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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto Shippuden
Titolo Fanfic: NON POSSO NON ESSERE ME
Genere: Angst, Drammatico, Dark, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: bebedb galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 17/04/2024 18:41:45

Sasori e Chiyo. Una storia di incomprensione reciproca che li porta a distruggersi a vicenda.
 
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NON POSSO NON ESSERE ME
- Capitolo 1° -

Il dolore. Chissà perché, anche quando ti divora, la gente si aspetta che tu lo ignori. Che tu sorrida. Che tu non ti trasformi in un ingombro per l’abituale scorrere delle loro vite.
Ma soprattutto, tutti si augurano che tu accetti docile la nuova realtà e che ti pieghi a essa ringraziandola pure.
Ecco, nonna, lo so, sei venuta per cambiarmi. Non hai abbandonato la speranza di vedermi fingere; malgrado siano passati vent’anni, ancora ci provi. Credimi, ho tentato di diventare come tu avresti voluto. Mi sono impegnato affinché tu mi lasciassi in pace e mi consentissi di inseguire quello che conta davvero.
Per un po’, sei riuscita a instillarmi il dubbio di essere sbagliato. Però, mentre ti sorridevo per ringraziarti del dolcetto che mi offrivi, già sentivo prossimo il mio cedimento. Non posso rinnegare quanto ho sofferto, misconoscere il vero me e le esperienze in cui mi sono forgiato.
Non posso fingere di non esistere. Non mi percepisco errato.
Ricordi quel giorno, nonna? La strada sabbiosa incendiata dal tramonto? La stessa che ha inghiottito per sempre i miei genitori. Tuo figlio.
Hai presente, nonna, quando hai iniziato a voler sostituire mamma e papà con le più insignificanti stupidaggini? Davvero credevi che potesse bastare la tua carezza al posto di quella della mamma? Ritenevi il tuo sguardo all’altezza di quello del papà? Mentre tu auspicavi bastassero le insulse bamboline di legno che facevi affacciare alla porta della mia stanza, io ti riconoscevo il merito di aver elevato il mio pensiero. Pensa quanto sei fortunata, considera quanto ti ho tenuta in considerazione. Vedevo già tutto il potenziale racchiuso nei banali pupazzi di cui ti facevi scudo.
Ma tu insistevi nella pretesa che io reagissi come te. Questo non accadrà mai, nonna, non siamo clonati. Esigere che una persona sia identica a un’altra è puro egoismo. Lampante incomprensione della sofferenza altrui. Imporre l’accettazione di una mostruosa realtà soffocando ogni tentativo di ribaltarla è deliberata violenza. Sappilo, nonna. La determinazione che avevo allora, il desiderio di agguantare il mondo dal bavero per condurlo dove dico io, sono più vivi che mai.
Sebbene giovane, non ero così inetto da bermi le ingiustizie, non potevo certo inchinarmi davanti a chi otteneva tutto senza aver lottato per conquistarselo.
Ho mai avuto, io, la scena che ci si è palesata davanti una settimana dopo la morte di mamma e papà? Se io fossi inciampato come quel bambino e mi fossi messo a piangere, tu avresti fatto di tutto per distrarmi e farmi ridere? No, nonna, a te interessava soltanto sbattermi in quel laboratorio affinché io assimilassi l’arte che tuo figlio non avrebbe più potuto perpetrare. Mera conservazione della specie, semplice rivalità con Kankuro. Io dovevo essere il numero uno per questo, giusto, nonna? Perché tu potessi continuare a vantarti.
Suna non ha mai meritato niente, come tutte le altre famiglie. Stesse dinamiche false e forzate, medesima inerzia sociale, solo un agglomerato di persone più grosso. Facile crescere nella bambagia con qualcuno che pensa a tutto, vero? Ecco perché il Terzo Kazekage ha avuto l’onore di unirsi a tutti gli altri padri di cui ora posso gioire. Una collezione così perfetta, gli altri ragazzi possono solo sognarsela. Non preoccuparti, nonna, il Terzo Kazekage è intatto. Hai visto? Finalmente lo hai trovato. L’ho solo migliorato e reso immortale. Che soddisfazione strappargli quel cuore inutile, succhiargli via il sangue per elargire armi al posto di effimera vita.
È così, nonna. Un attimo prima hai tutto l’amore del mondo, un istante dopo è tutto spazzato via. Chi ancora non lo crede possibile, quelli che si ostinano a sperare, è perché stagnano nella beata ignoranza, dietro uno scudo messo lì da qualcun altro.
Io so come vanno le cose, nonna, non c’è pietà per nessuno. Perché mai io dovrei averne?
Il Quarto Kazekage non è stato capace di creare niente di fenomenale. Non sono mai stati una famiglia, solo mera apparenza e propaganda. Sai, nonna, durante la cattura di Gaara ho provato un immenso senso di felicità nel profondo del petto. Dentro quel cuore che ho lasciato umano per non dovermi più precludere le scarse soddisfazioni previste per me da questa vita perversa. Ho intenzione di godermele tutte, fino in fondo e con un sorriso. Ne sono degno. Di contentezza ne ho avuta così poca, nonna.
Ho esultato dinnanzi all’occasione di avvelenare Kankuro, non potevo lasciarmela scappare. Non m’importa se la mocciosa che ti accompagna è riuscita a salvarlo. Meglio così, chi muore smette di soffrire, invece Kankuro dovrà gustarsi fino in fondo la disfatta del più arrogante dei fratelli.
Sai, nonna, non mi stupisce che in questo momento tu tenga di più a Sakura piuttosto che a me, non mi addolora neanche. D’altronde Sakura si avvicina di più al tipo di nipote che tu hai sempre desiderato. Ti somiglia. E tu non hai mai avuto il fegato di confrontarti con qualcuno che la pensasse diversamente, vero nonna? Poco importa se questo qualcuno è proprio tuo nipote. Non preoccuparti, ho sempre avuto ben chiaro il tuo cinismo. Non mi stai mostrando niente di nuovo, adesso.
Non posso non essere me, nonna. Non ho interesse a placare il mio dolore, ha tutte le ragioni per continuare a gridare. Io me ne cibo, è il mio motore; questo è stato e non ha senso nasconderlo.
Non hai mai conosciuto tuo nipote, nonna. Non ti sei mai sforzata di farlo.
A noi due, nonna. Ti avverto che ho fatto tesoro di ogni tuo insegnamento.

