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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: IL SOSTENITORE
Genere: Sentimentale, Romantico, Azione, Drammatico, Dark, Introspettivo
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: One Shot, OOC, AU, Shounen Ai
Autore: bebedb galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 07/10/2023 18:18:36

KisaIta. Kisame x Itachi Modern AU. Riepilogo a inizio capitolo.
 
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IL SOSTENITORE
- Capitolo 1° -

Dal testo:
“Otouto, so che fa male, ma purtroppo devi accettare che tu e Hinata non siete fatti per stare insieme, ne abbiamo già parlato. Non è colpa vostra.”
“ Non conto niente io? Devo essere sempre l’ultimo a sapere? Itachi, non pensavo di essere finito così in basso nei tuoi pensieri” Kisame aveva gli occhi lucidi e la fronte aggrottata. Il cellulare di Itachi, ancora nella sua mano, rischiava di essere stritolato.
Lui e Kisame abitavano in periferia, il vicolo che bisognava prendere per uscire di casa era poco raccomandabile, poteva sempre spuntare chiunque dai dietro quei muri puzzolenti di piscio. Roventi d’estate e gelidi d’inverno. Persino Kisame aveva subito un tentativo di rapina nonostante la sua mole.

Rapporto tra Itachi e Sasuke. Accenni di KisaIta. Kisame x Itachi. Modern AU


“Addirittura una denuncia. Si può sapere che diavolo ti è saltato in mente questa volta, Sasuke?”
Kisame lo guardava con le grosse mani puntellate sui fianchi e appoggiato al bancone della cucina. Il suo tono era stato severo.
Sasuke, seduto al tavolo, si era sgonfiato in un sospiro. Lo sguardo mogio verso Itachi.
Il fratello maggiore leggeva in silenzio la raccomandata.
“Io non pensavo di dover tornare a passare tutto questo, Otouto. Credevo tu fossi cresciuto, e invece rompi il naso al cugino di tua moglie” Itachi si era tolto gli occhiali da lettura per osservare il fratello.
“Ma mi hai ascoltato almeno, Nii – san? Hai capito cosa mi ha detto? Lui considera tutti pezzenti, non abbastanza per stare nella sua preziosa famiglia.”
Stavolta era stato Itachi a sospirare. Sasuke aveva sempre fatto fatica ad accettare le ingiustizie senza senso. Si era innamorato di Hinata ed entrambi erano andati avanti a testa alta, si erano sposati nonostante i contrasti creati dalla famiglia di lei. Ci erano riusciti. Ma purtroppo Hinata veniva da una famiglia nobile, il cosiddetto sangue blu, non poteva certo mischiarsi con un comune mortale. Vallo a spiegare a due ragazzi nel fiore degli anni con l’energia dei loro vent’anni al massimo.
Era intervenuto il cugino di Hinata, Neji. Aveva inviato Sasuke a prendere un aperitivo per spiegargli una volta per tutte che Hinata avrebbe dovuto unirsi a una famiglia del suo rango. Sasuke era scattato in piedi urlandogli in faccia che i matrimoni combinati erano una barbarie e aveva steso Neji con un pugno. Poi si era dileguato.
“Otouto, so che fa male, ma purtroppo devi accettare che tu e Hinata non siete fatti per stare insieme, ne abbiamo già parlato. Non è colpa vostra.”
Itachi si era seduto accanto al fratello, lo aveva abbracciato. Lo sguardo di Sasuke era basso, quello di Itachi dolce.
“Itachi, adesso cosa facciamo?” Kisame aveva incrociato le braccia nervoso.
“Per fortuna Neji non ha riportato danni permanenti, se gli parliamo forse possiamo convincerlo a ritirare la denuncia” la calma di Itachi aveva sempre qualcosa di straordinario, la trasmetteva alle persone vicine qualunque fosse la situazione.
“Hai ragione, Nii – san. Ci vado subito.”
“Niente affatto, Otouto, sei ancora troppo scosso. Tu te ne stai qui tranquillo. Ci penso io.”

