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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: One Piece
Titolo Fanfic: ALLA RICERCA DEL TESORO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: yary galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 23/10/2003 19:50:10

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L`INIZIO DELLA FINE
- Capitolo 1° -

Bianchi fiocchi di neve cadevano copiosi su un’immensa prateria un tempo verde smeraldo, mentre un impetuoso vento raggelante scuoteva i rami secchi degli alberi ormai privi di foglie.
La temperatura era calata parecchio in quel periodo e quel giorno sfiorava addirittura i –25°.
Tutti gli abitanti del piccolo villaggio di –La zona oscura- si trovavano rinchiusi nelle proprie case, al sicuro dal freddo pungente del mondo esterno.
Anche gli animali che alloggiavano in quel luogo erano prudentemente riparati nelle loro tane.
Nessun essere vivente si muoveva su quell’inospitale spazio.
Oppure no?
In mezzo a quell’immensa distesa bianca, i nostri occhi potrebbero notare un minuscolo puntino nero.
Di primo acchito potremmo non riusciremmo a identificarlo, ma se ci avvicinassimo un poco, scopriremmo che si trattava di un essere umano.
I suoi passi erano lenti e pesanti, a causa della enorme quantità di neve caduta e il suo respiro risultava debole e affannoso.
Si trattava di un giovane uomo, particolare reso visibile dal volto scoperto, ma non riusciremmo a identificare la sua corporatura, a causa del grande cappotto che lo avvolgeva, il quale avrebbe potuto farlo apparire più massiccio di quanto non fosse in realtà.
Sicuramente, ai nostri occhi, la situazione potrebbe apparirci insolita, in quanto alcuna anima viva si avventurerebbe in una così violenta tempesta, per di più con la sola forza delle proprie gambe.
Ma se osservassimo attentamente quello strano uomo, non noteremmo alcun segno di vita in lui.
Il freddo vento che malignamente lo circondava col suo gelo, non sembrava minimamente scuoterlo, come se non percepisse in alcun modo quell’aria raggelante.
Il suo volto non esprimeva nessuna manifestazione di dolore, nonostante i pungenti fiocchi di neve continuassero a graffiarlo.
E i suoi occhi…
I suoi occhi erano spenti, vuoti, come se l’anima che un tempo albergava in quel corpo fosse sparita, andata via…
Qualcosa di oscuro e spaventoso si nascondeva in quell’uomo…
E presto qualcuno ne sarebbe stato testimone.

