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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: LA SALA DEI MONITOR
Genere: Sentimentale, Drammatico, Sportivo, Introspettivo
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: One Shot, OOC, AU, Shounen Ai
Autore: bebedb galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 06/10/2023 21:29:09

shiita, Shisui x Itachi Modern AU. Riepilogo a inizio capitolo
 
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LA SALA DEI MONITOR
- Capitolo 1° -

Riepilogo

Shisui, vittima di gravi problemi finanziari, si fa raggirare da quello che si presenza come un broker finanziario con tutte le soluzioni in tasca. Ma Danzo, in realtà, cerca solo guadagni facili alle spalle di Hiruzen, un vecchio pervertito.
Itachi accetta di partecipare al falso provino di danza in cui lo ha coinvolto Shisui. Itachi non lascia solo Shisui nel periodo più brutto della sua vita.
ShiIta, Shisui per Itachi. Modern AU



Shisui era uscito ancora tardi dal lavoro, ormai andava a cercare i turni lunghi come il pane quotidiano, spesso era già buio quando si decideva a tornare a casa.
Era preoccupato e aveva bisogno di tenersi la mente impegnata. Sebbene fossero trascorsi ormai due mesi dal bonifico che aveva fatto a Danzo, non c’erano ancora stati risultati. Quando gli scriveva, Danzo rispondeva che stava lavorando e che procedeva tutto bene. Non era un truffatore, altrimenti sarebbe sparito subito dopo aver ricevuto la somma.
Però Shisui non avrebbe mai immaginato che fosse tutto così lento. Attribuendo l’errore alla sua scarsa conoscenza delle dinamiche finanziarie, aveva deciso di attendere ancora un po’ prima di accettare l'aiuto di Itachi. Shisui era attanagliato dall’imbarazzo al solo pensiero di confessare al cugino le sue difficoltà economiche. Non perché Itachi lo avrebbe giudicato, anzi. Però certe cose era meglio risolversele da soli. Non era un disonore investire con un broker finanziario. Lo facevano in tanti.
“Buonasera, Shisui.”
La voce graffiante lo aveva colto di sorpresa mentre stava per entrare in macchina.
Danzo era apparso nella penombra, nonostante Shisui vedesse solo la sagoma, lo aveva riconosciuto all’istante. Un modo bizzarro di presentarsi per un broker finanziario, così all’improvviso e poi a quell’ora.
Shisui si chiedeva come avesse fatto Danzo a scoprire il suo posto di lavoro.
“Spero sia risolto” Shisui sorrideva teso, ma era speranzoso.
“In realtà no, ma manca davvero pochissimo” Danzo aveva fatto un passo avanti, ora la luce dei lampioni rendeva chiara la sua immagine “Bisogna perfezionare ancora l’investimento.”
Shisui iniziava a domandarsi perché Danzo avesse il viso pieno di cicatrici: “Mi dispiace ma non posso, io ho già fatto il massimo che potevo permettermi. Desidero recedere dai nostri accordi.”
“Beh, è un peccato dal momento che le soluzioni esistono e tu, in caso di rinuncia, non avresti nessun rimborso” Danzo era avanzato ancora “Non è necessario un pagamento in moneta.”
A Shisui, che già si malediceva per non aver chiarito in precedenza le condizioni della rinuncia, non era restato che accettare e provare a giocarsi quell’ultima carta.
“Mi spieghi perché è necessaria la mia presenza se devi fare un provino con un talent scout?” Itachi aveva accettato l’invito a colazione del cugino. Si gustava con calma la schiuma del cappuccino.
“Mi avevi offerto il tuo aiuto, Itachi. Ora che decido di accettarlo ti tiri indietro? Potevi dirlo subito se non ti andava.”
Il viso di Itachi si era indurito, gli occhi si erano fatti taglienti.
“Mi dispiace, va bene? Sono in difficoltà, Itachi.”
“Lo avevo capito. Ti aiuterò, farò il provino anche se questo tizio vuole solo te” Itachi era tornato conciliante “Però non capisco perché dovrò indossare una maschera, tacchi a spillo e lingerie sexy. Si tratta di un provino di danza o di altro?”
“Non preoccuparti, Itachi, dobbiamo soltanto ballare.”
Itachi si era concesso un lungo sorso di cappuccino: “Shisui, ti aiuto volentieri, ma faccio fatica a non sentire la puzza di bruciato.”
“Cugi, non è niente di male, si tratta solo di un provino di danza…”
Non era nelle abitudini di Itachi interrompere qualcuno che parlava, ma stavolta era stato necessario: “Non mi piace, Shisui, non mi hai detto neanche il nome di questo tizio. La mia presenza ti impedirà di farti abbindolare, starò attento a ogni particolare.”
“Grazie, cugi, non so come fare senza di te!” Shisui si era alzato per stringere Itachi in un abbraccio.