Itachi si innamorava di tutti, tranne di se stesso. Se poi la persona in questione era Sasuke, sarebbe saltato anche dentro un tritacarne.
Aveva parlato con Neji, ma non aveva risolto niente. Il cugino di Hinata non aveva sentito ragioni, era stato un disonore troppo grande avere il naso rotto da una persona qualunque. Non avrebbe mai racimolato la forza di vedere ancora soffrire Sasuke, la situazione andava risolta. L’unica speranza era rimasta Naruto, il sindaco della città.
Itachi e Naruto erano amici d’infanzia ed erano rimasti in confidenza, Itachi gli aveva scritto e poi si era seduto in cugina per godersi un sorso di fresco succo d’arancia. Aveva ingoiato due pillole, i problemi al cuore con cui era nato tornavano a farsi sentire nei momenti di tensione. Itachi non poteva cedere, troppe persone contavano su di lui. Il marito Kisame, che Itachi voleva proteggere da una sofferenza in cui non c’entrava niente. E Sasuke, già provato dal dolore di un amore impossibile.
“Itachi, esigo delle spiegazioni!”
Kisame era piombato in cucina agitando il cellulare che Itachi aveva dimenticato in camera. Itachi era sobbalzato, il bicchiere gli era quasi sfuggito di mano, ma il suo viso era rimasto tranquillo.
“Non capisco, Kisame” La calma con cui Itachi aveva risposto continuando a sorseggiare il succo, aveva fatto infiammare Kisame ancora di più.
“Io capisco benissimo, invece. Tu e Naruto volevate finire qualcosa iniziato quando eravate giovani.”
Sì, era successo qualcosa quando Itachi e Naruto erano all’università. Qualche uscita insieme finita in una notte di sesso, ma poi non era successo più niente e loro erano rimasti solo amici. Kisame era arrivato dopo nella vita di Itachi, si era fatto strada nel suo cuore per non andarsene più.
Kisame aveva un carattere focoso e Itachi si era innamorato anche di quello, gli piaceva come lo prendeva di forza durante il sesso. Ma quando Kisame era arrabbiato era complicato calmarlo.
Lo sguardo di Itachi si era rabbuiato: “Kisame, avevo intenzione di parlartene oggi. Naruto ha accettato di intervenire per i guai di Sasuke, lo avevo contattato per questo. È il sindaco, Neji sarà costretto ad ascoltarlo. ”
“ Non conto niente io? Devo essere sempre l’ultimo a sapere? Itachi, non pensavo di essere finito così in basso nei tuoi pensieri” Kisame aveva gli occhi lucidi e la fronte aggrottata. Il cellulare di Itachi, ancora nella sua mano, rischiava di essere stritolato.
“Smettila, Kisame. Lo sai che ti amo” Itachi si era alzato con calma, il petto gli faceva male.
Ma Itachi non diceva mai di stare male finché la situazione non diventava ingestibile. Sapevano tutti dei suoi problemi al cuore, era inutile ripeterlo continuamente e mettere tutti in apprensione.
“Dove credi andare?”
“In bagno” Itachi non perdeva la quiete, Kisame lo aveva afferrato per un braccio per fermarlo.
Le medicine gli davano vertigini. Kisame lo tirava per farlo voltare, nonostante la forza non fosse eccessiva, Itachi aveva perso l’equilibrio sbattendo la fronte su uno spigolo del tavolo. Era andato giù come un sacco di patate con un suono inquietante.
Kisame annaspava vedendo una macchia rossa allargarsi sul pavimento. Si era inginocchiato affianco a Itachi per sollevarlo a sedere: “Tesoro mio, mi dispiace.”
Kisame aveva preso un asciugamano, tamponava il sangue dalla fronte di Itachi mentre se lo stringeva al petto.
“Si può sapere che ti è preso, Itachi? Non sei tu.”
Quando il sangue si era fermato, Kisame era andato in bagno per prendere l’occorrente per medicarlo.
Ma l’unica traccia di Itachi rimasta era la macchia rossa sul pavimento. Bende, cerotti e alcol rovinarono in terra mentre Kisame andava nel panico.
“Itachi!”
L’angoscia gli facevano girare la testa, non aveva importanza se i vicini lo avessero preso per pazzo sentendolo urlare. La bicicletta di Itachi non era più al suo posto.
“Itachi, maledizione!”

