ma il potere della pietra hirui era proprio quello di mitigare il suo odio, renderlo meno feroce e cieco, instillare un po’ di pietà nel suo cuore arido, cresciuto senza alcun affetto.
Il giorno in cui decise di lasciare la banda di briganti, per intraprendere il viaggio alla ricerca del Regno dei ghiacci, furono in molti a tirare un sospiro di sollievo. Nessuno di loro era riuscito, se non a stringere amicizia, nemmeno a simpatizzare con lui e adesso si sentivano come se un’ombra oscura avesse lasciato il cielo sopra di loro.

Durante il cammino Hiei dovette affrontare innumerevoli nemici e scontri e fu proprio durante uno di questi che smarrì la pietra hirui. Per lui aver perso la pietra equivaleva ad aver smarrito una parte di sé. Lo scopo del suo peregrinare divenne allora duplice. Trovare il Regno dei ghiacci e recuperare la pietra hirui, le due mete si sovrapponevano senza sosta. Le battaglie, gli scontri e gli anni di patimenti avevano notevolmente accresciuto il suo potenziale demoniaco, ma ciò non era sufficiente per raggiungere il suo scopo. Doveva essere in grado di percepire sia le koorime che la pietra od ogni sforzo sarebbe diventato inutile. Un vecchio demone, mezzo cieco che camminava appoggiato ad un bastone gli parlò di Shigure, un demone assai potente, in grado di soddisfare le sue richieste. Il giovane youkai, perché questo era Hiei, uno youkai del fuoco come suo padre...

...
La donna coi capelli verdi interruppe il suo racconto. Il suo bambino si era addormentato da qualche minuto ed era venuto anche per lei il momento di andare a dormire.
- Mamma, perché hai smesso di raccontarmi di Hiei? – le chiese aprendo appena appena gli occhi.
- Credevo dormissi tesoro!
- Stavo solo immaginando Hiei...
- Devo continuare?
- Sì, ti prego! Voglio sapere che cosa gli succede!
- Va bene, ma solo per pochi minuti, è già tardi!

...

Il giovane youkai del fuoco partì alla ricerca di Shigure. Attraversò montagne innevate e valli, deserti e fiumi impetuosi, ma alla fine giunse dal potente signore dei mille demoni ed implorò il suo aiuto. Lui che aveva sempre ottenuto tutto senza domandare niente, adesso era in ginocchio, a chiedere che gli venisse data la possibilità di accrescere i suoi poteri. Il potente Shigure sembrò tergiversare, poi comunicò a Hiei la sua decisione.
- Avrai un terzo occhio, un malefico jagan, con il quale potrai facilmente trovare il regno delle koorime e chiunque vorrai. Con il tempo sarai in grado di controllare i demoni meno forti di te e assoggettarli completamente al tuo potere diabolico, ma ti avverto... dovrai soffrire molto, prima per ottenere l’occhio, poi per controllarlo.
- Sono pronto! – rispose sprezzante Hiei.
- Un’ultima cosa... Non dovrai mai rivelare a tua sorella Yukina chi sei...
- Cosa? Io... io ho una sorella? – chiese stupito il demone del fuoco.
- Già... tu non potevi saperlo... Accetti le mie condizioni? Non chiedermi spiegazioni, non te ne darei.
- E sia! Accetto le tue condizioni! Devo possedere il jagan e mi sottoporrò a qualsiasi prova.

Lo youkai trascorse molto tempo ad allenarsi sotto la guida di Shigure, per essere in grado di sopportare l’impianto del jagan. Una volta ottenuto il terzo occhio diabolico, a prezzo di una forte perdita del suo potere demoniaco, abbandonò il territorio di Shigure e si mise in cerca del Regno dei Ghiacci. La fortuna gli arrise e non dovette trascorrere troppo tempo che riuscì ad accedere all’isola galleggiante, la rocca inviolabile che aveva visto la sua nascita e la distruzione dei suoi affetti più cari.
I suoi occhi brillavano di una luce demoniaca e spietata mentre si dirigeva verso il castello delle koorime. La katana sguainata, un ghigno diabolico che sfigurava i suoi lineamenti, il cuore stranamente calmo... puro... puramente malvagio.
- Ucciderò tutte le koorime che incontrerò! – pensava – Sterminerò questa razza maledetta!
- Eh voi! Donne dei ghiacci! – gridò a gran voce – Mi sentite? Sono Hiei! l’ombra volante... il figlio proibito di Hina, che avete cercato di uccidere appena nato! Venite allo scoperto! Che possa conoscere chi ha decretato la mia morte e possa strapparvi la vita come avete fatto con me!