“Mamma! Mamma! Zenos mi ha rubato Annabelle!”
“Ohhhh….la piccola Juliette chiede aiuto alla mammina!”
“Smettila!”
Un’affascinante donna sui trent’anni preparava allegramente una tavola per il pranzo, osservando di sottecchi il consueto litigio che avveniva tra un giovane ragazzo di alta statura e una piccola bambina dalle lunghe trecce rosse.
“Bambini, andiamo, non litigate…” li rimproverò lievemente la madre, poggiando un candelabro sopra il tavolo apparecchiato.
“Io non sono un bambino!” protestò il giovane ragazzo guardando offeso la donna.
“Si, invece! Sei un brutto bambino cattivo!” affermò la piccola, sedendosi per terra e cominciando a piangere disperatamente.
“Oh, insomma Zenos, restituisci la bambola a tua sorella!” proruppe un barbuto signore togliendo dalle mani del ragazzo l’oggetto desiderato e porgendolo a Juliette.
“Uffa!” sbuffò “che balle! Non si può nemmeno scherzare in questa casa!”
“No e tu lo sai bene!” gli ricordò la sorella, affibbiandogli un calcio nello stinco e poi scappando lontano.
“Ahia! Piccola mocciosa! Vieni qua!”
L’alto ragazzo cominciò ad inseguire la bimba, la quale, spaventata, si rifugiò dietro le gambe della madre.
“Ora basta, Zenos e anche tu Juliette” li ammonì la signora “adesso siete pari, quindi finitela. Andate a chiamare la nonna, che adesso si mangia”
“Pari un corno! Io ho un calcio in più!” protestò il figlio.
“E con questo ne hai due!” esclamò il padre, assestandogli una pedata nel didietro “e ora fila a chiamare tua nonna, se non vuoi averne tre!”
“Grrrr…va bene, va bene…” sussurrò scomparendo dalla sala.
“Che razza di figlio idiota hai creato, si può sapere?!” chiese sprezzante il marito alla moglie.
“Guarda che è anche tuo figlio!” gli ricordò la bimba, prendendo le difese della madre.
“Come osi, piccola spudorata?! Vieni qui! Ti insegno io le buone maniere!” tuonò mettendosi a rincorrere la figlia.
“Oh, suvvia, calmatevi, non c’è bisogno di litigare…” cercò di quietarli la donna con voce pacata.
“E quando mai quelli non litigano?” esclamò un’anziana signora reggente su un bastone, comparendo nella sala assieme a Zenos.
“Chiudi quella ciabatta, vecchia!” la insultò il violento uomo.
“Modera i termini, brutto barba punta a spina, o io e il mio bastone eseguiremo sul tuo corpo un’operazione di cambio sesso!”
“Che cos…?!”
Prima che egli potesse replicare, l’affascinante signora disse con un sorriso: “Oh, bene, ci siamo tutti, possiamo metterci a tavola”
Tutti obbedirono volentieri a quell’ordine, essendo molto affamati, sedendosi ai rispettivi posti, quando un lieve bussare alla porta li interruppe.
“E adesso chi diavolo è?!”
“Se non vai ad aprire, testa di rapa, non lo sapremo mai!” gli fece notare l’arzilla signora con un’occhiataccia.
L’uomo grugnì qualche strana maledizione contro la suocera, dirigendosi suo malgrado all’entrata.
Quando la porta si aprì, un’ondata di gelo avvolse l’intera sala, mentre un misterioso ed inquietante individuo faceva la sua comparsa.
Aveva il viso letteralmente ghiacciato, rosso fuoco, e le labbra sgretolate per il potente freddo.
Ogni singola parte del suo corpo tremava, mentre i suoi occhi erano fissi sul padrone di casa che lo fissava con astio.
“V…v-i….pre….go….a…”
“Non compriamo niente, se ne vada!”
Sbatté violentemente la porta, tornando a sedersi al suo posto, sotto lo sguardo attonito dell’anziana signora: “Allora è vero: sei completamente scemo! Ma ti sembra il modo di trattare una persona?!”
“E perché no? Tratto allo stesso modo i miei figli!”
“E si vedono i risultati!” esclamò indicando il giovane nipote.
“Ehi!”
“Non ricominciate a bisticciare, per favore…”
Una velata di freddo interruppe il litigio. Quattro paia d’occhi si voltarono verso l’entrata.
“Vieni vicino al camino, così ti puoi scaldare…”
“Grazie, grazie infinite…”
“Che cavolo combini, mocciosetta?!” gridò furente l’uomo barbuto, fissando rabbioso la figlia che, dopo aver accolto lo straniero in casa, lo stava accompagnando mano per mano vicino al fuoco.
“Ha freddo…” si giustificò la bimba.
“Tze! Che razza di spiegazione…” mormorò sprezzante Zenos.
“Stia a sentire lei!” proruppe furioso l’uomo di casa rivolto all’ospite indesiderato “Non ricordo di averla invitata a casa mia e quindi se ne deve anda…AUCH!”
La gagliarda nonnina osservò con aria compiaciuta la testa dolorante, grazie all’azione del suo bastone, del genero: “Questa non è solo casa tua, zucca vuota!”
“Vuole per caso una tazza di the?” gli domandò gentilmente l’affascinante signora.
“Hitomi! Ti ci metti pure tu?!”
“Gliene sarei infinitamente grato” mormorò a fatica l’interpellato, scoppiando poi in una violenta tosse.
“E’ da pazzi uscire con questo tempo…che diamine hai nella testa? Volevi morire?” gli chiese con astio il ragazzo, dimostrando di possedere lo stesso caratteraccio del padre.