Shisui e Itachi non avevano incontrato nessuno lungo i corridoi dell’emittente locale Tele Roots.
“Eccoci, siamo arrivati” Shisui si era voltato a guardare il cugino prima di entrare bella stanza, aveva gli occhi lucidi di tensione.
Una stufetta elettrica riscaldava l’ambiente trasandato. I suoni erano attutiti, da pareti isolanti e da spesse tende. L’odore dolciastro delle vecchie stoffe era forte, il calore dei potenti faretti più fastidioso della stufa.
Regnava una lieve puzza di fumo di tabacco che era stata assorbita dagli arredamenti. Shisui si era sfilato la giacca di jeans e l’aveva posata sul divano che pretendeva di imitare il velluto.
Non si trattava di sigarette, neanche di sigari.
Ma chi accidenti fumava ancora la pipa al giorno d’oggi?
L’accanito fumatore non era presente al momento, c’era stato molte ore fa, probabilmente addirittura il giorno precedente.
“Vieni, Itachi, dobbiamo cambiarci.”
Itachi osservava il cugino aprire un grosso separé, non c’era nessuno in loro compagnia eppure Shisui si comportava come se ci fosse.
Itachi si guardava intorno, cercava il misterioso talent scout di cui aveva parlato Shisui. Non c’era nessuno.
I vestiti di entrambi erano ormai tutti appesi al separé.
“Anche quelli” Shisui aveva indicato i boxer di Itachi schiarendosi la gola imbarazzato.
L’intimo era scivolato lungo le gambe snelle di Itachi, le natiche piccole ma sode si erano scoperte. Itachi si era liberato dei boxer con un elegante movimento dei piedi smaltati di viola.
Itachi era rimasto, fiero ed eretto, in attesa del cugino.
Itachi indossava in silenzio ogni cosa che il cugino gli passava. Culotte di pelle nera a vita alta ma che lasciavano scoperti mezzi glutei. Aveva infilato senza fiatare il top a maniche lunghe, sistemava le due cinghie incrociate sul petto che mantenevano i capezzoli a vista. Aveva accettato l’aiuto di Shisui per sistemarne due identiche sulla schiena. Itachi si era stretto il collo esile nello spesso collare da gatto con la fibbia di metallo. Non aveva esitato a issarsi sugli stiletti vertiginosi, la muscolatura delle gambe era diventata più evidente nella posizione innaturale.
Shisui aveva una giacchetta di pelle borchiata e pantaloni neri, il petto gli restava scoperto. Gli addominali più evidenti di quelli di Itachi.
Shisui aveva fatto sedere il cugino sul divano per acconciarli i capelli in una coda alta. Itachi aveva indossato la maschera da pantera, respirava il mix puzzolente di colla e vernice pronto a dare tutto sé.