Un gruppetto di donne tremanti, le une appoggiate alle altre, uscì dal portone del castello. Una di loro, che sembrava essere la loro regina, avanzò con passo tremante, sostenendosi ad un nodoso bastone.
- Abbi pietà di noi! – disse con voce incerta, cercando di inginocchiarsi, ma cadendo pesantemente – Abbi pietà di noi o potente demone! – tenendo il volto premuto contro il terreno
- Voi non ne avete avuta per mia madre! – le rispose infuriato Hiei, pronto a trapassarle la gola con la sua spada.
- Le nostre regole... le leggi della nostra gente... – balbettò la vecchia incanutita dal tempo, nemmeno lontanamente simile alla donna spietata che aveva spezzato la vita di Hina con la sua crudeltà.
Il demone del fuoco era ormai pronto ad abbatterla con un solo colpo, quando una strana sensazione gli strinse il cuore. Gli parve di sentire una dolce voce di donna che implorava il suo perdono.
- Figlio mio... abbi pietà di queste sventurate che non conoscono altra vita che quella dettata loro dal leggi impietose!
Hiei si riscosse come da un sogno...
- Madre! – cercò di dire senza riuscire ad articolare alcun suono. Rinfoderò la katana, si voltò e si diresse verso un punto ben preciso, nel bosco antistante il palazzo. Nel frattempo altre koorime si avvicinarono alla loro regina per aiutarla a rialzarsi, come un tempo avevano fatto con Hina, che implorava in ginocchio che lasciassero vivere suo figlio.
Nel bosco lo youkai trovò una semplice stele con scolpito sopra un solo nome... “HINA”.
- E’ qui che giace mia madre... – sussurrò sfiorando quella pietra fredda e inanimata – Tu mi hai chiesto di risparmiarle ed io l’ho fatto... cosa devo fare adesso, madre?
- Cerca tua sorella... e proteggila! – gli rispose una voce flebile, appena udibile.
Lo youkai si voltò di scatto e vide, a pochi passi da sé, una vecchia coi capelli completamente bianchi.
- Tua sorella Yukina è scomparsa da qualche tempo... Andava a giocare spesso nel bosco in cui tua madre incontrò tuo padre. Un giorno non è più tornata... Sento che le è successo qualcosa...
Hiei non rispose alla vecchia. Ricordava quel volto, quell’espressione addolorata, l’ultimo ricordo del Regno dei ghiacci, prima di essere gettato dalla rupe. Non le disse niente. Sistemò il suo mantello sulle spalle e si allontanò in silenzio. Non aveva più niente da fare in quel luogo dimenticato dagli dei.

La neve iniziò a cadere sul Regno delle Koorime come nel Makai come sulla Terra. Un piccolo demone del fuoco, dai capelli neri e gli occhi rossi come le fiamme procedeva leggero nel freddo invernale, saltando di ramo in ramo di quel bosco quasi fatato. Lo youkai si fermò un attimo, tolse la fascia che copriva il suo terzo occhio malefico, lo aprì e si concentrò per qualche minuto.
- Ancora niente! – disse – Ma ti troverò... Ti troverò Yukina, ovunque tu sia!

- Sei soddisfatto adesso? – chiese la madre al figlio.
Dal piccolo non venne alcuna risposta. Era caduto in un sonno profondo, sognando di correre insieme a Hiei alla ricerca di Yukina, affrontando battaglie e mostri terribili. Sua madre spense la lampada appoggiata sul comodino e si diresse verso la porta. Solo quando uscì nel corridoio si accorse della presenza di qualcuno vicino alla porta.
- Ah! Sei tu!
- Chi credevi che fosse?
- Perché non sei entrato a dargli la buona notte? Lo sai quanto ci tiene!
- Stavate così bene insieme...
- Sei geloso?
- No... – rispose l’uomo con aria imbarazzata
- Se vuoi posso raccontare una storia anche a te!
- Davvero? E quale?
- La storia di un principe coraggioso e scorbutico, ma capace di amare...
- E sentiamo... è compresa anche la parte in cui il principe incontra una bella principessa e decidono di avere un bambino?
- Certo...
- Allora iniziamo da quella! – concluse l’uomo coi capelli neri sollevando tra le braccia, senza sforzo, la donna dagli occhi azzurri e iniziando a camminare verso la loro camera da letto.

*_* - Grazie per essere arrivati in fondo alla lettura di questa “Storia della buona notte”. Anche se, forse, non ce n’è bisogno, preciso che tutti i personaggi presenti nella storia ispirati a Yu*Yu*Hakusho e a Dragon Ball sono RIGHTS RESERVED dei rispettivi proprietari. Per la narrazione de “The light flyer” mi sono liberamente ispirata alla storia di Hiei così come la conosciamo. Spero vi sia piaciuta! Aspetto commenti, critiche e suggerimenti!
Baciottolini sparsi! *_*
bulmabrief@libero.it

 
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