“Non sarebbe una cattiva idea…”
La risposta del nuovo arrivato lasciò tutti a bocca aperta, meno la piccola Juliette, la quale si limitò a fissare con aria ancora più curiosa lo strano ospite.
“Davvero vorresti morire?”
Il misterioso straniero osservò attentamente la bambina, addolcendo la sua espressione: “Si…magari riuscirei a stare meglio…
E forse…
…li rincontrerei…”
“Chi?”, stava per chiedergli la piccola, prima che arrivasse Hitomi con una tazza di the.
“Ecco, tenga…” esclamò porgendogliela “stia attento: è bollente”
“Grazie…”
Lo scontroso e irascibile uomo dalla barba a punta avrebbe desiderato prendere quel maledetto scocciatore e buttarlo fuori dalla sua casa a calci, ma, essendo sotto la mira del bastone della suocera, preferì tacere e cercare di reprimere la rabbia.
“Certo che ha proprio un bel pezzo di naso!” constatò la nonna dopo che l’ospite ebbe bevuto qualche sorsata della calda bevanda.
L’interpellato rise orgoglioso: “Già…ma è un signor naso! Non ha idea, signora, di quante donne abbia catturato grazie al suo fascino!”
“E’ una bugia…”
L’uomo stralunò gli occhi, guardando sorpreso le grandi ridenti pupille viola della bambina.
“Cosa…Ma no! Ti assicuro, piccina, che…”
“E’ una grossissima panzana!” rise divertita l’anziana signora “ha ragione mia nipote. Crede forse di essere di fronte a delle sprovvedute?”
Lo straniero abbassò lo sguardo.
“No, certo, solo che…ero talmente abituato a pavoneggiarmi con…
……
….i miei compagni…”
Una solitaria lacrima scese sul suo viso, mentre si circondava la testa con le mani, tentando di nascondere il suo stato.
Dio…
Quanto male faceva anche solo pensarci…
La piccola Juliette gli si avvicinò ulteriormente, manifestando un velo di dispiacere nelle sue grandi pupille.
Strattonò debolmente la camicia dello straniero, cercando di catturare la sua attenzione. “Sono morti?”, gli chiese ingenuamente, non immaginando quanta sofferenza causasse al ragazzo quella domanda.
“Si…” rispose lui, dopo una pausa di pochi secondi che apparvero al restante della sala un’eternità.
“O forse no…non lo so neanch’io! Non sono più sicuro di niente!” sussurrò con rabbia, nascondendosi gli occhi.
“E si può sapere a noi cosa ce ne può frega…AHI!”
“Chiudi quella maledettissima lingua biforcuta, Pierre! Adesso la storia comincia a farsi interessante e la voglio sentire, chiaro?!”
Il genero non osò replicare, limitandosi a sprofondare nella poltrona nella quale si era seduto.
“Che storia?” chiese stralunato il misterioso arrivato.
“La tua, no?!” gracchiò esasperato Zenos.
“La…
…mia…
…storia…?”
Un’attanagliante inquietudine si impadronì del suo cuore, smorzandogli il respiro.
Rivivere quei momenti…
Quei maledetti dubbi…
Quelle atroci sofferenze…
No!
Non poteva…
Non voleva…
Non ci sarebbe mai riuscito…
Era troppo.
Troppo da sopportare.
Ancora.
Si schiarì la voce, cercando di recuperare un po’ della calma che gli era rimasta.
“Mi dispiace, ma io non…”
“Oh, andiamo, non si faccia pregare!” esclamò spazientita l’anziana donna.
[E’ facile per te…] pensò stizzito, evitando di pronunciare qualche parola offensiva che avrebbe potuto costargli l’alloggio in quel caldo posto.
Non avrebbe saputo dove altro rifugiarsi…
Ma d’altronde non poteva rimanere lì, costretto a raccontare…
Ricordare…
Strinse con forza gli occhi, spinto dal desiderio di scappare.
Chi gliela aveva fatto fare a lui di rifugiarsi lì?!
Un momento…
Lui sapeva chi.
Quel maledetto…
I suoi pensieri furono interrotti dalla voce gentile di Juliette:
“Forse, se inizi a raccontarci tutto dall’inizio, riuscirai a vincere la tua paura”
Lo straniero scosse la testa energicamente.
No…
Era impossibile eliminare la sensazione di terrore che lo impadroniva.
Non avrebbe avuto senso narrare la sua peripezia a quegli sconosciuti.
Tanto la paura non se ne sarebbe andata…
“Però se ci parli anche dei bei momenti che hai vissuto, antecedenti alla tua disavventura, magari il tuo umore migliorerà…”
Alzò il capo di scatto, rispecchiandosi stupito nelle viola iridi della piccola.
Il suo suggerimento lo aveva lasciato a bocca aperta.
“Giusto! E dopo, forse, riuscirà a narrarci tutto. Forza, cominci!” aggiunse l’anziana signora.
L’uomo era indeciso sul da farsi.
Guardò intensamente prima la donna, poi la bambina, soffermandosi qualche minuto su quest’ultima.
Raccontare tutto…
Sorrise, annuendo lievemente.
Chissà…
Anche quella poteva essere una soluzione.
Magari, parlandone e ricordando, sarebbe riuscito a capirci qualcosa…
O forse l’avrebbero compreso loro, aiutandolo.
Gli sembravano tipi svegli…
Un po’ eccentrici e permalosi, certo, ma…
Era abituato ai tipi strani.
Il sorriso sulle sue labbra si accentuò.
Accarezzo i rossi capelli della bambina con delicatezza, guardandola amorevolmente.
“D’accordo.
Vi racconterò tutto.”

Continua…


 
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