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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Holly e Benji (Captain Tsubasa)
Titolo Fanfic: ACCORDO D`AMORE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: rox85 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 03/11/2003 18:15:54 (ultimo inserimento: 24/11/03)

la morte sconvolge ogni cosa, si sa, ma quello che benji price non sa è che la morte può portare sulla sua strada una mora mozzafiato...
 
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PROLOGO E CAPITOLO 1
- Capitolo 1° -

ACCORDO D’AMORE

Ginevra era molto agita. Batteva molto spesso le dita sul bracciolo del sedile di prima classe. Stava viaggiando dall’Inghilterra verso il Giappone come membra di minoranza della Price Corporation per parlare degli ultimi avvenimenti con il figlio del signor Price.
Si scostò una ciocca dagli occhi e continuò a fissare i fogli che aveva davanti.
Era stato un colpo quasi mortale per le leggere quel documento e rendersi conto di quella piccola, ma importantissima clausola.
Sospirò bevendo un po’ del suo caffè storcendo il naso per la poca qualità della bevanda, poi una voce metallica iniziò a parlare.

“signore e signori, buongiorno. Stiamo per atterrare all’aeroporto di Tokyo. Siete pregati di allacciare le cinture di sicurezza e di attendere il completamente delle manovre di atterraggio prima di alzarvi dai vostro posti. Vi ringraziamo per la cortese attenzione e grazie di aver preferito la nostra compagnia per i vostri viaggi. Buon soggiorno.”

La donna sospirò e dopo un quarto d’ora l’aereo atterrò. Dopo aver recuperato le proprie valigie, salì su un taxi.
“al campo sportivo”
Il traffico dell’ora di punta rallentò la corsa dell’automobile, ma finalmente arrivò al campo sportivo. Scendendo dall’auto e dopo aver scaricato le proprie valige, si sistemò meglio il tailleur grigio e inforcando gli occhiali da vista.
Con molta calma entrò dalla porta laterale e dopo aver lasciato le valigie all’entrata riservata ai giornalisti, mostrò alle guardie un pass che le permise di entrare all’interno del campo sportivo.
Vide 22 giocatori scontrarsi sul un campo coperto da un fitto manto erboso, ma la sua attenzione si concentrò su un uomo che stava tra i pali della porta. Doveva essere alto almeno 1.90 cm inguainati in una tuta nera sulla quale compariva a chiare lettere il numero 22. l’unica macchia di colore era il cappellino, calcato sugli occhi, di un bel rosso vivo.
In quel momento si prodigò in una parata formidabile che i fotografi immortalarono sulle loro pellicole.
L’arbitro fischiò la fine di quella partitella e tutti i giornalisti se ne andarono lasciandola da sola.
Con passo felino scese i gradini e si avvicinò alla ringhiera. L’allenatore se ne avvide e la raggiunse sugli spalti:
“Buongiorno. Mi chiamo Freddy Marshall. Il tempo a disposizione dei giornalisti è finito. Dovrebbe andarsene.”
La donna gli sorrise:
“non sono una giornalista. Mi chiamo Ginevra Rossetti. Vengo dalla sede centrale della Price Corporation. Devo parlare con Benjiamin Price”
Marshall annu’ e l’aiutò a scendere le scale a causa dei tacchi alti di lei.
“vorrei solamente, signorina Rossetti, che lei non lo sconvolgesse più di quanto non lo sia già.”
Ginevra annuì e aspettò pazientemente che l’uomo uscisse accompagnato dall’uomo che era venuto a trovare.
Guardandolo ringraziò di aver messo i tacchi quel giorno. Era molto alto e imponente, ma la sua grandezza non era data solamente dall’aspetto fisico, ma dall’energia che emanava.
Ricomponendosi gli tese una mano:
“buongiorno. Mi chiamo Ginevra Rossetti”
l’uomo annuendo le strinse la mano:
”Benjiamin Price”
“si, so chi Signor Price. Io lavoravo per suo padre”
sentendo nominare il padre Benji si irrigidì e ritirò la mano.
“è stato aperto il suo testamento. Potrebbe non piacerle ciò che c’è scritto”
1.

