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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto Shippuden
Titolo Fanfic: MR. WRONG
Genere: Sentimentale, Azione, Avventura, Drammatico, Erotico, Introspettivo, Song-fic, Kid-fic (per bambini)
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: What if? (E se...), Lemon, Shounen Ai, Yaoi
Autore: bebedb galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 30/10/2023 21:04:28 (ultimo inserimento: 07/12/23)

ObiIta; Obito x Itachi Canon. Song fic ispirata al brano "Jesse James e Billy Kid" di Baustelle. Riepilogo a inizio primo capitolo
 
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I
- Capitolo 1° -

Forse Obito avrebbe potuto amare di nuovo, oppure era stata solo attrazione. Ma, adesso che sta perdendo anche la sua ultima ragione di vita, l’ultima occasione per cambiare, niente ha più importanza. Ora sì, può essere sbagliato fino in fondo e senza rimedio. Adesso può essere giusto per se stesso.
ObiIta; Obito x Itachi Canon.
Song fic ispirata al brano Jesse James e Billy Kid di Baustelle. La storia prevede un capitolo a strofa.
Voce narrante: Obito.




Cadono le ombre
Sono qui da sei ore
Non riesco più a dormire
Sia lodato il Signore
Che mi ha rivestito il cuore
Di alluminio anodizzato
Non è buio, non ancora, no no no



Chiamatemi pazzo, chiamatemi illogico.
Fino a che punto è lecito il rispetto verso se stessi? Quanto ero disposto a farmi strappare per continuare a camminare a testa alta? Non mi aspettavo potesse insegnarmelo un ragazzino, non avevo idea di essere così debole.
Impazzito di rabbia e vuoto, credevo di aver perso tutto tranne il rispetto che dovevo a me stesso. Per mantenerlo bisogna perdere persone e affetti, ma io non ne avevo più, perciò nessun problema. Davanti a me, solo i vigliacchi che mi avevano voltato le spalle, il desiderio di distruggerli mi consumava dall’interno. Una fiamma senza rimedio. Una corrosione irreversibile.
Quale miglior occasione della visita che il daimyo del Paese del Fuoco faceva una volta all’anno a Konoha? Erano tempi di pace e nessuno si sarebbe mai aspettato un attacco. Avevano mandato una squadra di ragazzini a scortare il daimyo, semplici genin vista la situazione tranquilla. E avevo saputo che tra loro c’era Itachi Uchiha. Ottimo. Non solo sarebbe stato facile, ma avrei potuto sfruttare la sua presenza per fomentare la rabbia verso gli Uchiha. Due mosse in una.
Quando avevo attaccato Konoha con la Volpe ero stato costretto alla ritirata, ma l’animosità verso gli Uchiha aveva fatto un enorme balzo avanti e la guerriglia era alle porte. Serviva ancora qualche spintarella, non mi andava di aver rischiato la vita per niente quella volta.
Chiamatemi sbagliato, chiamatemi opportunista, ma sprovveduto mai.
Individuare il daimyo era stato un gioco da ragazzi, li seguivo da un po’ e avevo deciso di piombargli alle spalle durante una sosta. Se non fosse stato infagottato come un salame in quegli abiti stravaganti sarebbe sembrato un vecchietto qualunque con una tazza di tè in mano.
Itachi era là, non potevo sbagliarmi nonostante fosse di spalle. Era il più basso e magro della comitiva perché anche il più piccolo. Sì, era intelligente e aveva bruciato le tappe, avrei dovuto aspettarmelo. Mi fermai per studiare bene la situazione, ma il foro della mia maschera restava focalizzato su di lui. Studiavo lui. L’unico con la pelle di luna e i capelli così neri, li teneva raccolti in uno striminzito codino, lo pregavo mentalmente di non tagliarli mai.
Ma che diavolo stavo facendo?
Mi ero sforzato di fare entrare nel mio campo visivo a metà il ragazzo che stava accanto a lui, un bulletto più grande che stava gonfio come un tacchino. Forse voleva attirare l’attenzione della ragazza con le trecce, ma lei non sembrava molto interessata, il suo sguardo lo bypassava per incollarsi sul giovane Itachi.
E nel buco della maschera di nuovo lui, l’unico con la maglietta a collo alto e le fasce a caviglie e braccia, così grazioso, ogni accessorio gli donava. Mi sentivo il cuore nelle orecchie, ma era certamente per la tensione dell’imminente attacco. Sbagliato sì, anche ignobile, ma non così tanto da essere attratto da un corpo acerbo. Aveva otto anni.
Sciocchezze, forse mi ricordava Rin. E lei non c’era più.
Era arrivato il momento, nessuno si era accorto di me, compreso il loro maestro e i due guardiani del daimyo.
Svuotata la mente, avevo iniziato l’azione.
Nel foro della maschera, improvvisamente il suo viso pallido e attento. Gli occhi neri erano ancora innocenti, magnetici anche senza sharingan. Non mi aveva ancora visto e già aveva messo in allarme la comitiva. Percepiva la mia presenza, notevole. I guardiani avevano già rinchiuso il daimyo nel palanchino.
“Questa strada oggi è chiusa, come hai fatto a passare?” il maestro dei genin era pronto a scattare.
“Ma davvero? Non me ne sono accorto” prima dell’illusione vera e propria, il camuffamento migliore: fare il buffone.
Non potevo crederci, il giovane Itachi aveva schivato la mia illusione. Mi fissava con i kunai tra le dita, i capelli gli volavano intorno al viso pallido. Tremavo, ma dovevo continuare la recita.
“Sbaglio o qualcuno ha saputo evitare la mia arte illusoria?”
E non aveva ancora lo sharingan, sarebbe diventato uno del migliori ninja in circolazione. Chiamatemi sbagliato, ma incosciente mai.
“Cosa ti salta in mente, bastando?”
Il bulletto di prima, anche lui era riuscito a proteggersi.
Itachi era rimasto immobile mentre il più grande mi caricava, aveva spiccato un balzo per tagliarmi la gola. Il giovane Itachi già sapeva, non si era mosso. Sarebbe diventato uno con la capacità di prevedere il futuro che io non ho mai avuto ma che ho sempre ammirato, l’aveva anche Madara.
Ero rimasto sulla superficie del Kamui quanto bastava per farmi passare attraverso il corpo del ragazzo, e nella realtà abbastanza per trafiggerlo con il kunai che avevo nella mano.
La cascata di sangue picchiettava il terreno arso dal sole, Itachi aveva le pupille dilatate, ci vedevo riflesso l’orrore che ero. Il collo sottile teso, aveva smesso di respirare finché il cadavere dell’amico era rimasto appeso alla mia mano, lo capivo dalle nervature sporgenti.
Gli occhi dell’amico erano ormai spenti, quelli di Itachi si sarebbero accesi di rosso e la colpa era mia. Gli avevo appena rovinato la vita, il potere che avrebbe risvegliato tra poche ore sarebbe finito per logorarlo. Itachi aveva finito di essere un bambino ed era troppo presto.
Sbagliato, vergognoso.
Non era finita lì, lo avrei rivisto, qualche previsione sapevo farla anche io.
Sì, ero contento di essermi assicurato un nuovo incontro, nel bene o nel male non aveva importanza, dovevo rivederlo.
Chiamatemi sbagliato, ma senza cuore mai.
Non so cosa vedeva lui attraverso la mia maschera, ma dentro era bagnata di lacrime. Ridevo di amarezza mentre lasciavo cadere il cadavere del ragazzo, Itachi era sobbalzato al tonfo. Ecco, mi odiava.
“Sottovalutare una situazione è il metodo migliore per campare poco” la mia mano si era alzata, avrei voluto prenderla a schiaffi per impedirle di accarezzarlo “Ma tu non ci sei cascato come questo pivello, vero? Il mio obiettivo è uccidere il vecchio, se ti farai da parte ti risparmierò.”
“Sono un ninja di Konoha” il ragazzo balbettava paralizzato.
“Significa che vuoi morire?”
Mi ero abbassato per averlo alla mia altezza, ma lo sharingan mi serviva per registrare immagini, mi sarebbero servite in seguito.
Aveva alzato la mano per tirarmi un pugno sulla maschera, si vedeva che gli era costato uno sforzo immenso. Il ragazzo era coraggioso. Me lo ero fatto passare attraverso e poi me ne ero dovuto andare, qualcuno era arrivato in suo soccorso e lo conoscevo bene: Kakashi.