Nella sala di regia di Tele Roots i monitor erano tutti accesi, le decine di angolazioni della stessa scena tutte buone. La telecamera che avrebbe registrato per sempre le immagini era quella centrale, tuttavia due dita rugose, piene di macchie e con le unghie ingiallite dal tabacco, stavano pronte sulla pulsantiera per switchare l’angolazione destinata a diventare permanente. Le intense volute di fumo che si sollevavano dalla pipa dell’uomo più anziano assumevano una colorazione azzurra alla luce dei monitor.
A Danzo il fumo passivo aveva sempre dato sui nervi, gli occhi lacrimavano e bruciavano.
“Come vedi te li ho portati entrambi. Sono nati per essere guardati” Danzo aveva parlato anche per scongiurare l’ennesimo colpo di tosse.
Hiruzen aveva grugnito. Piegato in avanti, assottigliava gli occhi per mettere a fuoco i monitor, le zampe di gallina si erano accentuate fino a solcargli gli zigomi. Le telecamere piazzate nella stanza potevano trasmettere solo immagini senza suoni. Lo aveva chiesto Hiruzen, così avrebbe potuto concentrarsi solo sulle pose dei ballerini senza la distrazione di voci e musica.
Danzo lo guardava di sottecchi, il vecchio pervertito si eccitava così.
“Itachi è convinto che sia un vero provino.”
“Attento a sottovalutarlo, Danzo” Hiruzen aveva mollato la pulsantiera per massaggiarsi il pizzetto grigio, gli occhi non si scollavano mai dai monitor.
“Resterai soddisfatto, Hiruzen. Sono i soggetti ideali per soddisfare tutte le tue richieste” Danzo già pregustava la generosa mancia promessagli dal vecchio.
L’ennesimo grugnito di Hiruzen si era trasformato in una lunga boccata data alla pipa. Gli occhi concentratissimi mentre la mano tornava sulla pulsantiera. Shisui e la pantera erano pronti a iniziare.

La pantera avanzava elegante e sinuoso. Pericoloso. Si era fermato in mezzo alla scena, il capo chino, le ciocche più corte di capelli ricadevano sulla maschera.
Gli occhi di Hiruzen si aguzzavano attraverso la cortina di fumo concentrati sui capezzoli scoperti della pantera. Esaminava gli addominali appena accennati, tra poco li avrebbe visti muoversi al ritmo del respiro accelerato dalla danza.
Shisui un paio di metri dietro la pantera. Aveva eseguito una piroetta, la giacca di pelle si era sollevata mostrando il busto nudo. Gli occhi magnetici e con gli angoli esterni all’insù guardavano l’obiettivo, i riccioli morbidi gli accarezzavano la fronte. Aveva raggiunto la pantera con tre passi. Gli aveva circondato la vita sottile e nuda, la pantera girava su se stesso per ritrovarsi Shisui di fronte.
La gamba destra della pantera, snella e agile, si era alzata fino ad arrivare con la caviglia sulla spalla di Shisui, le vene del piede evidenziate dalle scarpe scomode, i muscoli tesi sotto la pelle di marmo. Le culotte erano salite scoprendo le natiche della pantera. Shisui aveva afferrato la mano della pantera imprigionando la gamba alzata all’interno, con l’altra gli cingeva la vita.
Danzo sogghignava, Hiruzen aveva smesso di aspirare dalla pipa facendola spegnere.
Shisui si piegava in avanti per costringere la pantera nell'esecuzione di un casquè. I lunghi capelli toccavano il pavimento, il piede della pantera che stava a terra si era sollevato nell’impeto della danza. Shisui si era rialzato per rimetterlo dritto.
La pantera volteggiava confondendosi in un turbinio di capelli neri, Shisui l’aveva fermato tirandolo dalla punta delle dita smaltate di viola. Stavolta la pantera aveva alzato la gamba sinistra, Shisui l’aveva accarezzata. La pantera aveva staccato anche l’altro piede da terra per attorcigliare il ginocchio intorno al busto di Shisui.
Hiruzen deglutiva a secco osservando Shisui inarcarsi all’indietro per bilanciare il peso della pantera, gli si era arrampicato addosso elegante e sinuoso. Il sedere della pantera, sostenuto dalla mano destra di Shisui, era sceso qualche centimetro scoprendo altra pelle.
Hiruzen sentiva il cuore in gola. Danzo ridacchiava. La pipa, ormai spenta da diversi minuti, pendeva dalle labbra rugose di Hiruzen rischiando di cadere.
Shisui aveva consentito alla pantera di posare i piedi a terra. Il ballerino mascherato aveva preso due passi di rincorsa per eseguire un balzo e una spaccata in aria.
Shisui si era tolto la giacca e aveva raggiunto la pantera alle spalle. Le dita di Shisui avevano capolino in mezzo alle cosce della pantera, le divaricava lentamente. Aveva sollevato la pantera che aveva fatto un’altra delle sue spaccate perfette.
Hiruzen era paonazzo. Tutto perfetto. Le dita di Shisui affondavano nella carne delle gambe della pantera, i muscoli dell’acrobata tesi al massimo. Il ballerino mascherato aveva atteso che le mani di Shisui si unissero a sostenergli le natiche, poi aveva eseguito una sforbiciata. Era infine sceso dal corpo di Shisui posando i tacchi vertiginosi sul pavimento.
Danzo aveva esaudito ogni più segreto desiderio di Hiruzen. La registrazione stava diventando sua.