Itachi era uscito così, con la felpa grigia macchiata di sangue, intontito da farmaci e dolore. Pedalava con l’occhio destro velato dal sangue. Lui e Kisame abitavano in periferia, il vicolo che bisognava prendere per uscire di casa era poco raccomandabile, poteva sempre spuntare chiunque dai dietro quei muri puzzolenti di piscio. Roventi d’estate e gelidi d’inverno. Persino Kisame aveva subito un tentativo di rapina nonostante la sua mole.
Solo per pochi secondi lo sconvolgimento aveva impedito a Itachi di avere una meta, ma ora era diretto da Naruto. I guai di Sasuke andavano risolti, già aveva sofferto abbastanza.
“Ehi, splendore. Vorrei trasformarmi in bicicletta per portare in giro il tuo bel culo. Intanto potresti approfittare della mia macchina, che ne pensi?”
Il solito automobilista maleducato, Itachi non si era neanche voltato. Stavolta, però, il tizio non si era limitato a fare apprezzamenti, ma aveva rallentato per affiancarglisi.
Itachi lo ignorava ma senza perderlo di vista.
L’uomo era grosso, stava appoggiato al finestrino abbassato. Masticava la gomma, aveva sollevato gli occhiali da sole per mettere meglio a fuoco Itachi: “Allora, sali o no?”
Il tono dello conosciuto era diventato mostruoso, Itachi si era sentito afferrare dai capelli. Lottava per non cadere dalla bicicletta mentre l’uomo scendeva dalla vettura.
“Monti in macchina da solo o ti ci devo caricare io?” il tizio aveva afferrato Itachi dalla vita, gli alitava nell’orecchio.
Itachi stava immobile, il petto gli faceva male, stringeva forte il manubrio della bicicletta.
Lo sconosciuto aveva sollevato Itachi dal sellino, ma era riuscito a divincolarsi atterrando sull’asfalto con un balzo.
“Brutto manigoldo, se ti acchiappo ti faccio vedere io!”
Itachi non era riuscito a inforcare la bicicletta, il luccichio del manubrio era stato il suo ultimo ricordo prima del buio.

“Dov’è mio fratello?” Sasuke era piombato a casa di Kisame all’ora di cena. Lo faceva spesso da quando Itachi gli aveva dato le chiavi.
“Non lo so.”
“Come sarebbe non lo sai?”
Kisame si era accasciato sulla della sedia: “Abbiamo avuto una discussione e lui è fuggito in bicicletta. Ha ricominciato a sentirsi male. L’ho chiamato diverse volte, risponde al telefono ma poi resta in silenzio.”
Kisame si sforzava di nascondere la stizza davanti a Sasuke, il silenzio radio di Itachi gli dava sui nervi. Si era messo a fare ghosting come i ragazzini, Kisame non avrebbe mai immaginato un atteggiamento del genere da uno intelligente come Itachi.
Il viso di Sasuke era pallido e imbronciato: “Perché avete discusso?”
Kisame teneva lo sguardo basso: “Riguarda Naruto. Lui e Itachi sono scambiati messaggi. Itachi dice che lo ha contattato per aiutarti, ma sembrava altro. Gli ho chiesto spiegazioni. Itachi è svenuto ferendosi la fronte, poi è fuggito mentre ero in bagno a prendere l’occorrente per medicarlo.”
“È uscito in quello stato? Andiamo a cercarlo, Kisame.”
Kisame si era sentito riprovevole per essersi fatto fermare dal ghosting di Itachi, ma non aveva nessuna voglia di scoprire una relazione tra lui e Naruto.