Chiamatemi orribile perché lo sono.
Ecco a cosa mi erano servite le immagini memorizzate, a rigirarmi nel letto tutta la notte tra le lenzuola intrise di sudore. Il petto stretto in una morsa, la testa mi scoppiava.
Sbagliato sì, ma mai avrei pensato di diventare così deplorevole.
Dopo aver estratto detriti e lacrime rapprese dalla mia orbita vuota, mi ero illuso di tornare in sesto con una dormita. Invece tutto era già stato programmato da quando avevo voluto l’immagine del suo viso mia per sempre.
Mi ero alzato di scatto dopo ore di insonnia, speravo che una doccia fredda potesse togliermi Itachi dalla testa.
Ero arrivato in bagno con il viso tra le mani, il sudore mi gocciolava dal mento seguendo i binari delle cicatrici ormai indurite. L’erezione mi rimbalzava tra le cosce. Non avrei dovuto pensare a Itachi, ma era lì e non se ne andava.
Ha otto anni, cazzo!
Avevo aperto l’acqua gelida e mi ci ero ficcato sotto, il freddo mi aveva fatto trattenere il fiato. Lasciavo che i capelli appiccicati mi soffocassero, li tenevo lunghi per assomigliare a Madara.
Vattene, dannazione! Vattene!
Invece era lì, con gli occhi atterriti e l’immagine di me che gli ammazzavo l’amico marchiata a fuoco nelle pupille. Immaginavo di sfiorargli le lunghe ciglia, con la mente ricostruivo la loro sofficità. Come sarebbe potuto essere quello sguardo languido di pacere?
Avevo sbatacchiato la fronte sulle piastrelle, non riuscivo a non sognare la sua bocca vellutata, immaginavo di infilargli un dito tra i denti per gustarmi la leggera pressione del morso e il suo respiro sulla pelle.
Cosa mi hai fatto, Itachi?
Assurdo, le mie convinzioni traballavano davanti a un ragazzino. Avrebbe potuto farmi strisciare come un lurido verme soltanto accavallando le gambe, se lo avessi visto così non avrei potuto sollevare lo sguardo dal suo culo.
Tremavo, mi era uscito un gemito mentre mi artigliavo con i palmi alle pareti della doccia. Mi facevo schifo.
L’acqua fredda non era bastata, il mio cazzo era sempre più gonfio e pulsava doloroso, me lo ero afferrato. Le mie mani erano diventate il corpo di Itachi, me lo immaginavo seduto in grembo mentre mi circondava con quelle gambe così magre, lo fantasticavo mentre mi sobbalzava sulle gambe. Ero venuto sulle piastrelle e non avevo mai prodotto un disastro simile in vita mia. Tremavo, ma non per l’acqua fredda. Ora sì, potevo finalmente dormire.
Non era successo niente, non avevo sfiorato Itachi se non con la mente. Sapevo che era solo un bambino, diamine!
Disprezzatemi pure. Sarò sbagliato e immondo, ma ancora umano.
 
Continua nel capitolo:


 
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