Itachi non aveva visto la cerniera dietro le culotte. Shisui l’aveva abbassata appena finita l’ultima spaccata. Senza che il cugino gli avesse spiegato niente, Itachi aveva sentito un oggetto farglisi strada tra le natiche. Itachi aveva allontanato la mano di Shisui con uno schiaffo, si era strappato la maschera, l’elastico dei capelli era saltato lasciandoglieli sciolti. Le telecamere lo riperdevano di spalle.
“Cugi, calmati, è solo un gioiello. La coda della pantera…” Shisui balbettava.
“Shisui, io ti aiuto sempre volentieri, ma quando è troppo è troppo.”
“Itachi…”

Hiruzen era finalmente riuscito a chiudere la bocca, aveva tirato via la pipa ormai fredda.
Shisui era rimasto lì come uno stoccafisso mentre l’altro era corso stizzito dietro al separé. Ne uscito pochi secondi dopo portandosi via i vestiti aggrovigliati in un cartoccio informe. La pantera era corso via.
“Danzo, devi portarmi altro di questi due. Non importa se finisce così o se dura pochi secondi.”
“Sarà fatto” Danzo ghignava soddisfatto, aveva il vecchio in pugno.

“Itachi fermati, dove credi di andare conciato così?” Shisui, trafelato per la corsa che il cugino lo stava costringendo a fare, si era chinato per raccogliere un calzino che Itachi aveva perso.
Itachi mandava giù lacrime, rabbia e dolore. I tacchi vertiginosi tremavano sul vialetto dissestato.
Shisui era riuscito a raggiungerlo, lo aveva preso in braccio per impedirgli di uscire conciato così.
“Shisui, sei impazzito? Mettimi giù” Itachi si dimenava tra la matassa di indumenti che aveva in mano.
Shisui era diretto alla macchina non senza qualche difficoltà a causa del peso di Itachi, l’erba alta e la strada sconnessa, traballava rischiando una distorsione.
“Shisui, non avevo idea che tu fossi finito nelle mani di una massa di pervertiti senza scrupoli” Itachi si rivestiva sul sedile della macchina.
“Perdonami, Itachi. Avrei dovuto esserci solo io. Si erano presentati come broker finanziari. Smetto all’istante con questa gente, non prenderanno mai il mio cuore.”
“Lo so. Va bene così, è tutto a posto” Itachi gli aveva accarezzato le dita, poi era uscito pallido dalla macchina.
“Itachi, dove vai?”
“A casa. Non ti preoccupare, lo sai che è vicino” la voce di Itachi era dolce.
“Ti accompagno.”
“Non importa, Shisui. Vai a recuperare i tuoi vestiti e dimentichiamo per sempre questa storia. Affidati a me.”
“Grazie, cugi, ti voglio bene.”
Shisui aveva aspettato che Itachi si allontanasse per piangere. Forse non l’avrebbe più rivisto.
 
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