Senza neanche sapere come, Ginevra si ritrovò nella villa dei price a sistemare i propri vestiti nella stanza attigua a quella padronale.
Benjiamin Price… che dilemma!
Sembrava freddo come il ghiaccio e tagliente come un frammento di vetro rotto… eppure emanava un senso di autorevolezza tipico del padre.
Ginevra pensò al signor Price. L’aveva assunta appena laureata in Scienze della Comunicazione come suo PR e segretaria nonché membro di minoranza della P. Corp. Con una quota di azioni veramente misera,ma a lei andava bene così. In breve erano diventati amici e lui le parlava spesso di quel figlio che giocava a calcio e anche se dal suo tono di voce traspariva il tipico orgoglio paterno, si capiva anche che avrebbe preferito vedere quel figlio a capo della gestione dell’azienda.
Il cancro allo stomaco che lo aveva colpito non aveva fatto cambiare idea al figlio e l’uomo forse aveva pensato di aver trovato la soluzione ai suoi problemi.
Aveva fatto redarre quello stupido testamento e nemmeno Ginevra era riuscita a comprendere il perché di quella folle clausola. Lei non avrebbe mai preteso niente.
Due giorni dopo aver stilato il documento si era chiuso nel suo studio e si era sparato.
Sapeva di over morire , ma non voleva che il cancro avesse la meglio su di lui. Quando le aveva confidato quel pensiero, Ginevra aveva pensato che volesse lottare con tutte le sue forze contro quella malattia. In realtà lei aveva solamente e completamente frainteso.
Si era ucciso e con lui se ne era andata anche la moglie dopo solo due giorni dalla sua morte. Lei aveva preferito i barbiturici e una bottiglia di cognac.
Una lacrima le scese lungo il volto, ma se la asciugò in fretta con un gesto secco.
Un leggero bussare la distolse dai suoi pensieri.
“avanti”
la governate, Miss Sommerson, entrò nella stanza e le sorrise:
“il signor Price voleva sapere se è tutto di suo gradimento e voleva informarla che l’aspetta per la cena appena sarà pronta”
Ginevra sorrise.
“dica pure al Signor Price che sono a posto, grazie e che scenderò entro un quarto d’ora”
la donna uscì dalla stanza Ginevra guardò i vestiti disposti con ordine nell’armadio. Si tolse il taileur usato per il viaggio e dopo aver preso dall’armadio una longuette nera e una maglia dallo scollo all’america di un bel roso sfumato in giallo e arancione che ricordavano moltissimo delle lingue di fuoco, si diresse in bagno dove passò sugli occhi una sottilissima linea di eyeliner e sulle labbra un filo di rossetto rosso fuoco e raccogliendosi i capelli in una coda bassa uscì dalla stanza.
Scendendo al piano di sotto notò l’ospite in mezzo al grande salotto e Ginevra approfittando di quel momento lo studiò attentamente: era appoggiato alla mensola sopra il camino con in mano un bicchiere di un liquido ambrato che Ginevra classificò come brandy. L’uomo le dava le spalle e smesse le vesti di sportivo e indossato un elegante completo firmato Armani, era tale e quale al padre.
Ad un certo punto, come risvegliatosi da una trance, i accorse di essere osservato e voltandosi la fissò sorridendo:
“molto puntuale. Quindici minuti mi aveva chiesto e quindici minuti sono passati. Ottimo, un punto a suo favore. Odio i ritardatari.”
“avrebbe dovuto conoscermi quando ho iniziato a lavorare per suo padre, allora. Il primo giorno di lavoro, così come quelli seguenti per una settimana intera, arrivai sempre con cinque minuti di ritardo accademici. Poi suo padre mi diede una di quelle girate (sgridate) che da quel giorni partì sempre con almeno venti minuti di anticipo sul mio solito orario arrivando sempre in anticipo di un vita!”
Benji scoppiò a ridere in una fragorosa risata, ma ben presto ridivenne serio anche se sul suo volto aleggiava sempre un misterioso sorrisetto ironico che mise molto in soggezione Ginevra..
“posso offrirle qualcosa signorina Rossetti’”
“quello che beve lei va benissimo, grazie”
e le servi due dita abbondanti di un ottimo brandy d’annata..
si sedette accavallando le gambe molto elegantemente e lo guardò al di sopra del bicchiere:
“come mai non mi ha ancora chiesto cosa c’era scritto nel testamento per farmi correre così precipitosamente da lei?”
“perché sapevo che prima o poi lei stessa me ne avrebbe parlato. Allora mi dica, cosa c’era scritto di così sconvolgente che persino il braccio destro di mio padre si è scomodato da Londra per dirmi una cosa che qualsiasi legale per telefono avrebbe potuto dirmi?”
Ginevra depose il suo bicchiere sul tavolo e guardò l’uomo
“signor price, suo padre aveva capito che lei non avrebbe mai preso il suo posto come presidente alla Price Corporation ed era molto addolorato per ciò in quanto voleva che alla sua morte la sua compagnia non finisse in mani estranee a quelle dei Price. Per questo a stilato quel testamento lasciando tutto a lei.
Benji le sorrise.
“non capisco come la cosa potrebbe sconvolgermi. Sapevo bene che alla morte di io padre avrei riscosso tutto essendo il suo unico figlio”
“si è vero, ma suo padre sapeva anche che lei avrebbe assunto qualcunoper mandare avanti l’azienda in quanto lei non si intende di economia e commercio… ed è per questo motivo che ha inserito una importantissima clausola dalla quale dipende la vita di chiunque lavori per la Price Corporation”
d’un tratto l’uomo perse quel suo sorrisetto ironico che lo aveva contraddistinto per tutta la sera e con cipiglio molto serio la guardò:
“quale clausola?”
“se vuole avere la Price Corporation… deve sposarmi, altrimenti la società verrà sciolta e tutti i soldi accumulati verranno devoluti alle associazioni per la lotta contro il cancro”

 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (2 voti, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
Rif.Capitolo: 3
martinacaboni - Voto:
05/05/14 01:20
Lo continui xfavore??
D'accordo con il commento: 2 si - 0 no, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

Rif.Capitolo: 1
tokietta16 - Voto:
18/07/13 16:25
Bella posta posta!!!!!!
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

 
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