“È la bicicletta di Itachi!” Sasuke correva incontro a Kisame che sembrava pietrificato.
Entrambi avevano notato le gocce di sangue sull’asfalto.
“Dobbiamo cercarlo, gli è accaduto qualcosa” Kisame tremava. Forse le telefonate mute erano state una richiesta di aiuto.
Kisame si sentiva uno schifo. Come aveva potuto non fidarsi di Itachi?
Itachi non poteva essere andato lontano ferito e imbottito di farmaci. Kisame e Sasuke si erano separati per fare prima.
Un parcheggio vuoto e smangiato dalla desolazione. Crepe sull'asfalto, erbacce che rosicavano i marciapiedi dall’interno. Una casa era vicina, il reticolato del cortile toccava i grovigli di rovi che crescevano negli angoli dello spiazzo. Sasuke sapeva che nessuno sarebbe mai intervenuto pur vedendo dalle finestre qualcosa di strano. Toccava a lui.
Una vecchia macchina nera sbiadita dal sole, era parcheggiata in fondo, dietro i cassonetti dell’immondizia. L’adrenalina di Sasuke bruciava mentre si avvicinava silenzioso alla macchina. I capelli incollati dal sudore.
Sebbene la macchina sembrasse vuota, si era formata una leggera condensa sulla cornice dei finestrini. Sasuke avrebbe voluto chiamare Kisame, ma non voleva fare rumore.
Sasuke non avrebbe mai pensato così lungo un attimo di orrore, pochi secondi a fissare la scena terribile gli erano sembrati un’eternità.
Itachi, nudo dalla vita in giù, buttato prono sul sedile posteriore della vecchia vettura, le gambe ai lati del sedile del passeggero. Un tizio grosso, inginocchiato con la faccia tuffata in mezzo alle sue natiche, le mani dentro i jeans sbottonati. Itachi non reagiva, il viso era affondato nel sedile. Il braccio destro scendeva molle dal sedile per finire sul tappetino.
Con la faccia deformata dalla rabbia, Sasuke aveva ad aprire la portiera, ma era bloccata dall’interno. Il maniaco aveva sollevato il viso stupefatto. Sasuke si era disintegrato la mano sfondando il vetro con un pugno, il tizio arrancava verso il posto di guida.
Con le nocche grondanti sangue, Sasuke aveva sbloccato lo sportello. Aveva tirato via Itachi dal sedile sedile facendo in tempo a recuperare i suoi vestiti. Lo stupratore era partito sgommando.
Itachi era appena cosciente, la fronte ferita e sangue ovunque.
“Sono qui, Nii - san” Sasuke gli infilava boxer, pantaloni e scarpe.
Gli occhi addolorati di Itachi fissavano le nocche di Sasuke piene di schegge di vetro. Poi aveva guardato Kisame che era arrivato di corsa attirato dal trambusto. Itachi piangeva, Kisame e Sasuke sapevano quanto gli costasse lasciare andare le lacrime davanti agli altri.
“Tesoro, sono in ansia da quando sei andato via” Kisame si era inginocchiato per abbracciare Itachi “Ho camminato avanti e indietro per ore, ogni rumore di questa maledetta strada mi faceva sussultare. Ti chiamavo, non riuscivi a sentirmi?”
“Kisame, ci ho provato. Ma riuscivo solo a muovere il dito per rispondere.”
“Amore mio, mi dispiace” Kisame lo teneva stretto “Vorrei che tu mi raccontassi tutto, va bene? Problemi compresi.”
“Grazie, mi avete salvato. Vorrei solo tornare a casa e avervi vicino.”
Kisame si era alzato prendendo Itachi in braccio,-
“Nii - san, ora riposa o ti lego come un salame. Devi mangiare se non vuoi ritrovarti con un imbuto infilato in bocca” Sasuke accarezzava la testa del fratello.
Itachi aveva capitolato appallottolato contro il petto di Kisame, si era lasciato portare fino a casa.
“Nii – san, non ti lascio. Grazie per quello che stai facendo per me. Non ho bisogno di famiglie nobili, ho già voi.”

 
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