Ho decifrato dal principio l’oscurità serpeggiare dentro di te, Sasori, si insinuava inesorabile attraverso il baratro del tuo cuore spezzato. Tramite il mio esempio, ti indicavo la strada per non farti inacidire da quello che a un bambino non dovrebbe mai accadere. Tu credi sia semplice trovarsi davanti gli occhi di un nipote, così piccolo, già colmi di malinconia e rassegnazione. Non era tempo che tu diventassi adulto, Sasori. Non in quella maniera. Non sei mai stato loquace, mi servivo di sguardi e gesti affinché le troppe parole non ti bloccassero.
Vedi, Sasori, nonni e genitori sono anche loro esseri umani e, come tali, soggetti a sbagliare. Nel mio dibattermi per valutare il metodo di comunicare più consono alla tua situazione, ho tralasciato di esprimere l’unico ragionamento che avrebbe potuto salvarti da te stesso. Perdonami per non averlo capito in tempo.
Avrei dovuto dirti la verità. Renderti partecipe, senza remore, delle mie intenzioni.
Hai ragione tu, mi manca il fegato, quello di sfoggiare la peggiore austerità senza starci tanto a pensare. Non ce l’ho fatta a dirti che i tuoi genitori non sarebbero mai tornati. Non prima di aver messo a punto la Tecnica della Resurrezione, almeno.
Non mi erano sfuggite le tue marionette Padre e Madre. Le prime, perfette, senza una sbavatura. Così eccezionali da fare impressione. Ti osservavo, ti sentivo bisbigliare mentre ti facevi avvolgere dal gelido e scricchiolante abbraccio del legno. Sarebbe stato un onore donare la mia vita per farli rivivere.
Nei ritagli di tempo, ti ammiravo diligentemente seduto al laboratorio, puntiglioso con il cacciavite nella manina.
Nascosta dietro le porte. Sì, da vigliacca. Ma non volevo che tu scorgessi le mie lacrime, non pensavo che tu necessitassi di altro dolore. Di sapere che tua nonna stava per ammazzarsi per restituirti gli amati genitori. Scusa per non averti esternato l’astio che provavo nei confronti di Sakumo, il mio desiderio di vendicare i tuoi genitori e il dispiacere che mi ha attagliata alla notizia della sua morte. Mi sono sempre rammaricata di non aver avuto l’opportunità di fermare il cuore di Zanna Bianca personalmente. Per te. Per mio figlio.
Pensa, Sasori, ero talmente determinata a darti giustizia che ho scambiato Kakashi per suo padre. Si è salvato per miracolo e, no, non sono pentita.
Ora sai tutto.
Avresti avuto bisogno che io ti esponessi questi miei progetti. Idee che avresti condiviso senza problemi già corroso dal livore com’eri, le uniche con il potere di non farti più rifiutare la realtà. Non te ne parlavo perché eri un bambino e avrei voluto che la tua innocenza splendesse il più a lungo possibile.
Non potevo rinunciare a essere una nonna che viveva per il sorriso di suo nipote. Non potevo non essere me. Ulteriore dolore a tempo debito.
Imperdonabile errore. Ho iniziato ad avvedermene il giorno del tuo primo scempio, l’atroce diligenza che ti ho visto mettere nell’impeccabile marionetta umana mi ha lasciata orripilata e senza parole. Senza gesti o soluzioni. Un mostro geniale di cui non riuscivo a capacitarmi.
Però, nonostante stentassi a riconoscere mio nipote sul viso di quella bestia, la tua fuga da Suna, anziché farmi sentire sollevata, mi ha spinta a lottare per ritrovarti. Ho sempre saputo che come sei diventato non dipende da te, è colpa del dolore e dell'educazione di Suna.
Ma ora percepisco una spaccatura dentro di te, Sasori. So che hai capito, hai smesso di schivare i miei attacchi. Ho frenato l'amore che avrei voluto gridarti, gli elogi, le lacrime. L’ho fatto perché la tua sofferenza avrebbe di nuovo eretto un muro per impedirmi di passare.
Questo non sei tu. Quale esistenza si prospetta per un guscio di legno che non cambia mai? Disumano, informe, senza più neanche un cervello. Non avresti mai avuto dei figli, dei nipoti. Condannato a patire per sempre la mancanza d’amore.
Il vero te, che tanto millanti, è andato irreversibilmente distrutto da un pezzo.
L’epilogo a cui sono costretta, è l’unico capace di liberarti da questo abominio.
Avrai la tua occasione, Sasori. A tra poco.



NOTE:

Questa storia partecipa all’iniziativa di scrittura Le 12 fatiche dello scrittore di fanfiction indetta da LadyPalma e Mati sul forum Ferisce la Penna.

Non è stato facile immedesimarmi in due POV così diversi. Il primo, quello di Sasori. Non riesce a riprendersi dalla perdita dei genitori, questo fa sì che cominci a rifiutare la realtà e, con essa, qualunque cosa la nonna faccia per lui. Il male che gli scende dentro lo marcisce, lo porta a considerare tutto alla stregua di un complotto. Il dolore si trasforma in astio, odio verso chi ha quello che lui non può più avere. Il depresso che si trasforma in egoista. Colui che desidera piegare il mondo al suo volere perché questa è l’unica opzione che considera possibile per smettere di soffrire.
Il secondo, quello di Chiyo. La nonna che, fino all'ultimo, non crede possibile che il nipote possa essere diventato davvero così spaventoso. Avrebbe fatto di tutto per Sasori, persino togliersi la vita pur di restituirgli i genitori e salvarlo, così, da se stesso. Però, malgrado le sue buone intenzioni, l'educazione austera che anche lei ha ricevuto a Suna la porta a sbagliare metodo. A farsi tentare dal troppo silenzio e dall’apparente distacco.
Una storia di incomprensione reciproca che li porta a distruggersi a vicenda.
Dinamiche psicologiche volutamente crude.
 
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